C'era una volta un
omino che non era un omino qualsiasi, ma che, nel suo remoto passato, era stato
un grande anchorman della televisione, un indiscusso e celebrato pioniere del
tubo catodico. Tuttavia ne era passata di acqua sotto i ponti negli ultimi due
decenni. La vita del nostro coscienzioso omino era radicalmente mutata e non
solo a causa di una vita familiare ormai disastrosa e nessuno sbocco positivo.
Anche la televisione aveva subito trasformazioni profonde e traumatiche: i
grandi network stavano per essere acquisiti e incorporati - finanziariamente e
organizzativamente – da potenti e mastodontiche corporation intenzionate a
investire massicciamente nell'industria assai remunerativa dell'informazione,
dei mass media e dell'intrattenimento. In questo nuovo e spietato mondo non
contava veramente più il talento e il duro lavoro, ma la spietata legge dei
grandi numeri, del successo misurato con i parametri degli indici d'ascolto. E
poi i fidati amministratori delegati delle corporations non fanno mai sconti
per nessuno e, per incrementare efficienza e profitti, non si fanno alcuno
scrupolo di tagliare drasticamente spese e personale anche a costo di privarsi
dell'esperienza dei più validi collaboratori. Quale posto poteva ancora
occupare il nostro omino in un mondo del genere ? Non rimanevano che i ricordi
rievocati con i vecchi amici e in compagnia di una buona bottiglia.
Profondamente scosso
nell'animo e nei nervi il nostro omino annunciò di volersi suicidare in diretta
facendo improvvisamente schizzare gli indici di ascolto e di gradimento...
L'allarme rientrò, ma lui precipitò nel precipizio di un'oscura e non troppo
lucida follia. Durante una delle sue notti insonni fu come se un potente fascio
di luce abbagliante gli avesse attraversato la fronte e poi l'assordante
rimbalzare di una voce nella sua mente che gli dettava i messaggi che avrebbe
dovuto annunciare all'umanità attraverso gli schermi televisivi. Insperata,
l'insana strada di un insperato successo si aprì immediatamente. Spalleggiato
dalla responsabile del palinsesto dei programmi di intrattenimento del network
– una donna costantemente sovreccitata e priva di scrupoli, forse ancora più
folle di lui, l'omino divenne il "pazzo profeta dell'etere",
facendosi portavoce della rabbia dello spettatore medio – onesto lavoratore e
buon padre di famiglia – attraverso le incalzanti invettive e denunce dei mali
della contemporaneità. Inutile aggiungere che il buon profeta dell'etere
credeva realmente al significato delle sue parole, mentre null'altro sembra va
interessare consigli di amministrazione e dirigenti se non quell'audience che
fruttava necessariamente lauti profitti alla compagnia. Insomma, tutto sembrava
andare a gonfie vele, ma, come sempre accade in questi casi, l'imprevisto tese
un subdolo agguato. Accadde che il piccolo profeta dell'etere denunciò che la
potente corporation stava per cedere le proprie quote di maggioranza dei titoli
del network ad alcune compagnie arabe. Apriti cielo !!! E vuoi che in questi
casi non si risvegli un forte sentimento di patriottica indignazione fra il
pubblico televisivo ? Oltretutto il nostro piccolo eroe aveva esortato i suoi
spettatori a scrivere alla Casa Bianca per bloccare questa pericolosa
transazione... Per fortuna tutto rientrò nella normalità perchè il "pazzo
profeta dell'etere" venne convocato dal presidente della corporation che
fu costretto ad impartirgli una memorabile lezione di sapore
"trilateralista" – i Rockefeller non avrebbero potuto fare di meglio
! - sul naturale ordine del mondo presieduto e dominato dal sistema delle
corporations e delle multinazionali, sciorinando i nomi delle compagnie alla
guida dei postmoderni imperi finanziari ed economici. E che cos'è il mondo del
neocapitalismo postmoderno e globale se non l'incessante e necessario flusso e
riflusso di capitali movimentati dalle transazioni di carattere internazionale
? Per la verità il presidente pareva animato da un sincero afflato
"utopistico" – con tanto di esaltata ed esaltante descrizione del
sistema delle corporations e delle multinazionali "al servizio dello
sviluppo, del progresso e della pace fra gli uomini – che forse stenteremmo a
riconoscere in un Rockefeller, in un Rotschild, un Morgan o un Ford, storiche e
imprescindibili figure di potenti magnati del capitalismo. L'ordine venne
restaurato, ma con un piccolo e trascurabile "danno collaterale"...
