Siamo a fine gennaio. Un po’ a sorpresa, il primo ministro inglese David
Cameron annuncia di voler sottoporre a referendum la permanenza della
Gran Bretagna nell’Unione europea. A Helsinki, Timo Soini, leader del
partito dei Veri Finlandesi, esclama: facciamolo anche qui. Contro la
sua proposta si sono schierati in molti: dal presidente della Repubblica
Niinistö al premier Katainen. Ma la questione non s’è chiusa. Perché se
è vero che di referendum non se ne terranno a Helsinki, è altrettanto
vero che il rapporto tra Finlandia e Ue è un nervo scoperto. La
posizione filoeuropeista del governo Katainen non si discute: la
Finlandia è e resterà nell’Unione europea. Ha e manterrà l’euro. Linkiesta Ma
c’è altro. Commentando le parole di Soini, il ministro delle finanze
Jutta Urpilainen ha detto che non serve una consultazione popolare ma
servono riforme: ad esempio è necessario che i paesi dell’Europa
Meridionale (vale a dire Italia, Grecia, Portogallo, Spagna) adottino
una più rigorosa disciplina di bilancio. Appunto: bilanci statali, piani
di salvataggio e denaro che non torna indietro. Leggi tutto...
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