9 novembre 2011

LA NOTTE CALA SULL'EUROPA

Possiamo affermare stasera con certezza assoluta che il primo punto dell’agenda che abbiamo esaminato in dettaglio la scorsa settimana, ovvero un terzo piano di “salvataggio“ per la Grecia, sarà deciso prima di metà novembre e che una della condizioni fin qua non dettate da Bruxelles, sarà la messa sotto supervisione diretta e totale di quei paesi da parte di un triumvirato formato dai dirigenti dell’FMI, della BCE e della Commissione europea. Quindi la Grecia sarà il laboratorio di un “progetto volto ad annientare la sovranità dei paesi dell’Unione europea e che, per estensione, permetterà di spersonalizzare tutte le istanze democratiche”.

Di Frédéric Courvoisier e Spencer Delane
Mecanopolis.org

La Grecia non uscirà dal cappio dell’euro 
Alcuni soggetti brandiscono l’articolo 50 del Trattato sull’ Unione Europea (TUE), affermando che sia possibile per la Grecia uscire dalla zona euro. L’articolo 50 del TUE non parla né dell’euro né della zona euro, ma dell’Unione europea. Poco importa. Che dice l’articolo?
  1. Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle sue procedure costituzionali, di uscire dall’Unione. 
  2. Lo Stato membro che decide di ritirarsi notifica tale intenzione al Consiglio europeo. Alla luce degli orientamenti del Consiglio europeo, l’Unione negozia e conclude con lo Stato in questione un accordo fissandone le modalità di recesso, tenendo conto del contesto delle sue future relazioni con l’Unione. Tale accordo è negoziato conformemente all’articolo 218, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Viene concluso  a nome dell’Unione dal Consiglio, che delibera a  maggioranza qualificata, previa approvazione del Parlamento europeo.
Interessante. Dunque se non c’è una maggioranza qualificata nel Consiglio (55% dei membri del Consiglio, di cui almeno quindici tra essi rappresentanti degli Stati membri che riuniscono almeno il 65% della popolazione dell’Unione) non c’è modo di uscire. Che altro si legge al paragrafo 3 dell’articolo 218?
  • 3. La Commissione, o l’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e per la Sicurezza, se l’ accordo esaminato verte esclusivamente o principalmente sulla politica estera e sulla sicurezza comune, formula raccomandazioni al Consiglio, che adotta una decisione autorizzando avvio dei negoziati e designando, in base ai termini  dell’accordo, il negoziatore o il capo del team di negoziato dell’Unione.
Ora si capisce meglio. E’ teoricamente possibile ma progettato per essere praticamente irrealizzabile.

Ammettiamo che, per un qualche miracolo, la Grecia esca dall’euro. Su quale base potrebbe emettere valuta nazionale e riportare la sua economia sui binari?

Per ricostruire la sua moneta, la Grecia dovrebbe indicizzare il suo debito pubblico su un paniere di riferimento – che potrebbe essere il dollaro, lo yen, il franco svizzero – in modo da tutelare i detentori del debito pubblico – e di conseguenza tutti i debiti, dal momento che il debito pubblico serve da riferimento contro gli effetti, i danni collaterali che potrebbero venire fuori da un’eventuale uscita dall’euro. Perché se la Grecia si mettesse in situazione di défault anche parziale, bisognerebbe comunque trovare una soluzione per i suoi creditori.

La Grecia ha dunque bisogno che altri paesi investano massicciamente nella sua economia – con somme che superino di gran lunga il suo debito attuale. Perché se non trovasse persone per finanziarsi, si ritroverebbe ben presto al livello della Sierra Leone – una prospettiva che dovrebbe calmare rapidamente gli ardori delle strade e tutte le tendenze “ribelli” combinate.  La Grecia potrebbe autofinanziare la sua stessa moneta? E come? Grazie all’oro che non possiede? Chiedendo prestiti a banche straniere mentre la sua situazione finanziaria minaccia di farle fallire? Imponendo una tassa speciale a tutti i tesori che hanno già preso il volo? L’euro è una trappola senza scampo. Per non aver bisogno di uscirne, la cosa più semplice è non entrarvi affatto.