Il nostro accattivante profeta dell'etere smarrì tutta la sua carica aggressiva
e polemica facendo replicare gli ascolti ed è proprio la folle responsabile dei
palinsesti dei programmi di intrattenimento a proporre agli altri dirigenti
l'incredibile soluzione ai tutti i problemi. Così il nostro simpatico e
trascinante omino venne assassinato in diretta da un delirante e bizzarro
gruppo di guerriglieri urbani, già sotto contratto per un programma
documentario del network.
E' il primo e forse
unico caso che si conosca di uno showman fisicamente eliminato per il basso
indice d'ascolto...
Questo racconto non
è una favola "dark" propinata da qualche scrittore più o meno
contemporaneo e neanche una storia reale di cronaca "nera" anche se –
magari in un futuro molto prossimo – potrebbe diventarlo. Con le mie modeste
parole ho semplicemente illustrato la trama di un capolavoro cinematografico
degli anni Settanta, diretto dall'immenso Sidney Lumet e interpretato da
notevoli professionisti della recitazione come William Holden, Faye Dunaway,
Peter Finch e Robert Duvall. "Network" – uscito in Italia con il
titolo evocativo di "Quinto potere" da non confondersi con la recente
pellicola su Julian Assange – è un
nerissimo e feroce apologo – sempre in bilico fra tragico e grottesco – su
un'umanità lacerata e resa quasi disumana da potenti e incontrollati mezzi di
comunicazione di massa che sono diventati ormai un organo o un arto
dell'onnipotente sistema dei colossi economico – finanziari. Uno spettacolo
godibile e, a tratti, perfino divertentissimo, ove però la satira cede presto
il passo a un quadro di disperante desolazione. La galleria dei personaggi –
tutti costantemente e parossisticamente rabbiosi ed eccitati per quasi tutta la
pellicola – non risparmia niente e nessuno... Il cinismo e la follia dei pochi
si sposa bene alla demenza del pubblico televisivo estremamente condizionato e
condizionabile...
Quale che fosse
l'intento di denuncia palesato da Lumet e dallo sceneggiatore Paddy Chayefsky,
ne sortisce il feroce e caustico ritratto di quel mondo contemporaneo che ci
accingevamo ad abitare in beata e sorda ignoranza. E' la spietata società
neocapitalista abbinata all'incredibile sviluppo dell'industria
dell'informazione, dello spettacolo e dell'intrattenimento e, per quanto ci è
attualmente dato di sapere, baby, c'è ben poco che tu possa dire o fare... Per
quanto la maggior parte di noi tenti di comprendere le mille miserie di questo
mondo moralmente e materialmente corrotto, immorale e demenziale, oltre che
attraversato da inqualificabili e inaccettabili ingiustizie attraverso la
lettura "specialistica" offerta dagli esperti, dagli economisti (sic
!!!) e dagli scienziati sociali, snocciolando statistiche, cifre e numeri, è
altrove che si può cogliere l'essenza del mondo post o post postmoderno. Solo
pochi intellettuali o artisti – e non interessati esperti o specialisti – hanno
saputo penetrare in profondità in quei mali del nostro tempo, così ormai
radicati da sembrare quasi insanabili. Un nome per tutti che mi viene in mente
è quello di Pier Paolo Pasolini il quale, forse non a caso, è stato assassinato
in modo barbaro e brutale e successivamente screditato per la sua vita privata
in modo da inficiare la logica stringente e dolorosa delle sue riflessioni.
Nella pellicola in questione anche Lumet e i suoi collaboratori hanno saputo
affondare il classico coltello nelle piaghe contemporanee...
