16 ottobre 2009

OBAMA: TANTO PACIFISTA QUANTO IL FABBRICANTE DI ARMI CHE HA CREATO IL PREMIO NOBEL!

La “Pace” per l’inventore della dinamite.

di Manuel Freytas

In definitiva, non c’è nessuna sorpresa: La nomina del presidente USA per il premio Nobel per la Pace è tanto assurda e ridicola quanto il fatto che lo stesso creatore di questo premio, Alfred Nobel, è stato l’inventore della dinamite e un manager che ha costruito la sua enorme fortuna con l’industrializzazione ed il commercio di esplosivi usati come armi di distruzione di massa in campo militare.

In questo controsenso originario, alimentato dal “doppio discorso” capitalista, si spiega come Barack Obama, il presidente dell’Impero militare (e criminale) più potente della storia, sia stato premiato ed eLetto come il rappresentante universale della pace senza alcuna analisi critica da parte della stampa internazionale.

Ma c’è qualcosa in più: Da quando venne istituito, nel 1901, il Premio Nobel per la Pace, è stato dato sia a ricecatori di scienze sociali e umanisti, a militanti e combattenti di cause filantropiche e dei diritti umani, sia a personaggi provenienti dal più oscuro rene delle guerre e uccisioni capitaliste per la conquista e depredazione di paesi su scala planetaria.

Nella storia più recente, il Premio Nobel per la Pace raggruppa nella sua lista di beneficiari personaggi come Madre Teresa di Calcutta (dedicatasi ad aiutare i poveri), e alla Croce Rossa Internazionale (istituzione dedicata all' assistenza globale) sia a personaggi come Henry A. Kissinger, ex segretario di Stato degli USA, che ha progettato e ordinato l’esecuzione delsanguinosi golpe militari nell’America Latina durante gli anni 70, o Isaac Rabin e Menajem Beguin, responsabili sionisti di massacri metodici verso il popolo palestinese provocati dallo Stato di Israele.

Curiosamente ( ed anche come contraddizione), il Financial Times, il portavoce più influente del sionismo finanziario europeo, venerdì si chiedeva : “Il Premio Nobel Per la Pace è quello che ha meno senso rispetto a tutti gli altri?. Certamente, è il più controverso. La sola idea che un premio per la pace porta il nome del manager che ha inventato la dinamite e ha fatto la sua fortuna come venditore di armi, Alfred Nobel, è leggermente paradossale”.

“Forse Nobel ha creato un premio per la pace come un modo per attenuare la sua carriera di “mercante della morte?” aggiunge il gionale finanziario britannico.

“Quelli che criticano il premio- scrive il Financial- assicurano che premiando regolarmente tutta una serie di personaggi di dubbia statura morale, il premio ha mantenuto il vero spirito di Nobel, anche se in modo non intenzionale.”

Alfred Nobel è nato in Svezia, in una famiglia di ingegneri. A nove anni la sua famiglia si trasferì in Russia, e trascorse gran parte della sua giovinezza a San Petersburg, dove suo padre mise in piedi una fabbrica di armi.

Ritornò in Svezia nel 1863 ed accumulò una ricchezza enorme con i suoi brevetti e invenzioni nel campo degli esplosivi, che dopo furono usati come armi di distruzione di massa nei campi di battaglia delle guerre inter-capitaliste durante il XIX e XX secolo.

Nel 1983, Nobel, riuscì a controllare, mediante un detonatore, le esplosioni della nitroglicerina (inventata nel 1846 dall’italiano Ascanio Sobrero), nel 1865 perfezionò il sistema con un detonatore al mercurio, e nel 1867 inventò la dinamite, un esplosivo al plastico risultante dall’assorbimento della nitroglicerina con un materiale solido poroso (terra di diatomee o farina fossile).

L’industrializzazione e la commercializzazione delle scoperte di Nobel (utilizzate militarmente come strumenti di uccisioni di massa) oltre a fornirgli una fortuna stimata, prima della sua morte, in 33.000.000 di corone, suscitarono forti critiche e causarono la morte di uno dei suoi fratelli, Emilio Nobel, in uno degli sperimenti esplosivi.

A quanto dicono i suoi biografi, oppresso dai sensi di “colpa”, prima della sua morte, Nobel ha deciso di fondare una società filantropica, la Fondazione Nobel, creata nel 1900, con la missione di consegnare una serie di premi annuali alle persone che avessero fatto di più “a beneficio dell’Umanità” nei campi della fisica, chimica, medicina, fisiologia, psicologia, letteratura e la pace mondiale, che dal 1969 furono estesi anche al campo dell’economia.

