Da qualche anno a questa parte il 9 maggio – data in cui, nell'ormai
remoto 1978, venne rinvenuto il cadavere del Presidente della DC Aldo
Moro e, come pochi forse ricordano, venne dilaniato da un ordigno il
povero Peppino Impastato con il solito corollario di messinscene e
depistaggi – è stato proclamato giorno della commemorazione dei morti e
delle vittime per strage, mafia e terrorismo e, come di consueto, non
mancheranno i soliti esercizi di retorica a beneficio soprattutto – ed è
tremedamente triste ribadirlo – dei parenti e dei familari degli
assassinati.
Il tutto è arricchito questa volta dall'apparente
intraprendenza del giovane e dinamico Presidente del Consiglio, il
quale, sulla base della nuova e recente legge del 2007 sulla
regolamentazione dei servizi di informazione e di sicurezza e sulla
disciplina del "Segreto di Stato", ha ben pensato di disporre la
rimozione del "segreto" dai documenti riguardanti le più gravi stragi
compiute nel nostro paese dal 1969 al 1984, con l'apparente intento di
consentire agli interessati e agli studiosi di consultare quel materiale
utile a schiudere le porte della verità e, quindi, a perseguire
eventualmente i responsabili di quegli atroci gesti rimasti in vita.
A
una prima disamina della decisione assunta dal Presidente del Consiglio
Renzi l'osservatore più superficiale potrebbe anche giubilare di fronte
al presunto "coraggio" di un giovane leader che si mostra interessato a
far luce su molti capitoli oscuri – e criminali – della nostra storia
di italiani difficile e sofferta anche se permangono troppi e legittimi
dubbi... Davvero si sta tentando di intraprendere un percorso del tutto
inedito da parte della nuova generazione dei rappresentanti delle
istituzioni ? Ne dubitiamo... Qui non si tratta di rimarcare e
sottolineare il solito opportunismo da campagna elettorale – in un paese
come il nostro, fra l'altro, in cui sembra che le elezioni debbano
tenersi quasi quotidianamente offuscando qualsiasi analisi realmente
scientifica e razionale – ma di riaffermare i vari motivi di perplessità
di fronte ad argomenti tanto complessi e scottanti.
Innanzitutto pare
non sia mai stato varato un regolamento attuativo che renda operativa
quella legge che, sulla carta, dovrebbe riconoscere la possibilità e la
facoltà, se non l'obbligo, di rimuovere dopo trent'anni il "Segreto di
Stato" sui materiali attinenti gravissimi reati come le stragi. Ragione
sufficiente a rendere quantomeno difficoltosa e ardua la consultazione
delle carte da parte degli addetti ai lavori, considerata la mancanza di
una disciplina di "dettaglio".
In secondo luogo quelle carte –
giudiziarie e non – che, comunque, non esauriscono i punti e i dettagli
delle singole vicende, sono già stati visionati e consultati dai
magistrati inquirenti e dagli investigatori incaricati senza che vi
fossero ravvisate particolari notizie di reato "collegate" o che,
comunque, non venisse rintracciata alcuna prova veramente utile per
coltivare nuove "piste" e identificare altri soggetti da incriminare.
Certo, siamo anche consapevoli dei limiti e dei "perimetri" entro cui
gli organismi inquirenti si sono sempre mossi, spesso confrontandosi con
altri "servitori dello Stato" coinvolti a diverso titolo... Tuttavia è
pur vero che, singolarmente presi, quei documenti non aggiungono, nè
tolgono nulla di quel che già è possibile sapere e analizzare.
