29 ottobre 2009

BREVE RITRATTO DEL SISTEMA IMPERIALE USA

di Oscar Camero
zoopolitico. blogspot. com


Dire che gli USA vogliono il nostro petrolio, è uno dei luoghi comuni più appiccicosi di questo mondo. Che amano la nostra flora e fauna, le nostre terre mineralizzate e la geostrategia che questa offre, può risultare perfino più ridicolo per quanto realismo implica. Ma, cosa si può fare? E’ un fatto sul quale si può parlare all’infinito, come quando si commenta il tempo, anche se così si da la sensazione che con le nostre parole aggiungiamo un’altra goccia di acqua nel mare.


E’ un fatto del quale bisogna parlare, ma parlarne alla coscienza mentre potenzialmente potrebbe
influenzare le nostre vite con la sua eventualità; trattarlo con gravità, combattendo l’alone di ovvietà che lo avvolge, allo stesso modo in cui potrebbe portarci a percepirlo come un fatto dato della vita, vitalmente regolare, come il mare stesso, il cielo e la terra, quasi impercettibili a causa, precisamente, della loro condizione di superesistenza e quotidianità (non altrimenti citati nella cliché). La vita, quindi, la tua vita, l’imperialismo giornaliero delle nostre vite. E abitualmente insolito che sulle nostre esistenze penda una spada enorme di guerre e di appropriazioni, con tutto il flusso di sangue e di vite umane che sarebbe stato versato. Come se fossimo una mandria, un allevamento, in un delimitato recinto di proprietà di forze superiori; come se fossimo una dispensa da dove il bottegaio ci prende a dosi. Sperando che la nostra ora, vale a dire, quando al padrone imperiale cominciano a mancare i rifornimenti da un’altra parte (o gli sia difficile ottenerli), decida a sfruttarci frontalmente, sistematicamente, per continuare a succhiare una mammella che gli allunghi la vita.

Perché senza dubbio: nessuna vita chiede permesso per vivere, e nella misura in cui gli Stati Uniti comportino un sistema di vita (imperiale), in tale misura vivrà, se si vuole, ovviamente (non c’è un alto o basso istinto), procurando la dote che gli assicuri la sussistenza. Istintivamente, si può dire, dato che l’impulso è la forza primaria della vita.
Quindi non ti credo, sogna poco, sognatore e umanista socialista del cavolo, che loro vi chiederanno permesso per vivere, allo stesso modo in cui non lo farebbe, anche se non soddisfa le leggi di questo mondo e si parla di idealismo o di convinzioni personali. Non credo che loro diminuiranno volontariamente perché tu brilli come un sole magnifico in un nuovo sistema planetario mai combattuto. Che se ne andranno, che la lasceranno. Che moriranno perché tu nasca. Che si sacrificheranno perché tu viva, perché tu sei migliore e più bello. Per tutti gli dei! La vita stessa, la sua essenza, non procede così, con tanta innaturalezza.

Gli Stati Uniti sono un essere vivente, casomai non lo sapessimo, con tendenze basiche come qualsiasi vita e fondamentalmente egoista, espropriatori, territorialisti, schiavisti, animali nella selva in fin dei conti, dove la legge del più forte è il gene. Ma vita degli animali più in là della animalità stessa, come è stata la condizione storica dell'uomo di destrutturare mondi:tanto più definita dalla condizione ideologica del capitalismo, che li porta al di là dell' istinto e della sopravvivenza. Perché sai ...Un animale selvatico non si esaurisce con il suo ambiente, non inquina finchè non ne può più, non distrugge in un solo colpo quello che si può mangiare, non uccide altri oltre la necessità e la sopravvivenza…Lo avete già visto: è come se volessero essere l'unica specie del pianeta e il pianeta distrutto da loro stessi, pronta nella sua bestialità tecnologica per iniziare a divorare a se stessa. Tali sono le proiezioni di questa rara specie al “timone” del pianeta Terra.


