30 aprile 2014

CILE: Resistenza Linguistica Mapuche

Ramtukan (Intervista)
Resistenza linguistica Mapuche nella voce di una leader: intervista a Elisa Loncon Antileo
Mapuce zomo weycafe igkanielu mapuzugun
Di Fernanda Sánchez Jaramillo Traduzione di Alba Canelli per TLAXCALA 

Elisa Loncon Antileo (nella foto) è una donna mapuche, linguista, membro della Rete per i diritti educativi e linguistici dei popoli indigeni in Cile, difende e parla il Mapuzugun oltre al castigliano e l'inglese. E' anche un'accademica presso l'Università di Santiago. Tuwvn: Origini
Quando divenne consapevole della necessità di esercitare una resistenza linguistica e della sua importanza per la sopravvivenza della lingua e del popolo Mapuche?

ELA: Sono nata in una famiglia in cui si parlavano entrambe le lingue. Da quando sono nata sono cresciuta sentendo due lingue, spagnolo e mapuzugun, questo  mi ha resa consapevole del problema. Anni dopo ho studiato inglese, ma ero già consapevole della questione. Studiando pedagogia inglese, feci un riciclaggio di alcune strategie didattiche per l'insegnamento dell'inglese nell'insegnare il Mapuzugun.
Sapevo di parlare una lingua poco apprezzata socialmente, associata alla discriminazione subita da bambina per essere Mapuche, ma era una lingua che aveva un valore nella mia famiglia. Presi coscienza fin da piccola, del fatto che la mia cultura era importante e allo stesso tempo mi resi conto che era discriminata. Ci è stato insegnato fin da piccoli che è stato un errore chiamarci indiani, che chi arrivò qui pensava di essere in India. Appresi che non eravamo indiani, ma Mapuche.

La ribellione è un'eredità di famiglia, che ruolo ha avuto la sua famiglia nel processo di resistenza Mapuche?

Nessuno nasce ribelle. Siamo nati Mapuche in un contesto di colonialismo interno molto forte. L'imposizione di una lingua, un modo di essere e le circostanze storiche ti pongono in un luogo e ti fanno decidere cosa è giusto e cosa non lo è, altrimenti, lo ignoreremmo. Come popolo abbiamo deciso di renderci visibili e di appartenere, nonostante siamo un popolo discriminato crediamo nel crescere molto collegati alla famiglia e alla comunità, in un ambiente collettivo. La ribellione è il prodotto di una cultura collettiva, oltre ad essere nata in un contesto di oppressione, ma è anche l'identità Mapuche del futuro e dei sogni: vogliamo esercitare i nostri diritti politici e recuperare terreno. Quei sogni sono parte della nostra storia. 

Insegna la lingua madre ai propri figli. Considerando l'importanza della donna nella sopravvivenza della sua lingua, il Mapuzugun, che spazio ha la donna Mapuche nel guidare il processo politico legato alla rivitalizzazione della lingua e quindi della cultura mapuche?

Gli spazi si costruiscono nel tempo. Culturalmente, la donna dispone di spazi connessi alla conoscenza, medicina ed altre pratiche ancestrali. Ci sono donne che si distinguono con alcune azioni ed altre sono più anonime. Nella storia Mapuche non esisteva il patriarcato perché siamo tutti figli della terra, concepiti per difendere la terra, difendere la lingua e in questa difesa non c'è alcuna distinzione tra l'uomo e la donna.

I conquistatori avevano un concetto di "donna di casa", che non coinvolgeva altri ambiti. Questa visione è opposta a quella della cultura Mapuche in cui i ruoli erano comuni. I conquistatori installarono un sistema diverso, il machismo.

Sono nata in una casa dove la donna aveva potere. Mia madre si dedicò a lavorare la terra e generava il proprio reddito con l'orto e i prodotti venduti. Noi, cinque donne e due uomini, abbiamo collaborato. Quest'educazione ci ha insegnato molto sull'autonomia. La maggior parte dei bambini Mapuche lavorano nei campi con la famiglia e contribuiscono all'auto-sussistenza.

