19 maggio 2010

Facebook = CIA + McDonalds

Lo diceva George Siemens qualche giorno fa, lo ha letto da qualche parte e lo mostra come riassunto di ciò che pensa su Facebook. Sicuramente, a grandi linee, molti concordiamo con quanto esprime il titolo.
Potremo lasciare il post, perfettamente, in questo punto: Facebook è il risultato della somma delle organizzazioni esperte in privacy (ed di come renderla vulnerabile) + l’idea di un’azienda esperta in uso, in fastfood, efficace, nonostante i molteplici deficit nutrizionali. 
Un cocktail yankee pericoloso con ansie e (o peggio ancora) possibilità di dominare il mondo.
Facebook era, e continua ad essere per alcuni, un mezzo straordinario per la diffusione delle notizie, informazioni, articoli, eventi, ego.
Così, non era facile, un tempo fa, convincere gli entusiasti che il motivo per stare su Facebook era perché è lì che c’era la gente, era comprensibile e logico ma poteva significare un abuso di potere smisurato nel futuro, da questioni puramente di proprietà e monopoliste.
Avviso che, al momento ed in attesa di maturare il mio giudizio (e mia figlia di dodici anni) non chiuderò il mio account su Facebook. Non lo farò neanche con la pagina di El Caparazon, ma si volevo mettere in dettaglio il perché di 14 gruppi a difesa della privacy hanno presentato lo scorso mercoledì una denuncia contro FB o delle deliranti chiusure che si stanno producendo da parte di importanti figure della blogsfera di lingua inglese.

Sono molti gli articoli che ultimamente parlano dell’argomento ma mi baso principalmente su quello pubblicato in Wired durante il fine settimana, che credo accerti quanto racconta cronologicamente e successivamente gli errori di un Facebook progressivamente più irrispettoso verso i diritti dei suoi utenti e autorizzata nella misura dei piani dichiarati da Zuckerberg nella recente conferenza f8: dominare la rete.

Ed è che 500 mila utenti sono molti per un unico servizio, che domina già in modo indubitabile l’appetitoso, da un punto di vista commerciale e come tante altre volte diciamo, grafico sociale.

Non è la prima volta che sorgono alternative. Il progetto Diaspora, servizi di ri-centralizzazione senza marchi (Sweetcron) che rispettano la proprietà dei dati, le conversazioni i flussi vitali che distribuiamo in rete, mostrando un totale rispetto per i diritti degli utenti del web sociale di cui abbiamo parlato tante volte e che non smettono di essere attualità.

Sono sorti anche movimenti, applicazioni del web sociale che permettevano anche il suicidio su Facebook. FB li ha denunciati, li ha fatti sparire per aver violato i suoi termini di servizio, in base al loro modello di APIs aperte ma di esecuzione sempre circoscritta al suo giardino chiuso.

Facebook connette col passato, Twitter col futuro, dicevamo in un tempo. E questo è risultato utile per ritrovarci con amici e parenti che avremmo voluto vedere o no, anche per sostituire il punto di forza della catena, ma ben presto i loro leader catturato l'importanza del fattore elementare per il successo del Web 2.0, social network, come fenomeno di massa: il carattere, storicamente sottovalutato, estremamente sociale umano.

Lo sapevano già, probabilmente, gli psicologi, sociologi che sicuramente fanno parte dell’equipe di Zuckerberg, con ex—dirigenti della CIA esperti nello spiare la privacy, testualmente, nelle sue file.

Così, passato il tempo e dominando il grafico sociale, con l’aiuto di esperti di Beltway privacity, a dicembre del 2009 FB cominciava a non mantenere le promesse, rendendo la maggior parte delle info sui nostri profili pubblica: Il luogo dove viviamo, nome, foto, nomi di amici, cause che sosteniamo, ecc---sono da allora questioni da controllare e configurare da quando apriamo l’account.

Questa primavera sono andati avanti di un altro passettino pubblicando i nostri gusti, raccogliendoli da qualsiasi parte sul web dove li scriviamo. Esistono da poco anche certe applicazioni che si aggiungono in modo automatico (quello che normalmente si chiama malware) sui nostri profili. Consultate, la configurazione delle applicazioni e vedete di cosa parlo.