In
ultimo la decisione del Premier riguarda i numerosi episodi di strage
impunita e non rivendicata (Piazza Fontana, Piazza della Loggia,
Italicus, stazione di Bologna, Ustica, ecc...) ma lascia fuori, ad
esempio, l'affaire Moro – che proprio recentemente è balzato nuovamente
agli onori delle cronache in più occasioni, seminando ulteriori dubbi
circa l'esclusiva firma e matrice brigatista del delitto -, così come
altri delitti e attentati spesso mirati consumati nei confronti di
politici, magistrati, carabinieri, poliziotti, prefetti, giornalisti,
ecc... generalmente attribuiti esclusivamente alla mafia, alla
criminalità organizzata o a varie "sigle" del terrorismo nostrano. Così
come, ad esempio, vengono lasciate fuori le bombe e le stragi
riconducibili alla "strategia della tensione" mafiosa del biennio 1992 –
1993, la stessa stagione della "rivoluzione giudiziaria" di Mani
Pulite".
Tutto sommato, anche escludendo i documenti da
"declassificare", chi veramente lo voglia può attingere alle fonti più
svariate e disparate e ivi riscontrarvi elementi di estremo interesse.
Penso naturalmente alle numerose relazioni e alle documentazioni
partorite dalle varie Commissioni Parlamentari d'Inchiesta (Stragi e
terrorismo, Antimafia, Loggia P2, Moro, escludendo la "Sindona" ancora,
pare, blindata), agli atti giudiziari, al materiale rintracciabile negli
archivi della PS, dell'Arma dei CC e dei numerosi corpi repressivi del
nostro Stato, alle testimonianze e alle interviste, agli articoli di
giornale e alle altre fonti secondarie come le opere di saggistica,
ecc... Senza dimenticare gli archivi degli Stati esteri e, in questo
senso, vanno menzionati per il loro lavoro quasi insostituibile gli
storici esperti di "misteri italiani" Mario J. Cereghino e Giuseppe
Casarrubea, che hanno setacciato con perizia i National Archives di
College Park (USA) e Kew Gardens (GB) allargando qualche spiraglio sulla
longa manus dei servizi statunitensi e britannici in diversi frangenti
della nostra più o meno recente storia repubblicana. Sul versante della
ricerca e con diversi accenti di vis polemica vanno citati diversi
autori – storici, ricercatori e giornalisti specializzati – che hanno
mantenuto viva la fiamma della memoria fornendo ulteriori stimoli per la
ricerca della verità. Mi permetto di menzionare i più noti, brillanti e
sagaci, aperti all'adozione di letture nuove, alternative e profonde...
E mi vengono in mente Sergio Flamigni, Gianni Flamini, il prof.
Giuseppe De Lutiis, Paolo Cucchiarelli, Aldo Giannuli, Giacomo Pacini,
Stefania Limiti, Antonella Beccaria, Giovanni Fasanella, il compianto
"pistarolo" Marco Nozza, ecc... Naturalmente se ne potrebbero citare
altri, ugualmente importanti, pionieri di un percorso che, forse, sta
conoscendo un'autentica svolta. Fra gli stranieri non posso non citare
l'inglese Philip Willan, autore dell'incredibile "The Puppetmasters" e
l'americano Webster Tarpley... Nonostante l'intraprendenza di questi
esperti e specialisti, tuttavia la ricerca è stata confinata in una
nicchia da tenere quasi a distanza dal comune cittadino, troppo
affaccendato e occupato in altri interessi...
Portella della
Ginestra, i golpe più o meno "virtuali" (De Lorenzo, Borghese, Sogno,
Cavallo, Pacciardi), promessi e rientrati, Piazza Fontana e le bombe del
12 dicembre 1969, Peteano, Questura di Milano, Piazza della Loggia,
Italicus, Ustica, Stazione di Bologna, Rapido 904, le bombe "mafiose"
del biennio 1992 – 1993. E ancora, le decine di attentati mirati,
falliti e riusciti: Mattei, Scaglione, Feltrinelli, Calabresi, Pasolini,
Occorsio, Coco, Alessandrini, Rossa, Pecorelli, Bachelet, Amato, Reina,
Mattarella, La Torre, Terranova, Costa, Calvi, Dalla Chiesa, Chinnici,
Sindona, Palermo, Rostagno, Falcone, Borsellino, Alpi, ecc... E
naturalmente Aldo Moro, l'"affaire Moro", il crocevia dei grandi crimini
e "misteri" italiani. All'apparenza tutti questi tragici e sanguinosi
episodi sembravano semplicemente slegati, frutto della preoccupante
diffusione di svariate forme di criminalità mafiosa o terroristica.
