18 luglio 2011

Austerità e autoritarismo: cosa ci attende in Europa, se non resistiamo

Pierre Laurent, presidente del Partito della Sinistra Europea (PSE) e segretario nazionale del PCF, ha visitato martedì 5 luglio, Atene. Dà il suo parere a "l'Humanité Dimanche" sulla situazione.


HD - Perché è venuto ad Atene?
 
Pierre Laurent. Abbiamo deciso di celebrare una riunione della presidenza del PSE, perché questa città è l'epicentro della crisi politica e sociale dell'Europa. Abbiamo voluto informare dal vivo sulla situazione intervistando sindacalisti e giovani attivisti del movimento di protesta e dare testimonianza della nostra solidarietà. Infine, abbiamo concordato di presentare proposte alternative al piano europeo.
 
HD - In che misura ciò che sta accadendo in Grecia, anticipa quello che succederà in Europa?
 
In Grecia si combinano austerità e autoritarismo: da un lato, le politiche di regressione sociale molto brutali volte a finanziare, con i risparmi ottenuti sulle spalle del popolo, il pagamento dei debiti accumulati dai sistemi finanziari, che andarono in bancarotta 3 anni fa, dall'altro lato, l'autoritarismo per farli adottare. Questi due ingredienti sono quelli del Patto euro plus, una versione per l'intera Unione Europea (UE) dei memorandum imposti alla Grecia. Il dovere di solidarietà è anche il mezzo per effettuare una controffensiva a quello che spetta inevitabilmente a tutti i popoli europei senza lasciare gli attuali leader ad imporre queste "cure" di austerità brutali ai paesi più fragili.
 
Come costruire questa solidarietà?
 
In primo luogo facendo convergere, nel piano europeo, tutte le forze sociali, politiche, associazioni e movimenti giovanili che esprimono una resistenza a questa politica ma non possono ancora costruire un fronte politico alternativo sufficientemente potente.
Queste resistenze convergeranno solo se hanno, insieme, soluzioni alternative, in particolare sulla questione del debito. Dev'esserci la cancellazione del debito, parziale o totale, una ristrutturazione del debito finanziario da parte della Banca Centrale Europea che supporta i sistemi dei mercati finanziari. Gli adeguamenti attuali non possono affondare il paese.  Noi quindi avanziamo l'idea che "i fondi europei di sviluppo sociale" per una rinascita sociale, con l'unico modo con cui i paesi recupereranno economie sane, nel corso del tempo.
Dobbiamo far sentire in Europa una voce che si oppone alla sensazione d'impotenza così come l'idea secondo la quale la politica porta necessariamente alla regressione delle conquiste sociali.


Traduzione per Mercato Libero a cura di Alba Canelli

5 commenti:

  1. Ciao Alba,

    sinceramente la risposta all'ultima domanda di questo signore mi pare estremamente nebulosa ed anche poco incisiva, significativa.
    Prima di tutto vorrebbe convogliare gli eventuali movimenti di protesta in Ue, cioè? Dargli un seggio? Cos'è un tentativo di normalizzare? Poi dice che questi movimenti, buttando tutti nel calderone, secondoo lui non hanno un piano alternativo e lo trovo davvero presuntuoso, mentre espone il suo, ovvero pagare sì il debito, ma pagarne di meno, ma magari usando un fondo...

    Quindi cmq tutto rigorosamente sotto il quadro di una Ue insindacabile...sarà mica un pagliativo?

    Ciao
    Barbara

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  2. Mi sembra giusto.
    Sviluppare un' alternativa a livello europeo è necessario.
    30 anni fa Berlinguer disse:
    "Se il movimento operaio si accontenterà dei risultati acquisiti, andrà incontro alla sconfitta".

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  3. Ho notato che anche giornali moderati come "Il Tirreno" ammettono che l'UE è una struttura burocratica non democratica che ci espone alle speculazioni.
    Io per primo non so quale strada sia la migliore: che l'UE venga disfatta o che i popoli europei si uniscano contro di essa. La seconda sarebbe la migliore, ma qual'è quella più facile?

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  4. @barbara
    Non mi sembra che disprezzi i movimenti sociali perchè non hanno un piano alternativo, ma solo che non è abbastanza forte politicamente.
    Dare "un seggio" no sarebbe poi una cosa così terribile, chi non vorrebbe in parlamento gente che ha voglia di fare e di cambiare?
    Destinare soldi al sociale invece di indirizzarli sempre alle banche ed istituzioni finanziarie, nemmeno mi sembra così terribile...
    Poi è ovvio che dal dire al fare...
    Essendo un politico di un partito anche lui c'è la possibilità che predichi bene e razzoli male....
    ;)

    @Vinicio
    In molti ora si stanno accorgendo di cosa sia veramente l'Europa e nessuno la vuole più!

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  5. Sui partiti ha ragione Alba.
    I partiti sono quello che i loro
    iscritti, e quindi i militanti di
    base, vogliono che siano. Essi sono a mio parere l'unico strumento
    affinchè il popolo conti qualcosa.
    Storia e geografia insegnano che i paesi in cui si vive meglio (Germania, Scandinavia, Olanda, Canada) sono quelli dove vige il sistema dei partiti. Detto questo,
    i cittadini e i militanti devono sempre vigilare sui dirigenti di partito, perchè essi possono sempre degenerare. Ma senza partiti, come oggi in Italia, comandano direttamente i potentati economici, e su quelli non c'è vigilanza che tenga.

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