16 dicembre 2017

I nemici dell'America: chi c'è sulla lista?

Per circa due decenni gli USA hanno tenuto una lista di nazioni nemiche da affrontare, attaccare, indebolire e rovesciare. Lo sforzo imperialista di rovesciare i paesi nemici è stata operativa a diversi livelli di intensità, in dipendenza da due considerazioni: il livello di priorità e il grado di vulnerabilità per un'operazione di "cambio di regime". I criteri per qualificare un "paese nemico" e la sua posizione nella lista degli obiettivi prioritari nell'impegno degli USA per un maggior dominio globale, così come la sua vulnerabilità ad una vittoriosa operazione di cambio di regime saranno l'argomento di questo saggio. 
Concluderemo discutendo le prospettive realistiche per le future opzioni imperialiste.

La priorità dei nemici degli USA

Gli strateghi dell'imperialismo considerano criteri politici, economici e militari nell'identificare i nemici ad alta priorità.
I paesi che seguono sono a priorità alta nella lista dei nemici:

1) La Russia, per via della sua potenza militare, è un contrappeso nucleare al dominio globale degli USA. Possiede una grande e ben equipaggiata forza militare con una presenza in Europa, Asia e Medio Oriente. Le sue risorse globali di gas e petrolio la proteggono dal ricatto economico degli USA e le sue crescenti alleanze geopolitiche limitano l'espansione degli USA.

2) la Cina, per via del suo potere economico globale e della crescente estensione della sua rete commerciale, tecnologica e di investimento. La crescente potenza militare difensiva della Cina, in particolare con riguardo alla tutela dei suoi interessi nel Mar Cinese Meridionale serve a contrastare la dominazione USA in Asia.

3) La Corea del Nord, per via della sua potenza balistica e missilistica, la sua fiera ed indipendente politica estera e la sua strategica collocazione geopolitica, viene vista come una minaccia alle basi militari USA in Asia e per gli alleati ed allineati di Washington nella Regione.

4) Il Venezuela, per via delle sue risorse di petrolio e le sue politiche sociali, sfida il modello neoliberista a baricentro statunitense in America Latina.

5) L'Iran, per via delle sue risorse petrolifere, la sua indipendenza politica e le sue alleanze geopolitiche in Medio Oriente, sfida il dominio di USA, Israele ed Arabia Saudita nella regione e rappresenta un'alternativa indipendente.

6) La Siria, per via della sua posizione strategica nel Medio Oriente, il suo partito dominante laico e nazionalista e le sue alleanze con Iran, Palestina, Iraq e Russia, è un contrappeso ai piani di USA e Israele di balcanizzare il Medio Oriente in una serie di guerre etno-tribali.

Paesi nemici degli USA di media priorità

1) Cuba, per la sua politica estera indipendente ed il suo sistema socioeconomico alternativo si pone contro il regimi neoliberisti filoamericani nei Caraibi, nel Centro e Sud America.

2) Il Libano, a causa della sua posizione strategica nel Mediterraneo e della coalizione al governo del paese che condivide accordi con Hezbollah, il partito politico che ha crescente influenza sulla società civile del Libano in parte per la provata capacità delle sue milizie di difendere la sovranità nazionale del Libano espellendo l'invasore militare israeliano ed aiutando a combattere i mercenari dell'ISIS e di Al Qaeda nella vicina Siria.

3) Lo Yemen, a causa del suo movimento nazionalista indipendente a guida Houthi che si oppone al governo fantoccio imposto dai Sauditi e anche per le sue relazioni con l'Iran.

Avversari di priorità bassa

1) La Bolivia, per la sua politica estera indipendente, a sostegno del governo chavista in Venezuela e perchè a difesa di un'economia mista che minaccia le classi ricche e difende le rivendicazioni territoriali dei popoli indigeni.

2) Il Nicaragua, per l'indipendenza della sua politica estera ed il suo atteggiamento critico contro le aggressioni USA verso Cuba e Venezuela.

L'ostilità USA verso i nemici di alta priorità viene manifestata attraverso sanzioni economiche, accerchiamento militare, provocazioni e intense guerre di propaganda contro la Corea del Nord, la Russia, il Venezuela, l'Iran e la Siria.

