«I
diversi ricatti che pesano sui politici e le istituzioni minacciano di
provocare una paralisi del sistema politico e un’implosione delle
istituzioni, che potrebbe portare alla fine del modello democratico
attuale.»
«Malefatte che hanno trasformato la Spagna in un’immensa cloaca inondata dalla corruzione».
«La fogna in cui si è trasformato lo stato spagnolo conta più astri di una costellazione»
Sono anni che andiamo ripetendo queste affermazioni, invero con
audience ben scarsa. Fa quindi una certa quale impressione leggerle su
organi a vasta diffusione. Due concetti dovrebbero essere valutati con la massima attenzione.
1. «Implosione delle istituzioni»
L’ostinarsi nel non voler vedere, considerare e rimediare una lunga
serie di problemi porta inevitabilmente alla loro putrefazione.
Esattamente quello che é successo per l’Unione Sovietica: nel disperato
tentativo di mantenere in vita un sistema marcio i russi arrivarono al
crollo, all’implosione. Repentina ed inaspettata solo per gli sprovvidi
accecati dai paraocchi delle ideologie.
Quando un corpo di regole non rappresenta più la realtà e presenta
evidenti contraddizioni dovrebbe essere abbandonato, ed in tutta fretta.
Le teorie economiche e politiche non dovrebbero essere vissute come
dogmi di fede. Non sono verità eterne.
2. «Fine del modello democratico attuale».
É inutile nascondersi dietro ad un dito oppure voler a tutti costi ridursi alla favoletta del Il Re é nudo.
Ciò che sta crollando in Europa é l’impianto strutturale voluto dal così detto “illuminismo“,
con tutte le sue susseguenti variazioni sul tema. Non son solo le
teorie comuniste, socialiste, socialdemocratiche e keynesiane ad essere
entrate in avanzata fase putrefattiva. Non è solo la nefasta teoria che
legittimizza l’intervento dello stato nei processi economici e nella
vita dei cittadini, privandoli di fatto della libertà e, quindi, anche
della libertà economica.
É il cuore dell’illuminismo a morire.
Il suffragio universale é incompatibile con la sanità di bilancio, e
senza bilanci almeno in pareggio nessun modello di organizzazione
statale può sussistere nel tempo. I conti devono tornare e non si può
generare ricchezza dal nulla.
Conclusioni.
Non ci si faccia illusioni. Nemmeno la più impercettibilmente piccola.
Ad ogni azione corrisponde una reazione eguale e contraria.
La strenua resistenza opposta dallo statalismo alla realtà che avanza
implacabile porta inevitabilmente ad un immane disastro: la società della miseria. Questa é l’ultima carognata perpetrata dagli statalisti a danno dell’intera enclave europea.
Non ci si faccia illusione alcuna: ma proprio nessuna.
LO STATO TRABALLA
Il discorso annuale del premier sullo stato del paese
del 20 febbraio arriva in un momento di profonda crisi economica,
sociale e istituzionale. Il sistema politico spagnolo è a un passo
dall’implosione.
Anche se non esiste alcun legame tra loro, i diversi ricatti
che pesano sui politici e le istituzioni minacciano di provocare una
paralisi del sistema politico e un’implosione delle istituzioni, che
potrebbe portare alla fine del modello democratico attuale.
Dal re in giù, ormai è difficile incontrare una personalità dello stato che non sia coinvolta in qualche tipo di ricatto. Non c’è partito politico di peso esente da questo rischio.
Diego Torres continua a manovrare la macchina del ricatto contro il suo ex socio e genero del re Iñaki Urdangarin, e nel frattempo ha coinvolto l’infanta Cristina e ha attaccato sempre più duramente la Casa reale. Nella sua ultima apparizione, Torres ha parlato addirittura di interventi diretti di Juan Carlos, di un’amica intima del monarca e persino del principe Felipe.