Cari lettori – e mi
rivolgo a voi che vi siete armati della necessaria pazienza per seguire, passo
dopo passo, la mia riflessione – dobbiamo prendere atto dei nostri reiterati fallimenti
ed insuccessi che consistono principuamente nell'incapacità di comprendere
l'essenza dei fatti e, perciò, acquisire una più efficace e determinata
consapevolezza. Sostanzialmente sbagliando, noi ci affidiamo agli specialisti e
agli "espertoni" nell'illusione che, attraverso i loro parametri, i
loro paradigmi e i loro concetti, si possano ricostruire i rapporti e i legemi
causali. Già nel IV secolo avanti Cristo un modesto signore che rispondeva al
nome di Socrate si divertiva a decostruire le certezze degli
"specialisti" del suo tempo, i padroni delle proprie arti e dei
propri mestieri. E tornando agli anni peggiori della nostra vita – ma quanto
furono migliori quelli precedenti ? - come mai la folta schiera di economisti
di ogni nazionalità non è stata capace di prevedere i disastri dell'incombente
crisi finanziaria ? Domanda retorica e forse oziosa che, però, è utile a
rammentarci di diffidare delle parole di accademici che, magari, hanno tutto da
guadagnare divulgando determinati concetti e nozioni...
Dobbiamo ammettere
onestamente il nostro fallimento, la nostra impossibilità di fotografare il
panorama perchè privi dell'obiettivo più adeguato... C'è chi si riesuma in
maniera dogmatica dottrine e teorie dal sapore ottocentesco con la presunzione
di poterle adattare alla contemporaneità e c'è chi si illude di poter risolvere
tutti i problemi formulando prospettive riformatrici di sapore keynesiano. Sul
versante del cosiddetto "complottismo" le cose non vanno per il
meglio... Certo, possiamo riconoscere agli esponenti più celebri e qualificati
della nuova vulgata di aver messo in discussione correttamente le versioni
ufficiali propinate dal sistema mainstream dei media a beneficio, però, delle
spiegazioni più improbabili e incredibili. Difficile avere un quadro completo
dello stravagante campionario che, spesso, sembra rifarsi ad accattivanti trame
di romanzi e pellicole fantapolitiche e fantascientifiche: un universo
tenebroso, diabolico e "malato", popolato da misteriose congreghe massoniche, antichi
ordini cavallereschi, sette sataniche e perfino razze aliene. Un modestissimo
scrittore come Dan Brown ha costruito la sua invidiabile fortuna con questo
genere... Orbene, amici "complottisti, pensate bene a quello che scrivete
e domandatevi se giova realmente alla causa della conoscenza della verità...
Siete sicuri che il "male" assuma queste forme così
"mostruose", oppure, parafrasando Hannah Arendt, il male assume
connotati prosaici e assai banali ? Il "potere" – quello che si
affaccia sulle postmoderne società contemporanee – è una lontana entità quasi
astratta, oppure abita ad un tiro di schioppo da noi ?
Soprattutto, casi
amici, che senso ha parlare di "complotto" quando i congiurati in
questione già incarnano il "potere" e lo detengono da decenni e non
hanno certo motivo di sovvertirlo ? Semmai sarebbe più corretto parlare di
processo o tendenza in modo da chiarire meglio il percorso apparentemente
inspiegabile della storia...
