30 aprile 2010

LA GRECIA E LA QUARTA FASE DELLA CRISI

foto di Francesco Cascioli    http://www.ilpalo.com/  
di Oscar Urgarteche

Come abbiamo visto, il contagio della crisi statunitense globale ha quattro fasi. La prima è stata la crisi finanziaria iniziata ad agosto del 2007 quando Paribas e due banche tedesche hanno annunciato che anche avuto problemi con gli investimenti in obbligazioni USA. Questo è stato il preludio a quello che sarebbe stato il crollo delle borse tra ottobre del 2007 e settembre 2008, quando fu rivelato che le quote bancarie non valevano nulla perché, tra le altre cose, avevano investito in strumenti spazzatura emessi dalle stesse banche d’investimento. Questo è stato possibile perché le banche commerciali hanno prestato soldi a persone senza la qualifica di rischio e dopo hanno venduto questi strumenti alle banche d’investimento. Le società di rating diedero luce verde per farlo perché sono di proprietà delle aziende che danno servizi alle banche. Questa fase è ora sotto inchiesta al Congresso degli USA e non è molto diversa da altre crisi finanziarie nel mondo. Finirà con qualche banchiere in carcere e qualche nuova regolamentazione.
La seconda fase iniziò quando le banche commerciali presero nota che le altre banche commerciali erano in una brutta posizione e che la loro esposizione in borsa poteva metterle in serio pericolo. Questa è la fase del “credit crunch”. Il credito si chiuse e i mercati finanziari si videro devastati in una notte. Nessuna banca statunitense depositava seriamente denaro in un’altra banca statunitense o europea. L’effetto fu che il finanziamento del commercio si prosciugò e il commercio internazionale incontrò con un calo di anche un 30%. Colpì anche il commercio inter-regionale sudamericano, perché è effettuato tramite carte di credito confermate in dollari a Miami. Da qui sorsero i pagamenti in moneta nazionale di alcuni paesi e le idee sull’integrazione finanziaria avanzarono in diverse regioni del mondo.

La terza fu nel 2009, quando la recessione ha colpito come conseguenza del crollo del commercio. Per paesi dove c’è una relazione tra il commercio e la crescita, cioè i paesi più industrializzati, il colpo è stato evidente. In quel momento, a marzo del 2009, è stato chiaro che i paesi ricchi erano altamente indebitati e che stavano mettendo in moto politiche anticicliche per uscirne, ma il loro spazio fiscale era minimo. E' stato anche evidente che i creditori internazionali globali sono le economie in via di sviluppo e che i grandi debitori sono le economie mature. L'attuale modello economico globale ha raggiunto un picco e gli interrogativi su “adesso come si continua?” sono aperti. Le monete delle economie emergenti si sono rafforzate come effetto delle loro riserve crescenti e le monete delle economie più mature si sono svalutate frutto dei loro deficit. Il grande deficitario globale sono gli USA, cosa che ha messo in discussione il ruolo del dollaro. Ma, dopo il salvataggio bancario di 700.000 milioni di dollari senza copertura, il presidente della Banca Centrale statunitense, Ben Bernanke ha guadagnato il sopranome di “Elicottero perché buttava dollari dal cielo, dicevano gli analisti.

La quarta fase, iniziata con la crisi greca qualche mese fa riflette l’impatto in differita sulle entrate fiscali: arriva la recessione. Cioè, un anno di rallentamento del tasso di crescita economica e l’anno seguente, quando si recuperano le tasse dirette queste sono inferiori a quanto richiesto per mantenere il ritmo della spesa pubblica. Nella fase della crescita le economie hanno preso in prestito per accelerare il consumo interno- è il modello economico vigente- e l' eccessivo consumo arriva al punto di dover ridare ciò che aveva preso in prestito. L’urgenza di politiche anticicliche accompagna la scarsità di bilancio accentuando la recessione. Finita la quarta fase si entra nell’inizio dell’uscita della crisi.

Tutti i pronostici dicono che le economie mature cresceranno poco nel decennio che inizia, perché i consumatori super indebitati cominceranno a pagare quello che hanno preso in prestito per questo eccessivo consumo. Questo è più vero per gli USA che per l’Europa, ma è certo per entrambi. Nella lista dei super indebitati ci sono, oltre alla Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda, Gran Bretagna, USA ed altri europei.

Ciò che è interessante ed è una novità è che ci sia una speculazione contro l’euro dalla sterlina e dal dollaro. Se vincono, sparisce il dollaro; se perdono, si discuterà su una nuova moneta di riserva con più forza. La discussione è sul tavolo. La L del PIL è in corso sembra che la "W" delle borse valori anche. Quanto detto, non è in auge delle borse senza crescita economica. Vale la pena di seguire l’indice delle borse di Shangai per vedere se anche i cinesi sono travolti dal movimento globale dei capitali o se i loro controllo sul capitale a corto termine li protegge da queste fluttuazioni.

Oscar Urgarteche, economista peruviano, lavora nell’Istituto di Ricerche Economiche della UNAM, Messico. Presidente dell’ ALAI e membro dell’Osservatorio Economico di America Latina (OBELA) www.obela.org


Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da VANESA

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