8 marzo 2011

Europa 2020: Un orizzonte neoliberale

La Strategia di Lisbona, un progetto originariamente social-democratico, non ha incoraggiato né l'innovazione né la coesione sociale nell'Unione Europea. Al contrario, la Commissione Europea si è trasformata in un programma neoliberale. E, secondo un economista francese, la Strategia 2020, il progetto che succede ad esso, accentuerà questa tendenza.
Di Bruno Amable
Presseurop

Bisogna riconoscere che i (contro-) riformatori neoliberali hanno una serie di qualità che non sempre si trovano tra i loro avversari, sanno quello che vogliono e ciò che è necessario per ottenerlo, sono pazienti e non si scoraggiano. Ancora una volta, parte dell'azione si svolge all'interno dell'Unione europea.

Ricordiamo che la "Strategia di Lisbona" lanciata nel 2000, era volta a fare dell'Unione "l'economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo entro il 2010". Stabiliva obiettivi in materia di innovazione, di "coesione sociale" e di occupazione. Quasi nessuno è stato conseguito, sebbene i tassi di occupazione sono circa al 70% delle attese (tra la popolazione dai 20 ai 64 anni). Ma le spese in ricerca e sviluppo sono appena aumentate e sono lontane dall'obiettivo del 3% del PIL. Per quanto riguarda la coesione sociale, è sufficiente rilevare che il rischio di povertà (dopo i trasferimenti sociali) è aumentato.

Questo mediocre equilibrio non ha impedito alla Commissione di attribuire alla Strategia di Lisbona la creazione di 18 milioni di posti di lavoro nell'Unione Europea. Ma questa cifra misura solo la crescita di posti di lavoro in Europa tra il 2000 e il 2008. Quindi attribuire alla strategia di Lisbona tutto questo aumento è stato un pò audace. Inoltre, metà delle creazioni di impiego corrisponde al lavoro part-time.

Un programma di riforme strutturali "neothatcheriane"

La cosa divertente di questa storia è che la Strategia di Lisbona ha ispirato un gruppo di universitari per lo più di "sinistra" e inizialmente la applicarono i governi presuntamente "di sinistra". Ma il problema era talmente mal concepito fin dall'inizio che alla Commissione di Barroso è risultato un gioco da ragazzi ripristinare il movimento e trasformare un affare benevolo e social-democratico, basato sulla tecnologia dell'informazione, in un programma di riforme strutturali neothatcheriane. Detto questo, la Strategia di Lisbona in se ha avuto solo un lieve impatto sulle riforme strutturali effettuate nei distinti paesi, dato che queste riforme sono derivate da impegni politici fondamentalmente nazionali. Anche se ha svolto il ruolo di azione politica e ideologica a disposizione delle figure di spicco nazionali.

Il seguito della storia si chiama "Europa 2020"," una strategia per una crescita intelligente, sostenibile che includerà tutte le parti". Nei prossimi 10 anni, in Europa tutto sarà apparentemente "intelligente": la crescita e l' economica, naturalmente, ma anche le normative, la specializzazione, le case, le reti, la gestione del traffico ... E si suppone anche che tutto sarà sostenibile: l'economia, la crescita ... Inoltre, poche sorprese: l'obiettivo del tasso di occupazione passa al 75%, una politica industriale volta a migliorare "l'ambiente delle imprese", una normativa "intelligente" ha la forza, necessaria per ridurre l'onere amministrativo che pesa sulle imprese, l'approfondimento del mercato unico, soprattutto grazie alla direttiva di "servizi" (la cosiddetta direttiva Bolkestein), e più in generale, l'affermazione che la concorrenza (da interdesi: liberalizzazione, privatizzazione, lo smantellamento dei servizi pubblici) favorisce la crescita e l'innovazione, qualcosa di abbastanza dubbioso. In breve, ciò che già sappiamo.

Ispirato dalla lobby europea dei datori di lavoro

Come dimostrato dal gruppo Corporate Europe Observatory, l'ispirazione di Europa 2020 proviene in parte da un documento prodotto dalla lobby europea dei datori di lavoro: "ERT's Vision for a competitive Europe in 2025" (ERT visione per un'Europa competitiva nel 2025). Qualcosa che presenta innovazione è un aspetto del governo e deve essere inteso in relazione ad una recente innovazione in questo campo: il semestre europeo, con il quale i bilanci nazionali devono superare un esame davanti alla Commissione e al Consiglio prima della loro adozione da parte parlamenti nazionali.

La "disciplina di bilancio" e le riforme strutturali si sono raccolte in un "governo più forte": "Il risanamento del bilancio e la praticabilità finanziaria a lungo termine devono essere accompagnati da importanti riforme strutturali, soprattutto nel contesto delle pensioni, dell'assistenza sanitaria e dei sistemi di protezione sociale e dell'istruzione" (Europa 2020, pagina 28). Per quanto riguarda le riforme strutturali, non può essere attuato nulla di veramente vincolante, ma si offrono ai politici nazionali nuove risorse politiche per coloro che desiderano seguire il percorso neoliberista e faranno meglio ad avere finanze pubbliche "sane", se vogliono mantenere il sistema di protezione sociale.

Traduzione per Mercato Libero a cura di Voci Dalla Strada

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