3 febbraio 2012

Parlamento iraniano: Niente petrolio all'UE

Di Tito Pulsinelli
Intaccato il vincolo dollaro-petrolio - Si estende l'area economica de-dollarizzata- Bye bye petro-dollaro - Verso la quotazione con altri segni monetari
La sospensione dell'invio di petrolio all'Europa che il Parlamento iraniano applaude, produrrá ben altro che un inevitabile rincaro. L'assemblea legislativa dell'Irlanda critica "l'embargo illogico" che l'Europa si é lasciata imporre dagli Stati Uniti e dalla NATO. Il deputato Finian McGrath punta il dito contro il post-datato embargo, e sottolinea che l'Irlanda "ha una solida convinzione nell'indipendenza della politica estera, a maggior ragione quando non ha nessun problema con il popolo iraniano".

Vladímir Chizhov, rappresentante della Russia presso l'Unione europea (UE), ha detto che é finito l'impatto prodotto dall'annuncio delle sanzioni anti-Iran. Soffriranno il mancato arrivo delle forniture, soprattutto l'Italia, Spagna e Grecia, tre Paesi fortemente dipendenti dal petrolio iraniano. I turchi continueranno a rifornirsi dall'Iran, con o senza approvazione di Washington.

Le conseguenze immediate implicano fermare varie raffinerie del Mediterraneo, predisposte alla lavorazione del greggio iraniano, e che dovranno essere ricalibrate su quello dei nuovi fornitori, finora ancora sconosciuti. Roma, affaccendata in tutt'altro, non fa alcun cenno al riguardo. E' in pericolo anche la collocazione del considerevole export europeo verso l'Iran, e la riscossione dei crediti che erano in scadenza in questo semestre (Germania 12 miliardi). Un bella botta, in un momento di convulsione, in un contesto di recessione continentale. Devastante per l'Italia che ha perso tutti i vantaggi energetici e del grande export che vantava con la Libia.


E' l'insostenibile prezzo che una classe dirigente cieca accetta di pagare in nome della NATO e degli "Stati Uniti Occidentali", mentre USA e Gran Bretagna non ci rimetton nulla perché da 40 anni non commerciano con gli iraniani. Cina e India si fregano le mani, felici di avere un fornitore sicuro, un vicino della porta accanto. Ed aggireranno le sanzioni finanziarie comprando dall'Iran con le rispettive monete nazionali ed oro. L'UE soffrirá solo conseguenze negative, visto che la sua quota energetica sará assorbita dal fabbisogno crescente dei due onnivori mercati asiatici. Bruxelles, cui prodest?

Si estende l'area dell'economia e dei mercati de-dollarizzati e viene corroso il "sacro" vincolo dollaro-petrolio; una materia prima strategica comincia ad essere intercambiata in grandissimi volumi senza il dollaro. E' la prima volta da quando Stati Uniti e l'Arabia saudita strinsero un patto d'acciaio che obbligava a rifornirsi -e indebitarsi- in dollari per l'accesso all'indispensabile idrocarburo. Questo ha fatto la fortuna della Fed e della banca nordamericana, che battevano valuta sulla dell'intercambio mondiale degli idrocarburi (altrui) edelle altre materie prime. E' sata la base d'appoggio di quell'egemonismo assoluto, dissipato con furore da quando cadde Berlino, e si credettero padroni indiscussi del mondo. Sotto l'insegna del pensiero unico e i fasti brevi dell'unipolarismo. Il nuovissimo secolo americano è durato nemmeno un ventennio.

Oggi, con lo scellerato embargo, si accelera lo svincolo dalla moneta verde e si avvicina l'epoca del tramonto progressivo del petro-dollaro, ed un'epoca in cui  le materie prime saranno quotate con segni valutari (e no) diversi. L'UE sta a guardare, da buona vassalla non puó mai dire no, non prende l'iniziativa, e con il varo di sanzioni post-datate a luglio, ha mostrato il segno della sua debolezza e dell'irresponsabilitá della sua elite. Il Parlamento dell'Iran gli risponde: sopendiamo da subito, non vi temiamo. Palla al centro.


L'UE si lascerá imporre anche la guerra contro la nazione persica? Sembra proprio di sí. Allacciarsi le cinture di sicurezza. Questa Europa non vuole essere un polo relativamente autonomo che contribuisca a ridare equilibrio ad un mondo scombinato, che è entrato al multipolarismo. Francoforte e Bruxelles hanno rinunciato anche a promuovere la pace. L'oligarchia che è al timone preferisce le avventure marziali -nel ruolo di complemento- per assecondare la caccia grossa "occidentale" alle materie prime ed alla biodiversità.

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