2 novembre 2009

HAITI NON COMPRA LA LIBERTA' E LA DEMOCRAZIA AL MERCATO!


Non c'è dubbio che il movimento politico Lavalas si opponeva al modello neoliberale di sviluppo è ora in fase di attuazione in Haiti.

L'insistenza del FMI, la Banca Mondiale e la Inter-American Development Bank sugli "aggiustamenti strutturali", compresa l'eliminazione dei dazi sulle importazioni e le esportazioni, la vendita delle industrie e delle aziende che erano nelle mani dello Stato, il mantenimento di uno salario minimo e una dipendenza ossessiva sul settore privato come motore di sviluppo economico è stato chiamato "il piano mortale".

di Kevin Pina
www.suramericapress.com/

"L'ostacolo maggiore al piano delle istituzioni finanziarie di Haiti è stata la stessa democrazia, il modo in cui il movimento Lavalas rappresentava gli interessi della maggioranza dei poveri e il presidente, due volte eletto Jean-Bertrand Aristide.
Il governo si è rifiutato di privatizzare le industrie chiave come la compagnia telefonica (Teleco) e la società elettrica (EDH) e mentre le istituzioni finanziarie insistevano sul fatto che i programmi sociali sono stati tagliati, il partito Fanmi Lavalas ha beneficiato di queste imprese di Stato per investire nell' alfabetizzazione e fornire milioni di pasti sovvenzionati per i poveri.

Per la prima volta nella storia, Haiti aveva una rete di sicurezza che proteggeva contro la fame e la malnutrizione diffusa. Nonostante le obiezioni delle istituzioni finanziarie e dell' élite economica depredatrice di Haiti, il salario minimo è stato raddoppiato per due volte durante il primo e il secondo mandato di Aristide, per la forza lavoro peggio pagata dell'emisfero. Non è un caso che i due mandati di Aristide sono stati falciati da un golpe.

Dovrebbe essere molto chiaro, anche per l'osservatore più distratto, che questo era uno dei motivi principali del colpo di stato del febbraio 2004, che non solo ha rovesciato il presidente, ma che ha rimosso oltre 7,400 eletti dal livello comunale a incarichi nazionali in tutta Haiti.

Non è stato altro che un tentativo di distruggere movimento maggioritario dei poveri haitiani e il loro diritto di stabilire, attraverso le elezioni, le proprie priorità per lo sviluppo economico basato sulla sovranità e la giustizia sociale.
L'amministrazione Bush e il partito repubblicano appoggiarono l'élite haitiana per rovesciare il governo costituzionale e orchestrare la transizione". Lontani dalla mitologica "rivolta popolare", menzionata spesso dai ben pagati giornalisti, il rovesciamento della democrazia in Haiti, nel 2004 è stato violento e perpetrati dalle antiche forze militari e dai comandanti degli squadroni della morte che fecero una strage.

La minoranza pagata dall' elite benestante scesa in strada per dare l'impressione di una rivolta popolare non è stata in grado di far cadere il governo, per questo lanciarono i cani di guerra ben curati che avevano nella vicina Repubblica Dominicana.

E non era diverso dai recenti sviluppi in Honduras: un presidente rapito in casa sua contro la sua volontà nel bel mezzo della notte e costretto a salire su un aereo, mentre il crimine cominciava per assicurare il trionfo dei cospiratori.

Due anni dopo il colpo di Stato 2004, in Haiti ha chiarito quali fossero le intenzioni della Organizzazione degli Stati Americani, Nazioni Unite e la comunità internazionale. Tutti hanno beneficiato del regime instaurato dagli Stati Uniti che prese il potere e scatenò una campagna senza precedenti di esecuzioni sommarie, episodi regolari di sparare ai manifestanti disarmati e di arresti arbitrari.