A causa dei potenti legami della Cina con il mercato globale, gli USA hanno applicato a questo paese solo deboli sanzioni. D'altro canto gli USA si avvalgono di un accerchiamento militare, di provocazioni separatiste e a un'intensa propaganda ostile nel momento in cui si tratta con la Cina.

Priorità degli avversari. Bassa vulnerabilità e aspettative irreali

Con l'eccezione del Venezuela i bersagli ad alta priorità degli USA hanno una vulnerabilità strategica limitata. Il Venezuela è il più vulnerabile per via della sua alta dipendenza dalla rendita petrolifera con le sue maggiori raffinerie allocate negli USA e il suo alto livello di indebitamento, sull'orlo del default. In aggiunta, vi sono gruppi di opposizione interna che agiscono come pedine USA e il crescente isolamento di Caracas in America Latina è dovuto all'ostilità orchestrata da importanti pedine degli USA come Argentina, Brasile, Colombia e Messico.

L'Iran è molto meno vulnerabile: è una forte potenza militare strategica regionale collegata a paesi vicini e movimenti nazional-religiosi simili. A dispetto della sua dipendenza dalle esportazioni di petrolio, l'Iran ha sviluppato mercati alternativi come la Cina, liberi dal ricatto degli USA, ed è relativamente al sicuro dagli attacchi di creditori affiliati agli USA o alla UE.

La Corea del Nord, a dispetto delle sanzioni economiche paralizzanti imposte al suo regime e alla popolazione civile, ha la bomba, che è un deterrente agli attacchi militari USA, e ha mostrato di non avere alcuna riluttanza a difendersi.  A differenza del Venezuela, nè l'Iran nè la Corea del Nord devono affrontare attacchi interni da un'opposizione interna al soldo o armata dagli USA:

La Russia ha una piena capacità militare - armi nucleari, ICBM e un grande e ben addestrato esercito - tale da fungere da deterrente ad ogni minaccia militare USA. Mosca è politicamente vulnerabile alla propaganda sovvenzionata dagli USA, ai partiti politici di opposizione e alle ONG al soldo dell'Occidente. Gli oligarchi miliardari russi legati a Londra e Wall Street esercitano una certa pressione contro le iniziative economiche indipendenti.

In misura limitata, le sanzioni USA hanno sfruttato la precedente dipendenza della Russia dai mercati dell'Occidente, ma sin dall'imposizione delle sanzioni draconiane da parte del regime di Obama, Mosca ha in effetti risposto all'offensiva di Washington diversificando i suoi mercati in Asia e rinforzando l'autosufficienza interna in agricoltura, nell'industria e nell'alta tecnologia.

La Cina ha un economia di livello globale e sta per diventare la guida economica del mondo. Le deboli minacce di "sanzionare" la Cina hanno di fatto maggiormente rivelato la debolezza di Washington piuttosto che suscitare il timore di Pechino. La Cina ha risposto alle minacce e alle provocazioni militari USA  espandendo il suo potere economico sul mercato, aumentando la sua capacità militare strategica e diminuendo la dipendenza dal dollaro.

I bersagli ad alta priorità degli USA non sono vulnerabili ad un attacco frontale: essi mantengono o stanno aumentando la loro coesione interna e la loro rete economica, mentre aumentano la propria capacità militare per imporre costi inaccettabili agli USA in caso di un loro attacco diretto.

Come risultato, i leader USA sono costretti ad affidarsi ad attacchi graduali, periferici e per procura con risultati limitati nei confronti dei loro avversari ad alta priorità.

Washington rafforzerà le sanzioni su Corea del Nord e Venezuela, con dubbie prospettive di successo nel primo caso e una possibile vittoria di Pirro nel caso di Caracas. L'Iran e la Russia possono facilmente aver ragione degli interventi per procura. Gli alleati USA, come l'Arabia Saudita ed Israele, possono assillare, stuzzicare con la propaganda e controbattere i Persiani, ma le loro paure che una guerra aperta contro l'Iran possa rapidamente distruggere le forze di Riyadh e Tel Aviv li costringe a lavorare insieme per indurre l'establishment politico corrotto degli USA a spingere per l'intervento in guerra contro l'opposizione della popolazione e dei militari USA stanchi della guerra. I sauditi e Israele possono bombardare ed affamare le popolazioni dello Yemen e di Gaza, le quali difettano della capacità di rispondere nella stessa misura, ma Teheran è un altro paio di maniche.

