"Se la Grecia subirà un "default" e, alla fine abbandonerà l'Euro, l'invulnerabilità della moneta sparirà", secondo Daniel Altman, economista di 'Foreign Policy'. In questo caso, gli investitori saranno costretti a considerare che anche altri paesi potrebbero lasciare la zona euro, e il Portogallo potrebbe essere il prossimo sulla lista, evidenzia Altman. "E crescerà notevolmente l'incertezza circa il valore dell'euro. Se la composizione della zona euro è imprevedibile, non c'è modo di sapere quanto dovrebbe costare l'euro o i titoli in euro", osserva l'economista. La tendenza delle banche centrali per creare riserve in euro come un contrappeso al dollaro si è già invertita, ma con l''Grexit' potrebbe precipitare.
Tuttavia, l'uscita della Grecia dalla zona euro potrebbe aggiungere valore all'euro, perché i paesi più deboli in termini di posizioni di bilancio servono solo a diluire la forza di Germania, Francia ed altri pilastri dell'euro, spiega. Tuttavia, l'apprezzamento dell'euro potrebbe danneggiare le esportazioni di questi paesi, erodendo la bassa crescita economica che hanno ottenuto.
Quanto a Pechino, se lo spaventoso crollo della cosiddetta 'bolla' del mercato azionario avrà luogo, come si pronosticano i 'cino-scettici', le conseguenze saranno devastanti, non solo per la ricchezza nazionale della Cina egli incentivi privati locali, ma per i mercati globali. Un contagio dei problemi della Grecia verso i paesi meno solventi verrà ingrandito.
Non solo sono molte istituzioni finanziarie che hanno investito in attività cinesi perderanno una parte considerevole dei loro portafogli, ma gli investitori cinesi devono vendere i loro beni all'estero, per coprire le perdite che subirebbero in tal caso: i maggiori mercati cadranno, dice Altman.
Ancora più importante, è il fatto che la domanda della Cina per le importazioni diminuirà, evidenzia l'economista. E dobbiamo tenere presente che Australia, Hong Kong, Mongolia, Turkmenistan e una dozzina di paesi sub-sahariani, le due Coree, l'Oman e il Cile destinano almeno un quarto delle loro esportazioni verso la Cina. "Una crisi fiscale e/o monetaria in questi paesi andrebbe a destabilizzare ulteriormente le regioni che già soffrono di conflitti di confine e sarebbe una minaccia da parte di gruppi estremisti [...]. Il potenziale di violenza in Medio Oriente e Nord Africa continua a crescere", avverte l'economista.
"Quando queste aree si infiammano, il prezzo del petrolio sale, così come i costi per la sicurezza e di assicurazione per il commercio globale. Di conseguenza, l'economia globale potrebbe sperimentare un ulteriore freno mentre i mercati finanziari vacillano", dice Altman.
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