Ma allora ? Di cosa
diavolo stiamo parlando e scrivendo ? Nella memorabile "lezione" del
collerico e corpulento presidente megacorporativo di "Network" viene
snocciolato un elenco piuttosto esaustivo dei pezzi pregiati del sistema
economico – finanziario delle corporations e delle multinazionali. Come non
rivolgere il pensiero a tutti i colossi della finanza e del credito, del
settore industriale militare, di quello energetico e petrolifero, minerario,
chimico – farmaceutico e sanitario, agroalimentare, dei trasporti e delle
comunicazioni, delle telecomunicazioni, dell'informazione, dello spettacolo,
dell'intrattenimento, ecc... SPA, grandi cartelli internazionali, joint
ventures, holding, società offshore, fusioni, ecc... E con neanche troppo
sorpresa scopriamo poi che i titolari dei pacchetti azionari di maggioranza e delle
partecipazioni incrociate sono sempre gli stessi individui: squali, caimani e
vampiri di vario genere... i rampolli delle grandi dinastie finanziarie e
industriali, supermanager e amministratori delegati delle grandi compagnie
internazionali, spregiudicati broker e agenti delle più quotate piazze della
Borsa, maghi della finanza e dei veri "giochi delle tre carte",
infaticabili speculatori, businessmen e uomini di affari assai stimati,
magnati, tycoon... Perfino i boss più potenti e inafferrabili delle
organizzazioni mafiose e del narcotraffico... Una realtà elementare, Watson, ma
noi non l'abbiamo osservata abbastanza e con le lenti più adeguate... Signore e
signori, questa realtà ha sempre uno e un solo nome che rimbomba da secoli:
capitalismo – che esso sia vetere, neo o post... di natura genuinamente
produttiva o più modernamente speculativa e finanziaria o consumistica -. Come
ci avevano da tempo insegnato – anche se noi sembriamo averlo dimenticato –
tale sistema si fonda sull'accumulazione del profitto pecuniario da parte di
un'esigua minoranza – che oggi noi etichettiamo come la "superclasse"
– che possiede e controlla i mezzi di produzione materiale, immateriale e
finanziaria ed è, quindi, in grado di movimentare i capitali fra i vari
mercati, investendo e disinvestendo a seconda delle convenienze. E' la nuova
aristocrazia od oligarchia che ha sostituito le caste dei signori feudali ormai
divenute nel tempo sostanzialmente parassitarie, erede della borghesia
mercantile e delle sue concezioni mercantiliste. Insomma, i mercanti non sono
rimasti solo nel Tempio – ed è significativo ravvisare come la loro presenza
fosse stata ragione dell'unico scoppio di collera di Gesù – ma hanno
colonizzato tenacemente il mondo, vendendo, acquistando e mercificando oggetti,
persone, pensieri e sentimenti. Hanno sostituito alle obsolete forme di
sfruttamento schiavista e feudale, forme più sottili e sofisticate, circuendo,
blandendo, promettendo... Mentre le vecchie, classiche guerre territoriali fra eserciti – meschine questioni di
"famiglia" coperte dall'orgoglio patriottardo del popolino – hanno
progressivamente lasciato il loro posto nella storia alle
"immateriali" guerre di mercato dichiarate dai membri della
"superclasse" capitalistica, fra scalate, cordate e patti di
sindacato...
Obene questa genia
superiore vuole veramente instaurare una sorta di "governo globale",
un nuovo ordine mondiale a detrimento della democrazia e della libertà degli
individui e dei popoli ? Il "potere" di cui stiamo parlando non assimilabile
alla vetusta concezione dei regimi totalitari od autoritari, ma assume vesti
inedite... Eppure non vuole rovesciare o rimpiazzare alcunchè, perchè è qui e
ora, come lo era ieri e nei decenni passati... Ai grandi capitalisti, alla
"superclasse dei super ricchi" interessa punto governare perchè
implica responsabilità e la necessità di esporsi agli occhi della popolazione o
del pubblico di cittadini o di servi o di servi – cittadini. Queste incombenze
le lasciano volentieri ai governanti, ai politici e ai diplomatici di
professione che sono lautamente finanziati, pagati per svolgere questo lavoro.
La molla e il segreto movente che muove questi attori sociali è l'avidità senza
confini in uno spirito appropriativo che necessita inevitabilmente nuove e vecchie
forme di saccheggio, spogliazione e arricchimento fraudolento... L'oligarchia
della "superclasse" non si discosta molto per mentalità al boss
mafioso o al gangster che, per certi versi, sono anche loro "uomini
d'affari " e "imprenditori" come i loro più "stimati"
e fortunati colleghi. Non amano il potere che richiede pubbliche
responsabilità, ma gli yatch, le macchine sportive, le ville, le belle donne da
esibire come trofei, le droghe, il gioco, la bella vita, ecc... E per mantenere
questo tenore di vita che definire da nababbi è un patetico eufemismo, si
affidano a solerti e abilissimi tecnici contabili in grado di inventare astrusi
marchingegni finanziari per occultare incalcolabili patrimoni e capitali da
capogiro nei forzieri dei paradisi fiscali – Cayman, Hong Kong, Lussemburgo,
Vaticano, ecc... -. Così possono anche avere a disposizione i fondi neri con
cui possono oliare i meccanismi del sistema... E qui le differenze fra loro – i
membri della "superclasse" più che agiata e privilegiata – e la grande
criminalità internazionale che si sporca con ogni genere di traffici si
assottiglia ulteriormente fino, quasi, a scomparire... Vi siete mai chiesti
come mai, con tutte le guerre che vengono dichiarate contro i cosiddetti
"stati – canaglia" (Saddam Hussein, Milosevic, Assad, ecc...),
nessuno si prende la briga di risolvere la questione dei paradisi fiscali,
questi microstati concepiti per tutte le peggiori e arricchite canaglie della
terra ? Ma anche questa è una domanda estremamente oziosa...
