20 luglio 2010

L'IRAQ, L'AUSTERITA' FISCALE E LO STATO D'ANIMO VOLUBILE DELL' ELITE


"Forse l'aspetto più eclatante di come ci hanno venduto la guerra in Iraq era il suo falso pretesto. In realtà, non ci sono mai state armi di distruzione di massa, secondo quanto ha finito per ammettere lo stesso Paul Wolfowitz. Le armi di distruzione di massa erano solo "qualcosa su cui tutti erano d'accordo". E così succede anche con il deficit pubblico. Ai neo-liberali conservatori e ai loro alleati non interessa il deficit, quello che interessa loro è l' austerità: sventrare lo Stato democratico e sociale di diritto e ridistribuire la ricchezza verso l'alto. Questo è l'obiettivo. I deficit sono solo "qualcosa su cui tutti concordano", le armi di distruzione di massa di questa crisi assolutamente inventata. Il senatore John Kyl dell'Arizona, in dichiarazioni alla catena [di ultradestra] Fox News, è arrivato al punto di ammetterlo pubblicamente. Dobbiamo evitare qualsiasi aumento della spesa, ha detto, 'ma non bisogna mai evitare il costo di una scelta deliberata, per ridurre le tasse sugli americani'. E qui lo vedete".

di Christopher Hayes

Christopher Hayes scrive un breve e devastante articolo sugli umori delle élites dirigenti: la stessa che ha portato alla catastrofe della guerra in Iraq adesso ci porta alla catastrofe dell' austerità fiscale. SinPermiso consiglia anche il commento del Premio Nobel Paul Krugman per questo formidabile pezzo di Hayes. Para ver el breve pero jugoso comentario de Krugman, pulse AQUÍ. Per visualizzare il breve ma succoso commento di Krugman, clicca QUI.

Se avete prestato attenzione a quello che è successo negli ultimi dieci anni, non troverete strano che l' élite politica del paese si trovi ora nel mezzo di una disarticolata discussione sul futuro della nazione americana. Ma anche se si esclude il livello di degrado che ha finito per raggiungere l'establishment di Washington, non deve stupire il panico che si è diffuso intorno al debito pubblico.

Cominciamo con i fatti. Quasi tutto il deficit di quest'anno e i deficits che si prevedono per il breve e medio termine sono il risultato di tre cose: le guerre in corso in Afghanistan e in Iraq, i tagli fiscali di Bush e la recessione. La soluzione alla nostra situazione fiscale è: finire con  le guerre, lasciare che espiri il periodo dei tagli fiscali e restaurare una crescita forte. I nostri deficit strutturali a lungo termine richiederanno di essere in grado di controllare l’inflazione nell’assistenza sanitaria come lo fanno i paesi con sistemi di salute con copertura universale 

Il fatto è che proprio ora siamo di fronte ad una crisi della disoccupazione che minaccia di immetterci in un brutto e lungo periodo di bassa crescita, una specie di decennio perso che porterà ad una tremenda miseria, degraderà il capitale umano della nazione, contrasterà tutta una serie di giovani lavoratori per anni ed aprirà un buco nel bilancio contabile dello Stato. La cosa migliore per uscire da questo scenario è più spesa pubblica per tutelare il ritorno dell’economia su un percorso di salute. Forse l'economia è viva, ma ciò non significa che sia sana. Vi è ragione di continuare a prendere antibiotici dopo aver iniziato a sentirsi meglio.

Eppure: il filisteo rumore di panico degli isterici del deficit si fa ogni giorno più forte. A giudicare dal loro programma e video on line, il Festival di Aspen delle Idee  di quest’anno è stato un’orgia a cielo aperto di lamenti antideficit. Il Festival è una buona finestra per osservare le preoccupazioni dell’elite, e che il suo foro d’apertura fosse saturo di spregevoli allarmi sul fallimento in arrivo, pronunciati da persone come Niall Ferguson, Mort Zucerman, e David Gergen è di cattivo auspicio. Né il fatto che ci fosse uno stand chiamato “L’inquietante emergenza fiscale in America: come equilibrare i conti”.  Tale atteggiamento non è solo esclusiva dei giornalisti e dei chiacchiericci mediatici. I dirigenti della commissione fiscale di Obama hanno definito “cancro” i deficit pubblici previsti.

L’isteria ha raggiunto un tal estremo, che i senatori repubblicani (ai quali si è aggiunto il democratico del Nebraska Ben Nelson) hanno fatto ostruzionismo parlamentare contro un progetto per estendere gli aiuti alla disoccupazione perché a questi non si accompagnassero tagli della spesa. Ricordiamo che il costo di tale estensione- degli aiuti per le persone sufficientemente sfortunate da ritrovarsi nelle fauci della peggiore recessione conosciuta in 30 anni – era di 35.000 milioni di dollari. La legge avrebbe contribuito ad aumentare il debito meno di uno 0,3%.

