7 dicembre 2009

MINORENNI ROMENE CONTROLLATE CON MICROCHIP

di Sergio Bagnoli

Hanno un’età compresa tra i quattordici ed i vent’anni e provengono tutte dalle regioni più arretrate della Romania o dalle periferie delle grandi città del paese danubiano: sono le nuove schiave del sesso, adolescenti costrette a crescere troppo in fretta e neanche considerate come esseri umani nè dai loro sfruttatori, affiliati alla mafia albanese che detiene nel Nord Italia il monopolio dello sfruttamento di prostitute, nè dagli italianissimi loro clienti.


Allettate da un lavoro sicuro e dignitoso nel nostro paese, le maggiorenni, o brutalmente rapite alle attenzioni dei loro genitori, le minorenni, dalla Romania, grazie alla complicità della delinquenza di piccolo cabotaggio del paese danubiano, vengono trasportate su furgoni sino alle Porte di Ferro, la forra sul Danubio che separa il paese neo- comunitario dalla Serbia. Qui la temibile mafia slava le trasporta sino alla città di Pozarec, il luogo natio del tristemente noto dittatore Milosevic, dove vengono orribilmente stuprate ripetutamente al fine di annientarne ogni istinto ribelle. Successivamente, in Kossovo, i serbi le vendono alla mafia albanese che nella miserabile città di Elbasan le rinchiude per settimane intere in poveri appartamenti dove viene compiuta sui loro acerbi corpi
l’operazione più orribile: sotto pelle viene loro inserito un microchip di modo che i trafficanti ne possano controllare costantemente il posizionamento. Un po’ come si fa per i cani o gli animali selvatici insomma.

La fattiva collaborazione tra la Polizia romena ed i Carabinieri della bergamasca fortunatamente ha consentito di smascherare in parte il criminale traffico e di arrestare un prosseneta albanese mentre un suo connazionale complice è ancora uccel di bosco. Tanti però sono ancora in Italia i trafficanti albanesi, quasi tutti con regolare permesso di soggiorno, non ancora individuati dalle nostre forze dell’ordine, che continuano a trafficare in minorenni romene. Il guaio è che
queste ragazze, una volta rimpatriate, frequentemente si ammalano di tumore, provate voi a vivere con un microchip che emette continuamente segnali elettronici sottopelle, ed in pochi anni muoiono.

Due giorni prima l’orribile scoperta fatta dai Carabinieri di Bergamo, nelle Marche, a Corridonia per la precisione, un’adolescente cinese di soli undici anni che frequentava con profitto la scuola primaria del paese è morta dopo aver inalato per ore ed ore i vapori mefitici prodotti dalle colle industriali usate dai loro genitori che probabilmente lavoravano in nero ed a cottimo per qualche rispettabile “ griffe” della regione, il massimo distretto calzaturiero d’Italia. Anni Ye, questo il nome della sfortunata ragazzina, non era una schiava del lavoro ma insieme agli schiavi, che poi erano i suoi genitori, viveva in una stamberga- tugurio che serviva anche da opificio industriale. Qui i cinesi lavoravano, usando prodotti velenosi ed in spregio ad ogni norma sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, prodotti tessili grezzi e suole da scarpe. La stamberga- tugurio di Anni Ye si trovava al piano terra di un pericolante casale di campagna la cui fatiscenza stride enormemente con il bucolico paesaggio circostante, reso universalmente noto dai pittori gotici Carlo Crivelli e Gentile da Fabriano.


“I bambini cinesi sono tra gli stranieri i più bravi a scuola, imparano con profitto anche la nostra lingua ma troppo spesso si addormentano sui banchi perché costretti dai loro genitori a lavorare anche di notte in laboratori ricavati all’interno delle loro abitazioni” confida una maestra di Prato, la città toscana, patria europea del tessile, nella quale la mafia cinese è ben radicata. A Prato sono quattromila le aziende tessili cinesi che danno lavoro a diciottomila conanzionali. Nuovi laboratori nascono e muoiono in un breve lasso di tempo, mai superiore ai diciotto mesi, in modo da sfuggire ai controlli del fisco e degli ispettorati del lavoro italiani, troppo burocraticamente lenti per scoprirli. Ecco perché, muovendosi le istituzioni italiche con la loro proverbiale lentezza che fa a pugni con la rapidità con cui si trasforma la criminalità, in Italia il minore straniero rimane la maggior vittima del fenomeno immigratorio.


Fonte: http://www.reportonline.it/

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5 dicembre 2009

BANCHE DA SALVARE: CHI C'E' IN LISTA?


Le grandi autorità del capitalismo selvaggio fanno una lista delle grandi banche che si dovranno salvare dal capitalismo selvaggio.

Quante volte lasciano i lavoratori nella schiavitù dell'
insicurezza e miseria in nome della superiorità dell’ “economia libera”? A quanti paesi del Terzo Mondo “le autorità finanziarie globali” hanno “rinchiuso” nella rovina totale del debito estero, senza permettere l’intervento statale in quanto provoca una distorsione del libero mercato internazionale? Tuttavia, neanche loro credono alla storiella della libera economia del mercato quando sono costretti a soffrire un po '. Sappiamo che è questione di “dimensioni”. Sarà quindi, questione – come ai vecchi tempi- che sommiamo le nostre infinite minute altezze perché non ci lascino cadere “liberamente”. venite a controllare gli eletti che vogliono fuggire dal rogo del loro stesso “libero” sistema.

Nel bel mezzo di dibattito sul fatto che devono esistere
o non esistere banche troppo grandi per fallire, le autorità finanziarie globali hanno già pronta la lista delle entità il cui fallimento farebbe spaccare il sistema finanziario mondiale. Tra le 30 incluse nel dossier figurano due spagnole, Santander e BBVA.

Secondo quanto informa il giornale britannico il
Financial Times, tale elenco è stato elaborato sotto l'egida del Consiglio per la Stabilità Finanziaria (FSB, le sue sigle in inglese) con l’obiettivo di prevenire il rischio sistemico ed evitare gli stessi errori che hanno causato la crisi attuale.

A quali banche non si permetterà il fallimento?


Stati Uniti
Le entità statunitensi sono la Goldman Sachs, JP Morgan Chase, Morgan Stanley, Bank of America- Merrill Lynch, Royal Bank of Canada.

Regno Unito
Le banche britanniche menzionate nella lista sono la HSBC, Barclays, Royal Bank of Scotland (RBS) e Standard Chartered.

Europa
UBS, Credit Suisse, Societe General, BNP Paribas, Santnder, BBVA, Unicredit, Banca Intesa, Deutsche Bank, e ING

Giappone
Le entità nipponiche segnalate dalle autorità sono Mizuho, Sumitomo, Mitsui, Nomura e Mitsubischi UFJ

Assicurazioni:
Per ultimo la lista include anche una serie di compagnie assicuratrici, tutte europee. Sono la AXA, Aegon, Allianz, Aviva AV.I, Zurich e Swiss Re.

Epilogo: Come comproverete, tutti questi paesi sono quelli che dirigono imperialmente
l' FMI e la Banca Mondiale, che sì hanno lasciato cadere nel pozzo senza fine del debito estero numerosi paesi con la miseria e fame nonostante avessero le risorse, come nel caso dell’ Argentina, per alimentare ripetutamente la propria popolazione. (Vedere, Diario del Saccheggio di Pino Solanas). Allora questi orrori non sono stati ritenuti “errori” del sistema per i quali bisognerebbe intervenire a livello statale perché non si ripetano.