Invece a ripercorrere i fatti e a rileggersi le carte – e non quelle
"classificate" – si avverte la ripezione di certi schemi, la presenza di
precise modalità "operative" che fanno sospettare che un filo rosso
avesse attraversato la nostra storia fin dalle radici della Repubblica e
anche molto prima... Il punto è che siamo rimasti a lungo ancorati ad
un'interpretazione dei fatti puramente giudiziaria e "legalitaria" –
spesso evocata e diffusa da pur coraggiosi magistrati impegnati a
contrastare preoccupanti fenomeni criminali con tutte le risorse che
passa il convento – che, comunque non è stata capace di allargare il
proprio orizzonte e di disvelare taluni intrecci e collegamenti che,
ormai, è difficile non riconoscere... Per semplificare, ad esempio,
servizi, segreti, P2, massoneria, strutture paramilitari e clandestine
similGLADIO, Cosa Nostra e le altre mafie, le sigle più inquietanti del
terrorismo nostrano e non solo, riciclaggio di denaro sporco, i traffici
di rifiuti, scorie radiattive, stupefacenti, armi, preziosi, ecc...
sono state affrontate come se fossero stati fenomeni del tutto separati
l'uno dall'altro, mentre le più recenti novità – e si pensi al caso Moro
– si sono incaricate di liquidare questo approccio che dovrebbe
rimanere confinato necessariamente alle aule di tribunale. Fin dal
Dopoguerra si palesano schemi operativi e di comportamento che si
ripetono fino ai tempi più reecenti lasciando campo alle ipotesi
costruite sull'esistenza di protocolli per le azioni e le operazioni
clandestine. Per rispondere alle domande cruciali e ineludibili occorre
formulare con precisione quelle domande... Ad esempio, perchè gli
organismi informativi e di sicurezza non dovrebbero perseguire i
mandanti, gli ispiratori e, a volte, i diretti esecutori, di attentati
indiscriminati e mirati ? Perchè invece viene frapposto il silenzio, si
abusa del "Segreto di Stato", si occultano documenti e testimoni ?
Perchè vengono condotte fantasiose e incredibili campagne di depistaggio
e di inquinamento delle prove da parte dei cari spezzoni dei servizi
segreti ? Perchè si eliminano i testimoni scomodi ? Perchè ? Quali
possono essere gli interessi che spingono uno Stato ad accettare queste
condotte ? Logica vorrebbe che i poliziotti arrestassero assassini
pluriomicidi, mafiosi, criminali incalliti per assicurarli alle cure di
una magistratura caparbia ed efficiente. In maniera schematica e
semplificatoria potremmo affermare che interviene la "Ragion di Stato",
ma quale Ragione ? La necessità di mantenere la riservatezza per
proteggere e tutelare testimoni e collaboratori di giustizia non ha
retto ad una più ficcante prova dei fatti. Le alternative non sono poi
molte da mettere sul piatto: o lo Stato è esso stesso assassino o dentro
lo Stato cova degli assassini che, poi, è costretto a proteggere o uno
Stato o più Stati stranieri (alleati ?) sono coinvolti in questi gravi
delitti contando su note coperure...
