11 giugno 2009

SARKOZY SI BECCA 3 SCHIAFFI...


Il Consiglio Costituzionale sancisce l'incostituzionalità della legge Hadopi: non si può togliere Internet a chi effettua download illegali. Le major piangono ma non demordono.

Christine Albanel ha preso la scossa
: i guardiani della Costituzione hanno affermato che l'Internet è un servizio pubblico e il ministro della cultura francese si è vista scoppiare in mano la "dottrina dei tre schiaffi" tanto cara al presidente Sarkozy. Per ora.
E così i saggissimi del Consiglio Costituzionale non si sono lasciati spaventare dalle pretese presidenziali né tanto meno sottomettere dalle pressioni delle major; con un'affermazione della loro libertà di coscienza e del loro prestigio hanno stabilito l'illegittimità costituzionale della parte più significativa della normativa Hadopi, quella cioè che licenziava a un'autorità amministrativa il potere di escludere dal web chi fosse accusato di infrangere la legge per mezzo di download illegali. 


Con un generale sospiro di sollievo da parte di tutto il popole della rete, in un colpo solo sono stati messi nell'impossibilità di nuocere sia i sicofanti delle major dell'intrattenimento, sia i tremebondi politicanti che nei due rami del parlamento d'oltralpe usano attendere bocconi la volontà del padrone per uniformarvisi senza un moto di protesta.
Sarà forse dietrologia il pensare che i guardiani delle libertà costituzionali si siano espressi appena l'indomani dell'indebilimento della posizione politica di Sarkozy e quindi dei suoi ministri. 

In ogni caso è da salutare con gioia la riaffermazione di un principio cardine degli ordinamenti giuridici moderni e cioè che nessun cittadino può essere privato dei suoi diritti costituzionali se non in base a una legge e a seguito della valutazione dei fatti da parte di un giudice togato.
E' stata la vittoria del concetto che la presunzione di innocenza è fondamentale nel diritto, non solo francese, nonché enunciato il principio generale che l'Internet è una componente essenziale della libertà di espressione, precisando che "la libertà di comunicazione e di espressione, enunciata dall'art. 11 della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino, fin dal 1789 è oggetto di una costante giurisprudenza protettrice da parte del Consigio Costituzionale."
 
E ancora: "Questa libertà implica oggi, avuto riguardo allo sviluppo generalizzato dell'Internet e alla sua partecipazione alla vita democratica in funzione della libertà di espressione e diffusione delle idee, la libertà di accedere ai servizi pubblici di comunicazione online".
Unica concessione rimasta in mano alle major è quella di avvertire e diffidare l'utente in caso di ripetuti download illegali, ma oggi come oggi la facoltà è priva di conseguenze immediate; resta da comprendere se, e fino a qual punto, governo e major si accorderanno per varare una legge che permetta il tracciamento nascosto delle connessioni per poi eventualmente adire il giudice togato. 

Dichiarata inapplicabile l'inversione della prova, potrebbe restare tuttavia possibile un contenzioso nascente dall'individuazione dell'indirizzo IP.
Si vedrà se oltr'alpe avranno il coraggio di elevare al rango di "pericolosità sociale" i download illegali, come si sta tentando di fare a casa nostra, cercando di gabellare il peer-to-peer per un'attività in qualche modo collegabile alla mafia e alla pedofilia

In questo caso è prevedibile l'emanazione di leggi che permettono le perquisizioni domiciliari sulla base di semplici sospetti di download non consentiti riprendendo in sostanza la vecchia conclusione di Simon di Monfort quando affermava "Nel dubbio bruciateli tutti, poi Dio riconoscerà i suoi".
L'ipotesi non è impossibile, anche perché l'Unione Europea si è già chiamata fuori dalla bagarre, stabilendo che in questo campo ogni Stato è libero di adottare le scelte che ritiene opportune.

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