Fonte:
http://www.insurgente.org/modules.php?name=News&file=article&sid=18498

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
VANESA

4 dicembre 2009

IL GOVERNO MESSICANO SI ARRENDE DI FRONTE ALLA MONSANTO

di Erika Ramirez

I governi panisti non solo autorizzano l’agroindustria transnazionale e la semina del mais transgenico, ma gli danno quasi 200 milioni di pesos in stimoli fiscali. La Monsanto, Hibrido Pioneer, Dupont e Dow Agrosciences ottengono
21 licenze e più di cinquanta progetti di investimento in tecnologia secondo le rivelazioni dei documenti ufficiali. Non importava alle autorità federali che il Messico sia un paese d’origine di un seme che è patrimonio dell’umanità nè che si mettano a rischio imminente 31 dei 59 tipi di mais messicano.

Fabbricante dell’
Agente Orange- erbicida usato durante la guerra in Vietnam per distruggere raccolti e vegetazione- la Monsanto ottiene la maggior parte dei permessi di applicazione per le industrie agricole presso il Ministero dell'Agricoltura, Allevamento, Sviluppo Rurale, della Pesca e dell’ Alimentazione (Sagarpa), per la semina sperimentale di mais transgenico nei campi messicani.

Inoltre, l’azienda originaria di Saint Louis, Stati Uniti,
ha beneficiato- insieme a Hibridos Pioneer, Dupont e Dow Agrosciences- di quasi 200 milioni di pesos in “stimoli fiscali” durante l’amministrazione di Vicente Fox Quesada e Felipe Calderòn Hinojosa, come dicono i documenti ufficiali.

Lo scorso 29 ottobre, le aziende Monsanto, Dow Agrosciences e PHI Messico vennero informate che i loro brevetti potevano essere seminati in “via esperimentale” nelle terre di Sonora, Chihuahua, Tamaulipas e Sinaloa, in base a quanto mostra lo Stato di applicazioni di mais 2009, emesso dalla Direzione della Biosicurezza per gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), dipendente dalla Sagarpa.


In questi stati, indica l’organizzazione ambientalista Greenpeace Messico, si trovano 31 dei 59 tipi di mais esistenti in Messico, e questo
espone a rischio contaminazione il 52% dei semi originari del paese.

Le risoluzioni si sono avute appena sette giorni dopo che Dow Agrosciences e la PHI Messico hanno manifestato formalmente il loro interesse nella semina dell’organismo geneticamente modificato DAS-01507-1. La semina del brevetto nella Valle del Yaqui, Sonora, luogo dove si trovano circa nove delle varietà del mais nativo del Messico, è stata approvata.


In una lista comparativa di richieste
della Sagarpa, con la mappa dei territori dei popoli indigeni e i tipi e varietà del mais che esistono lì (contenuti nell’edizione Maíz transgénico en México, riesgos y costumbres del giornale Ciencias, dell’ Università Nazionale Autonoma del Messico), si può osservare che nella Valle del Yaqui, Sonora, dove si trova la popolazione indigena che porta lo stesso nome, esiste il Mais Blando di Sonora, Chapalote, Dulce Norteño, Dulce, Dulcillo Noreste, Elotes Occidentales, Harinoso, Onaveño, San Juan e Tuxpeño.

Eduardo Perez Pico, rappresentante della Monsanto Messico, in interviste a
Contralínea dice che ognuno dei permessi avvallati dall’organismo a cui fanno capo Francisco Mayorga Castañeda e la Segretaria del Medio Ambiente e Risorse Naturali (Semarnat) a carico di Juan Rafael Elvira Quezada, costerà all’agroindustria circa di un milione di pesos per progetto.

L’ingegnere agronomo, laureato all’ Istituto Tecnologico di Monterrey, annuncia che “se la ricerca progredisce presto”,
la fase commerciale potrebbe cominciare tra tre anni, con un investimento iniziale di 400 milioni di dollari, dei quali la Monsanto pretende guadagnare circa 250 milioni di dollari.

Affare tondo


Oltre al mercato di affari che significa il Messico per l’agroalimentare, il governo federale ha finanziato tre colossi del settore. Dal primo anno dell’amministrazione foxista, le transnazionali hanno ricevuto stimoli fiscali dal Consiglio Nazionale di Scienza e Tecnologia (Conacyt), presieduto da Juan Carlos Romero Hicks, fino a 193.859.598 pesos.


Annualmente l' azienda di Saint Louis guadagnava maggiore risorse, che hanno potuto entrar a far parte della cassa dell’azienda pubblica attraverso le tasse, dato che il primo produttore di semi a livello mondiale era stimolato con risorse milionari. D’accordo con il documento pubblicato sul Giornale Ufficiale della Federazione, con data del 3 marzo 2008, SAM750414HN4-2007-2 è stato uno dei progetti che più benefici ha avuto, con 5 milioni 374 mila 532 pesos.


Informazioni pubblicate nella Gazzetta Ufficiale suggerisce che gli "stimoli", concessi con il pretesto di investimenti in innovazione tecnologica, sono iniziati nel 2001 con tre progetti Pioneer Hybrid Company del Messico, che hanno rappresentato l'erario 10.927.500 pesos
.


I fondi e le partecipazioni aumentarono annualmente e, dai più di 10 milioni registrati il primo anno, si è arrivati ai 12.131.642 pesos nel 2002 per la PHI Mexico- azienda della Dupont, oltre ad essere rappresentante e
controllata di Pioneer Hi.bred INT-; 11.545.891 pesos nel 2003 e altri 13.994.763 pesos nel 2004.

E' nel 2005 quando alla Dow Agrosciences e la Monsanto, vengono autorizzate dal governo federale, arrivano gli "stimoli fiscali" di 20.447.766 pesos, attraverso 15 progetti di ricerca. Nel penultimo anno della gestione di Vicente Fox, il progetto che ha rappresentato più investimento all' azienda pubblica è stato "Lo Sviluppo delle linee pure e la produzione di ibridi sperimentali del Mais (in serra)" che è costata all'azienda 7.782.861 pesos.

Durante l'anno di transizione dall'amministrazione Fox a quella di Calderon, le transnazionali hanno ottenuto un aumento globale superiore agli 11 milioni di pesos. Dagli oltre 20 milioni nel 2005, gli stimoli sono saliti a 31.666.153 pesos. E, anche se le cifre indicano che PHI fu quella che ottenne maggiori benefici, con 21.442.051 pesos, la Monsanto ha anche aumentato i suoi "appoggi" passando dai 5.780.906 pesos a 7.978.795 in un anno fiscale.

Attualmente l'azienda di Saint Louis guadagnava maggiori risorse, che sono entrate nelle casse dell'azienda pubblicata attraverso le tasse, dato che la prima produttrice di semi a livello mondiale era stimolata con risorse milionarie. In base al documento pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale, il 3 marzo 2008, SAM750414HN4-2007-2 fu il progetto che ha ricevuto più benefici, con 5.374.154 pesos. Ma nonostante questo, nessuna delle chiavi della Monsanto, che appaiono registrate nelle liste ufficiali, specifica quale fu l'uso di tale risorse.

Il salto quantitativo c’è stato durante il 2008-2009 quando le esenzioni per le aziende degli agroalimentari si sono concentrate sulla Monsanto e Dow Agrosciences. Entrambe si sono accaparrate 30.896.157 pesos. A partire dal secondo anno dell’amministrazione di Felipe Calderon al primo semestre dell’anno in corso hanno raggiunto la somma di 26.263.532 pesos.


Adelita San Vincente Tello, ingegnere agronoma dell’ Università Autonoma Metropolitana e rappresentante dell’associazione civile
Semillas de Vida, critica la consegna di "stimoli fiscali" all’agroindustria, dato che “la tecnologia della Monsanto è stata messa in discussione nei mercati europei, dove è stata vietata la loro entrata”. Inoltre è assurdo che parlino di investimento quando è il governo che sta finanziando la ricerca attraverso il Coacyt, mentre il campo è stato abbandonato. Quello che cercano è di appropriarsi delle risorse genetiche dei nostri semi”.