Un altro aspetto ricorrente
nei grandi delitti e "misteri" italiani è la compartecipazione di più
soggetti apparentemente diversi e cointeressati nel portare a termine i
progetti criminosi. Anzi, spesso chi finisce nel mirino degli inquirenti
diventa il comodo capro espiatorio, si tratti del folle o del fanatico
isolato, della gang malavitosa o del gruppuscolo estremista o
pseudoterrorista. Le menti rimangono quasi sempre nell'ombra così come i
moventi più "profondi" delle stragi e degli attentati... Addirittura
più recentemente è emerso da particolari testimonianze che diverse
operazioni stragiste e terroriste sono state compiute da diversi "gruppi
di fuoco", cellule i cui componenti erano probabilmente all'oscuro di
quale fosse la funzione di ognuno. Se c'è una grande lezione che si può
ricavare dai grandi crimini e dai grandi delitti è la complicità e la
contiguità di svariati soggetti spesso associati e uniti da transitorie e
temporanee necessità "tattiche". Questo schema si palesa soprattutto
per quel che concerne i cosiddetti grandi "delitti di mafia" in cui la
sola ed esclusiva presenza dei "picciotti" quadra sempre meno...
Nonostante
la discreta mole di materiale documentale raramente ci si è arrischiati
a tentare un'interpretazione più generale dei fatti, a disegnare un
quadro più ampio e vasto e a collegare eventi e storie apparentemente
distanti per mettere ordine là ove il caos e l'arbitrio sembrano regnare
senza rimedio. A dire il vero qualche recente eccezione degna di nota –
e da segnalare ai lettori interessati – bisogna citarla e, in
particolare, penso all'ottimo "Doppio livello" di Stefania Limiti e, sul
versante degli intrecci con Cosa Nostra italoamericana e siciliana,
"Una lunga trattativa " di Giovanni Fasanella, entrambi pubblicati da
Chiarelettere, a dimostrazione di un rinnovato interesse a interrogarsi e
a riflettere sulla nostra storia più "oscura". Comunque in questi
ultimi anni la piega presa dalla pubblicistica in materia potrebbe far
ben sperare e allargare orizzonti rimasti miseramente "provinciali" e
limitati in questi ultimi vent'anni.
Occorrono la pazienza e la
perizia necessarie a ricostruire il "contesto", per riprendere il titolo
di un inquietante romanzo di Sciascia che preconizzava la catena di
delitti di magistrati agli inizi degli anni Settanta ispirando l'ottimo
"Cadaveri eccellenti" del grande regista Francesco Rosi ("Salvatore
Giuliano", "Le mani sulla città" e ""Il caso Mattei"). A mio avviso non
si può non adottare un approccio "pasoliniano"...
Eravamo solo agli
inizi della stagione delle stragi e del terrorismo e poco o nulla era
alla portata di un pubblico bene e ragionevolmente informato, eppure
l'eclettico e polemico poeta ed intellettuale friulano aveva fornito
un'interpretazione efficace e, ancora oggi, non troppo lontana da quella
che reputiamo essere l'essenza di quel che accadde allora, sulla
cosiddetta "strategia della tensione". Nel corpus di scritti – spesso
pubblicati dall'allora "progressista" Corriere della Sera – conosciuti
come "Scritti corsari" Pasolini offriva un ritratto impetuoso, caustico e
quasi senza speranza della trasformazione antropologica dell'Italia e
del suo popolo, ormai avviati ad abbracciare la società dei mass media e
il consumismo, secondo i "dettami" di quello che oggi chiameremmo
neocapitalismo di marca "angloamericana" e "anglosassone" e neoliberista
e che, all'epoca, il nostro etichettava semplicemente come "nuovo
fascismo".
Naturalmente per Pasolini esisteva un rapporto fra la
"strategia della tensione" e quell'Italia in frenetica trasformazione
indotta da una sorta di "potere invisibile". E'evidente che, anche per
far passare un nuovo assetto politico, economico, sociale e culturale
era necessario giocare la carta del ricatto della paura, incentivando le
politiche securitarie di "legge ed ordine". Di particolare interesse è
la teoria "pasoliniana" sui due mondi o sui due stati che convivono nel
Belpaese. Certo c'è un paese disonesto, violento, corrotto, ignorante e
un paese onesto, pacifico, intelligente – che all'epoca si identificava
con il PCI, o, meglio, con i suoi elettori e la sua "gente" – in
continua tensione fra loro, ma costretti anche a parlarsi, a capirsi, a
trattare, ecc...