Mio padre, un falegname, ha giurato di non essere mai più dipendente dopo aver conosciuto la servitù durante la sua infanzia. Inoltre decise di mandare le sue cinque figlie a scuola, anche se lui non ci è mai andato. Mio padre imparò a leggere all'età di 17 anni. Ci comprava i libri che furono un capitale enorme per noi. Ci portava libri di storia, di filosofia, ci ha insegnato a valorizzare la nostra cultura e instillato il desiderio di imparare dalle altre. Si candidò anche alle elezioni come deputato negli anni '60, ma non fu eletto.


Il suo riconoscimento come accademica le concede determinati privilegi che non hanno altre donne Mapuche, e altri indigeni del campo - senza la formazione accademica tradizionale, ma che hanno conoscenze ancestrali - Come esercita la resistenza la donna Mapuche che è in campo o in un quartiere marginale di Santiago de Cile?

Se non fossi all'università non avrei il sostegno istituzionale per fare tutto quello che faccio. Quando non ero all'università non ero ascoltata. L'università apre le porte e dà prestigio affinché la lingua indigena entri nell'università. La donna Mapuche muove le barriere e gli ostacoli.

Ci sono donne che si dedicano alla medicina naturale, alla guarigione e donne coinvolte nelle espressioni tradizionali che cantano, lavorano l'argento ed altre che posseggono altri saperi ancestrali. Queste sono convocate all'università per discutere dell'importanza delle conoscenze tradizionali nell'insegnamento della lingua, sono quegli spazi e le antiche interazioni culturali, dove s' insegna e si coltiva la lingua.

Quali strategie adottano i movimenti e le organizzazioni sociali Mapuche per aumentare il numero di parlanti di Mapuzugun, che il censimento del 2012 ha fissato all' 8,2%, vale a dire 1.407.741 persone?

Ci sono diverse strategie: la materia di lingua indigena, quattro ore alla settimana nella primaria - iniziata nel 2009 - in 930 scuole primarie con educatori tradizionali, di cultura e lingua, si lavora molto con la cultura orale Mapuche, i racconti, tra le altre forme. I poeti fanno un lavoro di rivitalizzazione interessante che ha condotto ad una valorizzazione della lingua e della cultura attraverso la poesia. Questa è una poesia diversa da quella di Pablo Neruda e Gabriela Mistral perché espone il sentimento mapuche, l'identità, la storia e i sogni dei Mapuche.

Un altro percorso è la medicina Mapuche, che si è installata nel sistema di medicina interculturale perché la resistenza attraverso la pratica medica Mapuche è molto viva nella comunità grazie ai Maci, donne e uomini che la praticano.

Questa pratica ha permesso di mantenere la lingua perché le cerimonie sono fatte nella lingua madre ancestrale, anche perché non includiamo i santi cristiani nella nostra spiritualità, ma adoriamo le nostre divinità Mapuche. La connessione della spiritualità con la natura è speciale e non è stata penetrata da pratiche cristiane. Questo non vuol dire che non ci sono alcuni Mapuche cattolici ed evangelici.

Prima che arrivasse a scuola il tema delle lingue indigene, le forme tradizionali di resistenza hanno impedito che la lingua scomparisse completamente. E' importante chiarire che la perdita della lingua si è verificata nel XX secolo, all'epoca della Conquista, la lingua non fu dominata. Era una lingua potente perché era nel territorio. I conquistatori hanno dovuto imparare la lingua per interagire con noi, mentre difendevamo il territorio, difendevamo la lingua.

La scuola è entrata nel territorio Mapuche negli anni '60, con la riforma dell'istruzione che ampliò l'educazione di base da sei a otto anni, a quel tempo le persone sono state costrette a portare i figli a scuola, ci fu la castiglianizzazione forzata. Proibirono loro di parlare la propria lingua, e venivano picchiati se la parlavano e questo generò traumi. Le politiche dello stato cileno, fecero sparire la lingua.

Purtroppo, questo mi ricorda la situazione che vissero gli indiani in Canada, con la sottomissione e l'assimilazione che vissero nei collegi dove furono portati i bambini dopo essere stati presi dalle loro famiglie e dove hanno sofferto abusi fisici, emotivi e sessuali ...

