12 settembre 2009

LA FINE DELLA CRISI...

di Manuel Martínez Llaneza

"L’operazione è stata un successo:
siamo riusciti a far sembrare che fosse una crisi 

quello che è stato un saccheggio!"
El Roto

Sembra che le autorità competenti stanno considerando l'oppurtunità di decretare la fine della crisi. Non è molto chiaro che cos’è la crisi nè chi è competente per decidere la sua fine, ma si cominciano a lanciare palloncini-sonda e nel momento opportuno si incaricherà la stampa di convincere il personale di tutto il mondo che la libertà, la ricchezza e la felicità si sono installate di nuovo tra di noi.
La formula più ampiamente usata è che la crisi ha toccato il fondo e comincia il recupero, sebbene la disoccupazione continuerà ad aumentare e si stabilirà ad alti livelli per qualche anno ancora. Detto così, senza arrossire minimamente. E si resta perplessi, non per la sfacciataggine, a cui siamo abituati, ma perché sembra superfluo e di cattivo gusto aggiungere la presa in giro al furto.
Ma ci deve essere qualcos' altro perché questa gente non si lascia trasportare dall' impulso durante le manifestazioni pubbliche, anche se privatamente si stanno piegando dalle risate vedendo l’opposizione di classe che affrontano.
Nessuno ci crede che sintomi come l’evoluzione della Borsa a breve termine o il valore derivato secondo il PIL possano da soli servire da base per una predizione affidabile: la storia di crisi anteriori mostrano come si producono germogli e cambi inattesi di questi indicatori; solo un’analisi seria dell’economia reale, che non si vede in nessuna parte, potrebbe sostenere alcune conclusioni.  Dall’altra parte, se la crisi ha messo in evidenza qualcosa, anche se fosse già conosciuto, è che si può “credere” e quello di generare molti benefici producendo cose inutili o eccessive, o anche speculando senza produrre nulla, e che questo modello passa nel disegno di legge quando meno se lo aspettavano.
E  a chi passa il conto? Come si è visto anche chiaramente,  passa ai più deboli, come sempre. Una crisi è la riorganizzazione di un sistema, il capitalista, che non può funzionare senza sfruttare, senza rubare, senza distruggere e la guerra, anche se fosse capace di destinare alcune briciole ad alcuni lavoratori del “primo mondo”, briciole che sostengono la sua naturale evoluzine, con l’aggiunta di errori e furtii, anche circostanziali, che lo mettano in difficoltà.
Abbiamo assistito, senza grandi scandali al contributo con tutte le risorse pubbliche possibili ai responsabili immediati del disastro con la giustificazione fallace che “loro” le distribuiranno in forma di prestiti e posti di lavoro, cosa che si è rivelata illusoria. Per questo, adesso, che si sono portati via tutto quanto era possibile, hanno interesse nel porre fine alla crisi, approfittando della situazione per  guadagnare nuovi benefici dalla situazione creata. La disoccupazione –come l'esplosione della fame-  per “loro”, non sono la crisi.
Possibilmente alcuni personaggi, incluso il sinistro Diaz Ferràn, arrossiranno ricordando la loro ingenuità quando presi dal terrore nel rendersi conto che avevano calcato troppo la mano: sono arrivati perfino a pianificare la necessità di rifondare il capitalismo.
Adesso, passato il panico iniziale e ricevute le sovvenzioni, vedono le cose con chiarezza e ottimismo: nessuno, incluso i sindacati e partiti di sinistra, hanno fatto qualcosa per toccare i loro interessi nè limitare il loro potere distruttivo: la festa può continuare, la situazione è favorevole per un giro di vite in più. Si è tornati a discutere sulla riforma del lavoro quando è più che evidente che quello che serve è una riforma imprenditoriale.
Il governo spagnolo dice che aumenterà le tasse per aiutare i disoccupati ed il sistema lancia un urlo al  cielo (è fortunato, perché Obama  mette la falce e martello i teocon per combattere la sua timida riforma sull' Assistenza Sociale). E’ anche vero che il governo spagnolo non ha avuto il coraggio di non chiedere l' aumentare delle tasse quando stava dando soldi in mano ad aziende e banche, non che si associassero i due fattori.
E ancora dicono che lo Stato di classe è un invenzione di Marx e Lenin.

Fonte: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=91129&titular=el-fin-de-la-crisis-

Tradotto per Voci Dalla Strada da Vanesa

1 commento:

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