In qualche misura Pasolini anticipava ed "elaborava" il
"bipolarismo" all'italiana che non necessariamente si identifica in
toto con due grandi partiti o schieramenti. Da qui nasce la "congiura
del silenzio" che si protrarrebbe fino ai nostri giorni, per
convenienza, per ragione di "partito", per pura e semplice ossessione
per una presunta stabilità. Al di là dei troppo citati "Io so"... Questa
specie di "congiura del silenzio" ha finito per avvelenare il clima di
un paese che, peraltro, già si caratterizzava come una democrazia monca e
assai imperfetta. Pasolini non condivideva fondamentalmente la
convinzione dei "compagni" circa la colpevolezza democristiana nei fatti
di strage anche se spesso ripeteva che una rifondazione del paese
poteva compiersi solo con un processo a quella classe dirigente. Ai suoi
occhi i vecchi ministri e politici democristiani – ormai inadeguati a
governare un paese postmoderno – erano responsabili della protezione dei
veri autori, ispiratori e mandanti della "strategia della tensione",
detentori del "vero potere".
Per contro, dialogando con la DC e cercando
di accreditarsi come "partito democratico", il PCI aveva rinunciato ad
inseguire la verità per una sorta di "ragion di partito" che, comunque,
l'intellettuale Pasolini non poteva condividere. E' forse sulla base di
questo atteggiamento che, alla fine, quei due mondi, quei due popoli
finirono per mischiarsi e per confondersi a detrimento dei principi e
dei valori sanciti dalla Costituzione. Ed è allora inevitabile che si
succedano in rapida sequenza le varie P2, P3, P4, ecc... e che si
verifichino connubi e trattative "Stato – mafia" che celano risvolti e
retroscena che non riguardano solo i mafiosi e che investono le nuove
architetture delle istituzioni italiane. E tutto alle spalle del
cittadino italiano... Come può un paese del genere sopportare la verità
sulle stragi, sugli omicidi eccellenti della mafia, sul terrorismo,
ecc... ?
Per incamminarsi realmente e senza tabù di sorta sulla
strada della verità occorre liberarsi dal peso della retorica
"antifascista" che ha impedito di andare fino in fondo per cogliere
l'essenza della nostra storia repubblicana. Indubbiamente i partiti nati
dalla Resistenza hanno partorito una grande e ottima Costituzione
avanzata e ispirata ai più validi principi della democrazia, del
cattolicesimo sociale, del socialismo e del liberalismo, ma una serie di
fattori hanno impedito a questa "carta" dal carattere fortemente
programmatico di realizzarsi. In effetti, e a tutti gli effetti, il
nostro è il paese del "golpe", anzi, dei golpes striscianti portati
quotidianamente contro i principi costituzionali, spesso a beneficio di
un "presidenzialismo" nascosto e di un "premierato" sostanziale,
promossi proprio da quei partiti e da quei gruppi che, in teoria,
avrebbero dovuto difendere e incoraggiare un parlamentarismo più
democratico, efficiente e aperto alle istanze del paese. Il più celebre
di questi tentativi di "golpes strisciante" rimane senza dubbio il
piduista e "gelliano" Piano di Rinascita Democratica, di stampo anche
molto "anglosassone" – si pensi solo al concepimento di una sorta di
bipartitismo o di bipolarismo che precorreva i tempi – e ispirato anche a
un famoso documento della Trilateral del trio neoliberista e
neoconservatore Rockefeller – Kissinger – Brzezinsky. Questo elitarismo,
queste concezioni oligarchiche assai diffuse presso i grandi
finanzieri, imprenditori, diplomatici e politici – spesso iscritti e
affiliati alla massoneria – non è certo estraneo al consumo dei grandi
crimini rimasti impuniti...
