6 settembre 2009

PASSAPORTI BIOMETRICI: UNO STATO DI CONTROLLO PERMANENTE?

di Vera von Kreutzbruck.

Uno dei dolci piaceri della vita è quello di viaggiare. Grazie alla crescente quantità di voli low-cost, i viaggi all’estero non sono più un lusso riservato a pochi privilegiati. Allo stesso tempo, comunque, c’è un allarmante numero nella richiesta di dati personali dei turisti e non esiste un quadro legale transatlantico sullo scambio di dati personali. Anche se parti terze come le compagnie aeree e operatori di aeroporto hanno diritto di leggere questi dati, non sappiamo cosa accade successivamente.

Sotto la legislazione introdotta dopo gli attacchi dell’11-09, gli Stati Uniti, hanno rafforzato le misure di sicurezza per i turisti esteri che entrano nel loro paese. L’ultima misura richiede che entro il 2012, tutti i viaggiatori che entrano negli Stati Uniti, come parte del programma di esenzione dal visto devono avere un passaporto biometrico o essere costretti a richiedere un visto.

Il passaporto biometrico- che incorpora un chip elettronico con dati personali, immagini facciali ed impronte digitali- è sulla buona strada per diventare una condizione globale per viaggiare. Fino ad allora gli attuali passaporti continueranno ad essere validi per entrare nella maggior parte dei paesi. Germania, Francia e Olanda hanno cominciato a rilasciare i nuovi documenti (anche l’Italia, ndt). I parlamentari dell' UE hanno accettato la richiesta degli Stati Uniti e hanno deciso alla fine del 2005 che il loro obiettivo è quello di combattere l’immigrazione illegale, il terrorismo ed il crimine organizzato. Ma la scusa che i nuovi passaporti aiuteranno ad impedire il terrorismo internazionale è alquanto questionabile dato che prima di tutto gli agenti di sicurezza dovranno sapere che viso o impronte digitali cercano.

Inizialmente, Washington aveva fissato un limite fino al 2006 per i 27 paesi dell’UE e altri paesi esenti di visto come Norvegia, Islanda e Svizzera ma dopo ha esteso quel limite a giugno di quest' anno per dare a questi paesi più tempo per preparare la tecnologia necessaria per rilasciare i passaporti biometrici. Il Dipartimento di Stato USA ha iniziato ad introdurre passaporti elettronici nel 2006 e per tutti i titolari di passaporto negli Stati Uniti, prevede di avere uno entro il 2017.

Nel frattempo, c’è scarso entusiasmo di fronte a queste nuove richieste. I protettori dei dati e attivisti per i diritti umani argomentano che questa regolamentazione tratta qualsiasi persona come se potesse essere un potenziale criminale, violando così la protezione dei dati personali dei cittadini e imponendo uno stato di controllo continuo.

Peter Hustinx, European Data Protection Supervisor, ha detto in una conferenza stampa sui passaporti biometrici, nel 2007, che le misure di sicurezza orientate a prevenire il terrorismo sono aumentate frequentemente a costo della privacy. Hustiniz ha il compito di consigliare i governi e gli organismi della UE sugli standard di sicurezza dei dati e agisce indipendentemente dalle istituzioni dell’UE. Ha avvertito che la UE si “precipita verso una nuova era” usando identificatori biometrici per controllare la sicurezza mentre gli standard per proteggere i dati non sono ancora chiari.

“E’ molto importante che i dati biometrici siano conservati solo sul passaporto e non in data-base esterni. Fino ad oggi non esiste un regolamento internazionale che garantisca ciò”, ha detto Peter Schaar, Commissionato Federale Tedesco per la Protezione dei Dati, durante una conferenza sulla protezione dei dati tenutasi a marzo di questo anno a Berlino.

Nel 2005 quando venne pubblicata questa sentenza, non c’è stato un intenso dibattito politico in Germania, ma ci sono state alcune voci di dissenzo. Il giornale di sinistra Die Tageszeitung ha pubblicato un articolo dove dice che dall’ 11 settembre la sicurezza interna aveva guadagnato più importanza rispetto alla protezione fondamentale del cittadino. Inoltre, esperti in sicurezza hanno avvertito sul rischio e la facilità con cui gli hacker e agenzie statali potrebbero abusare dei registri dei dati e dell’informazione personale delicata che perseguono.

Nei fatti, il passaporto elettronico, che teoricamente deve proteggere gli Stati contro attacchi terroristici, non è per nulla sicuro. Nel 2006, nella conferenza sulla sicurezza Black Hat, realizzata a Las Vegas, Lukas Grunwald, consulente in sicurezza informatica tedesca, ha dimostrato che i dati nei chip sono facili da copiare. Ha dimostrato che un terrorista potrebbe avere un passaporto con il suo vero nome e foto nelle pagine ma con un chip che contenga informazione diversa clonata dal passaporto di qualcun altro. Ma questo potrebbe essere facilmente evitato se il funzionario della sicurezza esaminasse il passaporto per assicurarsi che il nome e la foto corrispondono ai dati letti dal chip.

Ancora più inquietante per gli attivisti ed i protettori dei dati, l’UE è in procinto di iniziare i colloqui con gli Usa per dar loro accesso ai dati bancari. Il piano potrebbe andare più in là di un accordo esistente con l' UE che permette che le linee aeree transatlantiche trasferiscano dati di carte di credito, direzioni di posta elettronica, passaporti, itinerari di viaggi e altri dati appartenenti al passeggero europeo a funzionari degli Stati Uniti. Gli USA hanno esaminato transazioni manovrate dalla Società delle Comunicazioni Finanziarie Interbancarie Internazionali (SWIFT) dall’11 settembre. SWIFT, che ha sede in Belgio, pianifica di trasferire i suoi collaboratori e database dagli Stati Uniti all' Europa. Dato che le leggi sulla privacy sui dati sono molto più ristrette in Europa. Gli Stati Uniti avrebbero bisogno del permesso dell' UE prima di poter avere accesso a questa delicata informazione.

La protezione della privacy e dei dati personali è vitale per qualsiasi società democratica e dovrebbe essere rispettata tanto quanto la libertà d’espressione o di movimento. Alcuni funzionari negli USA e nell’UE, farebbero bene a rileggere l’Articolo 8 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE che dice quanto segue:
  • “Ogni persona ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che la riguardano. Tali dati devono essere trattati secondo il principio di lealtà, per finalità determinate e in base al consenso della persona interessata o a un altro fondamento legittimo previsto dalla legge. Ogni persona ha il diritto di accedere ai dati raccolti che la riguardano e di ottenerne la rettifica. Il rispetto di tali regole è soggetto al controllo di un'autorità indipendente“
La ricerca paranoica di maggior sicurezza, spesso, sacrifica la libertà e la privacy. Tutti controllati dal “Grande Fratello”, ma qualcuno controlla il Grande Fratello?

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Fonte: http://www.alternet.org/story/142239/
Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

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