Nelle fila del governo le cose non vanno meglio. Mariano Rajoy, nelle doppia veste di presidente del Pp e primo ministro, non ha ancora fornito spiegazioni adeguate sul perché Luís Bárcenas abbia continuato a lavorare per il partito per più di due anni dopo essersi dimesso da senatore ed essere stato coinvolto nella vicenda Gürtel [caso di corruzione che ha coinvolto alti funzionari del Partito popolare e imprenditori favoriti nella concessione di appalti pubblici]. Nessuno sa spiegare come mai sia stato concesso un simile privilegio a un uomo che ha portato 22 milioni di euro in Svizzera ed è stato il responsabile delle finanze del partito per più di vent’anni.
Come in un romanzo a puntate del XIX secolo, ogni giorno gli spagnoli vanno in edicola o navigano su internet per conoscere l’evoluzione delle malefatte che hanno trasformato la Spagna in un’immensa cloaca inondata dalla corruzione. L’argomento domina le conversazioni nei supermercati, nei bar e nelle fabbriche, ed è penetrato così a fondo che l’indignazione monta incontrollata.
In Catalogna la stabilità politica è minacciata dalla [notizia che le agenzie investigative spiavano] (3410291) gli affari e la vita privata dei vertici politici. È evidente che lo scopo della sorveglianza, di cui ancora si cercano i responsabili, fosse proprio il ricatto. Alcuni dei politici più coinvolti nel processo indipendentista potrebbero essere accusati formalmente di corruzione nelle prossime settimane.
La fogna in cui si è trasformato lo stato spagnolo conta più astri di una costellazione. L’indignazione, intanto, aumenta di giorno in giorno e ribolle sui social network. I movimenti civici degli indignados cominciano a ottenere le prime vittorie sul parlamento e sulle decisioni dei partiti al potere.
Se questa storia andrà avanti, se [l’infanta Cristina sarà chiamata a deporre] nei processi per corruzione contro il duca di Palma e se gli alti funzionari del Pp (incluso il presidente del governo) saranno convocati da un giudice, la stabilità dell’esecutivo potrebbe andare definitivamente in pezzi.
Nel frattempo la serie inarrestabile di ricatti non suscita alcuna reazione. Bárcenas manipola le sue agende e i suoi documenti con destrezza, ed è riuscito a evitare che Rajoy avviasse alcuna azione giudiziaria contro di lui o si azzardasse nemmeno a pronunciare il suo nome.
Accettare il ricatto non fa che mantenere o aggravare una debolezza. Se le richieste dell’estorsore sono eccessive, è meglio farla finita subito.
A proposito di malattie, i continui acciacchi del re di Spagna, la sua età avanzata e gli obblighi imprescindibili della sua agenda sono un ulteriore elemento di difficoltà per una istituzione ereditaria che non è abbastanza solida da impedire una successione complessa e delicata.
Le cariche sono ormai piazzate nella struttura dello stato. Se esploderanno dall’interno, sarà molto difficile tenere in piedi i pilastri portanti. Ma il rischio di destabilizzazione non può e non deve impedire che si conosca la verità. Questa volta i cittadini non sono disposti a perdonare o a dimenticare.
Dal re in giù, ormai è difficile incontrare una personalità dello stato che non sia coinvolta in qualche tipo di ricatto. Non c’è partito politico di peso esente da questo rischio.
Diego Torres continua a manovrare la macchina del ricatto contro il suo ex socio e genero del re Iñaki Urdangarin, e nel frattempo ha coinvolto l’infanta Cristina e ha attaccato sempre più duramente la Casa reale. Nella sua ultima apparizione, Torres ha parlato addirittura di interventi diretti di Juan Carlos, di un’amica intima del monarca e persino del principe Felipe.
Nelle fila del governo le cose non vanno meglio. Mariano Rajoy, nelle doppia veste di presidente del Pp e primo ministro, non ha ancora fornito spiegazioni adeguate sul perché Luís Bárcenas abbia continuato a lavorare per il partito per più di due anni dopo essersi dimesso da senatore ed essere stato coinvolto nella vicenda Gürtel [caso di corruzione che ha coinvolto alti funzionari del Partito popolare e imprenditori favoriti nella concessione di appalti pubblici]. Nessuno sa spiegare come mai sia stato concesso un simile privilegio a un uomo che ha portato 22 milioni di euro in Svizzera ed è stato il responsabile delle finanze del partito per più di vent’anni.