I politici e i propagandisti di Washington possono abbaiare contro le interferenze della Russia nel corrotto teatro elettorale degli USA e abborracciare delle mosse per migliorare i legami diplomatici, ma non possono controbattere alla crescente influenza della Russia nel Medio Oriente e al suo commercio in espansione con l'Asia, in special modo con la Cina.

Riassumendo, a livello globale, gli obiettivi USA ad alta priorità sono inattaccabili ed invulnerabili. Nel mezzo della baruffa in corso tra le elites negli USA, sarebbe troppo sperare nell'emergere di una qualsiasi politica razionale che possa ripensare le priorità strategiche e calibrare politiche di mutuo compromesso per riallinearsi alle realtà globali.

Obiettivi di media e bassa priorità, vulnerabilità ed aspettative

Washington può intervenire ed infliggere severi danni ai paesi bersaglio di media e bassa priorità. In ogni caso vi sono diversi svantaggi in un attacco su larga scala.

Lo Yemen, Cuba, il Libano, la Bolivia e la Siria sono nazioni capaci di dar forma a una politica globale e ad alleanze economiche. Il meglio che gli USA possono assicurare a questi paesi vulnerabili sono cambi di regime distruttivi con massicce perdite di vite umane, di infrastrutture e milioni di disperati rifugiati… ma ad un grande costo politico, con una prolungata instabilità e con severe perdite economiche.

Yemen
Gli USA possono spingere per una vittoria totale della monarchia saudita sul popolo affamato e decimato dal colera dello Yemen. Ma con quali benefici? L'Arabia Saudita è nel mezzo di una congiura di palazzo e non ha capacità di esercitare egemonia, nonostante le centinaia di miliardi di dollari in armi, addestratori e basi di USA e NATO. Le occupazioni coloniali sono costose e poco redditizie con scarsi benefici economici, specialmente in una nazione povera, geograficamente isolata e devastata come lo Yemen.

Cuba
Cuba ha un esercito potente ed altamente professionalizzato formato da un milione di unità della milizia. Sono capaci di prolungata resistenza e possono contare sul supporto internazionale. Un'invasione di Cuba da parte degli USA richiederebbe una prolungata occupazione militare con gravi perdite. Decenni di sanzioni economiche non hanno funzionato e la loro re-imposizione a opera di Trump non ha fiaccato i settori chiave del turismo.

L'ostitlità simbolica del Presidente Trump non ha rotto nessun ghiaccio con le maggiori compagnie agroalimentari USA, che hanno visto Cuba come un mercato. Più della metà dei cosiddetti Cubani oltremare oggi si oppone all'intervento diretto degli USA.

Le Organizzazioni Non Governative a libro paga degli USA possono provvedere a un po' di marginale propaganda, ma non possono rovesciare il sostegno popolare per l'economia socialista mista di Cuba, la sua eccellente pubblica istruzione e sanità pubblica e la sua politica estera indipendente.

Libano
Un blocco economico congiunto di USA e Arabia saudita insieme alle bombe di Israele possono destabilizzare il Libano. In ogni caso, una prolungata invasione su larga scala di Israele costerà numerose vite ebraiche e fomenterà il malcontento interno.

Hezbollah possiede missili in grado di neutralizzare le bombe israeliane. Il blocco economico saudita radicalizzerà i nazionalisti libanesi, specialmente tra gli Sciiti e la popolazione Cristiana. L'invasione della Libia da parte di Washington, che non ha provocato la morte di un solo soldato USA, dimostra che le invasioni distruttive a lungo termine finiscono per generare un vasto caos continentale.

Una guerra di USA, Israele e Arabia Saudita distruggerebbe totalmente il Libano ma destabilizzerebbe la regione e finirebbe per esacerbare i conflitti nei paesi vicini - Siria, Iran e possibilmente l'Iraq. E l'Europa sarebbe sommersa da milioni di rifugiati disperati in più.