Fra le altre cose il
(neo)capitalismo incarna un'inedita e paradossale forma di "potere",
un leviatano dotato di millanta teste capaci di riformarsi e ricrescere come
quella della mitica Idra, un "mostro" che mai si sazia, causando
oltre alle evidenti ingiustizie sociali, disastri ambientali e catastrofi
morali e culturali... Tuttavia, nel suo esercizio, il "potere" si
dissolve e si fa "anarchico", perchè non intende governare, come
aveva intuito Pasolini... In fondo l'idea del "governo mondiale" –
nella sua accezione classica – ci ha fatto perdere di vista che cos'è e cosa
rappresenta il (neo)capitalismo, facendoci inseguire le innumerevoli maschere
da esso assunte. Round Table, CFR, RIA, Bilderberg, Trilateral, Club Roma,
Davos, logge massoniche, ordini cavallereschi, circoli, isituti culturali,
club, ecc... Oltre a nascondere il vero volto del "nuovo potere"
paradossalmente "anarchico" e globale, queste organizzazioni e
associazioni non funzionano da motore principale dello sviluppo o della crescita
capitalistica, ma – adottando il consueto dizionario "anglofono" – da
"think tank", i luoghi dove vengono elaborate e sviluppate le
strategie e le tattiche più adatte a promuovere e diffondere le idee
neoliberiste, a limitare l'esercizio della sovranità da parte dei cittiadini e
a smantellare il welfare e l'interventismo degli stati nella sfera economica e
in quella sociale, imponendo gli imperativi della deregulation, della
privatizzazione e della finanziarizzazione dell'economia. Oppure in tali sedi vengono stretti e sottoscritti
patti e accordi per dividersi le fette dei mercati o per dichiarare una tregua
durante le "guerre di mercato". Così, in questi raduni ormai neanche
troppo occulti e segreti illustri uomini d'affari, alti ufficiali, diplomatici,
governanti, scienziati "sociali" ed opinion makers spremono le loro
meningi a beneficio del "pensiero unico" di thatcheriana memoria e
del "mercato globale e reale". In pochissime parole, essi lavorano
"contro" le moltitudini del pianeta...
Qualcuno suole
ripetere che il più grande inganno del demonio è stato quello di far credere
che non esiste. Mettendo da parte l'opportunità o meno di identificare il
(neo)capitalismo con Belzebù, si dovrà ammettere che è accaduto qualcosa di
simile, perchè la "superclasse" – e i ceti e le categorie sociali che
si sono accodate – è riuscita a insinuare nelle nostre fragili menti che il
sistema dominante incarnava la massima espressione della "democrazia"
e della "libertà", che le leggi del mercato erano "buone" e
positive per la collettività, plasmando i suoi "sudditi" a sua
immagine e somiglianza. In questo senso i think tank hanno rivestito un ruolo
molto importante in quanto – per conto della "superclasse"
capitalista – hanno concepito le strategie più efficaci per combattere una nuova
forma di guerra – psicologica, propagandistica e "ideologica" – di
classe dichiarata contro le masse. E bisognerà pure ammettere che quella guerra
l'hanno vinta alla grande, se si sono imposti autentici dogmi circa la
"bontà" del mercato – identificando democrazia e libertà con la
dottrina neoliberista – e l'inevitabile inefficienza e corruzione dello Stato
"burocratizzato" e interventista in campo sociale ed economico.
