Negli Stati Uniti sta succedendo qualcosa che potrebbe servire da
esempio a chi si appresta a votare in Italia. Si tratta del brusco
voltafaccia - quasi comico, viene da dire - che il partito repubblicano
ha dovuto fare negli ultimi giorni, riguardo alla riforma sulla legge
dell'immigrazione. Com'è noto, il partito repubblicano ha sempre
tenuto una linea dura contro l'immigrazione facile e contro gli
immigrati clandestini. Si tratta in gran parte di messicani che hanno
attraversato di nascosto la frontiera, nel corso dei decenni, e che poi
hanno continuato a vivere in America, soprattutto negli stati lungo il
confine (Arizona, Texas, New Mexico, California).
Si calcola che
siano circa 11 milioni i "latinos" senza documenti che vivono negli
Stati Uniti ormai da diverse generazioni. Molti di loro trovano lavoro, e
pagano comunque le tasse, anche se non possono lasciare il paese perché
non potrebbero mai più rientrare. Costoro devono anche fare dei numeri
da circo per riuscire ad avere la patente, per riuscire a farsi
intestare la bolletta del telefono, o per avere accesso alla pubblica
sanità. Il problema è ormai diventato enorme, e va affrontato in maniera
radicale. I democratici vanno proponendo da tempo una riforma
universale, che condoni il reato di immigrazione illegale ed offra a
queste persone il cosiddetto "path to citizenship", ovvero un percorso
graduale che li porti prima a regolarizzare la loro posizione ("green
card", ovvero permesso di residenza e di lavoro) e poi eventualmente ad
offrirgli la cittadinanza.
I repubblicani invece hanno sempre seguito la linea dura: alziamo le barriere lungo il confine, ...
...
aumentiamo il numero dei poliziotti che lo proteggono, arrestiamo e
deportiamo senza pietà chiunque venga fermato senza documenti.
La
riforma sull'immigrazione è stata uno degli argomenti principali nel
recente scontro elettorale. Obama diceva "l'America è di tutti,
legalizziamo la loro posizione", Romney diceva "l'America è mia, che se
ne vadano tutti a casa".
È successo, come tutti sanno, che
repubblicani hanno perso le elezioni alla grande. Ed hanno perso
soprattutto grazie al voto dei latinos, che si è riversato al 71% a
favore di Obama. (Quella dei latinos non è l'unica categoria demografica
che ha fatto prevalere Obama, ma è stata sicuramente quella decisiva).
Dopo
la bastonata i repubblicani hanno fatto il loro mea culpa, si sono
leccati le ferite, ed ora hanno deciso che per tornare ad essere
competitivi, nelle prossime elezioni, dovranno "andare incontro ai
latinos". Siamo quindi assistendo ad un carnevalesco voltafaccia dei
repubblicani, che ora si dichiarano spudoratamente a favore della
riforma universale per l'immigrazione, ed anzi fanno a gara con i
democratici per offrire clausole più o meno appetibili ai latinos. Ormai
i termini generali della riforma sono stati delineati, e la legge verrà
probabilmente approvata a grande maggioranza dal Parlamento entro la
fine dell'anno.
Questo esempio ci dice una cosa molto semplice:
se il politico vuole il voto di una certa categoria di cittadini, deve
dare a quei cittadini ciò che loro chiedono. Altrimenti, nisba.
In
Italia c'è una differenza fondamentale rispetto agli Stati Uniti,
poiché da noi non è ancora in uso l'abitudine di perseguire il voto
secondo criteri demografici. Da noi è molto più facile fare politica,
perché basta lanciare degli slogan generici - e quindi sostanzialmente
vuoti - per dire di aver fatto "propaganda elettorale". Berlusconi
lancia il suo messaggio generico alla destra conservatrice, e prende
dove prende, a tutti i livelli e fra tutte le categorie sociali. Bersani
lancia il suo messaggio generico alla sinistra progressista, e prende
dove prende, a tutti i livelli e fra tutte le categorie sociali.
Ma
vedrete che molto presto arriverà anche da noi l'introduzione del
criterio demografico, perchè è molto più accurato ed efficace di quello
generico: naturalmente, per noi non sarà un criterio
latinos/bianchi/neri, oppure ebrei/cattolici/protestanti, ma saranno
criteri demografici che rispecchiano la realtà del nostro paese.
I
politici cominceranno ad accorgersi, ad esempio, che "c'è una forte
tendenza al pacifismo nei giovani fra i 18 e i 25 anni che vivono in
zone urbane ad alta densità di popolazione". Oppure che "c'è una
crescente richiesta da parte del piccolo imprenditore di essere meglio
protetto dall'estorsione da parte della mafia". Oppure che "c'è un forte
desiderio da parte dei bagnini di Riccione di indossare il tanga
durante i turni di lavoro".
Non importa che cosa sarà: quello che
importa è che con il costante dell'aumento dell'astensionismo i
politici dovranno presto correre ai ripari, se vorranno continuare ad
essere legittimati a governare, e questo potranno farlo soltanto in
modo: cercando di ascoltare le richieste della gente.
Sta quindi a
noi, prima di tutto, di stabilire chiaramente che cosa vogliamo, di
imparare a far sentire la nostra voce, e di dare il voto soltanto in
cambio di un impegno chiaro e preciso su qualcosa di specifico che
riteniamo particolarmente importante.
Finché continueremo ad
accontentarci dei loro slogan generici, finchè continueremo a chiudere
gli occhi e mettere una crocetta a caso "perché tanto qui non cambia
comunque nulla", continueremo ad essere noi i primi responsabili della
vostra rovina.
Massimo Mazzucco
Luogocomune
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