Esistono diversi modi per raccontare la Storia. Uno è quello
cronologico-analitico, che mette in fila le date e i fatti cercando di
creare delle precise connessioni di causa ed effetto e dei collegamenti
sempre più ampi e intrecciati degli eventi. L’altro è quello
idealistico-romanzato, che pur non trascurando l’attinenza ai fatti
accaduti cerca di rileggerli in una chiave più intimistica, soggettiva e
coinvolgente. Nel primo metodo prevale l’oggettività, il distacco
freddo e scientifico dai fatti che si stanno narrando, nel secondo la
soggettività, la partecipazione emotiva e febbrile agli eventi nei quali
ci si sente intimamente coinvolti. Entrambe queste metodologie di
narrazione sono speculari e complementari: non si può essere
sufficientemente lucidi, distaccati ed obiettivi se prima non si è
vissuto emotivamente e appassionatamente ciò di cui si sta parlando, e
d’altra parte non si può raccontare con passione e intensità ciò di cui
non si conosce l’esatta evoluzione cronologica dei fatti. Nel testo che
vi propongo oggi, scritto con brillantezza ed efficacia da Francesco
Mazzuoli che mi ha gentilmente concesso la possibilità di pubblicarlo
sul blog, prevale sicuramente il secondo aspetto della narrazione della
Storia: quello romanzato, passionale, emotivamente coinvolto.
Eppure
ad una lettura più attenta del testo noterete che non manca nulla della
rispondenza ai fatti, ai dati e agli eventi di cui abbiamo tanto
discusso in questi mesi. Il racconto, che oltre a ripercorrere i più
importanti fatti degli ultimi trenta anni tenta di prevedere un
possibile epilogo dell’attuale vicenda italiana ed europea,
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