Lo hanno dimostrato con l’Iraq. Hanno invaso e basta, senza ONU nè tante storie, come si dice, senza chiedere consiglio a nessuno nemmeno ad un iracheno. Sparirono il paese, la loro gente, i loro musei, biblioteche, il loro lungo storia di essere stato un tempo la culla della civiltà più antica dell’umanità. Lo hanno depredato e basta: lo hanno deglutito, ed assimilitato. Il loro stile di vita consumistico, il loro terribile treno di sperpero e suntuosità, lo hanno sentenziato come una necessità urgente.
Il mammifero richiedeva petrolio per assicurare qualche anno in più al suo declinante sistema economico basato sull’energia degli idrocarburi. E lo spazio per la posizione geostrategica in Medio Oriente e per ottenere il primato nella lotta per i terreni del mondo, alludendo al suo avversario di sempre, la Russia, e alla fiammante e crescente economia cinese, che adesso figura come un gigantesco trampoliere esploratore di idrocarburi.

Padroni del petrolio, assicurerebbero per lunghi anni (sino ad esaurimento) la supremazia del loro modello imperiale. Sarebbero in condizioni di avere a disposizione risorse per alimentare il loro esercito, muoverlo, metterlo in campo ove richiesto dalla preminenza della sua specie "provvidenziale", costruire armi; e dentro il territorio, tra la frontiera sociale della loro nazione, continueranno con il sufficiente arresto di potere per mantenere in sospeso il loro ingannato popolo con la storiella della “miglior democrazia al mondo”, alla fine sotto l’ardire della competizione egoista e il galoppante consumismo, che fanno credere loro di essere liberi. Tale è l’embrione, embrione con combustibile, armi e denaro per durare finchè le riserve del loro modello di vita esistono. Ciò che viene dopo è un'altra storia.


Alcuni pronosticano che l’era del petrolio chiuderà nei 60 o 70, nonostante ci siano paesi (come il Venezuela) con riserve utili per i prossimi 200 anni. Ma il petrolio nel mondo, come massa energetica con potere civilizzante, potrebbe bastare per il primo secolo del millennio. Nel frattempo gli Stati Uniti, la cui vitalità politica e ideologica che basa la sua sussistenza imperiale nello sfruttamento degli idrocarburi, sta già fecando le sue mossei sulla scacchiera. Si tratta di uccidere o di morire per ottenere petrolio, per continuare a vivere; e, come vi ho detto, nessuno chiede permesso per vivere, e molto meno se si tratta di un impero, di tutto un sistema stabilito da poteri e sottomissioni, alimentato dal cosiddetto combustibile del diavolo.
E’ la guerra, dunque, non abbiate dubbi. Non esiste un altro modo di confronto, spiacevolmente per i sognatori. O è impero o non lo è, e questo implica un combattimento vitale, come in ogni essere. Nessuno toglie il combustibile ad una vita senza una guerra, e, nell’ ipotesi che il petrolio finisse oggi repentinamente, gli Stati Uniti difficilmente retrocederanno docilmente perché altri occupino le loro annichilite egemonie. Allora si avrà creduto in un rottura strutturale economica- ideologica (come già si stanno vedendo i segnali di questa decadenza del capitalismo), cedendo il passo a ciò che resta della lotta per lo spazio e le risorse nel corso dei secoli passati: le armi, la guerra, finchè il mondo avrà il suo nuovo ordine. E armi nucleari, per ulteriori segnali, entrando ora, con ogni semantica, nella completa Era Nucleare. (le guerre nel mondo sono inevitabili perché costituiscono lo spazio e il tempo per un punto di svolta critico, sociale, economico e ideologico)

Vedi la preoccupazione nordista: nel 1970 gli Stati Uniti producevano più di 10 milioni di barili, oggi arrivano appena a 5. Hanno riserve nell' ordine di 16.000 milioni e consumano annualmente 7.300 milioni, cioè hanno circa due anni di sussistenza. Giornalmente ingurgitano 19 milioni di barili, e come vi ho detto, ne producono 5!
Caspita, chiunque si spaventa e si munisce, sapendo che un orco devastatore con scarse prospettive di vita, ha come unica fonte di sopravvivenza la sua propria condizione di orco armato!. Non esiste nessun problema sillogistico (è, come ho detto, un luogo comune) nell’immaginare che, avidi di vita, necessitando di futuro, si riversino su di noi, annegati regionalmente come lo siamo di petrolio e con una insondata Amazzonia. Gente: senza chiedere permesso, perchè lo sappiate! Di fatto la regione dell’Amazzonia figura sui suoi libri scolastici come di loro proprietà, come una regione che attualmente è in mano di alcuni “indios” come noi che non ne abbiamo cura (preparano le loro truppe fin dall’infanzia).