Come in un romanzo a puntate del XIX secolo, ogni giorno gli spagnoli vanno in edicola o navigano su internet per conoscere l’evoluzione delle malefatte che hanno trasformato la Spagna in un’immensa cloaca inondata dalla corruzione. L’argomento domina le conversazioni nei supermercati, nei bar e nelle fabbriche, ed è penetrato così a fondo che l’indignazione monta incontrollata.
In Catalogna la stabilità politica è minacciata dalla [notizia che le agenzie investigative spiavano] (3410291) gli affari e la vita privata dei vertici politici. È evidente che lo scopo della sorveglianza, di cui ancora si cercano i responsabili, fosse proprio il ricatto. Alcuni dei politici più coinvolti nel processo indipendentista potrebbero essere accusati formalmente di corruzione nelle prossime settimane.
La fogna in cui si è trasformato lo stato spagnolo conta più astri di una costellazione. L’indignazione, intanto, aumenta di giorno in giorno e ribolle sui social network. I movimenti civici degli indignados cominciano a ottenere le prime vittorie sul parlamento e sulle decisioni dei partiti al potere.
Se questa storia andrà avanti, se [l’infanta Cristina sarà chiamata a deporre] nei processi per corruzione contro il duca di Palma e se gli alti funzionari del Pp (incluso il presidente del governo) saranno convocati da un giudice, la stabilità dell’esecutivo potrebbe andare definitivamente in pezzi.
Nel frattempo la serie inarrestabile di ricatti non suscita alcuna reazione. Bárcenas manipola le sue agende e i suoi documenti con destrezza, ed è riuscito a evitare che Rajoy avviasse alcuna azione giudiziaria contro di lui o si azzardasse nemmeno a pronunciare il suo nome.
Accettare il ricatto non fa che mantenere o aggravare una debolezza. Se le richieste dell’estorsore sono eccessive, è meglio farla finita subito.
La stanchezza del re
A questo panorama desolante bisogna aggiungere la crisi sistemica della Confederazione delle industrie spagnole (Ceoe). L’ex presidente [Gerardo Díaz Ferrán] è in galera per gravi atti di corruzione. Il suo successore [Joan Rossell] si comporta come un piromane, mettendo in dubbio i dati ufficiali dello stato sulla disoccupazione e insultando centinaia di migliaia di lavoratori del settore pubblico. Il vicepresidente [Arturo Fernández] dovrà dimettersi con l’avanzare del processo in cui è accusato di reati contro la previdenza sociale e il fisco per aver pagato in nero i suoi dipendenti.A proposito di malattie, i continui acciacchi del re di Spagna, la sua età avanzata e gli obblighi imprescindibili della sua agenda sono un ulteriore elemento di difficoltà per una istituzione ereditaria che non è abbastanza solida da impedire una successione complessa e delicata.
Le cariche sono ormai piazzate nella struttura dello stato. Se esploderanno dall’interno, sarà molto difficile tenere in piedi i pilastri portanti. Ma il rischio di destabilizzazione non può e non deve impedire che si conosca la verità. Questa volta i cittadini non sono disposti a perdonare o a dimenticare.
Traduzione di Andrea Sparacino
Fonte: Rischio Calcolato
la propria bandiera non va bruciata...
RispondiEliminai problemi vengono dall'alto e non certamente dai governi nazionali...
nonostante la recessione continui l'avanzata la gente sa solo manifestare accompagnata dai vari sindacati, non ripudia l'unione e ripete la solita manfrina dei privilegi dei parlamentari...
che destino amaro ci attende...
@alba ti ho inviato un mio articolo
cosa ne pensi?
I problemi, purtroppo, vengono ANCHE dai governi nazionali, i quali permettono ai signori banchieri di ridurci a niente più che una forma ibrida tra lo schiavo dell'antichità e lo schiavo delle dittature........
EliminaI governanti sono ANCHE responsabili proprio in quanto tali. Essi dovrebbero regolare i rapporti strutturali tra i vari settori della società impedendo il prevalere di uno sugli altri, mentre le banche si innalzano come montagne su tutti e tutto.
i problemi vengono dall'alto... se non si sconfigge il pesce grosso non si risolverà mai nulla
Eliminalelamedispadaccinonero.blogspot.it