Ma, per il rappresentante della Monsanto, Eduardo Perez Pico, gli appoggi servono per “investire nello sviluppo della tecnologia che potrà avere il paese per poter avere un reddito”. Dice che tutto quello investito fin'ora dalla Monsanto in ricerca è dedicato al mais convenzionale, sorgo, cotone, soia e altri tipi di coltivazioni dove sviluppano migliorie genetiche”.


I permessi ed il giudizio


D’accordo con i 21 permessi autorizzati dalla Sagarpa e la Semarnat- fino al 29 ottobre scorso-
nove corrispondono agli interessi della Monsanto, il resto rappresenta un' associazione tra le aziende Dow Agroscience e PHI Messico. Ma, i brevetti MON, proprietà intellettuale della Monsanto, appaiono in 17 delle petizioni, sotto la richiesta dei loro presunti concorrenti nel settore delle agro-alimentare.

Questo tipo di pratiche, dove la Monsanto promuove i suoi brevetti attraverso altre compagnie, ha fatto si che l’azienda fosse portata davanti ai tribunali statunitensi. In base all’informazione del giornalista Christopher Leonard, dell’agenzia internazionale di notizie
The Associated Press (AP), il Dipartimento di Giustica a Saint Louis, Missouri, indaga sul se “la Monsanto ha violato le norme di difesa della competizione nel suo intento di ampliare il suo dominio sul mercato delle coltivazioni geneticamente modificate”.

“Le domande sono su come la compagnia di semi più grande del mondo vende e dà licenze dei suoi geni brevettati. La Monsanto ha accordi di licenza con aziende di semi che permettono a queste di inserire i geni della Monsanto nel 96% delle coltivazioni di soia degli Stati Uniti, e l’80% delle coltivazioni di mais. I rivali della Monsanto sostengono che l’azienda usa gli accordi di licenza per spremere i suoi competitori e controllare le aziende più piccole di semi, accusa che la Monsanto nega”, informa il giornalista specialista in agroalimentari.

Tra le aziende che hanno iniziato processi contro la Monsanto c’è la Syngenta e la Dupont, che “hanno sostenuto che violano le leggi della competitività degli Stati Uniti. Syngenta ha presentato la sua domanda nel 2004 ed ha risolto il caso l’anno scorso. La Dupont ha presentato una richiesta la scorsa estate, il caso è ancora al Tribunale Federale a San Luis”, dice AP.


Perez Pico, direttore di sviluppo delle tecnologie e affari regolatori per la Monsanto in America Latina del Nord, dice di non conoscere il processo che ha l’azienda negli USA; però ha fiducia che le autorità “sapranno portare avanti il caso”.


Contaminazione transgenica


In aggiunta alla permanenza del brevetto,
consente le autorizzazioni alle imprese straniere di Monsanto, i rappresentanti delle organizzazioni civili che si oppongono alla semina sperimentale dei transgenici segnalano che le autorizzazioni sono concesse nelle zone dove prevalgono i semi oriundi del mais; come conseguenza, avvertono, esiste il rischio di perdere le specie al nord del paese a causa della contaminazione transgenica o “flusso genico” come lo chiama l’agroindustria.

Le autorizzazioni di Sagarpa e della Semarnat, pubblicate dalla Direzione della Biosicurezza per l’ OGM, indicano che le autorizzazioni sono state date per Valle Del Yaqui, Huatabampo, San Ignacio Rio Muerto, Cajeme e Bacu, Sonora, Cuahutemoc e Delicias, Jimenez, Chihuahua; Rio Bravo y Diaz Ordaz, Tamaulipas; Los Mochis, Angostura, Novolato, Ahome e Guasave, Sinaloa.


In queste zone si trova il Mais Blando di Sonora, Chapalote, Dulce Norteño, Dulce, Dulcillo Noreste, Elotes Occidentales, Harinoso, Onaveño, San Juan e Tuxpeño, tra le altre specie.


Aleira Lara, coordinatrice della Campagna Agricoltura Sostentabile e Transgenici di Greenpeace Messico, indica che
è impossibile la coesistenza di coltivazioni di transgenici con quelli convenzionali e organici. “Questo si acutizza maggiormente se parliamo della versione per l'ambiente nel centro di origine e di diversità genetica del mais, il Messico, abbiamo le piante madri, 59 tipi, circa di 200 varietà adatte alle nostre terre. Questa ricchezza genetica è quello che si sta mettendo a rischio con l’introduzione del mais transgenico”.

Fino a questo momento, l’organizzazione ambientalista ha documentato casi di contaminazione di transgenici a Oaxaca, Sinaloa, Tamaulipas, Puebla, Veracruz, Yucatan, Guanajauto, Distretto Federale e Chihuahua, e quindi
è veramente una bugia che il governo messicano dica che si preserverà la nostra ricchezza genetica quando già esistono casi di contaminazione”

L’ambientalista dice che da quando il governo messicano importa dagli Stati Uniti, è iniziata una forte contaminazione, dato che gli Stati Uniti non separano le coltivazioni convenzionali
da quelle geneticamente modificate, e “il mais che stiamo seminando viene mischiato con queste varietà geneticamente modificate”.

Aleira Lara critica che in Messico non esiste
un sistema di tracciabilità che indichi se il mais che si sta importando per l’alimentazione dell’allevamento è destinato specificamente a quello; perché in caso contrario ci possono essere “fughe di transgenici”.

“La coltivazione del mais è molto promiscuo perché ha una impollinazione aperta ed i nostri contadini hanno l’abitudine comune di scambiare i loro semi migliori per migliorarle. Questa è la miglioria tradizionale tra le varietà di una stessa specie. Grazie a questo, ci sono varietà resistenti a qualsiasi variazione agronomica”, spiega.


Erbicida assassino


Per Eduardo Perez Pico, direttore di sviluppo di tecnologie e affari regolatori della Monsanto in America Latina del Nord, l’opposizione delle organizzazioni sociali, contadine e ambientaliste non ha motivo d’essere, dato che bisogna aprire la strada alla tecnologia.


La Monsanto, dice, di operare nel paese da 50 anni in diversi affari, e dal 2000 si è trasformata in un’azienda dedicata al 100% all' agricoltura. “Il mais è una delle coltivazioni più importanti per il Messico e oggi giorno abbiamo una partecipazione importante nei semi migliorati di ibridi che gli agricoltori usano in molte zone del paese”, dice.


Tuttavia, la società ora dice che vuole aiutare i contadini messicani
che hanno avuto un passato oscuro con la fabbricazione dell’erbicida chiamato Agente Orange. Documenti declassificati del governo statunitense, in possesso di Contralinea, mostrano le querele portate avanti dai veterani della guerra del Vietnam contro la Monsanto e altre aziende di questo genere.

Sotto l’espediente 05-1953-CV, l’ Associazione dei Veterani di Guerra hanno denunciato Down Chemical, Uniroyal, Hercules, Diamond Shamrock, Thompson Chemical, TH e Monsanto per la produzione del conosciuto
Agente Orange, chimico che ha causato circa di 400 mila morti e altre 500 mila nascite di bambini con deformazioni.

I querelandi sono l’ ex Viet Cong, soldati del Vietnam del Nord e i cittadini vietnamiti. “Loro cercano di recuperare le lesioni che teoricamente hanno sofferto come risultato delle operazioni durante la guerra del Vietnam, nella quale gli Stati Uniti hanno usato l’Agente Orange e
diserbanti simili per la defogliazione e la distruzione delle coltivazioni”, dice il documento.

