25 gennaio 2010

LA POVERTA' NELL'UNIONE EUROPEA

di Hedelberto López Blanch

Europa, il vecchio continente che ha colonizzato estesi territori in Africa, America Latina e Asia, dai quali ha estratto ricchezze che le hanno permesso lo sviluppo dei suoi paesi e società, appare nei censimenti di questo XXI secolo con più di 80 milioni di abitanti poveri.


Come alcuni analisti segnalano su un nuovo progetto che sembra più propaganda che realtà, l’Unione Europea, ha informato che il 2010 sarà l’anno della lotta contro la povertà e l’esclusione sociale che si izierà a Madrid con una cerimonia il 21 gennaio.


Esiste una grande similitudine tra i non riusciti Scopi del Millennio
concordati dall’Organizzazione delle Nazione Unite nel 2000 che chiedeva ai suoi membri di diminuire la povertà, tra le altre cose, simili alle proposte di 10 anni dell' UE che si è impegnata a fermare questo flagello nel 2010. La realtà è che il 17% della popolazione dell’Unione vive senza le risorse primarie, inclusi 19 milioni di bambini.

L’UE è composta da 27 nazioni con una popolazione di circa 500 milioni di persone ed uno su sei soffre la povertà.


Per Jacques Diouf, direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e la Alimentazione (FAO), le politiche neoliberali e di esclusione sociale hanno causato in quelle ricche nazioni,
che un vasto numero di persone fossero senza tetto e protezione.

Diouf dà altri dati che sono molto più preoccupanti di quelli ufficiali emessi dall’ufficio dei sondaggi dell' UE, Eurostat, indicando che la povertà nei 27 paesi, povertà che si misura avendo come metro l’entrata economica inferiore ai due euro giornalieri, colpisce il 21% della popolazione, mentre il 5%
soffre di insicurezza alimentare.

Tra
i fattori che hanno contribuito all’aumento della povertà negli ultimi 15 anni, appaiono l’eliminazione dei sistemi di pianificazione centralizzata e il passaggio all’economia neoliberale, la diminuzione dei programmi sociali a beneficio delle privatizzazioni, la diminuzione della produzione agroalimentare e la disoccupazione.

La stessa Eurostat ha segnalato in un documento recente che quella percentuale di popolazione europea vive male o sopravvive all’ombra dell’immagine “idilliaca” che le autorità comunitarie mostrano all’estero.


In vari paesi si concentra il maggior numero di persone che sopravvivono con quantità di denaro irrisorio. Audrey Gueudet, della Rete Anti Povertà (EAPN), ha spiegato che in Romania buona parte della popolazione sopravvive con meno di due euro al giorno, mentre che in Bulgaria, Lituania, Lettonia lo fanno con meno di 4 euro,
non è sufficiente per pagare gli alti costi delle abitazioni, o dei servizi idrici, riscaldamento e alimentazione.

Dati del 2008, gli ultimi forniti dall' UE e che non includono gli effetti nocivi della ormai prolungata crisi economica mondiale, mostrano che in Spagna la percentuale saliva al 2%, in Grecia al 21% ed in Lettonia un 23%.


Sono anche abissali le differenze tra i paesi per misurare quel indice dato che la soglia di povertà si colloca in Romania nei 558 euro, mentre cin Lussemburgo è di 17.887 euro.


Ovviamente, la povertà nell’UE non equivale a quella esistente in altri paesi in via di sviluppo che durante secoli sono stati saccheggiati, prima, da regimi coloniali e da misure neoliberali e di privatizzazioni imposte dalle nazioni ricche e gli organismi finanziari internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.


Ma quelle popolazioni emarginate dall’Europa non partecipano alla vita economica, sociale e culturale della società e pensano solo a come ottenere il sostegno giornaliero per alimentare le loro famiglie.


I gruppi sociali più minacciati dalla povertà sono i disoccupati, i genitori single (specialmente le donne), le persone in età avanzata, gli immigrati e le minoranze etniche.


Gli immigrati, la cui mano d’opera è fondamentale in quei paesi per le attività agricole ed i servizi, devono affrontare numerose barriere all’ora di integrarsi in un paese, principalmente in cinque aree: casa, salute, educazione e partecipazione alla vita pubblica.


Soffrono ogni tipo di discriminazione: non possono accedere a numerosi posti di lavoro in aziende, lo stipendio è inferiore rispetto a chi appartiene a quella nazione, non hanno diritti, assicurazione sociale, devono vivere in case e zone determinate, tra le tante limitazioni.


L’Organizzazione Non Governativa Caritas Europa ha pubblicato a fine del 2009 uno studio su questa situazione e come esempio propone la Spagna e le pratiche crudeli, come quella di affittare “case e divani per otto ore, tre volte al giorno, a immigrati provenienti dal Sud America e Centro America”. Aggiunge che nel Belgio molte case che sono state dichiarate inagibili si fittano ai clandestini con i conseguenti rischi che può portare tale azione.


Un altro problema che incide sulla povertà sono gli alti indici di disoccupazione che sta colpendo circa il 20% della popolazione economicamente attiva in tutta l’Unione, della quale sono riusciti a sfuggire solo alcuni paesi come l’Olanda e il Lussemburgo.


Quando in questo XXI secolo si parla di povertà e iniquità non si guarderà più soltanto verso le regioni del Sud ma anche a quelle del Nord, come succede nel vecchio continente europeo.


Fonte:
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=98964

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
Vanesa

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