21 marzo 2009

NOAM CHOMSKY: INDEBOLENDO GAZA...


Sameer Dossani intervista Noam Chomsky
Foreign Policy in Focus

DOSSANI: Il governo israeliano e molti personaggi politici ufficiali, in Israele e negli Stati Uniti, sostengono che l'attacco a Gaza vuole por termine al lancio di missili Qassam su Israele. Ma diversi osservatori sostengono che, se questo fosse il problema, Israele avrebbe fatto maggiori sforzi per rinnovare l'accordo di cessate il fuoco, scaduto a dicembre, che aveva quasi fermato il lancio di missili. Secondo lei, quali sono I veri motivi delle attuali azioni israeliane?

CHOMSKY: Questo è un tema che risale fino alle origini del sionismo. Ed è assai razionale: “Ritardiamo negoziati e diplomazia quanto più possibile, e nel frattempo 'costruiamo fatti sul terreno'. Così Israele crea le basi che un qualche accordo alla fine ratificherà; ma più creano, più costruiscono, migliore sarà per loro l'accordo. Lo scopo è di portar via qualunque cosa abbia valore in quella che una volta era la Palestina, e di scardinare quel che resta della popolazione originaria..
Penso che uno dei motivi per cui negli Stati Uniti questo ha il sostegno popolare è che ricorda molto bene la storia americana. Come si sono costituiti gli USA? La tematica è simile.

Nella storia di Israele questo motivo ritorna di frequente, anche nella situazione attuale. Hanno un programma molto chiaro. Falchi razionali, come Ariel Sharon, hanno compreso che è da pazzi tenere 8.000 coloni che usano un terzo della terra e molte delle scarse risorse di Gaza, protetti da una vasta quota dell'esercito israeliano, mentre il resto della società, accanto a loro, semplicemente marcisce. Così l'idea migliore è tirarli fuori di lì, mandandoli in Cisgiordania. Questo è il luogo di cui davvero si occupano, a cui tengono.
Quel che si è denominato “ritiro”, nel settembre 2005, è stato in realtà un trasferimento. Su questo, sono stati perfettamente franchi e aperti. Nei fatti, hanno esteso i progetti di costruire colonie in Cisgiordania proprio quando ritiravano alcune migliaia di coloni da Gaza. Così la Striscia si dovrebbe trasformare in una gabbia, sostanzialmente una prigione, con Israele che l'attacca a piacimento; nel frattempo, in Cisgiordania ci impadroniremo di ciò che vogliamo. Non vi è alcun segreto, su questo.
Ehud Olmert è stato negli Stati Uniti nel maggio del 2006, un paio di mesi dopo il ritiro. Ha semplicemente annunciato, a una sessione congiunta del Congresso, in un discorso interrotto da applausi scroscianti, che il diritto storico degli ebrei a tutta la terra di Israele è fuori questione. Ha annunciato quel che ha definito il programma di convergenza, che è solo una versione del programma tradizionale: risale al piano Allon, del 1967. Israele si annetterebbe, in sostanza, della terra e e delle risorse di valore vicine alla Linea Verde (il confine del 1967). Questa terra è ora dietro al muro che Israele ha costruito in Cisgiordania; è un muro di annessione. Significa che terra arabile, le principali risorse idriche, I bei quartieri attorno a Gerusalemme e a Tel Aviv, le colline, e così via. Si prenderanno la Valle del Giordano, che è circa un terzo della Cisgiordania, dove impiantano colonie dalla fine degli anni '60. Poi costruiranno un paio di super-autostrade – ce n'è una ad est di Gerusalemme per la cittadina di Ma'aleh Adumim, costruita per la maggior parte negli anni '90: gli anni di Oslo. È stata costruita sostanzialmente per dividere la Cisgiordania. Ve ne sono altre due su a nord: comprendono Ariel, Kedumim ed altre cittadine, e di base sezionano quel che resta. Metteranno posti di blocco ed ogni mezzo di vessazione nelle altre aree; la popolazione che rimasta sarà divisa in ghetti, non in grado di vivere una vita decente; se se ne vogliono andare, splendido. In alternativa, saranno figure pittoresche per i turisti – sì, qualcuno che conduce una capra su una collina, laggiù – mentre gli israeliani, coloni compresi, percorreranno in auto autostrade “solo per israeliani”. I palestinesi possono arrangiarsi con una qualche stradina da qualche parte, in cui cadi nello wadi (valle) se piove. Lo scopo è questo. Ed è esplicito. Non li si può accusare di imbroglio perché è esplicito. E qui lo si applaude.