In particolare vorrei segnalare due
peculiarità che hanno segnato il nostro paese e ne hanno fatto una
Repubblica refrattaria alla verità. Innanzitutto, al di là della realtà
dei partiti che dovrebbero rappresentare le domande di democrazia e
diritti dei cittadini, la scena è stata dominata da lobbies,
consorterie, sodalizi politico – economico – finanziari – massmediatici
l'un contro l'altro armati per il controllo delle principali risorse
strategiche e per il mero profitto economico. Fra queste possiamo
annoverare tranquillamente certe logge massoniche popolate da "fratelli"
facoltosi e le varie mafie nostrane – Cosa Nostra siculoamericana, la
camorra campana, la ndrangheta calabrese, ecc... -. Dagli anni Ottanta
ad oggi il "bipolarismo" italiano ha preso le forme della contesa fra il
"sodalizio" economico – politico costruito intorno a Berlusconi e
quello che fa riferimento all'ing. De Benedetti. Una "piccola"
guerricciola combattuta sui terreni politici, finanziari e
massimediatici: se il Cavaliere ha fondato un partito azienda modellato
sulla propria persona, l'Ingegnere ha sponsorizzato dietro le quinte il
movimento "legalitario" Giustizia e Libertà. In mezzo l'universo
confindustriale concentrato nella RCS – Corriere della Sera. E' inutile
ricordare come anche le "piccole guerre" non escludano i colpi bassi e
le vittime sul campo...
Last but not at least non si può fare a
meno di trascurare i risvolti internazionali a fondamento della nostra
Repubblica reale... Troppo spesso ci si dimentica che, nonostante la
Resistenza, il nostro paese è uscito sconfitto dalla Seconda Guerra
Mondiale e ha dovuto accettare le condizioni imposte dagli Alleati
angloamericani i quali, peraltro, hanno iniziato la loro marcia sulla
penisola anche grazie all'apporto dei mafiosi italoamericani e
siciliani. Poco conta se poi gli americani hanno sostituito i britannici
ricoprendo un ruolo egemone...
Non solo lo sviluppo sociale, economico e
culturale italiano ha dovuto progressivamente adattarsi al modello
"angloamericano", ma gli States hanno fatto del nostro paese la
gigantesca portaerei dell'Alleanza Atlantica sul Mediterraneo nel nuovo
preteso contesto della Guerra Fredda. Avremmo imparato in ritardo che,
in realtà, la distanza tecnologica, economica e militare fra la
superpotenza statunitense e l'URSS era siderale e che il "pericolo
rosso" è stato accampato troppo spesso come pretesto per far lievitare
le spese militari e per consentire a determinati soggetti di lucrare
beatamente. "L'anticomunismo" celava ambizioni egememoniche supportate
anche dagli interessi di soggetti "criminosi". Infatti, caduto il
gigante sovietico e pressochè scomparso il comunismo, sono apparsi
all'orizzonte nuovi nemici da combattere – islamici, stati – canaglia,
signori della guerra, narcotrafficanti, mafiosi, terroristi, ecc... - a
giustificazione delle cifre spropositate per mantenere in piedi un
gigantesco sistema di "difesa" e "sicurezza" globale. A partire dagli
anni della guerra gli States – con il concorso dei loro alleati – in
primis Israele e i paesi europei dell'area NATO – hanno sviluppato un
gigantesco apparato e dispositivo per la "guerra totale", da combattere
con ogni mezzo e risorsa – non solo strettamente militare, ma anche
poliziesca, ideologica, politica, finanziaria, economica, scientifica,
psicologica, massmediatica e perfino criminosa -.
