15 marzo 2010

UNIONE EUROPEA: RISOLUZIONI A PERSONAM

Titolo originale: "El silencio del parlamento europero"
Di Leyla Carrillo Ramirez 

La memoria può giocare un brutto tiro, anche gli strumenti più efficaci della politica nei paesi sviluppati. Quelli che definiscono ciò che è buono o cattivo, ingigantendo i difetti degli altri, classificandoli e rivendicando il diritto di dire loro quale azione intraprendere, secondo i propri modelli. Giudicare gli altri è un semplice intrattenimento, ma si applica una propaganda differenziata per stigmatizzare coloro che sono riprovevoli, in un esercizio pericoloso, che confina con l'interferenza nei suoi affari interni.
Il modo di definire la cattiva condotta è un dispositivo in grado di stupire i più eruditi in affari internazionali. Ad esempio, nella classifica emanata dalle istituzioni dell'Unione Europea sul resto del mondo risulta sempre più evidente l'equazione. I suoi Stati membri sono nella prima categoria, seguiti dagli Stati alleati (non importa gli errori che commettono) e, infine, pur costituendo una maggioranza del mondo, riconosciuta dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, sono gli Stati terzi. Chiaramente questi ultimi necessitano di essere "orientati", monitorati, censurati e puniti, se necessario. 

La storia insegna. Nel 1996 il Consiglio dell'Unione Europea ha imposto la Posizione Comune, che tuttavia condiziona le relazioni bilaterali nel "comportamento e risposta del regime cubano." La citata Posizione di cui sopra si somma all'embargo degli Stati Uniti, ma con lo stile elegante degli europei. Le campagne orchestrate contro Cuba non sono nuove. Nel 2004, 2006 e 2007 il Parlamento europeo ha adottato risoluzioni sulla "situazione dei diritti umani a Cuba". Per questi motivi nessuno dovrebbe essere sorpreso dalla recente risoluzione dell' 11 marzo.

Come si approva una risoluzione? Non è così semplice: i membri familiarizzano con i punti di vista "affidabili" che circolano su un determinato paese. Gli eventi sono ingigantiti da Washington e dalla stampa dei paesi più industrializzati; s' incorporano le preoccupazioni di alcuni legislatori che visitano il paese in questione, si riuniscono con i "dissidenti" prefabbricati dall'estero, esagerano sulle trasgressioni contro di esso, - presumibilmente - affrontano restrizioni sui loro diritti o quelli che non ricevono dall' assistenza esterna (possono essere da un'ambasciata accreditata da un paese europeo, un'interconnessione di Internet, premi pomposi e ben metallizzati e macchinarie sofisticate, di contrabbando affinchè le sue trasmissioni circolino velocemente verso l'estero.

Così si procreano le censure che, nel 90% dei casi, gravitano intorno ai paesi sottosviluppati, e sono approvate in sessioni parlamentari, regolari o di emergenza, a seconda della gravità interpretata dalle élite al potere nei paesi sviluppati. La sua finalità è semplicemente quella di ingigantire i difetti e le carenze in materia di governance, il rispetto dello Stato di diritto, democrazia, rispetto dei diritti umani individuali e tutto ciò che costituisce la complessa rete della libertà personale o aziendale.

L'eloquenza dei legislatori è strettamente legata agli obiettivi delle forze di governo del mondo sviluppato: censurare per sospendere la collaborazione o gli aiuti, o semplicemente condizionarli, criticare sistematicamente per denigrare il governo che li ostacola a ricreare un ambiente propizio per intervenire, se lo si decide, mediante una Risoluzione più strategica da presentare al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

La Raisoluzione contro Cuba approvata l' 11 marzo da una larga maggioranza del Parlamento Europeo (509 voti a favore, 30 contrari e 14 astenuti, per un totale di 736 parlamentari) fa parte dell'agguato contro i paesi sottosviluppati. È esplicita rispetto ai giornalisti indipendenti, deplorando l'assenza di qualsiasi atto ufficiale per liberare immediatamente e incondizionatamente i cosiddetti "prigionieri politici e di coscienza" (anche se i criminali comuni) così come attacca la disattenzione alle reiterate richieste del Consiglio e del Parlamento Europeo al governo cubano.

Per non perdere l'abitudine, ancora una volta il Parlamento europeo si è schierato contro Cuba, nel bel mezzo della propaganda ideata dagli interessi imperiali -statunitensi o no - la cui scintilla è stata la morte di uno scioperante della fame. Ripetono gli obblighi che impongono solo agli Stati terzi. E 'ingenuo pensare che il singolare privilegio di Cuba, Venezuela, Iran e Cina nelle Risoluzioni del Parlamento Europeo persegua un obiettivo comune: contestare la politica interna ed estera, di ingigantire i problemi dei paesi con un percorso progressista, sviluppo economico o politico differenziato "preoccupa" chi decide cosa può o non può fare ognuno nell'uso della sua sovranità nazionale.
 