DOSSANI: In termini di sostegno USA, la scorsa settimana il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha adottato una risoluzione che chiede il cessate il fuoco. È un cambiamento, soprattutto alla luce del fatto che gli USA non vi hanno posto il veto, ma si sono astenuti, permettendo che passasse?
CHOMSKY: Subito dopo la guerra del 1967, il Consiglio di Sicurezza aveva forti risoluzioni di condanna per l'iniziativa israeliana ad espandersi e ad impadronirsi di Gerusalemme. Israele le ha semplicemente ignorate: gli USA danno loro dei buffetti affettuosi, dicendo “andate avanti, violatele”. C'è una serie continua di risoluzioni, da allora ad oggi, che condannano le colonie: – come Israele sapeva e come tutti concordano, violano le convenzioni di Ginevra. Gli Stati Uniti o pongono il veto o votano talvolta a favore, ma con una strizzatina d'occhio che significa: “andate avanti comunque - noi pagheremo le spese, e vi daremo l'appoggio militare”. È così sistematicamente. Durante gli anni di Oslo, ad esempio, la costruzione di colonie è aumentatata di continuo, violando ciò che, si supponeva, era in teoria l'obiettivo dell'accordo. In effetti, l'anno di picco per la colonizzazione è stato l'ultimo di Clinton, il 2000. Dopo, si è continuato ancora. È aperto ed esplicito.
Per tornare all'argomento della motivazione, hanno un controllo militare sulla Cisgiordania sufficiente a terrorizzare la popolazione, in modo che sia passiva. Ora il controllo è accresciuto dalle forze collaborazioniste, addestrate dagli USA, dalla Giordania e dall'Egitto per sottomettere gli abitanti. In effetti, a guardare i giornali delle ultime due settimane, se c'è una dimostrazione in Cisgiordania a sostegno di Gaza, le forze di sicurezza di Fatah la schiacciano: sono lì per quello. Fatah oggi funziona all'incirca come la forza di polizia israeliana in Cisgiordania. Ma questa è solo una parte dei territorio palestinesi occupati: l'altra è Gaza, e nessuno dubita che formino un insieme. E vi è ancora resistenza a Gaza, quei missili. Allora vogliono anche spegnere quella: così non ci sarà più resistenza affatto, e potranno continuare a fare quel che vogliono senza interferenze – ritardando nel contempo il più possibile la diplomazia, e “costruendo i fatti” esattamente come desiderano. Di nuovo, questo riporta alle origini del sionismo. Varia, naturalmente, a seconda delle circostanze, ma la politica fondamentale è la stessa, ed è perfettamente comprensibile. Se vuoi impadronirti di un Paese in cui la popolazione non ti vuole, voglio dire, come altro si può fare? Come è stato conquistato questo Paese?

DOSSANI: Quel che descrive è una tragedia.
CHOMSKY: È una tragedia che si costruisce proprio qui. La stampa non ne parlerà, e nemmeno, in linea di massima, il mondo della cultura, ma il punto centrale è che sul tavolo, all'ordine del giorno, c'è da 30 anni un accordo politico. Vale a dire un accordo a due stati sui confini internazionali, forse con alcune modifiche reciproche al confine. C'è ufficialmente dal 1976, quando c'è stata una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, proposta dai principali stati arabi e sostenuta dall'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), all'incirca in quei termini. Gli Stati Uniti vi hanno posto il veto; così resta fuori dalla storia, ed è continuato, quasi senza cambiamenti, da allora.
C'è stata in effetti una modifica significativa. Nell'ultimo mese della presidenza Clinton, nel gennaio del 2001, vi erano stati negoziati fra Israele ed i palestinesi, che gli USA avevano autorizzato pur senza parteciparvi: erano arrivati molto vicini ad un accordo.

DOSSANI: I negoziati di Taba?
CHOMSKY: Sì, i negoziati di Taba. Le due parti erano arrivate molto vicino ad un accordo; sono stati interrotti da Israele. Ma quella era stata l'unica settimana, in più di 30 anni, in cui gli Stati Uniti ed Israele avevano abbandonato la posizione di rifiuto. È un vero omaggio ai media e ad altri commentatori, che riescano ad imporre il silenzio sull'argomento. Gli USA ed Israele sono da soli, in questo. Nel consenso internazionale sono inclusi in pratica tutti: sono comprese la Lega Araba, che è andata oltre quella posizione e ha chiesto di normalizzare i rapporti, e Hamas. Ogni volta che vedi Hamas sui giornali, sta scritto “Hamas, sostenuto dall'Iran, che vuole distruggere Israele”. Prova a trovare una frase che dica “Hamas, eletto democraticamente, che chiede un accordo a due stati”, come fa da anni. Bene, sì, quello è un buon sistema di propaganda. Persino nella stampa USA hanno talvolta permesso editoriali di leader di Hamas, Ismail Haniya ed altri, che dicono: “Sì, come tutti gli altri, vogliamo un accordo a due stati sui confini internazionali”.

DOSSANI: Quando ha adottato Hamas quella posizione?
CHOMSKY: È la loro posizione ufficiale, presa da Haniya, il leader eletto, e da Khalid Mesh'al, il loro leader politico in esilio in Siria: ha scritto la stessa cosa. E si ripete di continuo. Non vi è alcun dubbio sull'argomento, ma l'Occidente non vuole stare a sentire. Laonde per cui, è Hamas che si è impegnato a distruggere Israele.
In un certo senso lo sono, ma se Lei andasse in una riserva indiana negli Stati Uniti, sono certo che molti vorrebbero vedere la distruzione degli USA. Se andasse in Messico e facesse un sondaggio, sono sicuro che non riconoscono il diritto statunitense ad esistere su metà del Messico, terra conquistata in guerra. E questo è vero in tutto il mondo. Ma sono disposti ad accettare un accordo politico. Israele no, e gli Stati Uniti neppure; sono gli unici a tener duro. Dal momento che in pratica sono gli Stati Uniti a far girare il mondo, tutto è bloccato.
Qui lo si presenta sempre come se gli Stati Uniti dovessero impegnarsi di più: sono mediatori onesti, il problema di Bush è di aver trascurato troppo la questione. Non è quello il problema. Il punto è che gli Stati Uniti si sono impegnati moltissimo: a bloccare un accordo politico, fornendo il sostegno materiale, ideologico e diplomatico ai programmi espansionistici, che sono semplicemente criminali. La corte mondiale all'unanimità, giudice americano compreso, si è accordata nel dire che ogni spostamento di popolazione nei Territori Occupati viola una legge internazionale fondamentale, le Convenzioni di Ginevra. E Israele è d'accordo. In effetti, persino i loro tribunali sono d'accordo: semplicemente, vi sgusciano attorno in varie vie traverse. Così su questo non si discute. Negli Stati Uniti è più o meno accettato che siamo uno stato fuorilegge. A noi la legge non si applica. È per questo che non se ne discute mai.

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