Milioni su milioni di
dollari sono stati investiti nella cosiddetta "guerra clandestina",
"segreta", "sovversiva" e "psicologica", nella quale sono stati
impiegati tutti gli strumenti possibili per condizionare ed orientare le
pubbliche opinioni. Come è stato ammesso da un importante direttore
della CIA – William Colby – l'Italia è stato un grandissimo laboratorio
per le operazioni clandestine che è anche servito per operazioni
golpiste come quella cilena. Un affermazione tanto grave che vorrà dire
pure qualcosa nel paese della "strategia della tensione" e delle stragi
impunite... Quali operazioni le agenzie di intelligence USA e alleate
hanno compiuto in Italia nel quadro del programma CHAOS per le azioni
clandestine di infiltrazione e provocazione ? Di certo, se vogliamo
rendere visibile quel filo rosso che collega i crimini più devastanti
della Repubblica, non possiamo trascurare di illuminare la "pista
americana" e quell'intreccio che riporta all'apparato suppostamente
"anticomunista" – ma spesso utilizzato anche per azioni più
inconfessabili – che coinvolge, oltre agli States e agli alleati
occidentali, il Vaticano, la massoneria, Cosa Nostra siculoamericana e
l'alta finanza e imprenditoria.
In un poche parole il "vero Potere". Non
è un caso che per circa vent'anni – dagli anni Sessanta agli anni
Ottanta – la loggia coperta Propaganda Due si fosse trovata al crocevia
fra questi soggetti costituendo quello che Gelli stesso ha definito
"l'ombrello dell'anticomunismo" in Italia. Ed è innegabile che le
fortune di Gelli & c. inizino quando la massoneria italiana della
"famiglia" di Palazzo Giustiniani sottoscrive un protocollo di impegno
"anticomunista" con i "fratelli americani" e quando vengono impiantate
le logge americane e NATO nel Belpaese presso l'ambasciata statunitense
(la loggia Colosseum) e le basi militari. L'ineffabile Presidente –
"gladiatore" Cossiga ammetterà che la stessa loggia P2 era nata presso
la base militare americana di Bagnoli come una sorta di gruppo misto di
militari e civil servants al servizio degli States... Non sorprende,
allora, la carriera da "spioni" dei due presumibili massimi
rappresentanti della P2, lo stesso Licio Gelli e Umberto Ortolani.
Forse
se vogliamo capire il ruolo assegnato al Belpaese nel quadro atlantico
occorre domandarsi quale fosse il contenuto dei codicilli segreti dei
Protocolli NATO sottoscritti nel 1949. Quali le modalità operative degli
agenti segreti e speciali ? Quali dispositivi scattano quando vengono
avviate le operazioni coperte ? Qual'è il ruolo degli UPSA (Uffici
Protezione e Sicurezza Patto Atlantico) istituiti presso i Ministeri
della Difesa e degli Interni ? Quale disciplina regola i rapporti fra i
"servizi" americani e quelli italiani ? Cosa è realmente STAY BEHIND –
la rete paramilitare allestita dagli statunitensi e dai britannici e
inquadrata nell'Alleanza atlantica – e quali compiti hanno i suoi nuclei
come GLADIO ? Cosa sono i Piani di Sopravvivenza ? Perchè costantemente
si ripetono, senza eccessivo clamore – le illegalità da parte degli
apparati statunitensi nei paesi europei (pensiamo alle Extraordinary
Renditions, ad Echelon, al Datagate, al citato CHAOS, ecc...) ? Per
tacere dei traffici di rifiuti, armi e droga di cui il nostro paese è il
crocevia e che riempiono le casse della criminalità organizzata
autoctona e non... E tutto in un paese ove la presenza di basi militari
americane e NATO è capillare come in nessun altro paese...
Dobbiamo
fare i conti con noi stessi, senza sconti per nessuno, ristabilire la
verità per ripristinare i principi della Costituzione e, a mio avviso,
ciò non sarà possibile finchè non gettiamo la zavorra delle reticenze,
dei silenzi, delle menzogne e delle ipocrisie interessate nella
pattumiera della Storia.
La verità bisogna dirla tutta...
O saremo sempre attaccati a catene invisibili e non vedremo mai il volto degli ispiratori, dei mandanti e degli assassini...
Forse c'è poco tempo per rimarginare quelle ferite ancora aperte sul futuro...
HS
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