14 novembre 2015

Ancora una strage, ancora Parigi, ancora strategia della tensione

“Peggio che a gennaio”, “peggio di Charlie Hebdo” sono i commenti a caldo dell’ennesima strage a Parigi, ancora di matrice islamista secondo le prime ricostruzioni.
Si tratta di un attacco in grande stile, peggiore di quelli verificatosi finora in Francia (Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015, Saint-Quentin-Favallier il 26 giugno e l’attacco al treno ad alta velocità Amsterdam-Parigi il 21 agosto): è un attacco multiplo, coordinato e simultaneo: si tratta quindi di una rete terroristica con decine di affiliati che avrebbero operato nella capitale, per la seconda volta, senza essere intercettati dai radar dei servizi francesi. A distanza di neanche tre mesi dall’ultimo attentato, l’evento non è realisticamente credibile, a meno che non si accetti la totale incompetenza e fallibilità delle forze di sicurezza francesi.
Gli attentati sono multipli e concomitanti: al Teatro Bataclan una lunga sparatoria ed esecuzioni sommarie, poi l’irruzione delle teste di cuoio per liberare un centinaio di ostaggi; due esplosioni attorno allo Stade de France dove si teneva l’amichevole Francia-Germania cui assisteva anche il presidente François Hollande; una sparatoria davanti al ristorante “Petit Cambodge” nel 10ecimo arrondissement; un’altra conflitto a fuoco nel quartiere Halles, primo arrondissement. La Repubblica parla inizialmente di 40 morti, i siti d’informazione francesi di “plusieurs dizaines de morts”, il sito israeliano Debkafile stima 60 vittime. Sono 100 vittime secondo Le Figaro verso l’una e trenta.


Le contromisure sono eccezionali: coprifuoco, frontiere chiuse, metro ferma, aerei dirottati dagli scali di Parigi, promulgato lo stato d’emergenza. Il Presidente Hollande è stato trasportato dallo Stade de France al Ministero degli interni dove segue gli sviluppi: immediata la solidarietà di Angela Merkel, David Cameron e Barack Obama.
Pochi minuti ed  il Site intelligent Group dell’israeliana Rita Katz avanza l’ipotesi ISIS:

  • 1) Speculations that #ISIS behind #Parisattacks tonight due to #France airstrike involvement in attacks against ISIS in Syria”;
  • “3) ISIS fans celebrate France attacks, warn: “This is just the beginning… Wait until the istishhadis (suiciders) come with there cars””.
È l’ennesima strage ascrivibile alla strategia della tensione?
Sì, per tre motivi:
  • la magnitudo, l’organizzazione e la quantità di terroristi coinvolti non poteva sfuggire alla polizia ed ai servizi francesi, teoricamente in stato d’allerta da agosto ed a maggior ragione dopo la decisione di Hollande di bombardare l’ISIS in Siria, presa lo scorso settembre;
  • è il quarto episodio di una serie di attentati riconducibili allo stragismo di Stato: due eterodiretti dai servizi (Charlie Hebdo e Saint-Quentin-Favallier) ed uno, un evidente attacco falsa bandiera (il terrorista con l’AK-47 inceppato sul treno Amsterdam-Parigi);
  • a distanza di pochi minuti dall’attentato, è già partita una campagna virale sul web in stile “Je suis Charlie”, “PrayforParis”.
Il motivo dell’ennesima strage? Si possono avanzare al momento due ipotesi: la continuazione della strategia della tensione messa in atto dal governo francese, in vista anche delle elezioni regionali del 6-13 dicembre dove è dato favorito il Front National, e/o l’utilizzo della strage per un’escalation militare in Siria e/o Yemen.
Nelle prossime ore, o giorni, si vedrà se gli attentati saranno emulati in altre città. Quel che certo, data la sconcertante quantità di vittime, è che la notte del 13/11/2015 segna un salto di qualità nello stragismo di Stato e, quasi sicuramente, anche nella guerra per procura combattuta in Siria tra angloamericani, israeliani, francesi e monarchie sunnite da una parte e russi e potenze sciite dall’altra.

paris
Federico Dezzani

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