Dopo aver ribadito come la moneta unica sia "una monumentale cattiva idea",
Christensen sottolinea come l'euro ha creato un numero infinito di
vittime nel suo tragitto, ha costretto de facto al fallimento numerosi
paesi, ha prodotto la perdita di intere giovani generazioni nell'Europa
del sud e, infine, ha condotto l'Europa nella direzione di un super stato totalitario. Potrebbe scomparire un giorno non così lontano, prosegue il Ceo di Saxo
Bank, lasciando solo un ricordo triste e desolante di un esperimento pericoloso, irresponsabile che non deve essere mai più ripetuto.
Lascerà dietro di sè immensi costi sociali e umani, ma sarebbe molto
meglio subire queste perdite inevitabili il prima possibile. La ripresa
inizierebbe molto prima se la causa alla radice del malessere attuale
venisse rimossa.
Christensen ammette nel prosieguo del suo articolo che sarebbe naive
pensare che la situazione dell'euro potrebbe essere risolta in tempi
rapidi, data la grande quantità di capitale politico che è stato
investito. La burocrazia e tecnocrazia europea, in particolare l'elite
politica che ha costruito l'Ue, farà di tutto per impedire la fine
dell'euro, almeno fino a quando questo non diventerà inevitabile. E lo
diventerà o per la pressione da parte degli elettori – anche se sono stati consultati molto raramente in questa struttura politica post-democratica – o dai mercati, che devono riassumere il loro ruolo
che è stato fino ad ora bloccato durante la crisi, vale a dire i ruolo
di allocare il capitale, dare un prezzo alla moneta e agire
razionalmente.
Nell'affrontare questa "moneta di distruzione di massa",
non dovremo almeno cercare di farci qualche soldo?, si chiederanno i
mercati. In quest'ottica Christensen sottolinea che un'assunzione
razionale sia oggi quella per cui l'euro ha già raggiunto il suo massimo storico superando 1.4000. E utilizza alcune considerazioni a supporto di questa affermazione:
1)L'economia è estremamente debole in tutta la zona euro e l'euro non
avrebbe semplicemente mai dovuto essere creato in principio.
2)La zona euro vuole un euro più debole perché ne ha bisogno. Questo livello è tropo dannoso anche per una Banca centrale come la Bce.
3)La deflazione è dietro l'angolo e Christensen ritiene che la probabilità è maggiore di quel 20% indicato da FMI e altri studi.
4)Anche la Bundebsank sembra rinunciare alla sua nota resistenza al
quantitative easing. Non un buon segnale per Christensen, dato che sono
l'ultimo guardiano di moneta sana in un mondo di svalutazione
competitiva. Tuttavia è quello che sta accadendo. L'alternativa sono i
tassi d'interesse negativi, entrambi gli esiti costringerebbero l'euro a
scendere.
5) Ci sarà poi sempre più sollevazione sociale in Europa
con i giovani disoccupati e i dipendenti del settore pubblico che
creeranno una strana coalizione con le piccole e medie imprese dato che i
loro interessi sono gli stessi e contrari a quelli delle grandi
industrie, grandi banche e le coalizioni di élite al potere. Non
dimenticate mai che le PMI creano lavoro, ma non hanno più accesso al
credito.
6)Le popolazioni europee continueranno a ribellarsi contro la Bruxelles antidemocratica
e cercheranno di costringere misure intrusive più intelligenti. L'ovvia
e rara opportunità di esprimere il dissenso saranno le elezioni europee
di maggio. I movimenti di protesta faranno molto bene in Francia, Regno
Unito e Italia, ma non solo.
Senza considerare, conclude Christensen, poi l'andamento fuori
controllo del rapporto debiti/Pil dei vari paesi, il settore bancario
fragile e l'incapacità geopolitica imbarazzante dell'Europa di
affrontare shock esterni provenienti, tra gli altri, da Cina e Russia.
Fonte: L'Antidiplomatico
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