Proseguo nella pubblicazione del Documento di analisi e proposte politiche dell'Associazione Riconquistare la Sovranità e offro in lettura la seconda parte. Si tratta del terzo paragrafo dell'Analisi, dedicato all'errore politico e tecnico dell'euro.
Dal Documento di analisi e proposte politiche dell'Associazione Riconquistare la Sovranità: § 3 L'errore politico e tecnico dell'euro.
3. L’errore politico e tecnico dell’euro.
L’unione europea ha sottratto allo stato italiano anche  il potere di gestire una moneta nazionale, vincolandolo a una moneta  comune che non è di nessuno. L’adozione della moneta unica si è  rivelata, oltre che un errore politico un grave errore tecnico.
Gli architetti politici che si  sono occupati della costruzione dell'euro hanno scelto di non tener  conto delle preoccupazioni espresse da vari esponenti della scienza  economica. 
Non sono pochi gli esperti che  avevano rilevato per tempo come una unione monetaria fra Paesi molto  diversi rispetto ad importanti parametri economici (come competitività e  tassi di inflazione) avrebbe comportato numerosi squilibri, che  sarebbero poi esplosi nei momenti di crisi. Questo è ciò che è  puntualmente avvenuto. Nei circa dieci anni passati dall'avvento della  moneta unica, i paesi PIGS hanno avuto livelli di inflazione  significativamente più elevati di quelli della Germania, e di  conseguenza hanno perso competitività, finendo per accumulare pesanti  deficit commerciali, non a caso nei confronti della stessa Germania. 
E' questa la ragione principale  della crisi di fiducia che i mercati esprimono nei confronti  dell'eurozona. I Paesi meno competitivi rispetto alla Germania vedono  peggiorare continuamente  la loro  situazione economica, senza poter reagire con lo strumento della  svalutazione della moneta nazionale (che non hanno più), e sono quindi  considerati a rischio default. 
La crisi di fiducia impone ai  Paesi meno competitivi di aumentare gli interessi sui titoli del debito  pubblico, al fine di riuscire a collocarli sul mercato: ma dover  corrispondere maggiori interessi rende sempre più difficile recuperare  le risorse necessarie per pagarli, e per ripagare i titoli in scadenza. 
Il tutto si traduce in ulteriore aumento del rischio di default. 
È ormai comunemente accettata  l'idea che per salvare l'Euro è necessario ridurre il gap di  competitività fra i paesi dell'eurozona, allineandosi alla Germania. Non  potendo svalutare la propria moneta, per recuperare competitività i  Paesi con le economie più deboli devono necessariamente ripetere quello  che i tedeschi hanno già fatto nel decennio passato: aumentare la  produttività e contemporaneamente abbassare i salari reali. Tali misure,  che comportano costi sociali altissimi, non possono determinare gli  stessi effetti sulla crescita che hanno prodotto in Germania, ma solo  contribuire ad avvitare i Paesi dell'eurozona in spirali recessive senza  uscita, alimentate anche dai tagli alla spesa pubblica imposti  dall'Unione Europea. 
L'unico risultato possibile è la  recessione, e anzi la depressione, entro al quale avverrà un forte  impoverimento generale dei ceti medi e popolari, assieme al  depauperamento dei servizi pubblici (istruzione, sanità, trasporti).  Tutte le drammatiche misure di austerità imposte dall’Unione uropea e  dalla BCE per salvare l'Euro non raggiungeranno il loro scopo. Primo o  dopo l'Euro salterà. Ma il rischio è che ciò avvenga solo dopo aver  messo letteralmente in ginocchio le economie e i tessuti sociali dei  Paesi dell'eurozona o almeno dei Paesi del sud europa. A quel punto sarà  durissimo sostenere gli effetti del crollo della moneta unica. 
Nel frattempo, per poter imporre  quanto deciso dalla BCE e dalla Commissione Europea (cioè da Francia e  Germania), l'Unione Europea inasprisce il proprio carattere  antidemocratico, tramite nuovi trattati che obbligano i Paesi membri a  realizzare tutto ciò che viene deciso dai tecnocrati europei,  indipendentemente dalla volontà popolare e dalle determinazioni dei  Parlamenti nazionali.
Euro ed Unione Europea sono  quindi i primi nemici da abbattere per chiunque voglia difendere le  condizioni di vita dei ceti popolari e medi, la sovranità popolare, la  democrazia politica.
* La prima parte del Documento di analisi e proposte politiche dell'Associazione Riconquistare la Sovranità si può leggere qua (http://www.appelloalpopolo.it/?p=6272).
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