Si, è un luogo comune tornare a menzionarlo, ma la nostra regione andina fornisce agli USA il 25% del petrolio che consuma (di questo il Venezuela fornisce il 15%)
ed è facile supporre, dopo il Venezuela (proprio questo) che è vicino a certificare riserve nell’ordine di 314 milioni di barili, più della stessa Arabia Saudita, che ne ha 170… Non è difficile supporre che, se oltre al petrolio, possedessero l’Amazzonia (una risorsa colossale) avrebbero abbastanza combustibile per allungare la vita a un tale impero impazzito.

Avete capito la mia preoccupazione per questo tanto schiacciante luogo comune con cui cercano di depredarci?
Io dico una cosa, in conclusione: certamente Eurasia-Caucaso-Medio Oriente ( il triangolo petrolifero) è la rete energetica più strategica del pianeta dato che possiede il 70 % delle riserve di petrolio del mondo, e dove l’impero statunitense se la gioca notte e giorno con le sue cospirazioni (l’ultima è stata la sua avventura in Georgia); e potrebbe essere Il Medio Oriente da solo, come dichiarò l’ex presidente Eisenhower, la “zona del mondo più importante strategicamente”, per le sue riserve di petrolio…..Ma niente è così facile ed economico come la nostra America, dove, come un evento, è possibile invadere i suoi paesi, estrarre dopo le sue risorse senza grandi difficoltà, mentre all’impero risolve le sue sconfitte nella suddetta zona “Più strategica del mondo”. Come sappiamo, non ci sono "qui" come lì, paesi armati atomicamente per difendere la propria sovranità, che offrano grandi resistenze (il Brasile poco tempo fa fece il primo passo comprando sottomarini nucleari per proteggere i suoi giacimenti scoperti recentemente). Come se fossimo, quindi, il mandarino di petrolifero, che si sbuccia con facilità; oppure, in altre parole, il carburante indispensabile per coloro che, inevitabilmente, cercano di consumare. Il pane, il carburante, cibo. Il pane, il combustibile, il cibo.

Non venire allora, signore, a biasimare il cliché: allo stesso modo in cui vengono da noi con il progetto di spogliarci, non è possibile che si nasconda il luogo comune conseguente: essi non possono essere amici, nè umanamente nè animalescamente parlando. (l’istinto, ricorda?) Chiaro come il cielo, elementare come l’acqua e la terra. Tale dovrebbe essere l’impronta di tutto questo lungo, sminuzzato e preoccupante racconto.

Note:

1-
Gli Usa circondano militarmente il Venezuela per le sue riserve petrolifere. Agenzia Boliviana di Notizia, 19 ottobre 2009. http://www.abn.info.ve/noticia.php?articulo=203518&lee=3. - [Consulta: 23 ott 2009]
2- Denunciano in Russia che basi in Colombia destabilizzano la regione. Sul giornale Gramma. 24 agosto 2009 http://granma.co.cu/2009/08/24/interna/artic15.html. - [Consulta: 23 ott 2009].

Fonte:
http://www.iarnoticias.com/2009/noticias/latinoamerica/0489_imperialismo_petroleo_27oct09.html

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di VANESA

2 commenti:

  1. Buonasera, Alba.
    Mi pervade una tristezza infinita leggendo articoli come questo!
    Esistono paesi che pare non abbiano scampo. Diverso è per il nostro che non ha risorse primarie; anche l'agricoltura è ormai striminzita e moribonda. Noi avevamo il lavoro, la nostra creatività al suo servizio. Ci hanno pian piano impedito di svolgerlo, sodomizzati dal giogo congiunto dello strozzinaggio dello stato e delle banche, abbattuti dalla globalizzazione selvaggia. Non abbiamo più nulla, la vera ricchezza nostra è sparita.
    Se più nessuno si "curasse" di noi, forse....forse potrebbe essere salvezza.
    Un caro saluto.

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  2. Forse nessuno ha scampo, perchè prima o poi tutto finirà, questo articolo parla spesso di istinto di sopavvivenza, prima o poi lo tireremo fuori tutti per rubarci l'uno con l'altro l'ultimo pezzo di pane...questo succederà quando la gente capirà che i soldi non si mangiano....e lo capirà quando sarà finito il cibo!

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