3 giugno 2014

Certificati di Credito Fiscale, la riforma “morbida” del Sistema Monetario Europeo‏

Riceviamo e pubblichiamo la segnalazione e la mail di Vittoriano Mezzi, che ringraziamo.
Buongiorno, mi chiamo Vittoriano Mezzi e Vi scrivo da Fontanellato (Parma) dove risiedo. Ho 54 anni. Sono padre di due bambini e, come tanti, italiani, ma anche spagnoli e francesi...- almeno quei fortunati che un lavoro ancora ce l' hanno - lavoratore precario. Come cittadino italiano ed europeo, dopo le recenti 'elezioni europee' sento il dovere di scriverVi perché la crisi economica continua ad avere un impatto devastante sulle popolazioni europee,  aumentando i bisogni primari di sussistenza di donne, uomini e bambini- I dati dell' Eurostat - che monitora 32 paesi - nel 2013 concludevano che sono 43 milioni gli europei che non hanno cibo a sufficienza tutti i giorni, mentre sono 120 milioni quelli a rischio povertà - e perché, nell'interesse e per il bene di tutte le famiglie italiane (ma anche spagnole e francesi, ecc.) esiste una eccellente proposta per superare la crisi che è bene Voi conosciate e che spero farete conoscere.
I Certificati di Credito Fiscale, la riforma “morbida” del Sistema Monetario Europeo

di   Marco  Cattaneo
"Mi chiamo Marco Cattaneo e da quasi trent'anni mi occupo di finanza aziendale e investimenti, soprattutto in piccole e medie imprese (il mio blog: bastaconleurocrisi.blogspot.it).
Voglio illustrarvi il mio progetto su come risolvere il grave deterioramento della nostra economia. Si può fare, e rapidamente. La chiave è agire sulla tassazione del lavoro, utilizzando un nuovo strumento monetario.

Premessa: la crisi non nasce dal debito pubblico.
Nel 2011 era il 120% del PIL come nel 1995. USA, Francia, Germania, Inghilterra sono saliti in media dal 60% al 90%. Abbiamo dunque accorciato le distanze, non le abbiamo allungate. Il debito nel 1995 non era un grande guaio: perché lo è diventato adesso? E perché sono andate in crisi anche Spagna e Irlanda, dove il debito era basso? Nell'estate del 2011 lo spread è salito e si è detto: il debito è costoso, quindi va ridotto.Invece il fenomeno è un altro.

Dall'introduzione dell'euro, i costi di produzione e i prezzi, nei disciplinati paesi nordeuropei, sono cresciuti meno di quelli del sud.
Il delta medio è stato poco più di un punto all'anno, ma il cumulo ha prodotto una differenza del 20% circa. In passato le monete del nord si rivalutavano.

Con l’euro si sono invece prodotti sbilanci commerciali, e quindi accumuli di crediti del nord verso il sud. I creditori hanno cominciato a temere per i loro crediti e il timore riduce le quotazioni. Un BTP con un valore di rimborso di 100 cala a 80. Se la quotazione cala, il costo sale. Fraintendendo le origini della crisi, Monti ha agito su debito pubblico e spesa, quindi con tagli e tasse.
Lo spread è sceso, ma solo per gli interventi della BCE.
Ma nel frattempo l’austerità ha compresso il PIL, che nel 2012 è caduto del 2,5% e nel 2013 calerà ancora. E non c’è inversione in vista.

Il problema è la rigidità dell'euro: “I cambi flessibili erano l’ammortizzatore che compensava gli squilibri, il riduttore – direbbe un ingegnere meccanico –
che trasmetteva il movimento senza sfridi tra ingranaggi che ruotano a velocità diverse“. Invece di svalutare il cambio, con la moneta unica i paesi in difficoltà devono svalutare i salari. Strada dolorosa, iniqua, antisociale. E destinata a fallire: il PIL cala, il gettito dovuto alle maggiori tasse viene eroso
dal calo di base imponibile, il credito si blocca, le imprese non hanno soldi per investire e diventare più efficienti. Anzi spesso delocalizzano o chiudono.

Oltre a svalutare la moneta o svalutare i salari, però, una terza strada per riequilibrare i costi tra nord e sud è possibile: abbassare le tasse sul lavoro.

In Italia i costi di lavoro annui sono quasi 1.000 miliardi.
I lavoratori ne percepiscono circa 500, il resto sono tasse e contributi.

