Vai a sottovalutare l'intelligenza delle persone. Il segretario di Stato
USA, John Kerry, ha detto che Assad è come Hitler. Ma come gli sarà mai
venuto in mente un paragone così originale?
Però, anche senza un Hitler, nel Sacro Occidente sappiamo farci
rispettare. Che bisogno abbiamo noi di tiranni e dittatori? Si sa che da
noi comanda l'Elettore, il Santo Elettore, e che la cancelliera Angela
Merkel non muove un passo senza prima sondare gli umori degli elettori
della Vestfalia e del Brandeburgo. Eppure la Leggenda del Santo Elettore
non tiene conto del fatto che costui non ha mai sentito neppure
nominare il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il
nuovo mercato comune che unirà le due sponde dell'Atlantico nel 2015.
Non se ne è discusso in nessuna campagna elettorale europea, sebbene
sarebbe stato interessante sapere cosa ne avrebbero pensato, ad esempio,
gli agricoltori tedeschi; ma in questi anni sono stati intrattenuti a
baloccarsi su questioni futili o inesistenti, come pagare o meno i
debiti dei "PIIGS".
La propaganda ufficiale è riuscita a diffondere
anche in Germania, Olanda e Finlandia la fiaba leghista del Nord che
mantiene il Sud, e gli elettori vengono ridotti davvero come bambini che
vogliono riascoltare sempre la stessa fiaba. Intanto, nel giugno
scorso, la Merkel riceveva a Berlino, in pompa magna, il presidente
Obama per dare l'annuncio dell'avvento del mercato transatlantico,
cantando come al solito le lodi della "concorrenza" (nome in codice
delle multinazionali), foriera di milioni di posti di lavoro e di
benessere per tutti. In realtà si tratta di un'integrazione
dell'economia europea in quella statunitense, ed al livello degli
standard sociali e produttivi degli Stati Uniti.
Neanche in Germania la notizia del TTIP è stata molto rilanciata, ed
anche lì la maggior parte della gente continua a non saperne nulla.
Forse perché la supina accettazione del TTIP contrasta con l'immagine
rampante ed aggressiva che oggi i media vorrebbero imporre della
Germania. Fu infatti la stessa Merkel, nel 2007, nella sua veste di
presidente del Consiglio Europeo, a firmare il primo accordo con
l'allora presidente USA, Bush. Il TTIP venne spacciato per un "accordo
bilaterale", ma in effetti si poneva nella stessa linea dettata
dall'Organizzazione Mondiale per il Commercio/WTO dal 1995, e ne
costituiva una diretta e logica conseguenza. Infatti non c'è mai stata
una vera discussione a riguardo e, solo per aver proposto di escludere
dall'accordo TTIP il settore degli audiovisivi, il presidente francese
Hollande si è beccato l'epiteto di "reazionario"
dal presidente della Commissione Europea, Barroso. Come sorprendersi se
adesso il povero Hollande vuole andare a bombardare la Siria per
potersi sentire di nuovo qualcuno?
Ma la Francia non la prende sul serio nessuno, mentre è la Germania,
secondo molti commentatori, a tenere per le palle l'Europa tenendo
stretti i cordoni della borsa. Non c'è dubbio che la Germania abbia
tratto sinora enormi vantaggi dall'euro, sino ad instaurare un vero e
proprio fenomeno di sub-colonialismo sui Paesi del Sud Europa. Come è
ormai arcinoto, la Germania può permettersi di pagare interessi più
bassi sui propri titoli di Stato, poiché sono i Paesi con titoli
"rischiosi" come l'Italia, la Spagna o la Grecia a pagare i maggiori
interessi agli investitori. Allo stesso modo, l'eccessivo valore
dell'euro ha penalizzato le esportazioni di concorrenti tradizionali
della Germania, come l'Italia. La Bundesbank ha saputo certamente fare i
propri interessi presentando l'ammissione degli altri Paesi europei al
club dell'euro come un onore ed una concessione; e, probabilmente, era
persino convinta che così fosse.
