23 dicembre 2009

L'EREDITA' DEL 1989 NEI DUE EMISFERI


di Noam Chomsky
In These Times
A novembre c’è stato l’anniversario di due grandi avvenimenti del 1989: “il più importante anno nella storia mondiale dal 1945”, come lo storico britannico Timothy Garton Ash lo ha descritto.


Quell' anno “tutto cambiò”, scrive Garton Ash. Le riforme in Russia di Mikhail Gorbaciov e la sua “ impressionante rinuncia all’uso della violenza”, hanno condotto alla caduta del muro di Berlino il 9 novembre e alla liberazione dell’Europa dell’Est della tirannia russa.


Gli elogi sono meritati, i successi memorabili. Ma le prospettive alternative possono essere rivelatrici.


Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha dato tale prospettiva- non intenzionalmente-
quando ci ha esortato tutti ad “usare l’inestimabile dono della libertà per finire coi muri dei nostri tempi”.

Un modo per seguire i suoi buoni consigli
sarebbe quello di smantellare l’enorme muro di Berlino, che ridimensionato in scala e lunghezza di Berlino, adesso serpeggia in territorio palestinese violando la legge internazionale.

Il “muro di annessione”, come dovrebbe essere chiamato, è teoricamente giustificato in termini di “sicurezza”, la razionalizzazione per difetto di tante azioni di stato. Se la sicurezza fosse la questione, il muro sarebbe stato costruito lungo la frontiera e reso inespugnabile.


Lo scopo di questa mostruosità, costruita con l’appoggio degli USA e la complicità dell’Europa
, è di permettere a Israele di appropriarsi della valorosa terra palestinese e delle principali risorse acquifere della regione, impedendo così qualsiasi autosufficienza nazionale per la popolazione indigena dell’antica Palestina.

Un'altra perspettiva sul 1989 è di Thomas Carothers,
uno studioso che servì nei programmi di “rafforzamento della democrazia” nell’amministrazione dell’ex presidente Ronald Reagan.

Dopo aver revisionato l’espediente, Carothers conclude che tutti i leader degli USA sono stati “schizofrenici”:
appoggiano la democrazia se si accorda agli obiettivi economici e strategici degli USA, come è il caso dei paesi satelliti sovietici, ma non degli stati che sono clienti USA.

Questa prospettiva è confermata drammaticamente dalla recente commemorazione degli avvenimenti del novembre 1998. La caduta del muro di Berlino è stata festeggiata con ragione, ma c’è stata pochissima attenzione su quanto è accaduto una settimana dopo: il 16 novembre, a El Salvador, c'è stato l’assassinio di sei leader intellettuali dell’America Latina, sacerdoti gesuiti, insieme a cuoca e figlia, dal battaglione d’elite Atlacatl, armato dagli USA che aveva appena rinnovato la formazione della scuola di Guerra Speciale JFK a Fort Brag, Carolina del Nord.


Il battaglione e i suoi seguaci avevano accumulato una sanguinaria storia ne El Salvador durante il raccapricciante decennio che iniziò nel 1989 con l’assassinio, per mano di molti degli stessi implicati (1989), dell’arcivescovo Oscar Romero, conosciuto come “la voce dei senza voce”.


Durante il decennio della “guerra contro il terrorismo”, dichiarata dall’amministrazione Reagan, l’orrore fu simile in tutta l' America Centrale.
Il regno della tortura, dell’assassinio e della distruzione nella regione aveva lasciato centinaia di migliaia di morti.

Il contrasto tra la liberazione dei paesi satelliti sovietici e lo schiacciamento della speranza negli stati clienti degli USA è sorprendente e istruttivo, anche quando disponiamo di una maggiore prospettiva.


L’assassinio degli intellettuali gesuiti mise fine virtualmente alla “teologia della liberazione”, la rinascita del cristianesimo le cui radici moderne si trovano nelle iniziative di Papa Giovanni XXII e del Concilio Vaticano II che aprì nel 1962.


