21 maggio 2009

CHI CONTROLLA IL QUARTO POTERE?

Forse più che altra ogni cosa,
è necessario democratizzare le comunicazioni,
e questo suppone prima di tutto renderle accessibili.

C’è bisogno da parte di tutti sia di informarsi,
e questo suppone l'accesso
ad una moltitudine di fonti diverse e plurali,
come parlare e informare.

Vincenzo Ferrari.


Uno dei principali annunci del liberalismo, è la separazione e l’autonomia dei poteri (esecutivo, legislativo e giuridico) cercare una limitazione del potere da parte di un'altro, fondamenta di tutta la democrazia rappresentativa o liberale. Ma, già nel XVIII secolo , ai tempi della Rivoluzione Francese, quando cominciava a formarsi la dottrina della politica liberale, Edmund Burke, aveva sentito l’esigenza di un Quarto Potere, prevedendo che sarebbe stato molto più importante di qualsiasi altro potere e che si sarebbe unito alla crociata per la libertà. Burke si riferiva ai mass media, e più precisamente alla stampa scritta. (Mercado,s.f). Poco più tardi, nel 1848, Carl Marx nel Manifesto del partito comunista, dà ai media la forza di unione e di organizzazione per la lotta politica operaia. E non per nulla, nel 1902 un giornale, Iskra, viene dichiarato come il principale organo di organizzazione della lotta marxista dei russi “da tutte le parti”, che aveva come obiettivo la formazione politica “in tutte le parti” di quadri militari del partito (Lenin, 1902). In altre parole, all’inizio della nascita della democrazia moderna già esisteva un potere che si mostrava come un mezzo altamente efficace per l’unificazione, organizzazione e l’azione politica. Ma in quegli anni era difficile prevedere la grandezza di quel potere e del controllo pubblico, sociale, economico e culturale che avrebbe esercitato questo Quarto Potere, il potere dei mass media con la proliferazione e penetrazione nelle società democratiche.
Agli inizi i mezzi di comunicazione furono percepiti: come istanze fiscalizzanti della gestione pubblica, come mediatori tra i poteri e i cittadini, nel senso di articolare la domanda, lo scontento e le aspirazioni di questi ultimi di fronte alle autorità scelte. Allo stesso tempo a loro veniva assegnato il dovere di offrire un’informazione opportuna e imparziale, come una mediazione indispensabile per dare ai recettori le conoscenze che permettessero la loro formazione democratica e cittadina. (Dragnic, 2005)


Ogni democrazia libera rivendica l’importanza dell’informazione per rendere pubblico il potere di Stato (intendendo pubblico nel senso di aperto, alla vista di tutti, non occulto) e così compiere una delle premesse basiche del liberalismo, proteggere l’individuo di fronte allo Stato. E i mezzi di comunicazione sono stati chiamati a compiere questo ruolo di controllore che lo hanno messo, in fin dei conti, sopra il resto dei poteri dello Stato.


Dall’altra parte, la redistribuzione della conoscenza e della formazione dell’individuo per esercitare a pieno i suoi diritti politici, economici, sociali e culturali, era un’altra missione da compiere dai mezzi di comunicazione. E dopo la Seconda guerra mondiale, si è assunto il compito di promuovere e di difendere i Diritti Umani. Ma uno in particolare è stato innalzato al di sopra di tutti gli altri diritti: la libertà d’espressione.


E più complessa diventava la società e più dipendente diventava l’informazione per il suo sviluppo, più ruoli venivano assunti e con più forza i mezzi di comunicazione esercitavano il loro potere in essi.


Dentro questo scenario, si potrebbe affermare che dentro una democrazia liberale i mass media sono orientati alla formazione delle coscienze cittadine per esercitare la democrazia stessa.


Sono finiti i giorni in cui i media erano indipendenti, cioè senza rappresentare gli interessi dei diversi gruppi sociali, ed erano semplici mezzi per la trasmissione dell’informazione oggettiva ed imparziale. Di fatto, Manuel Vazques de Montalbàn (1997, p. 185, 1987, 192,193) in "Storia e Comunicazione sociale", si chiede se i mass media sono mai stati veramente indipendenti, sia dal potere dello Stato, politico o economico, dal XVII e XVIII secolo erano strumenti per la manipolazione e , in sintesi, la corruzione della coscienza dell’individuo. Ma è da qualche decennio che i media hanno apertamente cominciato a rappresentare un qualche tipo di interesse, un fatto che dovrebbe essere totalmente normale in una democrazia, se non si trattasse di una entità con l’enorme potere di condizionamento che potrebbe esercitare sulla società. Il suo potere potrebbe arrivare ad essere tale che facilmente potrebbe produrre panico in una società (basta far ricordare il famoso programma di Orson Welles con l’invasione degli extraterrestri), far fallire banche, stimolare truffe, fingere fatti, convincere che qualcosa è buono quando in realtà è la cosa peggiore, etc. E questo potere aumenta ogni giorno con le nuove tecnologie, con le fusioni aziendali, associazioni transnazionali che trasformano i media in monopoli o oligopoli su scala mondiale. E questi interessi possono essere di diversa natura, economici, politici o legali è inevitabile che vengano alterati i 3 pilastri fondamentali della democrazia liberale: la delibera, il mercato libero e lo Stato di Diritto.