Questa guerra è stata vinta da tempo – forse ben prima del crollo dell'impero
sovietico -, perchè le controparti non si sono rese sufficientemente conto
della gravità del conflitto in atto e, per una buona parte, si sono crogiolate
nell'illusione di godere di diritti sociali, politici e civili inalienabili,
condannandosi così all'immobilità e al conformismo. Invece la storia – ottima
magister vitae – avrebbe dovuto insegnare che le classi dominanti non concedono
nulla e che, al contrario, sono sempre state quelle "subalterne" ad
ottenere importanti conquiste politiche solo mobilitandosi concretamente e sul
terreno... Forse il canonico orario di otto ore, le pensioni, le assicurazioni
obbligatorie per l'infortunio e la malattia non stanno reggendo la prova del
tempo, ma, a suo tempo, sono state conquiste ottenute con il sudore della
fronte e il sangue delle classi lavoratrici. Nessuno concede niente di niente
se non ci si mette in gioco seriamente, corpo, mente ed anima anche se non è
certo facile. Invece la "guerra di classe" si è risolta in una sonora
sconfitta proprio perchè è stata combattuta dalle "superclassi" e
affini con le armi psicologiche e massmediatiche con le quali è stato possibile
persuadere le masse ignari che ls democrazia è a portata di mano, un dono
caduto dal cielo. La "guerra di classe" è stata persa sul terreno
"culturale" e delle idee... Gettate nella spazzatura della storia
comunismo, socialismo e i movimenti sociali in genere tutto il resto è stato
tremendamente facile. Siamo esemplari umani plasmati e modellati talmente bene
da imparare a desiderare senza limiti, a perseguire – nel nostro piccolo – il
profitto, il successo e l'affermazione individuale. Così come, apprendendo il
cinismo e l'individualismo a misura del neoliberismo competitivo e di
"mercato", abbiamo ripudiato la nostra lingua a favore del freddo,
ingannevole, artificioso e drogato dizionario dei numeri e delle statistiche
che, invece, di restituire senso veridico alla realtà, in luogo delle menzogne,
delle illusioni e delle allucinazioni.
Il più grande
inganno del (neo)capitalismo è stato quello di far credere che non esiste e, di
conseguenza, di levigare la nostra mentalità a misura della
"superclasse". Così quello che un tempo era il "padrone"
diventa l'"imprenditore" sollecito e paterno... Così l'egemonia del
mercato – e la sua incessante e indotta
fluttuazione di capitali – viene identificata con la democrazia...
Se in un futuro
imprecisato gli storici e gli studiosi dei modelli comunicativi si occuperanno
approfonditamente delle principali tematiche riguardanti la storia delle
società occidentali e postmoderne degli ultimi cento anni gran parte
dell'attenzione verrò focalizzata sull'inaspettato sviluppo dell'industria dei
mass media, dell'informazione, dell'informatica, delle telecomunicazioni, dello
spettacolo e dell'intrattenimento. Un programma televisivo, una canzone ai
vertici delle hit parade, un film di successo, perfino spettacoli ludico –
sportivo come il milionario gioco del calcio possono fruttare ingentissimi
introiti, facendo la felicità dei Murdoch e dei Berlusconi, ma non solo... Non si
può tacere quanto i mass media vengano facilmente utilizzati come mezzi di
distruzione e di manipolazione, oltre che, più banalmente, di distrazione di
massa. Shakerate in un cocktail esplosivo stampa, radio, televisione e internet
hanno fatto irruzione e occupato le nostre vite modificando la nostra
mentalità. E' precisamente questo il sottotesto che percorre una pellicola come
"Network" – limitando il suo interesse alla televisione e alle grandi
concentrazioni televisive - che, nel
parossismo dei suoi folli e aggressivi personaggi descriveva la trasformazione
antropologica di individui indottti a fare a pezzi e a banalizzare i propri
sentimenti e propri pensieri. Personalmente credo che sia un fatto quasi
incontrovertibile che l'assenza di un pensiero lucido e critico nei confronti
dell'establishment (neo)capitalista sia dovuta al bombardamento delle
informazioni, dei messaggi piò meno subliminali, di semplicistici e
banalizzanti slogan e di linguaggi pubblicitari propinati in qualunque
circostanza o contesto. Non è un caso che proprio nel primo documento della
"Trilaterale" (1975) si "consigliava" di utilizzare i mass
media e la stampa per fare fronte al "sovraccarico di democrazia"
delle società occidentali e che tali proposte venissero riprese in qualche modo
dalla loggia P2 e da Licio Gelli.