Opportunità d’affari


Sostenendo che vogliono aiutare gli agricoltori messicani
, l’agroindustria inizia con la semina sperimentale di transgenici. Però, Victor Suarez Carrera, direttore dell’ Asociación Nacional de Empresas Comercializadoras del Campo, indica che l’entrata delle transnazionali nei campi messicani rappresenta un affare da 300 a 400 milioni di dollari per seme di mais transgenico.

Si tratta di stime del dipendente della multinazionale
, Perez Pico, che indica che sperano di ottenere un mercato con 280 milioni di dollari e circa di 2 milioni di contadini produttori di mais, situati al nord del paese.

Questa decisione, dice Suarez Carrera, “rappresenta la forma in cui l’attuale amministrazione opera.
Non come servitori pubblici nè segretari di Stato, ma come agenti di vendita della Monsanto. E’ preoccupante vedere come in Messico si stanno prendendo queste decisioni di grave impatto sociale, economico e ambientale, e che può rappresentare un danno irreversibile”.

Gli uomini di mais


Alfredo Lopez Austin, storico specializzato in antica religione
religione mesoamericana e ricercatore dell’ Istituto di Ricerche Antropologiche dell’ Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), dice che il mais per i messicani non solo è il sostento economico, ma parte della loro visione del mondo, è la vita stessa.

“Il mais è l’alimento principale dei messicani, ma a partire da questo acquista un senso in tutti gli aspetti della vita. Per esempio, nella visione del mondo è una delle figure più importanti per rappresentare l’albero cosmico, l’asse del mondo e in relazione all’uomo è il paradigma per la vita dell’essere umano: è il seme”, dice l’ex relatore a Parigi nell’
Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociale.

Il ricercatore universitario spiega che come paese d’origine e diversificazione genetica di almeno il 15,4% delle specie che compongono il sistema alimentare mondiale, il Messico ha la responsabilità di preservare le specie, motivo per il quale
l’autorizzazione di semina sperimentale di mais transgenico potrebbe rappresentare delle gravi perdite”.

“Questo colpirà la
visione del mondo e i nostri interessi economici, perché il contadino si vedrà fortemente colpito. La cultura non si crea dal nulla, non è un prodotto dell’intenzione dell’uomo, riposa nella vita quotidiana, è l’arma che ha l’essere umano per vivere, difendersi come individuo inserito nella collettività di diverse dimensioni; il mais è parte di questo”.

L’accademico dell’ UNAM indica che nella cultura maya, come in altre culture indigene, si crede che l’uomo nasce dalla pasta del mais; gli
huastecos ripetono lo stesso. Tutta la geometria del cosmo non è solo una curiosità, ma uno schema con il quale l’uomo sta costruendo gli elementi particolari della sua propria interpretazione del mondo nel quale vive e di se stesso “tutto questo è impregnato dal mais”. (ER)

Fonte:
http://contralinea.info/archivo-revista/index.php/2009/11/08/gobierno-mexicano-se-rinde-ante-monsanto/

Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da
VANESA

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3 dicembre 2009

VENEZUELA: INCARCERATI I BANCHIERI, INDENNIZZATE LE LORO VITTIME



Due istituti di credito privati sono stati chiusi: il Banco Canarias e Banpro. Qualche settimana addietro, le autorità avevano preventivamente messo sotto controllo le attività di queste due piccole-medie, poi è arrivata la chiusura definitiva e l'apertura di un procedimento penale contro i dirigenti accusati di attività speculative.

Il
Wall Street Journal si occupa del caso, riservandogli uno spazio inversamente proporzionale all'importanza che rivestono all'interno del sistema bancario misto de Venezuela. In particolar modo, mette in risalto che si tratterebbe di banchieri affini al governo di Caracas, che avrebbero goduto di favori e speculato senza freni, con protezioni di alto livello.

In realtà, il banchiere Fernández Barrueco è stato incarcerato, congiuntamente ad altri responsabili di attività finaziarie criminose, cui sono stati congelati tutti i beni patrimoniali e di capitale. Il governo non correrà al salvataggio dei mariuoli in doppiopetto, non "inietterà" nessuna liquidità, ed ha annunciato la soppressione delle due banche.

Tutti i numerosi piccoli risparmiatori accalappiati, saranno immediatamente risarciti nella misura prevista dalla legge, e succesivamente avranno la priorità quando saranno liquidati i beni patrimoniali.

Chávez ha esortato i banchieri privati a rispettare la legge. "Siete sotto osservazione perchè la banca privata è degenerata... invece di compiere la sua funzione, si è specializzata nella speculazione finanziaria". Ha ribadito che il suo governo non finanzia, nè "salva" i banchieri, ma le loro vittime.

Il presidente venezuelano ha preannunciato che sono in corso grandi manovre sul fronte della destabilizzazione finanziaria, ed ha messo in guardia che a cadere non sarà il suo governo, ma la parte più corrotta, speculatrice e antinazionale della banca privata. Si va verso un sistema bancario misto e verrà rafforzata la sua componente pubblica.

Fonte:
http://selvasorg.blogspot.com/

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LULA MENTE: IL DISBOSCAMENTO DELL'AMAZZONIA NON SI FERMA

Le immagini del satellite confermano che Lula mente, il disboscamento dell’ Amazzonia non si ferma e l’ UE è diretta responsabile

L’importanza di questa ricerca sta nel fatto che è la prima che realizza una stima diretta della percentuale di selva disboscata irregolarmente. Fino ad ora, le stime date, che oscillavano tra il 10 %, secondo le autorità parensi, al 70-80 % secondo Greenpeace. L' UE, che importa la metà del legno, è carente di
una legislazione per prevenire illeciti.

L’ 89% del legno che si taglia in Parà, lo Stato brasiliano dal quale si estrae il 45 % del totale del legno dell’ Amazzonia, è sprovvista di autorizzazione legale per il suo sfruttamento. Così è la sorprendente conclusione di un recente documento presentato dall’
Istituto do Homen e Mejo Ambiente da Amazonia (Imazon), un' ONG brasiliana che lotta per il controllo della deforestazione nella selva amazzonica.

Imazon
utilizza immagini satellitari per creare mappe sullo stato della foresta e trae le conclusioni dai danni dello strato superiore, che si può vedere dalle immagini aeree.

In Amazzonia, il disboscamento è il primo passo per la deforestazione. In molti casi, quest' aerea è stata sottratta alla selva finendo per essere utilizzata come via per la colonizzazione e la trasformazione del suolo in erba da pascolo per il bestiame o per la coltivazione della soia.


Teoricamente, il disboscamento a Parà segue un regolamento approvato dal
SEMA (Secretaría de Estado de Medio Ambiente paraense) che garantisce che il legno sia estratto ad un ritmo moderato, scegliendo esemplari maturi e minimizzando il danno a quelle piante delle quali non se ne farà uso commerciale.

Ma i conti non tornano: l’ 89 % (quasi 375.000 ettari) dell' area sfruttata non corrisponde ai luoghi in cui l’attività del legno è stata approvata dallo Stato. Ed inoltre, anche in quell’ altro 11 % dell’area dove lo sfruttamento è stato autorizzato
si sono verificate delle irregolarità, come la concessione di licenze in proprietà dove si stava già disboscando precedentemente o in zone completamente deforestate.

Sembra essere servito a poco lo speranzoso accordo per il controllo della selva al quale sono giunti a luglio del 2008, lo Stato di Parà, il
Ministero dell'Ambiente brasiliano e i rappresentanti dell’industria del legno di questo paese. Per Imazon, questo studio evidenzia che i sistemi di controllo non stanno funzionando. “Abbiamo seguito questo argomento solo per le denuncie che ci sono giunte; inoltre, sappiamo che stanno registrando i dati in modo erroneo, molte volte di proposito”, ha affermato Andrè Monteiro, uno degli autori del documento, al giornale Folha di San Paolo.