Siria
La guerra per procura di USA ed Arabia Saudita in Siria ha riportato severe sconfitte e la perdita degli appoggi politici. La Russia ha guadagnato influenza, basi e alleati. La Siria ha conservato la sua sovranità e ha forgiato una forza armata nazionale rinforzata nelle battaglie. Washington può imporre sanzioni contro la Siria, agguantare qualche base in poche fasulle "enclaves curde", ma non farà progressi oltre il punto morto e sarà sempre più vista come invasore occupante.

La Siria è vulnerabile e continua ad essere un bersaglio di medio raggio sulla lista dei nemici degli USA, ma offre poche prospettive di avanzamento per il potere imperiale USA, al di là di pochi limitati legami con un'instabile enclave curda, suscettibile di guerre intestine e a rischio di una maggiori rappresaglie turche.

Bolivia e Nicaragua
Bolivia e Nicaragua sono i meno irritanti tra i nemici sulla lista USA. I dirigenti della politica regionale degli USA riconoscono che nessuno di questi paesi esercita un potere globale o regionale. Oltretutto, entrambi i regimi hanno rigettato le politiche più radicali nella prassi e coesistono con potenti e influenti oligarchi locali e multinazionali legate agli USA.

La loro politica estera critica, spesso portata avanti per il consumo domestico, è neutralizzata dalla quasi totale influenza USA nell'OAS (Organizzazione degli Stati Americani n.d.t.) e dei maggiori regimi neoliberisti dell'America Latina. Sembra che gli USA scenderanno a compromessi con questi marginalizzati avversari retorici piuttosto che rischiare di provocare un qualunque risveglio del nazionalismo radicale o far esplodere movimenti socialisti di massa a La Paz o a Managua.

Conclusioni

Un sommario esame della lista dei nemici di Washington rivela limitate opportunità di successo anche verso i bersagli vulnerabili. Chiaramente, in questa configurazione del potere mondiale in evoluzione, il denaro e i mercati USA non modificheranno gli equilibri di potere.

Alleati degli USA come l'Arabia Saudita sprecano enormi quantità di denaro attaccando un paese devastato, ma distruggono i mercati mentre perdono la guerra. Avversari potenti, come Cina, Russia ed Iran, non sono vulnerabili ed offrono al Pentagono scarse prospettive di conquista militare nel prevedibile futuro.

Le sanzioni o le guerre economiche hanno fallito nel soggiogare avversari come la Corea del Nord, la Russia, Cuba e l'Iran. La lista dei nemici è costata in prestigio degli USA, in denaro e mercati - un bilancio imperialista abbastanza particolare. La Russia oggi sovrasta gli USA nella produzione di frumento e nelle esportazioni. Sono passati i tempi di quando le esportazioni agricole USA dominavano il commercio mondiale, incluso i commerci con Mosca.

Le liste dei nemici sono facili da comporre, ma politiche efficienti sono difficili da mettere in pratica contro avversari con economie dinamiche e potente preparazione militare.

Gli USA potrebbero riguadagnare una parte della loro credibilità se operassero nel contesto delle realtà globali e perseguissero un'agenda politica che vada bene per tutti, invece di rimanere un costante perdente in un gioco a somma zero.

Leaders razionali potrebbero negoziare accordi commerciali reciproci con la Cina, che sviluppino alta tecnologia, finanza e legami agro-commerciali con servizi e manifatture. Leaders razionali potrebbero sviluppare accordi congiunti di pace ed economici col Medio Oriente, riconoscendo la realtà dell'alleanza tra Russia, Iran, Hezbollah libanesi e Siria.

In questo stadio, la lista dei nemici di Washington continua ad essere composta e imposta dai suoi leaders irrazionali, maniaci pro-Israele e russofobi del Partito Democratico, senza conoscenza alcuna delle realtà odierne.

Per gli statunitensi, la lista dei nemici domestici è lunga e ben conosciuta, ciò che ci manca è un leader politico civile che possa sostituire questi dirigenti cialtroni stampati in serie.


James Petras | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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