L'eloquenza del Parlamento europeo, tuttavia, evidenzia un lapsus nella sua memoria legislativa. Se di diritti umani si tratta non è opportuno ricordare alla maggior parte dei suoi membri, che la ripetizione annuale (o mensile) di risoluzioni sulla violenza e la disuguaglianza in genere e la violazione sistematica violazione dei diritti delle minoranze, portano a più di cinque anni, senza risultati concreti.

Risulta significativa la "negligenza" nelle circostanze attuali, che in uno dei più importanti Stati membri dell'Unione europea si lasciarono morire nel 1981, dieci scioperanti della fame che chiedevano lo stato prigioniero politico, uno dei quali, Bobby Sands, era stato eletto membro del Parlamento britannico un paio di settimane prima di morire di fame. Tra i crimini nascosti oggi dal Parlamento Europeo tuttavia si sentono anche le voci di esecuzioni extragiudiziali perpetrate in Spagna per il GAL.
Si parla anche meno circa il prolungato trattamento inumano in celle d' isolamento o nel braccio della morte nei carceri dell'alleato statunitense e l' ingiusta  detenzione per undici anni dei 5 eroi cubani combattenti contro il terrorismo.

Né emettono risoluzioni sugli immigrati espulsi o internati in campi simili a quelli del XX secolo. Ancora si attende una risoluzione per l'assassinio a Milano di un oppositore al vertice del potente Gruppo dei 8 e si attendono pronunciamenti percontr la repressione della polizia contro i manifestanti in favore del clima durante il vertice di Copenaghen di dicembre. Sicuramente sopportare il silenzio del Parlamento europeo sulla repressione fisica contro coloro che protestano in Grecia, contro le situazione imposta dalla crisi. Per molte persone nei paesi poveri, è evidente che per il mondo industrializzato, la gente menzionata "mette in pericolo la sicurezza dell'Unione europea" e gli altri ... sono semplicemente dei terroristi.

Un altro esercizio per la memoria sarebbe che i cittadini del Terzo Mondo classifichino le Risoluzioni dove il silenzio del Parlamento Europeo sarebbe stato preferibile a tanta logorrea. Ad esempio: perché la risoluzione del 2008 su voli segreti e le torture a Guantanamo sollecitava gentilmente gli Stati Uniti di chiudere l'eufemistico centro di detenzione, mentre dedicò la maggior parte dei suoi punti a criticare il governo cubano?

Un altro problema sarebbe quello di conoscere le motivazioni di allusioni così sistematiche sugli attacchi di Hamas contro Israele, che hanno giustificato il genocidio commesso dal paese amico contro la Palestina. Per chiarire ulteriormente se vi sia un progetto di risoluzione che condanna gli "errori logistici o casuali" di soldati cittadini di paesi dell'Unione europea commessi in Afghanistan e in Iraq. In effetti, rivedendo le risoluzioni parlamentari, istigare alla violenza i buddisti tibetani contro il governo cinese è diventata una prassi, che cerca di galvanizzare l'opinione interna mondiale contro il paese socialista, quando proprio una delle caratteristiche di questa religione è professare la nonviolenza.

Riguardo l'America Latina si è cominciato a vedere un atteggiamento coerente del Parlamento europeo rispetto ai golpisti honduregni. Essa contrasta con la risoluzione che mostrava "grande preoccupazione per la situazione in Nicaragua." E se di America Latina si tratta, il Venezuela è oggetto di un persisente monitoraggio dagli eurodeputati: La Risoluzione del maggio 2009 è stato un atto antidemocratico -per coloro che vegliavano su di esso- quando con soli 27 voti a favore (il 4% dei deputati) sostenne l' "oppositore" Manuel Rosales e " si preoccupò per il deteriorarsi della situazione ... la concentrazione del potere e del crescente autoritarismo del presidente venezuelano"... Meraviglie del parlamentarismo rappresentativo!

La Risoluzione adottata a Strasburgo è parte della pratica quotidiana degli atti legislativi intrapresi dal Parlamento europeo. Un vecchio proverbio dice "se non hai qualcosa di meglio del silenzio, resta in silenzio". Sarebbe stato preferibile per i deputati che hanno votato contro Cuba restassero in SILENZIO, ma la loro assoluta vocazione di guardiani universali, dei diritti umani li ha stimolati ancora una volta.

Fonte: http://www.cubadebate.cu/opinion/2010/03/14/silencio-parlamento-europero/

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura  di VANESA

1 commento:

  1. Non è che tante morti da una parte siano peggio di qualche morte dall'altra parte.

    Mi sembra di essere in Italia leggendo quest'articolo....il meno peggio. E' questo che vogliamo? Salvare il meno peggio? Io no.

    La libertà individuale e la vita non devono scendere al compromesso del meno peggio ne noi dovremo permettere che questa idea, ripetuta in continuazione, diventi la "nostra" idea.

    Vanesa.

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