Si calcola che i paesi europei esportano la metà del legno amazzonico, quindi
l’ UE ha una responsabilità particolare in questa situazione. La Spagna è, dietro alla Francia ed insieme all’ Italia, tra i tre maggiori importatori di legno amazzonico dei paesi dell’ UE, secondo i dati forniti dalla ONG.

Fonte:
http://www.insurgente.org/modules.php?name=News&file=article&sid=18499

Tradotto e segnalato per Voci dalla Strada da
VANESA

2 dicembre 2009

L' INFLUENZA POLITICA E CORRUTTRICE DELLE BANCHE NELLE "SOLUZIONI" ALLA CRISI


di Vincenç Navarro

Il Congresso degli USA lo scorso 1 settembre ha istituito una Commissione (composta da 6 democratici e 4 repubblicani) con lo scopo di analizzare le cause della crisi finanziaria, dare responsabilità e proporre misure legislative
per prevenire l'emergere di nuove crisi. Questa Commissione è dotata di un team di tecnici diretti da Thomas Greene, che fu il pubblico ministero dello Stato della California quando s’investigò sul caso Enron, tra gli altri.

Il Presidente ( in inglese Chairman) della Commissione, il democratico Phil Angelides, dimostra che l’impatto di questa Commissione
sarà simile a quello che ha avuto la commissione Pecora (che deve il suo nome al suo presidente, Fernandin Pecora) nominata nel New Deal quando il Presidente Franklin D. Roosevelt ha diretto il recupero dell’economia statunitense durante la Grande Depressione. Tale Commissione del Congresso ha proposto tutta una serie di leggi che, una volta approvate dal Congresso, passarono a formare l’architettura regolatore del sistema finanziario statunitense. Un punto centrale di questa architettura è stata la legge Glass-Steagall Act, che separò le banche di deposito (commercial banks) dalle banche d’investimento (investiment banks), con lo scopo di proteggere la banca commerciale dai rischi che comportano le attività (molte volte speculative) delle banche d’investimenti. Questa legge fu annullata dal Presidente Clinton seguendo il consiglio del suo Segretario del Tesoro (e dell’ economia) Larry Summers, ed è ampiamente riconosciuto che il suo annullamento è una delle cause più importanti dello sviluppo della crisi finanziaria.

Oltre a questa Commissione, nella Camera Bassa del Congresso esiste un Comitato, il Comitato della Riforma e della Supervisione del Governo (House Committee on Oversight and Government Reform), preseduto da Edolphus Towns, democratico di Brroklyn, che si sta anche lui occupando di analizzare le cause della crisi. Questo Comitato ha il potere di chiamare qualsiasi membro dell’ Amministrazione Pubblica come testimone, inclusi i membri della Banca Centrale Statunitense (The Federal Reserve, FED), mettendo in una situazione scomoda i rappresentanti della Banca. Questo Comitato è stato molto critico con il comportamento della FED, non solo sulla genesi della crisi, ma anche nel modo in cui si è portato avanti il salvataggio della Banca degli USA (centrato su Wall Street).


Quattro sono le conclusioni che derivano da queste ricerche. Una è che l’eliminazione della citata legge Glass-Steagall ha facilitato l’apparizione di enormi
mega banche che hanno goduto di un’enorme influenza sul Ministero dell’ Economia, del Tesoro e sulla FED. La maggiore preoccupazione dell’ Amministrazione Bush e Obama è stata quella di salvare queste mega banche ad ogni costo argomentando che sono troppo grandi per permettere che falliscano. Hanno ritenuto che il loro collasso avrebbe danneggiato l’economia statunitense e mondiale. Le misure di sostegno a tali banche siano state intese a mantenere le dimensioni attuali, e questo a scapito di permettere loro di continuare con le loro pratiche normali. Un elemento importante per il suo mantenimento era quello di salvare la compagnia di assicurazioni AIG (che era quella che assicurava gli strumenti con maggiori rischi o derivati, che quelle mega banche possedevano). L’aiuto che ha rappresentato il controllo dell’ AIG da parte del Governo Federale ha permesso di canalizzare un gran numero di prodotti tossici verso questa assicurazione, così come verso le compagnie federalizzate come Fannie Mae e la Federal Reserve Look. Tale canalizzazione di tali prodotti tossici si è fatto in modo opaco senza che la cittadinanza lo sapesse, dato che il Ministero dell’ Economia era pienamente cosciente che si stavano salvando le mega banche con l’assorbimento da parte delle istituzioni finanziarie federale dei prodotti tossici.

Una seconda conclusione è che
c’era una frode generalizzata nelle pratiche delle mega banche, frodi che erano conosciute dalle agenzie di regolamentazione federale che hanno avuto un atteggiamento blando nella loro responsabilità regolatrice. La Commissione e il Comitato spiegano questo comportamento con l’enorme influenza che le mega banche hanno sul governo federale, sia a livello dell’esecutivo che a livello legislativo, influenza che si traduce nelle connessioni esistenti tra la classe politica e l’amministrazione pubblica da una parte e le megabanche dall’altra.

Una terza conclusione importante da segnalare è che la crisi finanziaria ha, in realtà, cause politiche. Anche se i repubblicani sono stati quelli che hanno enfatizzato di più la non regolazione della banca e siano stati i maggiori responsabili della creazione di una cultura di lassismo nel comportamento delle agenzie pubbliche regolatrici (conseguenza dei loro credo liberali), i democratici sono stati determinanti nello sviluppo di tali comportamenti. La fine della GlassSteagall Act è del 1999, sotto l’Amministrazione
Clinton, informato dell’esistenza di pratiche fraudolente, dato che erano conosciute dal Ministro dell’Economia molti anni prima, dall’inizio della sua Amministrazione.

Una quarta conclusione è che l’istituzione con maggior responsabilità su questa collezione di “irresponsabilità” è stata
la FED, che ha completamente fallito nella sua funzione regolatrice del sistema bancario, il fallimento è attribuito all' essere animati da una "ideologia liberale" che sistematicamente ha favorito il capitale finanziario sul capitale produttivo e il mondo del capitale al di sopra del mondo del lavoro, contribuendo ad un’enorme crescita della polarizzazione del reddito, una delle cause della crisi (leggere il mio articolo “La silenziosa causa della crisi” Publico, 19-03-2009) Il guru di tali politiche è stato il governatore Alan Greenspan, che era stato canonizzato dall' establishment finanziario, politico, mediatico di quel paese, riferendosi a lui come il Maestro. Le politiche creditizie della FED hanno giocato un ruolo centrale nella creazione delle bolle, delle quali, quella degli immobili è stata l’ultima e la più distruttiva.

Da queste conclusioni si traggono varie riflessioni. Una di esse, menzionata nelle conclusioni citate precedentemente, è che
la causa della crisi è politica e tocca un problema che non deve essere ignorato se si vuole risolvere il problema. Ed è l’enorme influenza che il potere finanziario ha sulla democrazia statunitense (e nella maggior parte delle democrazie, inclusa la Spagna). Il finanziamento delle campagne elettorali degli USA da parte del capitale finanziario (con milioni di dollari assegnati ai membri dei Comitati che visionano il capitale finanziario) sta corrompendo il sistema politico. E 'una contraddizione enorme che anche gli scrittori che si definiscono progressisti in Spagna, difendono il fatto che poteri economici possano dare fondi ai partiti e ai candidati. Questa pratica corrompe la democrazia. E l’esempio degli USA è convincente.