Immaginiamo di ridurre del 10% il costo lordo per l’azienda (100 miliardi)
e di aumentare del 10% il netto per il dipendente (50 miliardi): immaginiamo un’operazione da 150 miliardi  in tutto.
Come finanziare questi 150 miliardi?
Qui entra in gioco il nuovo strumento: i Certificati di Credito Fiscale.
Aziende e dipendenti continuano a versare gli stessi importi di prima,
per tasse e contributi, ma ricevono nello stesso tempo questi Certificati.
Immagina che il tuo netto sia 30.000 € all'anno, mentre al lordo di tasse e contributi al tuo datore di lavoro ne costi 60.000. Tu continui a percepire 30.000 €. In aggiunta, lo Stato ti assegna un Certificato per 3.000 € d’importo. L’azienda continua a pagare 60.000 €, ma lo Stato italiano gli assegna un Certificato per 6.000 €. I Certificati sono utilizzabili per qualunque pagamento dovuto allo Stato, a partire da due anni dopo l’emissione.

Se nel 2013 ti arrivano Certificati per 3.000 euro, nel 2015 potrai usarli per pagare tasse, imposte, ticket sanitari…perfino multe!

In pratica è un forte sgravio fiscale sul lavoro, con effetti differiti.
Inoltre, lo sgravio assume le vesti di un titolo. Se non ho bisogno dei soldi subito, mi tengo i Certificati. Se no li vendo: hanno un valore certo, realizzabile a due anni,quindi sarà possibile comprarli e venderli come un titolo di Stato, con uno sconto basato sugli interessi di mercato.

Punto importante: i Certificati non sono debito.
I Certificati sono utilizzabili per qualunque pagamento dovuto allo Stato,
a partire da due anni dopo l’emissione. Se nel 2013 ti arrivano Certificati per 3.000 euro, nel 2015 potrai usarli per pagare tasse, imposte, ticket sanitari…
perfino multe!

In pratica è un forte sgravio fiscale sul lavoro, con effetti differiti.
Inoltre, lo sgravio assume le vesti di un titolo. Se non ho bisogno dei soldi subito, mi tengo i Certificati. Se no li vendo: hanno un valore certo, realizzabile a due anni, quindi sarà possibile comprarli e venderli come un titolo di Stato, con uno sconto basato sugli interessi di mercato.

Punto importante: i Certificati non sono debito. Lo Stato non li rimborserà, 
ma li accetterà per qualsiasi pagamento: è moneta, non debito.

Rispetto al contante tradizionale, però, l’utilizzo è differito di due anni.
Il differimento serve perché al momento dell'utilizzo i Certificati ridurranno gli euro incassati dallo Stato.

Non è un problema se nel frattempo l’economia è cresciuta
e i maggiori introiti compensano quindi l’utilizzo dei Certificati. Finanzio quindi un calo delle imposte emettendo una “simil-moneta” utilizzabile nei confronti dello Stato italiano (non in tutta l’area euro).

Se fosse la BCE a stampare euro, ci sarebbe inflazione in Germania, dove la domanda non è depressa. La UE non ce lo contesta? No: l’Italia non rimborserà i Certificati in cash: s’impegna solo ad accettarli in pagamento.
E’ sui debiti da pagare cash che abbiamo vincoli con la UE, legati alle garanzie che sono state fornite. Con i Certificati non stiamo chiedendo nulla a nessuno,
ci stiamo attrezzando per portare la nostra economia a regime.

I Certificati produrranno una forte ripresa: grossa riduzione dei costi aziendali, quindi più competitività, e insieme molto più potere d’acquisto per i singoli.
Questo rovescia gli effetti dell'austerità e avvia subito una crescita di domanda sia interna che estera. 150 miliardi sono quasi il 10% del PIL, pari all'“output gap”, la differenza tra PIL effettivo e potenziale – quello che avremmo in condizioni normali. Il “buco” si è formato prima per effetto della crisi 2009, non è stato recuperato e si è aggravato nel 2012 a causa dell'austerità.
Questo è il recupero ottenibile in un paio di anni. L’intervento sul cuneo fiscale svolge funzioni simili a un riallineamento valutario. In un sistema di cambi flessibili i paesi più competitivi rivalutano. Questo riequilibra i costi di lavoro per unità di prodotto. Qui otteniamo un effetto analogo per un’altra via.

Perché preferisco questa via rispetto all'uscita dall'euro, che pure ritengo attuabile? Gli impatti negativi di cui si vocifera – crollo dell'economia, megainflazione –  sono fantasie.

Gruppi di interesse forti, però, remano contro. Il rischio è proseguire con i “cerotti”, facendo il minimo per evitare crolli, default, ma senza risolvere le cause, con il Sud Europa che resta depresso, con alta disoccupazione e malessere sociale. Quali sono questi gruppi d’interesse, e perché dovrebbero accettare viceversa un sistema di certificati di credito fiscali?

In realtà la soluzione Certificati è molto più accettabile, per loro, rispetto alla rottura dell'euro. Il primo dei tre gruppi sono gli organismi europei: UE e BCE.
Non dico che il progetto li entusiasmerà, perché ricrea autonomie nazionali
mentre loro spingono per la centralizzazione: il “più Europa”. Tuttavia, è innegabile che sia molto meglio un euro riformato che la fine dell'euro !