Tutto questo fatto nel nome di “restaurare la democrazia”. E’ stato un periodo di grandi violazioni dei diritti umani commessi sotto la protezione delle Nazioni Unite che con successo oscurarono e occultarono quello che è successo fino ad oggi. Confrontando migliaia uccisi, imprigionati e costretti all'esilio, il movimento Lavalas poté eleggere Rene Preval, il nuovo presidente nel 2006. La sua speranza era che avrebbe potuto fermare la repressione, liberare i prigionieri politici e permettere il ritorno di Aristide ad Haiti.

Quello che non potevano sapere è che lui aveva già firmato a favore del cinico progetto di distruggere il movimento popolare come preparazione per portare Haiti in un nuovo campo di sviluppo economico neoliberale e al “piano mortale” che tanto loro avevano contrastato. Nonostante i più di 4 miliardi di dollari di aiuti internazionali dopo il golpe del 2004, la vita ad Haiti è peggiorata, mentre l’elite depredatrice era libera di spremere più profitto possibile dalla disperata popolazione.

Con un limitato investimento, l’elite avrebbe usato il suo monopolio sulle importazioni di prodotti alimentari a rubare più di 1.500 milioni di dollari che familiari e amici inviavano annualmente dall’estero ai loro familiari e affetti in Haiti nello sforzo di mantenerli vivi. Un accordo “dolce” per i monopolisti che si assicuravano che la ridistribuzione della ricchezza cadesse nelle loro tasche, anche quando le proteste pubbliche contro la crescente miseria e fame aumentavano in aprile del 2008.

Tutto il tempo il movimento Lavalas ed i poveri si sono mantenuti attivi dimostrando contro il golpe e richiedendo giustizia ed il ritorno di Aristide. I loro leader furono fatti sparire forzatamente, come nel caso di Lovinsky Pierre- Antoine nell’agosto del 2007, o forzati a marcire in carcere come Ronald Dauphin, o a soccombere ai maltrattamenti come nel caso del Padre Gerard Jean- Juste il 27 maggio 2009.

Tuttavia altri sono stati corteggiati da Preval e hanno ricevuto offerte di posizioni di potere all'interno del suo governo se davano le spalle alla loro storia e al movimento Lavalas. Dopo sono venute le ritardate elezioni al senato in aprile e giugno del 2009 dove si diede il colpo finale a Lavalas.

Il partito Fanmi Lavalas sarebbe stato escluso dalla partecipazione alle elezioni per una questione tecnica, non perché esistesse la possibilità che vincesse se entrava nuovamente in campo politico. Nonostante questo Lavalas boicottò le selezioni e lo fece così effettivamente diventarono uno scherzo in relazione a qualsiasi valorizzazione di partecipazione democratica.

Non è stato altro che un rifiuto collettivo a Preval e alla comunità internazionale. Uccidere, incarcerare, esiliare, dividere, escludere e comprare tanto quanto hanno potuto si presentò come la strategia a lungo termine per distruggere Lavalas e per far apparire Haiti come storia trionfante dell’esito neoliberale nei Caraibi.

Anche così la maggioranza povera di Haiti è una forza elastica e speranzosa. Spera che con l’elezione di Obama, come primo presidente con sangue africano degli Stati Uniti, la politica estera degli Stati Uniti verso Haiti cambi. Ma non è cambiata.

Si sperava, almeno fino alla sua visita a giugno a Andy Apaid sostenitore del golpe e promotore del modello neoliberale, che la nomina di Hillary Clinton come Segretaria di Stato facesse una differenza.

Si sperava nella nomina di Bill Clinton come Inviato Speciale a Haiti delle Nazioni Uniti, avrebbe segnato un cambiamento,fino a quando ha fatto del suo meglio per ignorare le petizioni che gli venivano fatte frequentemente, durante le sue brevi visite negli ultimi due mesi. Al contrario lui ha parlato di coordinare l’aiuto delle ONG in vista dell’istituzione di un nuovo “piano mortale” come venne postulato dal consigliere economico delle Nazioni Uniti, Paul Collier, lo stesso piano mortale neoliberale degli anni 80 fatto da Reagan per la conca dei Caraibi.