Tutto questo è palesemente familiare. L’attuale delibera- se così si può chiamare- sui deficit porta alla memoria la delibera nazionale sulla guerra alla vigilia dell’invasione in Iraq. Da un giorno all’altro, quello che prima era tollerabile dall' establishment- Saddam Hussein- è diventato immediatamente intollerabile: una crisi di emergenza così perentoria, che esigeva dalle “persone serie” la costruzione di tutta una macchina di idee in grado di affrontarla. Una volta che il peso della prova è passata da coloro che favorivano la guerra contro coloro che si oppongono ad essa, anche superato ogni possibilità di discussione.
Adesso ci mettono nella stessa situazione per quanto riguarda il debito pubblico. In mezzo ad una disoccupazione ufficialmente riconosciuta del 9,5% e di una contrazione globale dell’economia, l'ultima cosa di cui dovremmo parlare di deficit è a breve termine. Tuttavia, attualmente, il biglietto d'ingresso al club delle "persone serie" richiede, non un piano per ridurre la disoccupazione, bensì un piano per iniziare una guerra senza tregua agli invisibili e fino ad ora incorporei trafficanti di titoli di debito pubblico che starebbero preparando un attacco contro il dollaro.
"Forse l'aspetto più eclatante di come ci hanno venduto la guerra in Iraq era il suo falso pretesto. In realtà, non ci sono mai state armi di distruzione di massa, secondo quanto ha finito per ammettere lo stesso Paul Wolfowitz. Le armi di distruzione di massa erano solo "qualcosa su cui tutti erano d'accordo". E così succede anche con il deficit pubblico. Ai neo-liberali conservatori e ai loro alleati non interessa il deficit, quello che interessa loro è l' austerità: sventrare lo Stato democratico e sociale di diritto e ridistribuire la ricchezza verso l'alto. Questo è l'obiettivo. I deficit sono solo "qualcosa su cui tutti concordano", le armi di distruzione di massa di questa crisi assolutamente inventata. Il senatore John Kyl dell'Arizona, in dichiarazioni alla catena [di ultradestra] Fox News, è arrivato al punto di ammetterlo pubblicamente. Dobbiamo evitare qualsiasi aumento della spesa, ha detto, 'ma non bisogna mai evitare il costo di una scelta deliberata, per ridurre le tasse sugli americani'. E qui lo vedete".

Ricordiamoci che la guerra in Iraq si sarebbe potuta evitare, se più congressisti democratici si fossero opposti. Invece, hanno votato a favore molti di quelli che ben sapevano nel loro intimo che tutto l’impegno non era altro che la gestazione di un disastro colossale verso il quale spingevano l’estrema destra e i falchi mediatici. L’errore si ripete anche adesso. Nonostante gli economisti della Casa Bianca si rendendo perfettamente conto del bisogno di stimoli pubblici a causa di una disoccupazione astronomicamente alta,  il NY Times ci informa che i cervelli politici della Casa Bianca- David Axelrod e Rahm Emanuel- hanno deciso che l’opinione pubblica ha perso l’appetito a causa dell’aumento della spesa pubblica. “Il mio lavoro consiste nell' informare sullo stato d'animo pubblico, ha spiegato Axelrod. Dopo è apparso nel programma della catena ABC This Week per sventolare la bandiera bianca e dichiarare che il presidente continua a premere per estendere l'indennità di disoccupazione,  sorprendentemente si è omessa qualsiasi menzione sugli aiuti ai governi degli stati federali originariamente inclusi nella lettera firmata dal presidente al Congresso, lo scorso giugno, sollecitando un pacchetto di stimoli.
Ma non bisogna perdere la speranza: l’opinione pubblica è molto lontana dall’essere ossessionata dal deficit pubblico molto lontana, quindi, dagli umori di Washington.
In base ad un’inchiesta congiunta del giornale USA Today e Gallup, il 60% degli statunitensi “appoggiano" una maggiore spesa pubblica per creare posti di lavoro e stimolare l’economia”, contro un 38% che si oppone. Un’inchiesta realizzata da Hart Research Associates, pubblicata lo scorso giugno, mostrava che due terzi dei nordamericani erano a favore dell' assistenza pubblica ai disoccupati.
Quello che invece risulta poco "appetibile" è la controriforma che taglia i diritti sociali e che distrugga la Sicurezza Sociale.
La lezione della Guerra dell’Iraq è che, a lungo termine, la buona politica non può separarsi da una buona politica pubblica. Se la Casa Bianca si sente tentata di sviluppare cattive politiche a breve termine perché questo gli sembra meno rischioso politicamente, quello che dovrebbe chiamare John Kerry e chiedergli se questo ha funzionato con l’Iraq.

Christopher Hayes è un noto analista e critico culturale nordamericano, editore in Washington del giornale The Nation.

Fonte: http://www.sinpermiso.info/textos/index.php?id=3482

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di VANESA

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