La contestazione delle “masse” non servirà a nulla

L’Euro è a tutti gli effetti una trappola, perché impedendo agli Stati membri della zona di riappropriarsi della loro valuta nazionale e svalutandone il valore, permette altresì di svalutare il costo del lavoro e quindi, come abbiamo cercato di spiegare in una serie di articoli, di utilizzare questa crisi per riconfigurare l’economia.

E’ dunque necessario, conformemente ai punti 1 e 2 dell’agenda, che la crisi si amplifichi ancora in modo che la Grecia sia costretta ad un défault parziale, che sfocierà in una serie di fallimenti bancari in tutta Europa e il défault di altri paesi europei già in difficoltà. 

Avremmo torto a pensare che le masse potrebbero impedire il corso della catastrofe rivoltandosi. La storia moderna non è avara di esempi contrari, illustrando piuttosto, presso le cosiddette masse, un’abbastanza costante di determinazione a non rivoltarsi a dispetto di ciò che conoscono e a non conoscere a dispetto dell’evidenza o almeno a comportarsi come se non sapessero.

Un piano “clandestino” per imporre un’Europa federale

La società in cui viviamo non è così trasparente come pretende di essere o non è come finge di essere. Non sembrerebbe così sconcertante per il fatto che gli interessi che vi agiscono sono per la maggior parte del tempo camuffati e i rapporti di causalità falsificati. In un’intervista rilasciata la scorsa settimana al quotidiano Le Monde (1), Jacques Sapir, economista rinomato e direttore del Centro Studi dell’Industrializzazione (CEMI – EHESS) – pure se il nocciolo della sua analisi differisce dalla nostra – spiega come alcuni delle nostre élites politiche abbiano manovrato, almeno fino al 1985, per preparare il terreno alla situazione attuale:
  • “Bisogna ricordare il ruolo estremamente dannoso che hanno avuto alcuni uomini politici francesi insieme ad alcuni funzionari, da Jacques Delors a Pascal Lamy e altri, nella deregolamentazione finanziaria generalizzata che abbiamo conosciuto in Europa a partire dal 1985-1986. In sostanza, si è portata avanti la soluzione dell’Europa federale senza dirlo alle popolazioni.
  • La costruzione europea è stata fatta in maniera che includesse disequilibri strutturali  le cui soluzioni, speravano i padri dell’Europa,  andassero sempre un po’ di più verso il federalismo. Questo federalismo furtivo o clandestino non teneva conto delle reazioni dei popoli né delle radici estremamente profonde  delle nazioni che costituiscono l’Europa. Oggi possiamo sempre rimproverare ai differenti paesi il loro egoismo, possiamo sempre rimproverare alle classi politiche di Francia, Germania, Italia, Spagna la loro mancanza di iniziativa e la loro cecità di fronte alla crisi dell’euro, che è stata una prospettiva inevitabile dal 2009.
  • Ma alla fine tutte queste incompetenze rinviano in realtà ad un progetto politico. Progetto che era stato respinto dal referendum del 2005 in Francia e nei Paesi Bassi e che si è cercato di imporre malgrado tutto tramite il concetto di costrizione economica”.
Verso una divisione della zona euro in due monete…

L’idea di mutualizzazione del debito o quella della massiccia emissione di crediti dalla Banca Centrale Europea (BCE) a beneficio degli Stati membri, sepolti da una sentenza della corte di Karlsruhe – garante della sovranità in Germania -  possono essere trascurate, non avendo avuto d’altra parte efficacia che a breve termine.

Come indicato nel punto 4 della nostra agenda, la dissoluzione della zona euro non sarebbe all’ordine del giorno, in quanto l’ultima opzione passa per una scissione della moneta unica in due entità: l’euro-marco per i paesi del nord e per Israele nell’immediato, con l’integrazione dei paesi dell’est la cui economia lo permetterebbe, e l’euro-franco per i paesi del sud, i Balcani e più in là la Turchia e i paesi del Maghreb dopo una loro ristrutturazione dovuta a qualche “rivoluzione araba”.
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…e l’integrazione dell’Unione per il Mediterraneo