Ignorando la storia, apponendo il proprio nome e annunciandolo come nuovo ad una stampa acritica che no sa. Le istituzioni finanziarie lo scoro giugno hanno annunciato che hanno cancellato 1200 milioni di dollari di debito ad Haiti, la maggior parte era stata acquistata da ex dittatori e i loro soci dell' elite benestante, che erano stati sponsorizzati dagli Stati Uniti.

Deve essere rassicurante andare a letto la notte, in un mare di terribile povertà, ma sapendo che uno è il “motore dello sviluppo economico del mondo e che uno non ha mai sbagliato”. Adesso arriva l’atto finale del ritorno ufficiale di Haiti al neoliberismo: precisamente questa settimana il Parlamento haitiano ha decretato il lavoratore haitiano come peggior stipendiato dell’emisfero.

Votano a porte chiuse il “doppio stipendio minimo” di 3,75 dollari al giorno, circa di 38 centesimi l’ora in una giornata normale di 10 ore. Il "vantaggio comparativo" di Haiti, nel quadro della politica economica neoliberista si è solidificata, si tratta di lavoro a buon mercato che mantiene il prezzo basso del lavoro nell’emisfero e nel mondo. Il vantaggio di Haiti dall’epoca di Reagan è stata quella di mantenere gli stipendi bassi nell’emisfero, l’haitiana è la forza lavorativa più economica e contro di lei devono competere altre forze lavorative della regione.

Dovrebbe servire da consolazione sapere che anche se uno non potrà mai guadagnare sufficiente denaro per uscire dalla povertà, anche lavorando 10 ore al giorno, almeno sta svolgendo un piccolo ruolo nel mantenere il prezzo del lavoro “sufficientemente basso” in modo che i manifatturieri tessili e i loro soci dell' elite ricevano buoni guadagni.

Si può dormire la notte sapendo che il Congresso degli Stati Uniti hanno così tante speranze, come uno in che la legislazione che assicura ai manifatturieri tessili degli USA buoni di tasse, paghino i ben guadagnati 3,75 dollari al giorno che il Parlamento haitiano ha appena approvato.

Tutto ciò che rimane della piattaforma ad Haiti della ex signora delle ONG e attuale primo ministro, Michele Duviviere Pierre- Louis è di sedersi nel teatro con Bill Clinton per annunciare “formalmente” che il periodo di incubazione del nuovo-vecchio Piano Mortale è finito e che è nato con rinnovata speranza ad Haiti.

I corpi sono seppelliti e il sangue è stato lavato, e quindi adesso Haiti può girare pagina su Lavalas e quelli che nella maggior parte dei poveri hanno avuto l’audacia di pensare che le selezioni significano che loro possono scegliere un’alternativa. Qualsiasi analista degno di questo nome che capisce la storia haitiana non scommetterebbe, però, che la situazione sia finita.

Vale la pena di ripetere le parole del presidente haitiano eletto democraticamente e fatto cadere nel 2004 e ancora esiliato in SudAfrica, Aristide, che una volta disse “Pèp pa achte libète ak demokrasinan mache" o “Il popolo non compra la sua libertà e democrazia al mercato”.

Nel mondo d’oggi qualsiasi cosa sembra possibile, con un Democratico alla Casa Bianca e un altro nel Congresso- specialmente uno deve il suo successo alla piattaforma di “Cambio nel quale lei possa credere”. La lezione per i poveri del mondo continua ad essere la stessa; quando parliamo di Partito Democratico non confondere speranza con cambiamento, specialmente se quello è tutto ciò che ricevi per le tue 10 ore di lavoro”.
upsidedownworld.org

Fonte: http://selvasorg.blogspot.com/2009/10/haiti-no-compra-libertad-y-democracia.html

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di Vanesa

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