A questo punto inizio provare simpatia per lui. Avevamo appena
finito di seppellirlo, e lui già si ripresenta con lo stesso entusiasmo
di un ragazzino che si affaccia per la prima volta sulla scena politica,
convinto di poter cambiare il mondo solo perché lui ha capito tutto
della vita. A questo punto non importa più chi c'è dietro e chi
c'è davanti, chi c'è sotto e chi c'è sopra, con chi finirà per allearsi e
chi invece farà combutta contro di lui: tutta quella è politica, la
solita vecchia politica inutile che finirà nel solito vecchio modo
inutile.
Ma a questo punto qui c'è l'uomo che prevale su tutto.
Qui c'è un uomo che ha saputo capire la profonda natura degli italiani,
ed ha saputo approfittarne proprio per il fatto di essere italiano come
loro.
Una cosa è dire "gli italiani sono dei provinciali,
presuntuosi e paraculi, me ne vado da questo paese dei fichi secchi",
detto con la evve moscia mentre ci si sistema l'orologio d'oro sul
polsino della camicia. Un'altra è dire"gli italiani sono dei
provinciali, presuntuosi e paraculi, adesso me li inchiappetto tutti
perchè sono fatti esattamente come me."
Berlusconi non è un
politico uscito dai corridoi di un partito, dove è stato formato alla
sottile arte della bugia e del compromesso. Berlusconi è letteralmente
un uomo della strada come tutti gli altri, è identico a milioni di altri
italiani come lui. L'unica differenza è che lui un giorno ha fatto un
passo avanti, si è distaccato dalla massa, e ha detto "Ghe pensi mi!"
Ma
lui rimane uno dei mille, non è mai cambiato di una virgola, né dentro
né fuori. È per questo motivo che non muore mai. Finché continuerà ad
esistere in un paese di persone fatte come lui, ...
... vivrà anche lui insieme a tutti gli altri.
Finchè
rimane nell'organismo che l'ha generata, una cellula sana non muore
mai, perché è identica a tutte le altre cellule che stanno intorno a
lei. L'habitat può essere marcio finchè vuoi, ma se è favorevole alla
sopravvivenza di tutte le altre cellule, deve esserlo per forza anche
alla sua: ecco il grande ragionamento - o forse solo la grande
intuizione - che ha permesso a Berlusconi di replicare in grande ciò che
ogni italiano fa già nel suo piccolo, o cerca comunque di fare:
scopare, arricchirsi, comandare.
Le epoche passano, i partiti
nascono e tramontano, i politici nascono e tramontano con loro. Ma
Berlusconi no. Berlusconi è un caso unico, diverso da tutti gli altri,
proprio perché lui è identico a tutti gli altri.
Berlusconi vive
in continua simbiosi fra il personaggio pubblico e quello privato,
senza soluzione di continuità. Non lo fa per scelta, ma perché è
totalmente incapace di vedere i limiti che dovrebbero separare le due
funzioni. Lui inizia a scorreggiare a casa e finisce di scorreggiare in
parlamento, come se fosse sempre nei corridoi di casa sua. Lui inizia
una barzelletta sporca in macchina, parlando con il suo autista, e la
conclude davanti agli europarlamentari, senza nemmeno accorgersi che il
suo pubblico è completamente cambiato.
Per questo motivo si è
tirato addosso il dileggio di mezzo mondo, ma a lui questo non fa né
caldo né freddo. Tanto in casa sua lui sa benissimo quello che può fare e
quello che non può fare, sa benissimo che cosa gli verrà perdonato e
cosa no, sa benissimo quando gli conviene recitare la parte della
vittima è quando invece quella del presuntuoso. Lo sa perché conosce a
perfezione l'habitat dal quale proviene, e sa quindi come questo habitat
reagirà in ciascuna situazione.
Se ora ha deciso di tornare
sulla scena, vuol dire che sa benissimo che una parte di questo habitat
lo vuole ancora. Alla fine avrà avuto ragione lui.
Massimo Mazzucco
Luogocomune
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