Sull'altare dell'Europa, un ceto politico italiano in preda alla
libidine di servilismo ed all'autorazzismo, ha perciò sacrificato anche
industrie in grado di infastidire i giganti tedeschi. Ciò dimostra
ancora una volta che le cosiddette "borghesie nazionali" sono un mito, e
che esistono solo ceti affaristici locali incapaci di concepirsi al di
fuori della servitù coloniale. L'Alfa Romeo era una delle poche case
automobilistiche che potevano insidiare il mercato di Mercedes e BMW, e
la privatizzazione/"fiattizzazione" operata da Romano Prodi, l'ha
ridotta ad un semplice marchio. Anche parte della siderurgia pubblica
italiana è stata svenduta alla multinazionale tedesca ThyssenKrupp, che
ci ha ringraziato ammazzando un po' di operai italiani, adesso persino
con l'avallo dei nostri giudici di Appello.
Sta di fatto però che anche il debito pubblico tedesco
sta toccando sempre nuovi record. Nell'aprile scorso il debito tedesco
ha sfiorato il livello dell'82% del PIL. Il motivo? Ci sono da pagare le
quote dell'ESM, il Meccanismo Europeo di Stabilità, quel fondo
salva-banchieri che ha appena elargito sessanta miliardi di euro alle
banche europee in crisi. Nonostante la diceria che la Germania tenga
stretti i cordoni della borsa, in realtà sta versando all'ESM oltre
centonovanta miliardi di euro.
L'ESM impegna anche l'Italia a versare qualcosa come centoventicinque
miliardi di euro, e ciò nell'ipotesi che la stessa Italia un giorno
abbia bisogno di farsi prestare quei soldi (sic!). L'ESM è un Fondo
Monetario Internazionale in versione europea, che sinora ha riservato le
sue piogge dorate ai banchieri. Anche nel suo statuto l'ESM confessa
questa sua complementarietà e dipendenza nei confronti del FMI, il
quale, come si sa, ha sede a Washington. A gestire direttamente la crisi
finanziaria in Europa infatti è lo stesso FMI, che appena una settimana
fa ha intimato alla Grecia di trasferire definitivamente la gestione dei suoi beni immobiliari
ad una holding europea con sede in Lussemburgo, che porti a compimento
quel programma di privatizzazioni che ridurrà i Greci alla stregua di
immigrati clandestini nel proprio Paese.
Non contento, il FMI - dissimulato sotto la voce di "Troika", come se
fosse un'invasione sovietica -, ora impone alla Grecia anche di disfarsi
delle sue agenzie militari
con tutti i dipendenti, senza indennizzi. In tal modo il FMI si rivela
come il braccio finanziario della NATO, che diventerebbe l'unico
controllore del territorio greco. Pare proprio difficile pensare che il
caso greco non c'entri nulla con l'aggressione contro la Siria, ed
ancora più difficile escludere che quest'aggressione rientri nel quadro
di un'ulteriore stretta della sottomissione coloniale dell'intero
Mediterraneo.
Se la Germania non comanda neppure in Grecia, tanto più risulta
improbabile un dominio della Merkel sulla politica italiana. Non si
capisce infatti su quale potere di pressione potrebbe contare la
Germania, dato che le sue banche non sono neppure i principali detentori
del debito italiano. Anzi, dal 2011 il debito pubblico italiano si è andato sempre più "italianizzando".
Ma per tanti commentatori, e persino "oppositori", fare l'antidesco oggi
è sicuramente più "igienico" che fare l'antiamericano. Non è la
Germania infatti non il Paese che ci occupa militarmente. Anzi, tra i
suoi attuali privilegi sub-coloniali, la Germania può vantare anche la
possibilità di non partecipare ad avventure militari. Bisognerà vedere
però cosa rimarrà di questi privilegi quando il mercato transatlantico
sarà stato avviato.
Fonte: Comidad
questo articolo dimostra la mia tesi ovvero che l'euro e la governance eu sia solo uno strumento anglo a.m.e.r.i.c.a.n.o per sottometterci...
RispondiEliminala storiella della "cermania" dominatrice è solo fuffa
lelamedispadaccinonero.blogspot.it