Le proposte che si stanno considerando nel Comitato della Camera Bassa (proibire che le banche possano contribuire alle campagne elettorali dei membri dei Comitati che supervisionano la banca) sono necessarie, ma drammaticamente insufficienti.
L’influenza delle banche e delle compagnie assicuratrici va oltre la finanziazione delle campagne elettorali dei politici. Include altri modi di esercitare la propria influenza, come il fatto che la maggior parte dei lobbisti che difendono gli interessi della Banca hanno lavorato prima in quei Comitati che supervisionano la Banca. Queste reti di influenza corrompono anche la democrazia.

Oltre ai lobbisti,
vi è una porta girevole di posizioni politiche che provengono dal settore bancario e incarichi bancari che provengono dal mondo politico. Geithner (l’attuale Ministro d’Economia dell’ Amministrazione Obama, incaricato di riscattare la banca) ha come capo di gabinetto quello che era stato capo del gruppo di lobbisti della Goldman Sachs (una delle banche che più hanno beneficiato del recupero finanziario federale). Il segretario generale del Ministero era stato il delegato di City Group (un’altra banca aiutata). Un altro delegato del City Group lavora alla Casa Bianca come consigliere del Presidente Obama, che ha anche nominato un economista che ha diretto l’ UBS (oggi in tribunale per aver consigliato i ricchi su come commettere frode fiscale) come membro del gruppo di lavoro che lavora per il recupero economico.

Un simile matrimonio (sotto l’amministrazione Obama) del governo federale con Wall Street,
continua l'attuale quadro delle amministrazioni precedenti. Il Ministero d’Economia dell’ Amministrazione Bush jr. è stato Henry Paulson, presidente della Goldman Sachs, e uno dei più grandi sostenitori della deregulation, avendo finito la normativa della Securities and Exchange Commissions, che vietava alcune pratiche creditizie di tipo speculativo. E lo stesso attuale Ministro d’Economia, il Sr. Geithner, quando era direttore dell’ FBR di NY, è stato tra i principali fautori della deregulation bancaria, stringendo amicizia con i massimi dirigenti di Wall Street. Tutti questi dati e altri spiegano l’intervista, rilasciata da chi fu il principale economista del Fondo Monetario Internazionale, Mr Simon Johnson, presente in un articolo sull’ Athlantic Monthly (maggio 2009), nel quale diceva che quanto era successo negli Stati Uniti era un colpo di stato “silenzioso e taciuto” del capitale finanziario che aveva preso il governo federale.

Il neoliberismo ha facilitato questa corruzione


E’ importante sottolineare che tali connessioni hanno rappresentato la matrice materiale sulla quale si è basato il progetto neoliberale. La fortezza di questo ultimo è il sintomo del potere del capitale finanziario.
Questo neoliberismo è stato la giustificazione di politiche enormemente corrotte, sviluppate principalmente per beneficiare gli interessi del capitale finanziario. Credo che coloro che promuovono il neoliberismo stanno sbagliando e si suppone che non sanno quello che fanno. Loro sanno e gli sta andando proprio bene. Come sempre qualsiasi classe o èlite dominante ha identificato i suoi interessi con gli interessi del paese. Un esempio è il Sig. Summers, uno dei progettisti delle politiche di salvataggio delle banche. Summers è il principale consigliere economico del presidente Obama, che non ha avuto nessun dubbio nel creare il più grande programma di beneficienza assistenziale che si sia conosciuto nella storia di qualsiasi paese, assistenza sociale, non ai poveri, ma alle banche. Il Sr Summers, che fu uno degli architetti del programma delle privatizzazioni nei paesi dell’ Est Europa (responsabile che l'aspettativa di vita della Russia è diminuito drasticamente) ha difeso le sue politiche argomentando che difendeva gli interessi del paese. In realtà, gli unici che ne hanno beneficiato sono stati gli interessi bancari (e aziendali) degli USA, per i quali lavorava, includendo il City Group e gli hedge founds (dai quali ha ricevuto, in questi ultimi anni, cinque milioni di dollari)

La domanda che si sono fatti i settori progressisti che hanno sostenuto Obama, è come il presidente Obama abbia potuto nominare queste persone così vicine a Wall Street, alcune delle quali
erano responsabili delle misure di non regolamentazione che avevano scatenato la crisi. La risposta che ha dato Obama è che aveva bisogno di nominare persone che conoscevano bene il sistema finanziario per poter risolvere la crisi, sottolineando che sarebbe stato lui ha dettare le politiche da seguire. Obama, però, aveva accettato la cornice ideologica, il neoliberismo, che aveva promosso le cause della crisi. Da lì il risultato è stato lo sviluppo di politiche che hanno rinforzato le megabanche. Potrebbe aver nominato altri economisti, conoscitori anche loro del sistema finanziario, che potevano seguire politiche diverse. Ma ha scelto quegli economisti liberali perché s’incastravano con la sua percezione di quello che era necessario per risolvere la crisi. Ha identificato gli interessi della banca con gli interessi del paese.

L’importanza di questi fatti in Spagna


Nel leggere questo articolo, il lettore avrà potuto vedere alcune analogie con il caso spagnolo.
L’enorme sbaglio della Banca Di Spagna nella supervisione e regolazione della banca, nel suo lassismo normativo, nella sua incapacità di prevenire la bolla immobiliare (la maggior responsabile della crisi finanziaria in Spagna), la sua eccessiva complicità con la banca, il suo liberismo finanziario ed economico, la sua mancanza di trasparenza e responsabilità pubblica, sono tutti dati che dovrebbero esigere che una commissione parlamentare venisse formata per fare un’ analisi di quali sono state le cause della crisi in Spagna, includendo anche lo studio dei rapporti tra l’ Amministrazione Pubblica da una parte e gli interessi economici e finanziari dall’altra. La grande tolleranza verso l’esistenza di questi rapporti (come nel caso di David Taguas, che veniva dalla Banca e cominciò a lavorare nella La Moncloa disegnando politiche economiche e finanziare, e dirigere la lobby immobiliare della costruzioni) è anche un sintomo che questa politica corrotta sta danneggiando enormemente la democrazia spagnola.

Dall’altra parte, la stessa domanda che le forze progressiste statunitensi fanno ad Obama, dovrebbero farsi al Presidente Zapatero.
Come è possibile che molti degli economisti della squadra economica del governo socialista sono appartenuti alla sensibilità liberale (Taguas ha favorito la privatizzazione della Sicurezza Sociale, come è successo in Cile), provenienti da molti centri di ricerca della Banca o della Banca di Spagna?

Come fa il governo a nominare Fernandez Ordoñez, noto liberale, Governatore della Banca di Spagna,
istituzione che ha confuso gli interessi della Banca con gli interessi della Spagna e che è stato uno degli agenti che più hanno sbagliato in questa crisi? Una risposta a queste domande è che il Governo ha accettato per troppo tempo le premesse liberali che hanno causato la crisi e che adesso stanno ostacolando la ripresa economica. Sarebbe da sperare che il Governo recuperi pienamente la sua vocazione trasformatrice che era riflessa nel suo programma e che ha ancora bisogno di svilupparsi pienamente. Per questo dovrebbe allearsi con le forze della sinistra che permetteranno di neutralizzare le forze conservatrici e liberali promosse dal capitale finanziario in Spagna.

Fonte:
http://www.vnavarro.org/?p=3640#more-3640

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
Vanesa

USA E NATO CIRCONDANO MILITARMENTE IL VENEZUELA


Il premio Nobel per la Pace vuole implementare nella regione una dottrina militare imperialista

Il governo degli Stati Uniti, il cui presidente è stato premiato recentemente con il Premio Nobel per la Pace, persiste nel suo intento di circondare militarmente il Venezuela per via aerea, terra e mare. Per questo, conta sull’appoggio e la collaborazione dell' Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO), dei Governi della Germania, Colombia, Panama e della Guyana Francese, dipartimento della Repubblica della Francia.