Il Premio Nobel per la Pace è il più importante dei cinque premi Nobel che viene consegnato ad una persona o istituzione, e quindi è la distinzione internazionale più influente e valorizzata come una delle più alte misura di prestigio nel sistema capitalista su scala planetaria.

Questo premio, teoricamente, viene consegnato “alla persona che abbia lavorato di più o meglio a favore della fratellanza tra le nazioni, l’abolizione o la riduzione degli eserciti esistenti e la celebrazione e promozione dei processi di pace”, in base al testamento stesso del suo creatore.

Aldilà dei suoi postulati fondamentali (premio a chi lotta per la pace e fratellanza internazionale), storicamente questa distinzione è stata conferita, molte volte, a personaggi che si collocavano agli antipodi di ciò che dice di rappresentare il Premio Nobel per la Pace.

Venerdì, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è stato decorato con il Premio Nobel per la Pace in modo sorprendente, dato che non si trovava tra i favoriti nella graduatoria ed è da appena nove mesi alla presidenza dell’Impero più potente del mondo.

Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha vinto il premio Nobel per la Pace 2009 “per stimolare il disarmo nucleare, per i suoi sforzi straordinari per rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli”, ha espresso l’Istituto Nobel di Norvegia, sostenendo la sua decisione.

Per l’istituto che consegna il premio, il presidente imperiale di turno ha creato un “clima nuovo per la politica internazionale. Grazie ai suoi sforzi, la diplomazia multilaterale ha recuperato la sua posizione centrale ed ha ridato alle Nazioni Unite e altre istituzioni internazionali il suo ruolo da protagonista”.

“La visione del mondo senza armi nucleari ha stimolato il disarmo e le negoziazioni per il controllo degli armamenti. Grazie all’iniziativa di Obama, gli Stati Uniti stanno svolgendo un ruolo più costruttivo per far fronte alle sfide del cambio climatico che il mondo sta affrontando”, aggiunge l’ Istituto Nobel.

L’Istituto ha dimenticato di segnalare un “ dettaglio”: Barack Obama è il presidente della superpotenza militare che ha occupato l’Iraq e l’Afghanistan con sangue e fuoco, è nel centro protagonista di tutti i conflitti militari imperiali che funzionano nel pianeta, promuove ed esegue costanti massacri civili e della popolazione "surplus" in Asia, Africa e America Latina, e conta più di 8000 basi militari e cinque flotte nucleari per sottomettere il mondo e non precisamente con i mandati pacifisti di Mahatma Gandhi.
Ma questo “dettaglio” non è materia di discussione o di analisi per la stampa internazionale che ha fatto ricadere la polemica in una domanda elementare: “Obama ha fatto abbastanza per meritarsi il Premio Nobel per la Pace?”.

La domanda (così come la consegna del premio) a sua volta è divisa in una scissione schizofrenica tra ciò che dice Obama ( i suoi discorsi) e quello che Obama fa ( le sue decisioni effettive al fronte della Casa Bianca imperiale).

In questo modo, ovviando la realtà di Obama come presidente degli Stati Uniti (e quindi comandante a capo delle sue forze di occupazione militare in tutto il mondo) l’istituto Nobel può consegnargli il massimo premio per la pace “per aver stimolato (attraverso il discorso) il disarmo nucleare, per i suoi straordinari sforzi per rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli”.

“Perché Obama dovrebbe ricevere il Nobel per la Pace mentre il suo paese possiede il più grande arsenale nucleare del mondo ed i suoi soldati continuano a spargere sangue innocente in Iraq e in Afghanistan?”, si è chiesto logicamente un rappresentante di Hamas durante dichiarazioni fatte a Reuters.

Quindi il pensiero logico e il senso comune non gravitano nè contano nel “doppio discorso” (la realtà ed il messaggio non si toccano) stabilito come regola funzionale della politica internazionale e dei mass media del sistema capitalista livellato come “mondo unico” su scala globale.

Quasi nove mesi fa, con l’ascesa di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti, si è sviluppata una campagna mediatica destinata a far credere alla maggioranza globale che la prima potenza capitalista imperiale, impantanata in Iraq e in Afghanistan, con il suo sistema finanziario polverizzato dalla crisi e da una recessione economica dagli effetti imprevedibili, si potrebbe ricreare se stessa generando nuove aspettative e cambiamenti “democratici” della sua potenza imperiale a livello mondiale.