Poi vengono i creditori internazionali, il secondo gruppo di interesse. Per loro, tutto ciò che riduce il rischio di default dei singoli stati, o di fuoriuscite che implichino un rimborso in moneta svalutata, evidentemente è positivo.

Il terzo gruppo sono gli industriali tedeschi, del nord Europa. L’euro che si spezza li lascia con una moneta (che sia Euro Nord, Euro Residuo o Nuovo Marco)  fortemente rivalutata, con conseguente perdita di competitività
verso il resto del mondo.

La riforma “morbida” dei Certificati di Credito Fiscali invece no. Certo, avranno più concorrenza dal sud, ma i surplus commerciali nord-sud sono in calo,
quindi anche lo status quo non è più così interessante. Tra l’altro la riduzione degli squilibri commerciali non indica che i problemi si stiano risolvendo
(come qualcuno sostiene). Il Sud è in depressione e l’import è crollato.

Gli scambi devono equilibrarsi a fronte di un buon livello di attività, non perché il PIL dei paesi deficitari affonda. Il progetto Certificati rende il sud competitivo e insieme aumenta il potere d’acquisto interno. L’Italia esporterà di più e comprerà anche di più, anche dalla Germania. Ci sarà un equilibrio, ma a livelli di attività ben più alti.

Dico “sud”, non solo Italia, perché i Certificati sono utilizzabili in tutti i paesi in deficit di competitività rispetto al “centro”, cioè rispetto alla Germania.
I paesi chiave sono l’Italia, la Spagna e anche la Francia, che è in una situazione intermedia e dovrebbe quindi attivarli in proporzioni meno accentuate.

Con i Certificati di Credito Fiscale avremo così reso il sistema sostenibile ed efficiente,usando una leva di intervento, di flessibilità, per armonizzare le varie economie. Italia e Sud Europa usciranno dalla depressione e verrà meno il grande fattore di instabilità che oggi preoccupa il mondo, non solo l’Europa.
Il progetto Certificati, la riforma del sistema monetario, risolve la depressione dell'economia.

Faccio quindi appello alle forze politiche perché questo sistema venga esaminato, discusso ed eventualmente introdotto nei programmi di governo.
Non è un progetto di destra né di sinistra, non è statalista né liberale. E’ il rimedio a un meccanismo sbagliato, a un difetto di costruzione del sistema euro. L’Italia ha un grande tessuto di imprenditoria, soprattutto di piccole e medie aziende. Le possibilità di recupero, di forte ripresa, ci sono tutte.
Dobbiamo solo rimuovere un blocco.

Per citare Keynes, ai tempi della Grande Depressione, l’auto ha solo la batteria scarica. Se la sostituiamo, tornerà a funzionare esattamente come prima". 

L’editore Hoepli, MARCO CATTANEO e GIOVANNI ZIBORDI 
hanno  pubblicato un libro intitolandolo “La soluzione per l’euro”. “LA”, non “una”.

NON è la “centesima ottima soluzione”. Dove sono le altre novantanove ?
Si può risolvere la crisi dell'euro modificando tutti i limiti di rapporto deficit pubblico / PIL,  facendo sottoscrivere o garantire dalla BCE le maggiori emissioni di debito e utilizzandole, nella misura necessaria, per ridurre le tasse sul lavoro e riportare il costo del lavoro per unità di prodotto di tutti i paesi dell’Eurozona al livello della Germania ? 
Tecnicamente sì. 
Politicamente non se ne parla.

La Germania può incrementare il suo costo del lavoro del 20% ? 
Tecnicamente sì. 
Politicamente non se ne parla.

La Germania può uscire lei dall'euro ? 
Tecnicamente sì e questo risolverebbe (in parte, non del tutto) alcune delle complicazioni tecniche del breakup. 
Politicamente, non se lo sogna neanche.

Funzionerebbe l’adozione dell’”eurobancor” ? 
Tecnicamente sì. Ma a parte la complicazione di un accordo che coinvolge vari paesi, la Germania non ci starà mai, e ritorniamo quindi al problema di come gestire il breakup.

Magari altre novantanove soluzioni completamente diverse esistono. 
Io però non ne ho vista neanche una – a parte la Riforma Morbida, si capisce –
dotata delle seguenti caratteristiche.
Certo, sono tutti punti tecnici. 
E le logiche della politica, della comunicazione e della formazione del consenso della pubblica opinione hanno spesso poco a che vedere con la tecnica. Se non fosse così, del resto, l’euro non sarebbe mai nato.