E' inoltre scandaloso trasferire, senza autorizzazione, dati a Yelp, Pandora, Microsoft, quindi se si arriva a questi siti, mentre siamo connessi a Facebook, questi personalizzano la nostra esperienza dell'utente. Possiamo optare perché non sia così, ma non è facile e sarà messa in atto tutta la burocrazia di Facebook per arrestare il problema in modo permanente (di recente ho provato con gli studenti di un corso di digitali, dopo aver consigliato di disabilitare le applicazioni e non è stato, non è facile)

Facebook cerca, per difetto ed in modo definitivo, non è difficile pubblicare tutto a tutto il mondo. Così come Google Buzz ricorda le condizioni della privacy degli ultimi messaggi condivisi per riprodurli alla seguente occasione, nel caso di FB non è così e sarà necessario molto più lavoro quanto più privato vogliamo che sia il messaggio.

FB si difende argomentando che tutto è configurabile, che si può configurare la privacy. Non è vero, anche se la maggior parte delle opzioni, o sono estremamente complesse, o non esistono realmente. Come abbiamo visto nel Wired ...:
  • Mi piacerebbe rendere la mia lista di amici privati…non si può
  • Mi piacerebbe avere il mio profilo visibile solo per gli amici….non si può.
  • Mi piacerebbe sostenere un determinato gruppo senza che mia madre o il mondo lo sappia…non si può.
E non è vero che non si può fare meglio le cose: FB potrebbe cominciare con una pagina semplice di opzioni, con configurazioni predeterminate: sono una persona privata….o mi piace condividere qualche cosa…o mi piace vivere la mia vita pubblicamente.
Questo sarebbe un disegno rispettoso della privacy dell’utente, ma FB preferisce ridefinire il mondo che sta forzando, svanire con interessi capitalisti le tradizionali frontiere tra il pubblico ed il privato.

Facebook facilita, completa a volte la nostra vita sociale. In cambio, regaliamo la nostra privacy, affinchè un divino Zuckerberg proclami la Società della Trasparenza che meglio gli conviene.

Quello che potrebbe aver facilitato FB, con la sua tradizionale mancanza di rispetto verso gli utenti circa questo argomento ed il tocco finale dei cambiamenti del 2009, è la paura di condividere dati, perdere la privacy, creando una mancanza di fiducia da parte degli utenti nei social network che rallenta l’evoluzione generale del web.

“Se pensassimo FB nuovamente, tutto sarebbe pubblico” diceva recentemente Zuckerberg.

Sapete che non è una parola che mi dispiace, ma non che un’azienda come questa che pretende di confondere le cose: vogliamo essere più trasparenti, grazie a, e non obbligati dalle condizioni che gli attuali re del grafico sociale vogliono imporre. Concordo su questo con Kirkpatrick:
  • “Non passa l’argomento di Zuckerberg sul fatto che FB stia riflettendo i cambiamenti che si producono nella società. Sono un agente importante nel cambiamento sociale al quale dicono di rispondere”.
La soluzione passa attraverso Educare la privacy (la poca che è sopravvissuta all’attentato permanente di FB) nella Società della Trasparenza, non per conformaci, seguire il gioco e favorire gli interessi dei soliti di sempre.
Preparo alcune cose riguardo la privacy dei minori nelle rete sociali, così continuerò con l’argomento.

Raccomando specialmente, anche, se vuoi ampliare l’analisi su FB, la seconda parte del libro Progetto Facebook che abbiamo annunciato qualche giorno fa:
II-Da Facebook all’educazione
  • 5-Pensando a FB, un’approssimazione collettiva per dimensioni, di Gabriela Sued.
  • 6-L’architettura è la politica della rete. FB ed i suoi rivali, di Carolina Gruffat e Roberto Schimkus.
  • 7-Come vedere l’invisibile: strategie per visualizzare informazione su FB, di Ignacio Uman e Maria Carlina Venesio
  • 8-FB come paradigma dell’alfabetizzazione digitale nei tempi della barbarie culturale,di Clara Ciuffoli e Guadalupe Lopez.
Potete scaricare il libro completo sul lato sinistro di questo blog. Vi lascio per ora un vecchio video, casomai ci fossero dei dubbi….


Fonte: El Caparazon

Tradotto e segnalato perVoci Dalla Strada da VANESA 

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