Pensiamo che l’Unione per il Mediterraneo (UPM) era in panne già dal 2008 ma ecco che, galvanizzata dalle opportune “primavere arabe” e la propizia “crisi del debito degli Stati”, rinasce dalle sue ceneri. Ecco quello che scriveva il suo segretario generale Youssef Amrani il 13 settembre scorso sul quotidiano Le Monde (2) con il titolo Una nuova era si apre per l’Unione per il Meditteraneo.
Estratto:
  • “Con la “primavera araba” una nuova era si è aperta nel Mediterraneo. I partner euro- mediterranei devono essere all’altezza di questo processo storico di trasformazione: bisogna sostenere la transizione democratica e favorire lo sviluppo economico e sociale per costruire uno spazio euro-mediterraneo democratico, pacificato, stabile e prospero”.
  • (…) Le rivoluzioni che hanno avuto luogo in certi paesi arabi ci invitano a lavorare sulle priorità strategiche già identificate ma anche a innovare per uscire fuori dagli schemi tradizionali.
  • (…) L’Unione per il Mediterraneo appare oggi come un’iniziativa visionaria. (…) Bisogna ora impegnarsi in una nuova fase. (…) Per fronteggiare nuove sfide bisogna creare nuovi strumenti di finanziamento, con la Commissione europea e le istituzioni finanziarie specializzate come la Banca europea d’investimenti, fondi di assistenza tecnica, meccanismi di garanzie (…).
  • Tutto ciò non si improvvisa. Questo processo multidimensionale viene costruito con l’adesione di tutti gli attori chiave della regione, con l’appoggio dell’Unione europea e della comunità internazionale (…).
  • Abbiamo il compito di sorvegliare che gli obiettivi e i principi della nuova politica europea di vicinato attualmente all’esame dell’Unione europea convergano con quelli che guideranno la traiettoria dell’UPM.
  • (…) L’agganciarsi via via più forte delle economie mediterranee nel mercato interno dell’UE appoggia oggi un obiettivo più ambizioso e che va oltre il libero scambio e si iscrive nella realizzazione di uno spazio economico comune”.
  • Sebbene con qualche tergiversazione, per avvertirci mentre dormiamo, del tipo “una nuova era”, “innovare per uscire dagli schemi tradizionali”, “nuovi strumenti di finanziamento devono essere creati”, l’obiettivo è finalmente svelato: “la realizzazione di uno spazio economico comune” con l’Unione europea. Ma come indica Youssef Amrani: “tutto questo non si improvvisa”.
Che fare?

Coloro che ripetono le menzogne ufficiali diffuse in continuazione dalla propaganda mediatica ci diranno che le scelte che ci saranno imposte permetteranno in realtà la sopravvivenza della nostra civiltà, che la perdita della sovranità degli Stati europei e l’abolizione della democrazia non saranno che provvisorie e che, alla fine, usciremo più forti dalla crisi.

L’artificio della propaganda consiste in effetti nell’affermare ogni volta che il futuro è l’oggetto di una scelta cosciente che l’umanità deve fare collettivamente, come un uomo solo e con totale cognizione di causa poiché è promossa da esperti, politici e giornalisti che non vogliono che la nostra felicità e che in sostanza non abbiamo scelta o piuttosto che ciò si riduce a vivere secondo le direttive dell’oligarchia regnante oppure a morire poiché restati sordi all’avvertimento.

Tutto si dispiega davanti a noi ed è necessario essere ciechi o complici (l’uno non esclude l’altro) per ignorare le forze desertificatrici e negative nella loro opera di sovvertimento e di presa di possesso negativa, satanica. Perché tale è il segno di questa alta provocazione dei nostri tempi: l’obbligo davanti a cui siamo tenuti ad utilizzare questo termine dalle risonanze antiche, estraneo ai nostri attuali discorsi abituali.

Nonostante tutto il nostro ruolo rimane, in un presente schiacciato dalla possibilità del peggio, di studiare le diverse possibilità che rimangono comunque aperte. Presi all’interno di una realtà in movimento e violentemente distruttrice, noi badiamo a dimenticare l’esperienza che l’azione di alcuni individui o di un gruppo di umani molto ristretto può, con un po’ di possibilità, di rigore, di volontà, avere delle conseguenze incalcolabili. 

Note:
2. Article di Le monde del  13 settembre 2011

Traduzione per Voci Dalla Strada di Ale Baldelli

1 commento:

  1. Habemus Papademos…che le tecnocrazie e le oligarchie siano con voi!
    http://icebergfinanza.splinder.com/post/25739775/habemus-papademosche-le-tecnocrazie-e-oligarchie-siano-con-voi

    ...e i monti
    http://www.trilateral.org/go.cfm?do=Page.View&pid=34

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