Avendo stabilito –
almeno parlando per me stesso – che la "guerra di classe" è stata
vinta dall'establishment (neo)capitalista sul piano "culturale" –
inteso nel più esteso senso possibile come quel campo di interessi e di
attività concernenti la formazione della mentalità e della conoscenza umana – e
che questo vasto settore di attività include la "guerra psicologica e
propagandistica" e la strumentalizzazione dei mass media al fine di
condizionare la pubblica opinione, se proprio si deve far ricorso a un concetto
sufficientemente esplicativo per descrivere la "postmoderna" guerra
di classe, allora propenderei per la nozione di "guerra totale"
intesa, non come classico conflitto territoriale di eserciti, ma, al contrario,
di aggressione "immateriale" nei confronti della pubblica opinione,
dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti e delle sue convinzioni. In questo senso
la "guerra culturale", "psicologica",
"propagandistica" e "massmediatica" non costituiscono altro
che alcuni aspetti della "guerra totale". La "guerra" è
totale, perchè l'"obiettivo" va aggredito in ogni sfera di interesse
ed attività umana senza trascurare il ricorso alle soluzioni terroristiche o
paramilitare o all'utilizzo della mafia e della criminalità organizzata.
"Guerra non ortodossa", "guerra non convenzionale",
"guerra a bassa intensità", "guerra scientifica",
"guerra tecnologica", "guerra economica", "guerra
finanziaria", "guerra informatica", ecc... Ovunque si allestisco
nuove forme di trincea reali e virtuali per conflitti che hanno come posta in
gioco le coscienze.
Un tale,
mastodontico e globale apparato richiede l'allestimento di sistemi integrati
civili – militari e stratosferici e continui investimenti – principalmente in
dollari ed in euro – al servizio della difesa anche "psicologica" del
sistema (neo)capitalista. Anzi, nel corso degli anni si è sviluppato in ero e
proprio sistema globale ed integrato di difesa, sicurezza e informazione,
mobilitando massicciamente vaste risorse militari, di intelligence,
poliziesche, politiche, diplomatiche, finanziarie, accademiche, ecc... Anche in
questo modo si spiega la funzione dei vari think tank, i trust di cervelloni al
servizio della "guerra postmoderna". Al centro del sistema e vero e
proprio motore principale del sistema di difesa e di sicurezza si collocano gli
Stati Uniti d'America, i reali vincitori delle Guerre Mondiali e coloro che
hanno tratto il massimo profitto economico e in termini geopolitici.
Naturalmente ciò non deve stupire, perchè solo gli americani hanno potuto
investire cifre da capogiro e impiegare tutte le risorse militari e civili
disponibili, imponendo alla comunità internazionale il proprio ruolo di
"cane da guardia" del sistema (neo)capitalista anche se, ovviamente,
ciò è dovuto alla naturale posizione degli Stati Uniti d'America come paese –
guida ed egemone del capitalismo e nido della "superclasse".