La denuncia è stata fatta dal vicepresidente del Gruppo venezuelano del Parlamento Latinoamericano (Parlatino), deputato Carolus Wimmer. Il funzionario ha informato che oltre alle 10 basi militari nel territorio colombiano e la IV flotta nei Caraibi- già note- adesso Washington conterà su due nuove basi navali in Panama e il lancio di un satellite per comunicazioni militari dalla Guyana Francese.

Wimmer si riferisce specificamente ad un accordo militare che sarà firmato il 30 d’ottobre prossimo, dai governi di Panama e Stati Uniti, e che sarà firmato dal neo-eletto presidente panamense, Ricardo Martinelli, e dal Segretario di Stato USA, Hillary Clinton.

Fa notare che le due basi navali saranno installate, una a Bahia Piña, nella Provincia di Darién,
al confine con la Colombia, e l’altra a Punta Coca, al sud della provincia occidentale di Veraguas, entrambe sul litorale Pacifico di Panama.

A tale proposito, ha ricordato che l'accordo in contrasto con il Trattato Torrijos-Carter,
firmato a Washington il 7 settembre 1977 da Omar Torrijos (Capo del Governo del Panama) e Jimmy Carter (Presidente Usa), e che ha messo fine alla presenza militare nordamericana in Panama, in poche settimane. A quel tempo il paese centroamericano si è reso politicamente e militarmente indipendente dagli Stati Uniti.

Il deputato ha riferito inoltre che movimenti sociali panamensi denunciano la costruzione di un’ampia pista d’atterraggio a Metetì, Darién, che verrà utilizzata da aerei nordamericani.

La NATO e la Germania in Sud America


Dall’altra parte, il parlamento ha detto che la NATO ha recentemente lanciato un satellite di comunicazioni militari dalla Guyana Francese, ad est del Venezuela, che sarebbe al servizio di Bundeswehr, l’Esercito Federale tedesco.

“Il satellite è stato chiamato SatcomBw ed è stato lanciato dalla base spaziale di Kourou nella Guyana Francese, un porto a disposizione dell’Agenzia Spaziale Europea”, ha detto.

Il Comando Sud cerca anche un posto nella Guyana Francese che permetta alle aeronavi militari di raggiungere luoghi in Africa, attraverso Isla Ascensión. Sembra che gli Stati Uniti hanno già cercato di utilizzare le proprie installazioni a Recife (Brasile) con lo stesso scopo, ma agenzie di stampa internazionali hanno espresso che le relazioni politiche con il Brasile non sono favorevoli all’accordo.

Militarizzazione della Colombia e dei Caraibi.

http://marxistleninist.files.wordpress.com/2009/08/obama_uribe_talk.jpg
Barak Obama e Alvaro Uribe (Presidente della Colombia)

Il Governo degli Stati Uniti ha già tre basi militari in Colombia. La prima in Arauca, progettata per “combattere” il narcotraffico in Colombia, ma in realtà usata come punto strategico per il monitoraggio della zona petrolifera, specialmente quella venezuelana.

La seconda si trova in Larandia, e serve come base di elicotteri, possiede una pista d’atterraggio per bombardieri B-52, una capacità operativa
che supera il territorio colombiano e che permette la copertura per gli attacchi in quasi tutto il sud del continente.

La terza si trova in 3 Esquinas, serve per operazioni terrestri, aeree e fluviali, ed è diventata un punto strategico per attacchi contro la guerriglia. Questa installazione è ricettrice permanente di armamenti, logistica e serve per l’addestramento di truppe di combattimento.

Inoltre, il Pentagono,
ministero della guerra degli Stati Uniti, è sul punto di installare sette basi militari nuove sul territorio colombiano: tre aree in Malambo, dipartimento dell’Atlantico a Palanquero a Cundinamarca e Apiay a Meta. Altre due dell’Esercito a Tolemaida a Cundinamarca e Larandia a Caquetà. E le due restanti sarebbero a Cartagena e Bahia Malaga, nel dipartimento di Valle del Cauca.

L’amministrazione di Obama ha espresso che l’idea è quella di sostituire l’antica Base Militare e Aeronavale di Manta,
sfrattata dal Governo dell’Ecuador. Manta era il principale centro di spionaggio elettronico, con tecnologia satellitare, del Pentagono nel Sud America, usata come piattaforma logistica dell’intelligence militare per portare avanti operazioni del Comando Sud.

Intanto, ci sono altre due installazioni, la Base Militare Reina Beatriz ad Aruba e la Base Militare Hatos a Curazao. Tutte e due conformano la conosciuta IV Flotta e vengono usate per il monitoraggio satellitare e come appoggio per il controllo nel Mare dei Caraibi.


Minaccia dichiarata


“Effettivamente
si tratta di una minaccia multipla, da parte degli Stati Uniti e della NATO, una seria minaccia d’intelligence e operativa”, ha condannato il deputato Wimmer.

Sebbene il presidente Obama ha appena ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo “discorso pacifista”, Wimmer sostiene che adesso la politica sta nuovamente cambiando e ritornando ad avere l’aspetto di quella passata, dando l’impressione che il governo di
Obama vuole implementare nella regione la dottrina militare imperialista, anche se il suo discorso dice il contrario.

Per questo, Wimmer, ha sottolineato che le azioni sono chiare.
“L’amministrazione di Obama invece di ridurre la sua presenza militare nel continente, continua ad aumentarla costantemente. In questo senso, la minaccia militare contro il Venezuela si approfondisce e rafforza”.

Fonte:
http://www.abn.info.ve/noticia.php?articulo=203118&lee=16

Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da
VANESA

1 dicembre 2009

L’ex capo della CIA a Milano coinvolto nella rete terroristica di Posada Carriles

di Jean Guy Allard

"Bob" Seldon Lady, l’ex capo della stazione della CIA a Milano, colui che comandava i 23 agenti della "super agenzia" yankee condannati in Italia per aver sequestrato, torturato e poi fatto "scomparire" l’iman egizio Abu Omar nella città italiana di Milano nel 2003, era una figura chiave nella rete che dall’Honduras ed El Salvador scambiò armi per cocaina a sostegno della contra nicaraguense negli anni’80.


Molto vicino a John Negroponte, Félix Rodríguez Mendigutía e Luis Posada Carriles, Lady è stato condannato in contumaccia da un tribunale di Milano.

Il giudice Oscar Magi ha condannato i nordamericani al carcere, ma la sentenza non diventerà esecutiva perchè gli Stati Uniti continuano a coprire le proprie spie e si rifiutano assolutamente di incarcerarli o di concedere la loro estradizione, malgrado i loro crimini.


Lady, un nordamericano di 52 anni, è nato nell’Honduras e partecipò insieme a suo padre in operazioni dell’Agenzia Centrale d’Intelligence degli Stati Uniti nella guerra sporca contro i sandinisti nicaraguensi, prima di arruolarsi dopo il 2001 in una "Operazione Condor" in versione mediorientale.


Tra i 26 imputati della fase iniziale della causa in Italia, si trovava una donna - Betnie Medero - ora presuntamente residente in Messico che è stata a capo del comando così come una misteriosa funzionaria del Dipartimento di Stato, Mónica Courtney Adler.


Questo processo costituisce la prima azione penale nel mondo sulle "consegne straordinarie" autorizzate da George W. Bush dopo l’11 settembre. Questi sequestri furono corredati da carceri segrete, tortura e scomparse forzate. L’operazione si è ora conclusa con la nomina di John Negroponte, ex ambasciatore a Bagdad ed ex zar dell’intelligenza statunitense, a sottosegretario di Stato incaricato del dossier Iraq.