Ai nativi dell'estemo sud, nella Terra del Fuoco, successe la stessa cosa. Li strapparono dalle loro famiglie e li portarono in collegi, per questo ci sono pochissimi indigeni là. Questo è successo al popolo Mapuche, in misura minore, furono internati in quanto le missioni cattoliche e protestanti istituirono scuole sul territorio Mapuche, poi è arrivato lo Stato. Oggi non abbiamo molti bambini che nascono parlando la loro lingua o in famiglie bilingue, mapuzugun e spagnolo, il sistema continua a "spagnolizzare" e per questo gli educatori tradizionali cercano di spiegare i contenuti della lingua madre ancestrale.

Tra le sue critiche all'Educazione Bilingue Interculturale promossa dal governo vi sono la carenza di insegnanti indigeni, le scuole bilingue stabilite principalmente nelle aree rurali, ignorando l'esodo forzato dei Mapuche verso i centri urbani, e l'esigenza di avere almeno il 20% degli studenti indigeni per avere una scuola bilingue. C'è un progetto pilota nelle comunità indigene che serva da modello per il governo per correggere le falle del sistema?

In questo momento, non vi è una proposta diversa da quella istituita dal governo. Il problema di fondo è quello di implementare l'educazione bilingue senza riconoscere i diritti delle popolazioni indigene, senza riconoscerci nella Costituzione.

Sono necessarie modifiche della Costituzione affinché la rivendicazione di diritti linguistici possa avanzare e i non indigeni non decidano per noi. E' importante che la nostra gente prenda decisioni in merito a contenuti educativi.

Il rapporto tra indigeni e lo Stato cileno è di tipo coloniale. E' quindi essenziale una riparazione storica per la violazione dei nostri diritti umani. Se non viene fatto, ci sarà conflitto. In primo luogo, bisogna riparare e poi avanzare in materia di istruzione, quest'ultima deve essere il prodotto di una riparazione storica.

Qual è il ruolo del partito politico Wallmapuwen Mapuche e dei movimenti sociali nella consolidazione della resistenza linguistica e politica Mapuche?

Si noti che la resistenza linguistica è stata silenziosa nel movimento sociale indigeno perché è stata data più importanza alle questioni economiche e territoriali. Ma è stato sviluppato un'importante lavoro nella sensibilizzazione circa l'importanza della lingua per l'indigeno e per l'essere umano. Il partito politico apparve nello scenario di azione sostenendo il movimento della rinascita della lingua, ma sono nuovi nel tema.

Io lavoro nell'ambito fin dagli anni '80. Avevamo un gruppo di teatro e davamo vita a storie mapuche. In piena dittatura portavamo codesto tema in lingua mapuche nelle comunità. Negli anni '30 e '40, c'erano gruppi che hanno lavorato sulla promozione della lingua.

Ultimamente è stato reso più visibile il lavoro collettivo per il diritto ad avere una lingua madre. Nel contesto attuale di conflitti ambientali, di sovranità alimentare, la lingua ci è servita perché ci riporta come popolo a valutare il problema della conoscenza, sapendolo legato alla sovranità alimentare. Nella nostra lingua sono i nomi dei semi e anche se abbiamo una situazione complessa, perché il territorio ancestrale mapuche viene distrutto e le fonti d'acqua prosciugate, questo problema ci spinge a cercare dov'è il contenuto per resistere. E' nella nostra cultura, nella nostra lingua, e ciò ha generato un risveglio, un movimento nazionale per il recupero della cultura. Si tratta di un lavoro congiunto del collettivo di donne e uomini che resistono con le loro conoscenze collocandosi in spazi dell'altra cultura.

Lei e gli altri rappresentanti del movimento mapuche avete criticato la creazione dell'Accademia di Lingue Indigene perché non c'è stata partecipazione, né consultazione delle popolazioni indigene. Quanto può avanzare il popolo Mapuche nelle sue richieste linguistiche e culturali nel contesto di un'indigenismo di Stato?

Ci scontriamo sempre con l'indigenismo di Stato perché stabilisce le barriere per esercitare il diritto. L'accademia è stata promossa dallo Stato a partire dalla Corporazione Nazionale per lo Sviluppo Indigeno (CONADI), hanno preso la loro gente e il loro piano per creare l'accademia.