Però la battaglia per superare la crisi economica e per ripristinare la sovranità monetaria dell'Italia è lunga e difficile. Mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse come e perché ignorare una strada semplice e continuare a insistere su quelle complesse dovrebbe aiutare a vincerla.


  1. Può essere adottata per iniziativa unilaterale da ogni singola nazione.
  2. Non modifica nessuno dei rapporti contrattuali in essere. Crediti, debiti, contratti di lavoro, pensioni eccetera rimangono in euro.
  3. Permette al paese che la adotta di incrementare la domanda interna e il valore effettivo delle retribuzioni, di ritornare al pieno impiego e nello stesso tempo di abbassare il costo del lavoro per unità di prodotto delle sue aziende, evitando quindi sbilanci commerciali con l’estero.
  4. Consente al paese che la adotta di finanziarsi con emissioni di titoli in moneta sovrana e quindi di emanciparsi dai mercati dei capitali internazionali.
  5. Non crea perdite a nessun detentore di crediti finanziari verso controparti (pubbliche o private) italiane ed evita quindi contenziosi legali e azioni di rivalsa verso beni italiani all'estero.
  6. Non deve essere adottata di sorpresa ed evita quindi tutti i rischi legati a fughe di notizie, turbolenze sui mercati finanziari, fughe di depositi bancari.
  7. Non implica una svalutazione e quindi non produce incrementi nei costi delle materie prime e dei beni importati in genere.
  8. Non impone ai paesi settentrionali dell'Eurozona la rivalutazione della moneta da loro utilizzata.

N.B. 
Prima di ritenere  poco efficace la proposta suddetta, Vi invito a leggere attentamente le repliche del Cattaneo alle critiche mosse, per es., dal prof. Bagnai, leggendo le sue repliche alle “domande frequenti”, leggendo le repliche alle obiezioni fatte anche dal buon Zibordi, approfondendo la conoscenza della proposta stessa nel blog di Marco Cattaneo bastaconleurocrisi.blogspot.it

Si sta preparando (6 giugno 2014) un evento di presentazione del libro
La Soluzione Per l'Euro - 200 Miliardi Per Rimettere in Moto l'economia italiana nella Repubblica del Titano e in collaborazione con Asset Banca...

RingraziandoVi sinceramente, spero vorrete accogliere questa grande proposta
di un euro riformato, per il bene del popolo e delle famiglie italiani
e dei popoli e delle famiglie europei.

Un cordiale saluto 


Vittoriano Mezzi

5 commenti:

  1. Grazie del contributo alla conoscenza della proposta. Contate sulla mia collaborazione per tutto quanto possa essere utile a diffonderla !

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  2. Gentile Alba le segnalo che come gruppo di Ferrara organizzammo una tavola rotonda con ospiti anche Cattaneo e Zibordi, a questo link si trova il risultato del MANIFESTO "Ai 2 laghi": http://decamentelibera.blogspot.it/2014/02/sottoscritto-il-manifesto-ai-2-laghi.html
    A Ferrara organizziamo un incontro dal titolo :
    Chi crea la moneta e come?
    Venerdì 13 giugno ore 20,30
    Verranno infatti a Ferrara Marco Cattaneo e Giovanni Zibordi.

    SABATO 21 GIUGNO 2014, alla Casa della Solidarietà “ALEXANDER DUBCEK” - Via del Fanciullo n° 6 Casalecchio di Reno (BO)
    ore 9,30-13,30
    Organizziamo:
    UN PROGETTO CONCRETO PER RILANCIARE L’ECONOMIA
    dai Certificati di Credito Fiscale alla Sovranità Monetaria
    relatori:
    Dott. MARCO CATTANEO
    economista, Private Equity
    Prof CLAUDIO MOFFA
    storico e saggista
    Dott. GIOVANNI ZIBORDI
    economista e analista di borsa
    ORGANIZZA:CENTRO STUDI “PROGETTO VERITA’” (Il nostro gruppo di Bologna)
    per informazioni : Claudio 48 : 347 38 13 320

    Sostanzialmente i due incontri sono incentrati sui ccf

    Cordialmente, deca

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    Risposte
    1. Grazie Deca per le segnalazioni, cercherò di venire a qualche incontro se sono di riposo dal lavoro in quei gg, tra l'altro ho una sorella che vive a Casalecchio...magari prendo 2 piccioni con una fava...
      ;)
      A presto

      Elimina
  3. V. anche,
    [PDF]
    Uscire dall'Euro creando prima una moneta parallela in Italia
    www.cobraf.com/DocumentiScaricabiliCobraf/60_PDF.pdf
    01 nov 2014 - 1) Un ritorno “secco” alla lira, cioè la conversione dei conti in euro ..... Ruffolo e Stefano Sylos Labini nel loro libro “Il film della crisi” del 2012 ...

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