Il Concilio Vaticano II “segnò l’inizio di una nuova era nella storia della Chiesa Cattolica”, scrisse il teologo Hans Kung. I vescovi latinoamericani adottarono “l'
opzione preferenziale per i poveri”.

Così, i vescovi rinnovarono
il pacifismo radicale dei Vangeli che era stato silenziato quando l’imperatore Costantino stabilì il cristianesimo come religione dell’Impero Romano: “una rivoluzione” che in meno di un secolo trasformò la “chiesa perseguitata” in “chiesa persecutrice”, secondo Kung.

Nel rinascimento post Vaticano II, i sacerdoti, monache e laici dell’America Latina portarono il messaggio del Vangelo ai poveri e perseguitati, riunendoli in comunità,
e li ha incoraggiati a prendere il loro destino nelle proprie mani.

La reazione a questa eresia è stata una repressione violenta. L’avanzare dell' orrore e le stragi, i praticanti della teologia della liberazione furono un obiettivo prioritario.


Tra di essi c’erano i sei martiri della chiesa, la cui esecuzione 20 anni fa è adesso commemorata con un silenzio totale appena rotto.


Lo scorso mese a Berlino, i tre presidenti più coinvolti nella caduta del muro- George H.W. Bush, Mikhail Gorbaciov e Helmut Kohl- hanno discusso su chi meritava più riconoscimento.


“So adesso come il cielo ci ha aiutati”, ha detto Kohl. George H.W Bush lodò il popolo della Germania dell’Est che “per molto tempo fu privato dei loro diritti concessi da Dio”. Gorbaciov
ha suggerito che gli Stati Uniti hanno bisogno della propria perestrojka.

Non esiste alcun dubbio sulla responsabilità di demolire l’intento di rivivere la chiesa dei Vangeli in America Latina durante gli anni '80.


La Scuola delle Americhe (battezzata come l’Istituto dell’Emisfero Occidentale della Cooperazione per la Sicurezza) a Forte Benning, Georgia, che allena gli ufficiali dell’America Latina, annuncia orgogliosamente che
l’esercito degli USA ha aiutato a “battere la teologia della liberazione”, assistito senza dubbio dal Vaticano, mediante il guanto bianco dell’espulsione e della repressione.

La campagna per invertire l’eresia messa in moto dal Concilio Vaticano II, ricevette un' incomparabile espressione letteraria nella parabola del Grande Inquisitore di Dostoiesvsky in
I fratelli Karamazov.

In questo racconto, ambientato a Siviglia durante il “momento più terribile dell’Inquisizione”, Gesù Cristo appare di colpo nelle strade, “soavemente, sprovveduto, e nonostante ciò, per strano che sembri, tutti lo riconoscono” e sono stati “irresistibilmente attratti da lui”.


Il Grande Inquisitore
“ ha fatto si che le guardie lo prendessero e lo portassero” in prigione. Lì si accusa Cristo di venire ad “ostacolarci” nel grande compito di distruggere le idee sovversive di libertà e di comunità. Noi non ti seguiamo, l’Inquisitore ammonisce Gesù; ma piuttosto Roma e "la spada di Cesare". Cerchiamo di essere gli unici governanti della terra per poter insegnare alle moltitudini “deboli e vili” che “saranno liberi soltanto quando rinunceranno alla libertà per noi e si sottometteranno”. Allora saranno timidi, impauriti e felici. Così che domani, dice l’Inquisitore, “dovrò bruciarti”.

Finalmente, però, l’Inquisitore cede e lo libera “
in vicoli bui della città”.

I discepoli della Scuola delle Americhe retta dagli Stati Uniti non hanno esercitato nessuna pietà del genere.


Noam Chomsky che ha appena compiuto 81 anni, è l’intellettuale vivente più citato e figura emblematica della resistenza antimperialista mondiale. E’ professore emerito di linguistica all’Istituto di Tecnologia di Massachussets a Cambridge e autore del libro Imperial Ambitions: Conversation on the Post 9/11 World.


Fonte:
http://www.inthesetimes.com/article/5260/the_legacy_of_1989_in_two_hemispheres/

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
VANESA

2 commenti:

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