Abu Omar fu sequestrato in una via di Milano nel febbraio 2003, portato alla base militare di Guerzoni e, dopo essere stato caricato su una macchina senza finestrini, fu trasferito alla base aerea nordamericana di Avviano, da dove fu portato a quella di Ramstein, in territorio tedesco, con il contributo della Germania, e da lì ad El Cairo dove fu torturato alla presenza proprio di "Bob" Seldon Lady.


Il Parlamento Europeo ha riconosciuto che diversi governi europei, tra i più propensi a predicare sui diritti umani nel mondo, aiutarono a coprire i trasferimenti segreti di sospettati in carceri segrete dove furono sequestrati, torturati, e in più casi, resi desaparecidos.


Tra i membri del comando di sequestratori, è di particolare interesse il caso di Betnie Medero. Questa donna di 33 anni aveva l’incarico di seconda segretaria nell’ambasciata degli Stati Uniti a Roma. E’ arrivata in Italia nell’agosto 2001 con credenziali diplomatiche e - secondo il Corriere della Sera - ha personalmente diretto il sequestro in situ, oltre ad avere poi assicurato il trasferimento dell’’ostaggio fino alla base statunitense di Aviano, nel nord del paese. Ora si ritiene che sia in Messico, con legami con la locale ambasciata USA, secondo lo stesso quotidiano italiano.


Medero ebbe due complici principali in quest’azione, che sembra ripresa da un film di Hollywood: James Thomas Harbison, di 58 anni , e Vincent (o Vicent o Vicente) Faldo, di 57 anni. Comunque, le caratteristiche del capobanda, Robert "Bob" Lady, illustrano l’estensione delle operazioni dell’agenzia nordamericana in tutto il mondo. Figlio di William "Bill" Lady, un vecchio agente della CIA radicato in Honduras, "Bob" Lady diresse insieme a Manuchar Ghorbanifar - un sulfureo negoziante iraniano - la vendita segreta di armi all’Iran che, insieme alle operazioni di narcotraffico dirette da El Salvador da Félix Rodríguez Mendigutía e Luis Posada Carriles, hanno provocato il più grande scandalo che colpi l’amministrazione Reagan.


Lady portò avanti i suoi loschi collegamenti sotto gli ordini del tenente colonnello dei marines Oliver North, che ha anche comandato le operazioni ad Ilopango, anch’esse allo scopo di fornire illegalmente armi alla contra nicaraguense.


Queste operazioni si svilupparono anche in parallelo con la rete di contrabbando del multimilionario Gerard Latchinian, padrino dell’imprenditore Yehuda Leitner, attuale fornitore di armi ed di equipaggiamenti per reprimere della dittatura Micheletti.


"Bob" Lady continuava ad operare in America Centrale nel 1994, quando la spia Aldrich Ames "lo brusciò", rivelando il suo nome all’intelligence sovietica, secondo quanto sostiene la stampa nordamericana. Il suo nome fu poi associato al "Nigergate", quell’operazione di disinformazione che giustificò l’occupazione dell’Iraq con il pretesto - completamente inventato - che Saddam Hussein tentava di acquisire uranio in Niger.


Lady è fuggito precipitosamente dall’Italia nel giugno 2005, quando seppe che la magistratura di quel paese si interessava del sequestro di Abu Omar. Avvertita, sua moglie, cancellò tutti i files del suo computer, ma gli specialisti della polizia riuscirono a recuperarne una buona parte. Anzi, gli inquirenti trovano prove del soggiorno di due settimane di Lady in El Cairo, proprio quelle in cui cominciò l’interrogatorio dell’iman di Milano.


Alcune fonti assicurano che "Bob" Lady si trova ora di ritorno in America Centrale. Il suo ex capo Negroponte ha partecipato attivamente nell’elaborazione del piano fascista che ha portato al rovesciamento del presidente costituzionale del Honduras, Manuel Zelaya.


Fonte:
http://voltairenet.org/

IL "SOGNO AMERICANO" DI 49 MILIONI DI STATUNITENSI E' MANGIARE!

di Angel Martinez

Se lei pensa che la fame è un male alieno al
primo mondo, si sbaglia. Più di 49 milioni di statunitensi hanno sofferto una costante “insicurezza alimentare” durante l’anno scorso, 13 milioni in più rispetto al 2007, secondo quanto si denuncia in un documento del Dipartimento dell’ Agricoltura degli USA. Questa cifra indica che una ogni sei famiglie ha problemi nel trovare cibo a sufficienza nella prima economia del mondo. E, quello che è peggio, il numero di bambini nordamericani che soffrono al fame sono aumentati da 11 a 17 milioni, una quantità record da quando Washington ha cominciato ha studiare il fenomeno 14 anni fa.

Il Governo classifica le famiglie come
“food secure” o “food insecure” (“cibo sicuro” o “ cibo insicuro”, ndt) basandosi su un questionario che analizza le loro abitudini alimentari durante gli ultimi 12 mesi. Tra le altre questioni, viene chiesto loro se i genitori o i figli hanno passato, qualche volta, una giornata intera senza mangiare perché non avevano i soldi sufficienti per comprare alimenti. La quantità di risposte affermative dà un’idea della dimensione del problema, che ha già provocato una richiesta dei media statunitensi a Barack Obama perchè allarghi i programmi federali già esistenti sulla nutrizione.

Un terzo delle famiglie con problemi economici soffre quello che i
ricercatori chiamano eufemisticamente come una “molto bassa sicurezza alimentare”. Cioè, i membri delle famiglie non mangiano due volte al giorno, riducono considerevolmente le razioni o, semplicemente, non hanno denaro sufficiente per comprare cibo. Le famiglie senza risorse alimentano prima i loro figli, proteggendoli dalla fame quanto più possono. Ma, il documento denuncia che il numero di bambini esposti ad una “molto bassa sicurezza alimentare” è passato da 323.000 a 506.000 nel 2007.

A questo si aggiunge un dato preoccupante: un altro studio federale mostra che, anche prima che scoppiasse la crisi, più di due terzi delle famiglie definite come
“food insecure” ha tra i suoi membri uno o più lavoratori a tempo pieno. Questo indica che, secondo il NY Times, milioni di statunitensi erano intrappolati in lavori con stipendi spazzatura prima che la recessione riducesse ancora maggiormente le loro possibilità di alimentare i loro figli.

La classe media si impoverisce.


Nonostante Washington abbia annunciato recentemente una crescita del 3,5 del PIL nel terzo trimestre, cioè, che la peggior crisi dal 1929 è stata superata, non sono pochi gli analisti che pensano che la maggior parte degli statunitensi affronta una grande depressione.
Il drastico calo dei prezzi delle abitazioni sta impoverendo ancora di più la classe media e bassa, il cui patrimonio principale è la casa. Mentre, l’ aumento del mercato di valori sta facendo più ricchi quelli che già lo erano, perché il loro patrimonio principale sono azioni.

Dopo aver preso la presidenza, Barack Obama ha deciso di destinare 20.000 milioni di dollari al
Supplemental Nutrition Assistan Program (SNAP,ndt), cioè, il programma dei buoni pasto per famiglie bisognose. Tenendo conto che la popolazione attuale statunitense è di 304 milioni, con un tasso di povertà del 13%- che aumenta al 21,9 % nei minori di 18 anni, la più alta nel mondo sviluppato- di suddetta quantità potrebbero beneficiare 6 milioni di persone in più di quelle che già beneficiano dello SNAP. Sembrerebbe che chi governa la terra dell’abbondanza si augura un aumento spettacolare della povertà.

Fonte:
http://www.elconfidencial.com/mundo/millones-estadounidenses-padecen-hambre-20091121.html

Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da
VANESA
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