Forse non vi sarà
possibile rintracciare in qualche manuale della "guerra non
ortodossa" il concetto più generale di "guerra totale" ma la sua
presenza si respira costantemente nella storia più recente. Sicuramente lo
sviluppo di questa nuova concezione della "guerra" è scaturita dalle
esperienze fatte dall'intelligence statunitense e quella britannica durante la
Seconda Guerra Mondiale. Se precedentemente l'occupazione principale dei
servizi segreti era quella della raccolta di informazioni e del
controspionaggio, da quel momento si trasformano in organismi dediti alla
"politica occulta" sempre più specializzate nelle operazioni di
guerriglia, esfiltrazione e sabotaggio oltre che nelle azioni di
"aggressione psicologica" e nella "guerra politco –
propagandistica". Nonostante tutto non è stato ancora abbastanza
riconosciuto il ruolo dell'intelligence angloamericana nella sconfitta del
nemico nazifascista. Negli anni successivi si apre la "Guerra Fredda"
con l'aspro confronto con l'URSS e il blocco socialcomunista, ma, al di là di
certe dichiarazioni volte a ribadire l'impegno di contenere le orde dei
barbarici slavi dell'Est, già con la Dottrina Truman si dichiara apertamente la
volontà di imporre al mondo l'egemonia imperialistica statunitense ormai
destinata a rimpiazzare il "vecchio" e declinante impero colonialista
dei cugini britannici. E, naturalmente, come stato – guida del blocco
occidentale è intenzione dei Presidenti statunitensi pronuovere ed imporre
l'espansione dell'economia di mercato, con tanto di deregolamentazioni, di
privatizzazioni e finanziarizzazione... Se sul fronte interno viene condotta
una "guerra culturale e psicologica" – di "idee" – per
aggredire l'opinione pubblica che può diventare un nemico potenziale, sul
fronte internazionale si fa ricorso a tutte le tecniche di destabilizzazione
sia nei confronti di quei paesi che, ostinatamente, restano abbarbicati a
modelli sociali ed economici di sapore socialista, sia nei confronti di quelli
che potrebbero ritagliarsi un ruolo da protagonisti come temibili
"competitors" sui vari mercati. Colpi di stato, attentati, sortite,
"rivoluzioni" finte o colorate, ma anche aggressioni di carattere
economico e finanziario e il ricorso alle tattiche adottate dagli strateghi
della "guerra psicologica". Non v'è molto da aggiungere e
approfondire ogni versante della "guerra totale" ci porterebbe troppo
lontano e richiederebbe di riempire molte e molte pagine...
Sul piano teorico
resto fedele alla linea tracciata da Marx e dai suoi migliori interpreti:
l'unica, vera e definitiva soluzione dovrebbe essere quella di sottrarre
proprietà e controllo dei mezzi di produzione materiale, immateriale e
finanziaria alla "superclasse" per volgerli ad altri fini che non
siano il profitto. Concretamente ci ritroviamo a ripetere l'interrogativo i
leniniana memoria – che fare ? - per non soccombere e per non trasformarci
nell'umanità rappresentata in "Network".
Allora ricominciamo
a riscoprire un'autentica dimensione collettiva e solidale, a mettere da parte
il nostro individualismo, il nostro egoismo e quello spirito competitivo che ci
rende l'un l'altro nemici...
Spegniamo i nostri
televisori digitale dai mille e più inutili canali, il nostro PC e i nostri
cellulari ipertecnologicizzati...
Riprendiamo il filo
autentico della storia ripartendo dal discorso che era stato interrotto e
scendiamo per le strade e per le piazze consapevoli della posta in gioco e che
ogni azione richiede di pagare un prezzo...
Sferriamo i primi
colpi contro il muro virtuale di immagini e parole fallaci...
Perchè non c'è
cambiamento possibile solo con il clic di un mouse...
Non sono passi
facili, ma se si ripartisse in questo modo, sarebbe un buon passo in avanti...
Mai sarà resa finchè
c'è respiro...
Grazie per
la pazienza e saluti
HS
PS: vorrei terminare
con qualche link per "attivare" lo spirito giusto per rafforzare il
nostro spirito. Delle tre canzoni la prima è dedicata agli amici di
comedonchisciotte, infatti il pezzo di Guccini canta proprio le gesta del folle
personaggio letterario e prosegue nella forma di un dialogo fra un agiato
intellettuale utopista e sognatore e un uomo del popolo realista che deve fare
i conti con i "morsi della fame". Potrebbe essere l'inno del vostro
sito... Per il resto godetevi le armonie e ascoltate attentamente strofe, versi
e singole parole.
Nessun commento:
Posta un commento
Avvertenze da leggere prima di intervenire sul blog Voci Dalla Strada
Non sono consentiti:
- messaggi pubblicitari
- messaggi con linguaggio offensivo
- messaggi che contengono turpiloquio
- messaggi con contenuto razzista o sessista
- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)