A nostro avviso, la lingua appartiene al collettivo e appartiene ad una comunità. Per questo spetta al popolo definire il futuro della propria lingua, non allo stato. Questo è successo tre anni fa, ma ora il processo è un po' più partecipativo.

Insistiamo sul fatto che l'accademia dovrebbe essere pubblica perché il gruppo attuale che l'ha creata la possiede e può decidere sulla lingua. La lingua appartiene ad un collettivo, deve essere di diritto pubblico, non può appartenere a un gruppo, inoltre, se è pubblica lo Stato dovrebbe finanziarla. L'accademia dovrebbe nascere da un disegno di legge che comprende il popolo Mapuche per decidere il futuro della lingua. Abbiamo parlato con il ministro dell'istruzione, il tema di fondo è giuridico e politico.

Che spazio di partecipazione hanno le persone che non sono indigene "pure", ma che si identificano come indigene perché hanno diversi antenati? Includete queste persone o è una lotta tra Mapuche "puri" e i cileni che si identificano come discendenti degli europei?

E' giusto problematizzare la questione dell'identità perché l'identità non è univoca. La vecchia teoria riguardo l'indigena rendeva essenziale il tema dell'identità e di come dovrebbe essere un indigeno. In Cile la differenza tra indios e spagnoli risultò molto forte, i cileni si considerano di origine spagnola.

La storia del razzismo è così forte che non ha dato l'opportunità di consolidare un gruppo meticcio. In Cile, o sei indigeno o spagnolo, il sistema coloniale è stato stabilito in questo modo, e la gente lo riproduce. A seguito di tale conflitto, i poeti cileni Mapuche credono che i cileni devono riconciliarsi e valutare la loro "morenidad" (il fatto di avere la pelle 'morena', cioè scura). Il problema di questo paese è che non ha un'identità definita.

Da dove sono venuti fuori i cileni? La storia coloniale è molto forte. Lo stupro di donne indigene da parte degli spagnoli è stato plasmato dalla popolazione, le colonie spagnole, tedesche e italiane sono posteriori.

Il sistema coloniale e il razzismo impiantato hanno fatto prevalere il cristianesimo e la sua idea di donna, questo è stato installato nella coscienza del cileno. E' molto difficile abbattere quella mentalità, è necessario che guardi la sua "morenidad" che si studino lingue indigene per avvalorare la conoscenza in modo diverso. Il popolo Mapuche ha costruito le sue conoscenze nella resistenza culturale permanente.

Durante il precedente mandato presidenziale non è migliorata la situazione della popolazione Mapuche. Si aspetta maggior continuità da parte di Michelle Bachelet o uno scenario migliore?

Ci sono state alcune mosse in queste settimane di governo, e si, ci aspettiamo miglioramenti con lei sulla questione delle lingue indigene, non si è mosso nulla con il presidente Sebastián Piñera, poiché ha ridotto la politica culturale e non ha sostenuto il lavoro della resistenza linguistica.

Ora siamo in attesa e una delle proposte di Bachelet è quella di creare il Dipartimento degli Affari Indiani, che significa riconoscere il diritto delle popolazioni indigene ed è all'ordine del giorno la questione della modifica della costituzione, ma la questione è come questa viene messa in applicazione. La cosa più importante sarebbe riconoscere i nostri diritti politici e riconoscere i diritti collettivi dei popoli, avere parlamentari, avere rappresentanza politica per prendere decisioni proprie.

Avete una sorta di alleanza con movimenti di sinistra e con il movimento studentesco per difendere la causa Mapuche e di altre nazioni indigene del Cile?
Gli studenti hanno una visione trasformativa. In questo contesto, hanno apertura e all'inizio del 2011 nacque una federazione di studenti Mapuche, ma con il governo Piñera non andò oltre. Adesso il movimento si sta riconfigurando, e d'altra parte, la resistenza dei Mapuche contro i mega progetti ha sensibilizzato l'Accademia.

Questo dà agli studenti l'opportunità di studiare la lingua e la cultura, aprendo lo spazio per affrontare il tema e approfondire la questione indigena. Riteniamo che dobbiamo creare l'università intercuturale per i popoli indigeni e per collegare il lavoro dei giovani. Sempre sono state ricercate alleanze con movimenti sociali, studenti e altri gruppi organizzati. 

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