Tutta democrazia si basa nella libera scelta dei rappresentati per incarichi di elezione popolare, che a loro volta godono degli stessi diritti per essere scelti. La domanda che si dovrebbe fare dentro di questo scenario : quanto libera è l' elezione e quanto sono uguali i diritti degli eletti? Senza entrare in questioni commerciali che di solito accompagnano gli avvenimenti elettorali come per la campagna dei candidati così come per comprare i voti, ci si deve fermare nel rapporto tra l’esposizione dei candidati aspiranti sui media e le loro possibilità di accedere al posto aspirato. Un esempio possono essere le primarie avvenute nel Partito Socialista Unito del Venezuela per la scelta dei candidati per i comuni. La maggior parte eletta furono i pre-candidati con una forte presenza mediatica nazionale, ma scarsa presa nelle località in cui volevano governare. Nel Venezuela, forse come in nessuna altra parte del mondo, in tutta la sua grandezza si presenta il fenomeno dell’esercizio della leadership attraverso gli schermi televisivi, dove sparisce la delibera come tale e appare l’imposizione di una figura concreta, togliendo qualsiasi possibilità di affrontarla da un altro senza lo spazio mediatico a sua disposizione. Questa situazione rappresenta la rottura di una delle regole principali del liberalismo: l’uguaglianza dei diritti per scegliere ed essere scelti. Dall’altra parte, tanto libera può risultare d’essere l’elezione quanto i media “creano” l’opinione pubblica “vendendo” una determinata tendenza politica? La stessa “opinione pubblica” che dopo è sottoposta a sondaggi che servono ai politici per articolare i loro discorsi e proposte, così come lo rivela James Fishkin in Democracy and deliberation (1993,p. 3). Il circolo vizioso è stato creato e gli interessi di gruppo, che i media monopolisti o oligopolisti rappresentano , sono stati assicurati. In poche parole, la possibilità di deliberare è ridotta al minimo e l’elezione non è così libera come si potrebbe pensare, e quindi, la legittimità del potere è altamente questionabile.


Lapidaria risulta per la democrazia liberale la riflessione di Vincenzo Ferrari sui media e lo stato di diritto, un altro postulato essenziale della democrazia liberale:


La lotta politica attraverso i mezzi di comunicazione di massa produce epifenomeni e apparenze al posto di fatti e di decisioni reali, forse perfino leggi apparenti al posto di leggi reali. E’ attraverso i mezzi di comunicazione di massa che si diffonde quella idea di “norma” che Micheal Foucault non faceva corrispondere al Diritto, ma che al contrario, si opponeva ad esso, come strumento tipico del controllo sociale del nostro tempo. Quindi è dai media che sorge la sfida più insinuante per lo Stato di Diritto:….(2007, p.19-20)


Anche scartando la possibilità che la lotta politica mediatizzata abbia una influenza determinante nella legislazione e creazione delle “leggi apparenti” o “interessate”, l’effetto della “norma” imposta e accettata tacitamente dalla società, colpisce direttamente lo Stato di Diritto. Ogni Stato di Diritto si caratterizza per due premesse: la non arbitrarietà e l’interpretazione delle leggi. Le leggi sono in genere un compendio generale di criteri che applicati a casi particolari spesso richiedono una interpretazione giuridica. Anche le Costituzioni non scappano alle interpretazioni. E ogni interpretazione potrebbe essere condizionata dalla “norma” imposta dall’immaginario collettivo dai mezzi di comunicazione. Ed è lì dove lo Stato di Diritto diventa vulnerabile che casomai potrebbe sorgere la possibilità del controllo sociale in una società. Di conseguenza, un altro postulato del liberalismo: l’espulsione del potere arbitrario, potrebbe essere oggettivamente questionato.


Lo sviluppo del mondo attuale è completamente dipendente dall’informazione che possiede. Non inutilmente c’è il detto che “l’informazione è potere”, ma con sicurezza si potrebbe affermare che la anche la disinformazione è potere. E i mezzi di comunicazione sono i principali detentori di questo potere. Il mondo ha visto il fallimento delle aziende, fuori la Borsa dei Valori, la non capitalizzazione delle banche, fuori ritiri nervosi dei depositi, anche il fallimento di interi paesi, fuori restrizioni di interscambio. E per questo basta solo iniziare una campagna mediatica di “opinioni specializzate” più o meno ben articolate. Nonostante questo, i mezzi di comunicazione privati sono anche aziende con fini di lucro e negli ultimi decenni hanno cominciato a sorgere conglomerati industriali di comunicazione e affini, come , per esempio la General Eletric che controlla tra le altre cose “lavatrici, lampadine, ceramica, componenti per sistemi di armamento e attraverso la RCA, informatica, telecomunicazioni, televisione ( Vasquez Montalban. P 226-227). In queste condizioni quanto libero risulta essere il Mercato Libero, un altro postulato fondamentale della democrazia liberale? Dov'è la concorrenza sulla base dell' efficienza?


