12 giugno 2009

AGIRE PER SRADICARE IL CAPITALISMO E QUALSIASI FORMA DI OPPRESSIONE

di Damien Millet e Éric Toussaint

I difensori del capitalismo, in primo luogo i dirigenti dell’UE, hanno perso ogni tipo di credibilità. Per anni, hanno calpestato i diritti dei popoli, ma non hanno esitato a prendere il contrario dei loro principi per organizzare il salvataggio delle banche. I partiti che sono al potere in Europa potrebbero aver agito in un altro modo, nazionalizzando le banche e recuperando il costo di questa operazione con il patrimonio dei grandi azionisti e dei suoi amministratori. Lo strumento pubblico del credito così formato potrebbe finanziare progetti socialmente utili, rispettosi dell' ambiente, generare posti di lavoro, che allo stesso tempo garantiscano i risparmi delle persone fisiche. La crisi mette sul tappeto proposte scartate durante la lunga notte neoliberale, come la riduzione radicale del tempo del lavoro ( con contratti compensatori e senza perdita dello stipendio) o l’indicizzazione degli stipendi e degli aiuti sociali con il costo della vita. L’Europa ha bisogno di una nuova disciplina finanziaria: si devono aprire i libri contabili delle imprese capitaliste interne (sindacati) e esterne, regolamentare tutti i prodotti finanziari e vietare alle imprese che abbiano attivi nei paradisi fiscali. Si deve trasferire i grandi mezzi di produzione, di commercializzazione, delle finanze, della comunicazione e altri servizi al dominio pubblico, ritirandoli dalle mani dei capitalisti. E’ necessario promuovere in modo sistematico i beni comuni.

Nel piano politico, i cittadini europei devono ricuperare il potere politico che gli è stato tolto. I popoli che hanno potuto esprimersi sul trattato costituzionale hanno manifestato il loro rifiuto, ma i dirigenti non ne hanno tenuto conto senza nessun tipo di scrupolo. Durante questo periodo, il Venezuela, l’Ecuador e la Bolivia ci hanno mostrato un esempio da seguire. I cittadini e cittadine hanno eletto in quei paesi un' Assemblea Costituente con lo scopo di elaborare un progetto di Costituzione, discusso con i movimenti sociali e approvato tramite referendum. In questi tre paesi, gli elettori hanno adesso il diritto di revocare qualsiasi eletto nel mezzo del mandato, mentre nessuna Costituzione europea prevede un simile meccanismo, altamente democratico.

  • I paesi europei devono finirla con il saccheggio delle risorse naturali e le conoscenze del Sud, devono aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo, che bisogna ribattezzare come “contributo alla riparazione”, come rimborso del debito ecologico, sociale e storico.
  • L’Europa deve annullare il debito del Terzo Mondo e applicare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, in tutte le sue dimensioni, specialmente per quanto riguarda il diritto alla libera circolazione e il radicamento delle persone.
  • L’Europa deve abbandonare l’energia nucleare e tutte le attività legate ad armi nucleari presenti nel suo territorio.
  • L’Europa deve uscire dalla NATO e ritirare il suo esercito da tutti i territori occupati militarmente.
  • L’Europa deve chiudere tutte le basi militari statunitensi presenti nel suo territorio.
  • Tutti i paesi membri dell’UE devono dare l’indipendenza ai popoli che ancora oggi colonizzano (Le Antille “francesi”, “olandesi”, territori britannici di oltremare, la Nuova Caledonia, l’Isola della Riunione, Ceuta, Melilla, etc).
  • L’Europa deve rompere gli accordi di partnership con Israele e fare tutto il necessario per cercare che siano rispettati i diritti del popolo palestinese.
Il capitalismo ha gettato l’umanità in una profonda crisi multidimensionale: finanziaria, economica, climatica, alimentare ed energetica, senza dimenticare le guerre e la corsa agli armamenti. Il patriarcato porta avanti un sistema che opprime le donne in tutti gli aspetti della vita. Come si afferma nell’assemblea delle donne riunite a Betlemme in occasione del Foro Sociale Mondiale, il 1 febbraio 2009 : “Di fronte alla crisi, le risposte palliative che continuano sulla logica del mercato non ci interessano. Questo non può che portare alla sopravvivenza del sistema stesso. Abbiamo bisogno di avanzare nella costruzione di alternative per opporci al sistema patriarcale e capitalista che ci opprime e ci sfrutta”. (1)

