C'è una riflessione sulla distanza incommensurabile tra guerra e pace, dominio e libertà, odio ed empatia, tra essere e morire, infine sull'eterno conflitto tra violenza e natura nella condizione umana.
Qui, in Brasile, l'accoglienza solidale, tollerante e comprensiva. Il risveglio quotidiano senza la paura di bombardamenti distruttivi di case e famiglie.
Qui, i venti che soffiano verso la prosperità nel commercio, le professioni liberali, che danno la possibilità di mandare i propri figli a scuola e all'università, con un passo tranquillo per le strade lontane dagli sguardi sospettosi di ringhianti militari. Le barriere del pregiudizio non esistono, la nostalgia lascia il posto al diritto di sopravvivere in pace. Lì, in Palestina, la storia è diversa.
Il documentario è poetico. Rivela la gentilezza e l'insistenza esasperante di vite determinate a riconquistare la felicità calpestata dall'oltraggio dell'invasione. Le immagini, le testimonianze e le memorie ci portano a percorrere questi sentieri di pietre usurate dal tempo. Ci ricordano quei luoghi in cui Cristo, secondo la storia, predicava l'amore, un sentimento restituito all'oblio dagli oppressori. Quelli che sono già stati vittime, ora tengono resoconti di chi non deve loro niente. La macchina da presa si evolve nell'indignazione che si vede sui muri di cemento, ostinatamente macchiati di parole per la pace, la guerra e la libertà. Prima espressione, frettolosa di un popolo che persiste nel resistere a coloro per i quali il sacro è solo un artificio.
Nella zona quasi deserta in cui vivono i palestinesi, il verde è scarso e si annida negli alberi bassi e famelici, in particolare gli ulivi, i cui frutti garantiscono il reddito e l'alimentazione di migliaia di famiglie. Ma anche la loro raccolta diventa impossibile a causa delle norme abusive imposte da Israele ma anche degli atti dei coloni israeliani, che li attaccano senza pietà. Limitate da mura e posti di blocco, eppure loro, sempre loro, le città si rivelano una ad una, timide, inquiete. Mercati colorati, in un assemblaggio eterogeneo di tutti i tipi di prodotti, che incantano lo spettatore per la semplicità e la diversità delle persone che lo attraversano. Il film cattura sguardi amorevoli nonostante le disgrazie, le amicizie rafforzate dai loro legami con questa terra crocifissa.
"La Palestina brasiliana" è un incitamento alla lotta contro il dominio di un popolo su un altro, nel desiderio di uguaglianza tra i cittadini del mondo. La fotografia, con ampi panorami, consente allo sguardo di attraversare le montagne e i colori della sabbia. Le immagini in bianco e nero tratte da vecchie notizie cinematografiche, mostrano una Palestina antica, tradizionale, e ritornano sui momenti cruciali dell'arrivo dei sionisti occupanti, amari ricordi.
Al contrario, le immagini a colori evidenziano la ricostruzione di vite e luoghi. La tristezza non maschera la bellezza delle storie, di questa ostinata resistenza allo sfruttamento e all'ingiustizia. La colonna sonora incanta con la dolce malinconia che ci inonda, portandoci in un viaggio contemporaneamente reale e mistico. La delicatezza dei momenti rivelati ci risparmia le immagini tragiche della Cisgiordania e di Gaza. Gaza, circondata, è la scena più tesa in cui i palestinesi combattono una lotta per la vita e la morte contro l'apartheid.
Al termine della presentazione del documentario "La Palestina brasiliana", il canale "Curta" ha trasmesso, poco dopo, un programma sulla vita di Nelson Mandela, che non ha mancato di ricordarmi le somiglianze nell'oppressione subita da sudafricani e palestinesi. Spero che troveranno qualcuno come Mandela per aiutarli a traccaiare la via della liberazione. Possa lo spirito del leader indimenticabile stare al di sopra della Terra, che è chiamata Santa, che, per diritto divino o no, appartiene a tutti. Per tutti questi motivi, saluto lo scrittore e regista Omar L. de Barros Filho per questo ulteriore lavoro
di valore artistico e umanitario inestimabile.

Neusa Maria Pereira è una giornalista di San Paolo. È stata redattrice capo della sezione afro-latino-americana del quotidiano alternativo Versus.
Con la sua azione in favore dei diritti della popolazione nera in Brasile, ha dato un contributo decisivo alla creazione del Movimento Nero Unificato (UNM) nella lotta contro la dittatura.
Fonte: A Palestina brasileira: Liberdade x Apartheid
Tradotto in Français Deutsch Español
Traduzione per TLAXCALA di Alba Canelli
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