Obama, oratore consumato, si è impegnato ad alimentare questa aspettativa generando con i suoi discorsi pubblici lo scenario mediatico degli USA “multilaterali, democratici e dialogante”, in opposizione agli Stati Uniti “unilaterale, autoritari e guerrafondai” lasciato dalle politiche militariste di George W. Bush.

Questo “nuovo sogno americano” espresso nei suoi discorsi è scoppiato ed è andato in pezzi quando Obama, dopo il 20 gennaio, ha cominciato a guidare (in modo concreto) le politiche imperialiste dello Stato USA dalla Casa Bianca.

Durante i suoi primi 90 giorni di governo, e mentre riaffermava nei suoi discorsi la “rinuncia degli Stati Uniti al loro ruolo di potenza imperiale dominante”, Barack Obama decise di approfondire l’occupazione militare inviando più truppe in Afghanistan, aumentando il preventivo militare statunitense a livelli record e imponendo (attraverso il G-20 e l’FMI) un nuovo piano di indebitamento per far pagare la crisi finanziaria imperiale ai popoli dell’Asia, Africa e America Latina.
La riforma della salute progettata da Obama (il suo cavallo di battaglia elettorale) agonizza, e ravviva il conflitto interno tra democratici e repubblicani che aveva avuto il suo primo detonante con il colpo di Stato in Honduras, dividendo l’Impero in una linea di sostegno al presidente fatto cadere (Zelaya) da parte della Casa Bianca, e un altro di sostegno al governo golpista da parte del Pentagono e dei repubblicani conservatori.

Sul fronte esterno, la decisione di continuare la guerra contro il “terrorismo” (impiantata come logica di dominio militare e di conquista dei mercati), la scala militare e i massacri civili in Pakistan ed in Afghanistan, la marcia indietro sulle investigazioni delle torture della CIA, l’applicazione delle stesse politiche di Bush in Iran, nel Caucaso e in Medio Oriente, il re-instaurare dei giudizi militari a “ terroristi” e la ri-militarizzazione dell’America Latina, segnano chiaramente la gestione imperiale di Obama nella Casa Bianca.

D’accordo con quello che molti già chiamano “la nuova dottrina Obama” (che in realtà è la vecchia dottrina Bush), Washington continua a promuovere le sue politiche di posizione militare orientate a controllare i mercati e le fonti d’energia e delle risorse naturali in Asia, Africa e America Latina.

I successivi fallimenti per imporre i suoi programmi, sia in politica interna come estera, hanno colpito duramente la sua immagine pubblica che è scesa di 20 punti in soli nove mesi di gestione, mentre le critiche (per diversi motivi) alla sua gestione arrivano sia dal settore repubblicano come dal Partito Democratico, i cui principali leader lo questionano anche per la mancanza di risultati nelle sue decisioni.

La risposta a queste politiche l’hanno fornita i sondaggi: Misurazioni di Gallup e di Zogby Interactive mostrano che il presidente conta adesso su meno del 50% del consenso popolare. Obama sta precipitando in una marcata caduta da quando è entrato alla Casa Bianca, allora con un consenso popolare spettacolare del 70%.

Tre punti chiave segnano la caduta di Obama nelle indagini: La crisi economica, i pantani (con massacro) in Iraq e Afghanistan, e il rifiuto che producono nell’opinione pubblica statunitense i differenti fronti di occupazione militare e uso dell’esercito che l’Impero mantiene in lungo ed in largo nel pianeta, principalmente in Medio Oriente, Asia e Africa.

Curiosamente, il presidente del Comitato Nobel norvegese, Thobjorn Jagland, ha giustificato, questo venerdì, la concessione del Nobel per la Pace a Barack Obama, per quello che ha “già fatto” nei nove mesi di gestione e non per “quello che può succedere”.

In questo scenario, l’istituzione filantropica creata dal fabbricante di armi è venuta ( in modo imprevisto) in suo aiuto consegnandoli il Premio Nobel per la Pace, in un momento in cui il Presidente imperiale soffre di collasso generalizzato della sua agenda sulla politica locale e internazionale.

Più che la “ sorprendente” decisione, la consegna del premio sembra rispondere ad una strategia: Legittimare la “Pace” (quello che Obama dice nei suoi discorsi) per coprire la “Guerra” (quello che Obama fa come amministratore della Casa Bianca imperiale)

Un obiettivo, che a questo punto del collasso (generalizzato) di cui soffrono gli USA, appare come una missione impossibile.

Fonte: http://www.iarnoticias.com/2009/secciones/contrainformacion/0071_premio_nobel_y_su_creador_10oct09.html

Tradotto per Voci Dalla Strada da Vanesa

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