Appoggiamo anche la dichiarazione dei popoli indigeni adottato in Belém: “Questa crisi di modello di sviluppo capitalista, eurocentrico, maschilista e razzista è totale e ci porta alla maggior crisi socio-ambientale della storia umana. La crisi finanziaria, economica, energetica e produttiva aumenta la disoccupazione strutturale, l’esclusione sociale, la violenza razzista, maschilista e il fanatismo religioso, tutto insieme allo stesso tempo. «Di tante crisi contemporanee emerge una vera e propria crisi della civiltà occidentale, la crisi di "sviluppo e di modernità del capitalismo", che minaccia tutte le forme di vita.» Di fronte a questo, però, vi sono coloro che ancora sognano di migliorare questo modello e che non riconoscono che ciò che è in crisi, è il capitalismo, l' eurocentrismo con il suo modello di stato destinato alla cittadinanza, di omogeneità culturale occidentale di diritto e mercificazione della vita.» (2)

Il capitalismo, il patriarcato e qualsiasi forma di oppressione non spariranno da sole: solo l’azione cosciente delle donne e uomini può sfociare nella creazione di un altro sistema, che deve avere come obiettivo la soddisfazione dei diritti umani indivisibili e la protezione della natura. In rottura con la tragica caricatura stalinista, si tratta di finirla con il capitalismo e di reinventare un progetto ecologico, socialista e femminista, ancorato nella realtà del XXI secolo.

Note:
(1) Estratto dalla dichiarazione dell'assemblea delle donne http://www.cadtm.org/spip.php?article4105
(2) Testo originale in spagnolo http://www.cadtm.org/spip.php?article4133

Fonte: http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=13877

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

11 giugno 2009

LA GUERRA USA PER IL DOMINO GLOBALE

Siamo nella congiuntura della più grave crisi nella storia moderna

di Michel Chossudovsky


L'amministrazione Bush si è imbarcata in un'avventura militare che minaccia il futuro dell'umanità. Le guerre in Afghanistan ed Iraq fanno parte di una più ampia agenda militare che venne lanciata alla fine della Guerra Fredda. L'agenda di guerra in corso è una continuazione della Guerra del Golfo e delle guerre della NATO in Jugoslavia (1991-2001). Anche il periodo successivo alla Guerra Fredda è stato segnato da numerose operazioni segrete di intelligence all'interno dell'ex Unione Sovietica che furono strumentali nello scatenare guerre civili in diverse delle ex repubbliche, comprese la Cecenia (nella Federazione Russa), la Georgia e l'Azerbaijan.

LETTERA APERTA A NAPOLITANO


OGGETTO:

In arrivo un'altra vagonata di stupri della Costituzione: farà il Suo dovere?

DA: CITTADINO SOVRANO (Suo datore di lavoro)

Gentile Presidente Napolitano,
la difesa della Costituzione è uno dei doveri di ogni Cittadino Sovrano.
Lei, in qualità di Presidente della Repubblica, è stato DELEGATO (e profumatamente retribuito..) per esercitare il necessario controllo e per far seguire atti concreti.

La Sua azione di controllo, ma molto di più il MONITO di carattere ETICO che dovrebbe derivare dalla sua tanto sbandierata adesione ai cosiddetti "principi delle Resistenza", sono stati davvero timidi e insufficienti.

La imminente presentazione alla Camera e poi al Senato della legge sulle intercettazioni sta introducendo (oltre ad un OGGETTIVO aiuto alla criminalità, il VERO scopo di questa legge...) un ulteriore STUPRO dello spirito e della lettera della Costituzione (Art. 21: Lei lo ha mai letto? E soprattutto: ne condivide i valori? NE CONDIVIDE I VALORI?).

Nel dubbio le allego il testo:

« Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.

In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni. »
(Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 21)

Se Lei firmerà questa nuova VERGOGNA che sottrae a noi CITTADINI un ulteriore fetta di Sovranità, sarà EVIDENTE la sua complicità con trame EVERSIVE e di OPPRESSIONE.

Ci pensi bene. E non provi nemmeno a giocare la carta delll' "onore offeso"...
Sono il Suo datore di LAVORO e La richiamo al Suo dovere QUANDO e COME mi pare.

Si ricordi che, per quanto la si possa girare, Lei è solo un SERVITORE, e la sua obbedienza va al POPOLO SOVRANO. Cioè anche a ME.

Io il mio dovere lo sto facendo. LEI NON sta facendo il Suo! CI PENSI bene.

Dei precedenti GRAVISSIMI che Lei sembra non aver "notato" non parlo qui. Ma credo che ci siamo ben compresi ugualmente.

Copia di questa comunicazione verrà mandata:

1) a TUTTI gli organi di stampa e informazione possibili (per quanto poco possa servire: sono quasi tutti servi pagati da bande opposte...). Ovviamente anche a quelli esteri (in traduzione inglese)

2) a tutte le possibili associazioni culturali che hanno a cuore la DEMOCRAZIA

3) a tutti gli uomini di buona volontà, persone che pensano, per esempio, a cosa avrebbe fatto e detto PERTINI al posto Suo...

