17 luglio 2009

COSA C'E' DIETRO LA VISITA DI OBAMA IN GHANA?

Dopo aver teso la mano ai musulmani (sempre tentando di destabilizzare l’Iran), dopo avec teso la mano ai Russi, (sempre continuando a preparare, in Europa dell’Est, l’impianto dei missili puntati sopra di loro), il presidente Obama tende la mano agli Africani. Ovunque, egli propone di rifondare le relazioni con gli Stati-Uniti senza saldare i crimini del passato. Manlio Dinucci rivela cio’ che si cela dietro quell' impovvisa sollecitudine.
di Manlio Dinucci


Terminato il G8 sul tema «Africa e sicurezza alimentare», il presidente Barack Obama è partito per Accra, capitale del Ghana, dove l'11 luglio, pronuncia un discorso basato sul concetto che gli africani sono responsabili per l’Africa e vanno aiutati a sviluppare le proprie capacità economiche assicurando la democrazia [1]. Non è arrivato a mani vuote: dicono alla Casa Bianca, che sia stato lui a persuadere il G8 a stanziare 20 miliardi di dollari, distribuiti nell'arco di tre anni, per la «sicurezza alimentare» nel mondo.

I «Grandi della Terra» e gli aspiranti tali si presentano così come benefattori, destinando alla lotta contro la fame in un anno quanto spendono in armi ed eserciti in due giorni. I paesi del G8 allargato totalizzano infatti oltre l’80 per cento della spesa militare mondiale, che ha superato i 1500 miliardi di dollari annui, di cui quasi la metà è costituita dalla spesa Usa.

Non sorprende quindi se, in Africa, gli Stati uniti hanno basato la loro politica sullo strumento militare. L’amministrazione Bush ha creato un comando specifico per il continente, il Comando Africa (AfriCom) [2], che ha in Italia due sottocomandi: lo U.S. Army Africa, il cui quartier generale è alla Caserma Ederle di Vicenza, e il comando delle forze navali AfriCom, situato a Napoli. Il quartier generale di Vicenza opera nel continente africano con «piccoli gruppi», ma è pronto a operazioni di «risposta alle crisi» con la 173a brigata aviotrasportata. Il comando di Napoli si occupa delle operazioni navali: tra queste l’«Africa Partnership Station», consistente nella dislocazione di navi da guerra lungo le coste dell’Africa occidentale, con a bordo personale anche di altri paesi, compresi ufficiali italiani. Attraverso programmi di addestramento ed esercitazioni, l’AfriCom fa leva sulle élite militari per portare il maggior numero di paesi africani nella sfera d’influenza statunitense.

In tale contesto, il ruolo del Ghana è importante. I suoi agenti si sono addestrati presso il Centro di studi strategici per l’Africa, istituito dal Pentagono, e in vari programmi dello U.S. Army, in particolare l’Acota, attraverso cui sono stati addestrati 50mila soldati e istruttori africani. L’esercito e la marina Usa hanno avuto anche accesso alle basi militari e ai porti del paese. Il Ghana contribuisce così alla «sicurezza» del Golfo di Guinea, da cui proviene una parte crescente del petrolio importato dagli Usa (il 15%, che dovrebbe salire al 25% nel 2015). Allo stesso tempo, le forze armate del Ghana vengono usate per operazioni di «peacekeeping» non solo nel Darfur [3], in Congo e altri paesi africani, ma anche in Libano, Kosovo e perfino in Georgia. Di pari passo è cresciuta la presenza economica Usa in Ghana, dove però è forte la concorrenza cinese. Come documenta il Dipartimento di stato, la scoperta di grosse riserve petrolifere nei fondali ha attratto in Ghana molte compagnie Usa, mentre altre operano nel settori minerario e agricolo. Il paese è ricco di oro, diamanti, bauxite, manganese, di cui è uno dei maggiori esportatori. E’ anche un grande esportatore di cacao, prodotto da un milione e mezzo di piccole e medie aziende agricole. L’agricoltura non assicura però l’autosufficienza alimentare. E poiché lo sfruttamento delle ricche risorse del paese è controllato dalle multinazionali, la bilancia commerciale del Ghana è in forte perdita. Obama, nel suo discorso, non ha detto come potrebbe essere riequilibrata.

[1] "Intervista con il Presidente Obama AllAfrica.com", Voltaire Network, 02.07.2009.

[2] «Africom : Control militar de EEUU sobre la riqueza de África», di Bryant Hunt, Red Voltaire, il 1 ° aprile 2008. «Triste activation pour l'AfriCom», di Stefano Liberti, Réseau Voltaire, il 06.10.2008.

[3] «Africom's Covert War in Sudan», di Keith Harmon Snow, Rete Voltaire, 11.03.2009.

Fonte: http://www.voltairenet.org/article160997.html

Tradotto per Voci Dalla Strada da Federico C.

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