29 gennaio 2013

Lo strano caso della Banca d’Italia e del Monte dei Paschi di Siena

Abbiamo già pubblicato degli articoli in merito alla vicenda che vede come protagonista la banca Monte dei Paschi di Siena. E’ oramai di dominio pubblico il legame tra il Partito Democratico e la storica banca senese, nonchè appurati i favoritismi della oligarchia politico-finaziaria dei Monti&co. capace di versare nelle casse della MpS 3,9 miliardi di euro, ottenuti dissanguando le masse meno abbienti, per risanare, con scarsi risultati visto la bufera dei derivata e il conseguente buco di bilancio, i conti in rosso della stessa. Già nel recente passato (2010) la MpS, dopo l’oneroso (10mld) e fallimentare acquisto di Banca Antonveneta,  face una richiesta di liquiditá allo Stato Italiano per 3,4 miliardi di euro, elargita poi tramite i famosi Tremonti Bond.
Di Italo Romano
Oltre la Coltre 

Fu una “manovra di riconoscenza” da parte di Re Silvio, difatti vi rammento che la MpS fu l’unica banca a concedere prestiti al rampante imprenditore Silvio Berlusconi per la costruzione di Milano2 e Milano3.
Il legame tra il mondo politico e l’élite bancaria, nonostante il divorzio tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia avvenuto nel 1981, è sempre stato solido e indissolubile, al motto socializziamo i debiti e privatizziamo i crediti. Hanno ceduto la sovranità monetaria ad enti privati in cambio del sogno ultraliberista, e questi sono i risultati.
L’ultimo in ordine di tempo a commentare la vicenda è stato l’ex Ministro dell’Economia del governo Monti-Bersani-Berlusconi-Casini-Fini e uomo di punta della tecnocrazia europea, Vittorio Grilli:
“La situazione di Mps non è una novità, non è un fulmine a ciel sereno. Conoscevamo le sue problematicità già da un anno. Non ho evidenza di problemi in altre banche. Sui controlli dico solo che sono di competenza di Banca d’Italia”.
La replica di Bankitalia non si è fatta attendere, ecco quanto dichiarato in una nota apparsa sull’Ansa:
“La vera natura di alcune operazioni riguardanti il Monte dei Paschi di Siena riportate dalla stampa é emersa solo di recente, a seguito del rinvenimento di documenti tenuti celati all’Autorità di Vigilanza e portati alla luce dalla nuova dirigenza di Mps”.
Molto divertente, ma le cose non stanno proprio così.
Secondo quanto riportato dal sito della Banca d’Italia, che nonotante le rassicurazioni della Corte di Cassazione è una S.p.a. in mano ai potentati nazionali e non solo, tra gli azionisti della stessa figura l’istituto bancario del Monte dei Paschi di Siena, con un percentuale del 2,5%, 7.500 quote e 19 votanti nell’Assemblea degli Azionisti.
Ricordo che tra le funzioni svolte dalla Banca d’Italia vi è quello di vigilare sull’azione degli intermediari finanziari, ovvero le altre banche presenti sul territorio italiano [articoli 106 ("elenco generale") e 107 ("elenco speciale") del Testo Unico Bancario (d.lgs. n. 385/1993)], emanando regolamenti, impartendo istruzioni e assumendo provvedimenti nei confronti degli intermediari finanziari.

In questo caso, chi è il controllore? E chi è il controllato? Qual è la linea di demarcazione che separa queste due figure? Chi dovrebbe punire chi? Di chi è la responsabilità?
Ci prendono per il culo, mi pare ovvio.

La Banca d’Italia non è più l’istituto pubblico e democratico ante ’81, ma è un cartello bancario, in mano alla finanza internazionale.
Ad esempio, la Mps è solo in parte italiana, i suoi maggiori azionisti, oltre alla Fondazione MontePaschi sono:
- JPMorgan Chase & Co. è una società finanziaria con sede a New York, ed è leader nei servizi finanziari globali;
- AXA è una compagnia di assicurazioni francese, leader mondiale nel settore con ramificazioni sull’intero pianeta;
- Finamonte Srl,  società specializzata in attività di servizi finanziari;
- Unicoop Firenze è una delle 9 grandi cooperative di consumo del sistema Coop, la prima Coop italiana per numero di soci (oltre un milione) e per vendite (oltre 2 miliardi di euro);
Questo paese non ha più sovranità su nulla. A che ne dicano i benpensati, la democrazia è solo una farsa.
Le tre maggiori azioniste di Bankitalia sono: Banca IntesaSanPaolo, Banca Unicredit e Assicurazioni Generali e da sole detengono quasi il 60% delle azioni dell’istuto di Palazzo Koch. I loro maggiori dirigenti hanno fatto parte della squadra del governo tecnico e probabilmente ricopriranno incarichi anche nel prossimo governo, qualunque sia la “scelta” degli italiani alla urne.
C’è qualcosa che non torna.

La Banca d’Italia non doveva essere indipendente dalla “corruzzzzione” statale? Non era uno dei mantra ultraliberisti dei Chicago Boys? Oppure si doveva semplicemente svendere la democrazia controllando la moneta, la politica economica e quindi la pianificazione e la strategia di chiunque avesse avuto la possibilità di governare il paese?
Questo sistema è una truffa legalizzata, orchestrata da un’élite plutocratica atta a calpestare la vita e la dignità di milioni persone.
L’economia è lotta di classe. Occorre acquisire consapevolezza e conoscenze per sviluppare le capacità e creare i mezzi e le condizioni per difendersi.

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