A tutto questo può essere aggiunta la questione dell' “educazione dei buoni consumatori” non solo di prodotti ma anche di idee, generi di vita, forme di vedere il mondo che lontano dal formare visioni critiche, rimbambisce; lontano dallo svegliare coscienze, le addormenta; lontano dal rendere liberi, incatena.
Tornando a Burke, Marx e Lenin. Certamente, i mezzi di comunicazione sono un potere ed è un potere così grande che è capace di imporsi al di sopra dei poteri e modellare a suo piacimento le società. Senza dubbio, la sua capacità di unificare è enorme. E non si può negare la sua efficacia nell’azione politica che è formidabile. Tutto dipende dal fine per cui è usato un tale potere e qual è il limite del suo esercizio. Gli scenari sopra descritti sono estremi e difficilmente si presentano nella loro totalità e insieme in qualche parte del mondo, ma, in diversi gradi sono presenti in molti paesi di democrazie liberali e lo dimostra la sempre più grande preoccupazione sul ruolo che assumono i mezzi di comunicazione nelle società attuali, preoccupazioni che sboccano in lavori di investigazione, formazione di osservatori dei mass media, saggi critici, articoli d’opinione. Qualsiasi intento di regolare o regolamentare le attività dei mass media immediatamente si trova la resistenza e le accuse di violazione della libertà d’espressione che non si fanno attendere, diritto fondamentale raccolto nella Dichiarazione dei Diritti Umani. Paradossalmente, i mass media, prodotto della libertà del pensiero chiamato a creare una coscienza cittadina ed una visione critica verso il potere, si sono convertiti in creatori di false coscienze, realtà fittizie che diventano un potere incontrollabile, dove il limite è solo l’etica di chi lo controlla.


Di fronte a questo panorama è legittimo chiedersi: cosa fare? La risposta è nella democrazia stessa, intesa questa come il governo della maggioranza. Urge la democratizzazione dei mass media. Urge la diversità e la molteplicità delle fonti d’informazione. Urge la libertà di espressione per la maggior parte e non solo per alcune elite oligopoliche. Le nuove tecnologie hanno permesso il sorgere di mezzi di comunicazione alternativi. Internet ha reso possibile lo scambio d’ informazione in modo quasi istantaneo. I blog, le web informative, pagine dove si possono caricare audio e video tra i tanti altri strumenti che sono a disposizione di una comunicazione veramente indipendente. E questi piccoli fuochi di informazione indipendenti cominciarono a far la differenza. Nonostante questo si rende indispensabile democratizzare le grandi aziende dell’informazione. Nel Venezuela si è fatto un tentativo in questo senso con la legge di Responsabilità Sociale in Radio e Televisione (Ley Resorte*, 2005), dove il 40% dello spazio deve essere prodotto dai Produttori Nazionali Indipendenti (PNI) finanziati dalla tassa del 5% applicata ai mezzi di comunicazione. Un' iniziativa senza eguali per democratizzare i mass media che spiacevolmente è beffeggiata o ignorata completamente dalle frequenze private e dallo Stato.


E’ difficile fidarsi solo della etica di chi controlla i mezzi di comunicazione, soprattutto quando in gioco c’è l’esercizio di potere quasi illimitato e cifre di milionarie in guadagni. Anche se il Quarto Potere nasce per rendere fiscale gli altri poteri, tali poteri devono anche avere la saggezza e la volontà di controllare i media attraverso l'unico strumento disponibile in questo caso, la democratizzazione di mass media.

1 commento:

  1. E tanto facile capire come il Quarto potere ha tutti gli strumenti ed appunto il Quartopotere, dominato da potenti gruppi incontrollabili ne dagli stati, ne dal potere politico e meno dagli ignari cittadini che quando accedono ad un mezzo di comunicazione sia di carta stampata che televisiva, egli crede si styà informando, invece, e tutto al contrario e pura disinformazione, crea confusione e nella confusione estrema, le classi lavoratrici, le quali sono la parte più debole della popoazione, viene inconsapevolmente cagionata, e finisce per vedere come amico il supposto suo nemico, comunque sbandato di orientamento e contenuti, giusto perchè, non esiste minimamente la imparzialità, ne la indipendenza dai padroni invisibili

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