La Saluto e la invito ad una approfondita riflessione sui temi da me indicati. Lei non ha 20 anni. Faccia qualcosa che La faccia ricordare. Cosa ha da perdere? Una poltrona?

La saluto con la speranza che Lei possa ritrovare le ragioni profonde e preziose della Democrazia.

Fabio Castellucci - CITTADINO SOVRANO

Chi volesse inoltrare la lettera può farlo al seguente link:
https://servizi.quirinale.it/webmail/missiva.asp

SARKOZY SI BECCA 3 SCHIAFFI...


Il Consiglio Costituzionale sancisce l'incostituzionalità della legge Hadopi: non si può togliere Internet a chi effettua download illegali. Le major piangono ma non demordono.

Christine Albanel ha preso la scossa
: i guardiani della Costituzione hanno affermato che l'Internet è un servizio pubblico e il ministro della cultura francese si è vista scoppiare in mano la "dottrina dei tre schiaffi" tanto cara al presidente Sarkozy. Per ora.
E così i saggissimi del Consiglio Costituzionale non si sono lasciati spaventare dalle pretese presidenziali né tanto meno sottomettere dalle pressioni delle major; con un'affermazione della loro libertà di coscienza e del loro prestigio hanno stabilito l'illegittimità costituzionale della parte più significativa della normativa Hadopi, quella cioè che licenziava a un'autorità amministrativa il potere di escludere dal web chi fosse accusato di infrangere la legge per mezzo di download illegali. 

10 giugno 2009

RIVOLTA IN AMAZZONIA

PERU'. Il governo di Alan Garcia reprime i blocchi stradali che rivendicavano i diritti indigeni sulla terra.
Il 5 giugno, la repressione della polizia contro la protesta di mille di indigeni che bloccavano la strada Belaunde, la popolazione amazzonica di Bangua, finì in una battaglia campale. La quantità di morti, tra poliziotti e manifestanti, differiscono in base alle fonti.

di Pablo Elorduy
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Cento di poliziotti hanno attaccato gli indigeni che bloccavano la strada
/Thomas Quirynen / www.catapa.be
24 agenti e 9 civili morti in base ai dati del Governo Peruviano, mentre i testimoni presenti e le organizzazioni indigene danno una cifra tra 30 e 50 civili assassinati.

Secondo alcuni testimoni, membri della Direzione delle Operazioni Speciali (DINOES) hanno sparato 8 colpi contro lo storico leader awajùn Santiago Manuin, presidente della Lotta Condorcanqui indigena. Questo assassinio ha dato inizio ad una battaglia tra gli indigeni (armati principalmente con pali e lancie) e i corpi della DINOES, che, secondo testimonianze, hanno sparato da elicotteri ai mille di manifestanti.



Fino al 5 giugno, la popolazione di questa zona al nordest del paese aveva alle spalle 50 giorni di stato d’assedio, una circostanza che nelle parole di Victoria Tauli, presidentessa del Foro Permanente per le Questioni Indigine delle Nazioni Unite, stava dando luogo “alla sospensione delle libertà personali e politiche dei popoli indigene nella regione amazzoniche, la criminalizzazione dei leader indigeni e dei difensori dei diritti umani e la crescente militarizzazione dei territori indigeni”. Attraverso Elisa Canqui, vicepresindentessa di questo stesso Foro, l' ONU ha dichiarato la sua costernazione “di fronte a questa nuova azione del Governo di Alan Garcia”.

Da parte sua, il presidente peruviano ha dato la responsabilità alla Associazione Interetnica dello Sviluppo della Selva Peruviana (Aidesep) che ha accusato di “giocare alla rivoluzione” ed ha vincolato questo gruppo a Sendero Luminoso. Nonostante, le richieste indigene di difendere il territorio che sono all'origine delle proteste, sono sostenute da organismi come l’ Organizzazione Mondiale del Lavoro (OIT) che nel suo convegno 169 riconosce i diritti degli indigeni ad essere consultati e rispettati, e dalla Dichiarazione Dei Diritti dei Popoli Indigeni della'Onu, firmata dal Governo peruviano, che obbliga a garantire il massimo rispetto dei diritti degli indigeni sulle terre tradizionali, territori e risorse.

Danno anche sostegno alle loro esigenze i dictact della Commissione della Costituzione e della Difesa del Popolo che sollecitano la deroga di alcuni dei decreti legislativi del Trattato del Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti.

La protesta è arrivata ore dopo che il Congresso tornasse a ritardare la deroga delle modifiche nella Legge Forestale e della Fauna Silvestre, la Legge di Risorse Idriche e altri decreti grazie ai quali il Governo pretende approppriarsi di zone minerarie e petroliere nel territorio indigeno in virtù dell’ “ interesse nazionale”.

In base ai dati del Partito Socialista Rivoluzionario del Perù, la vendita a transnazionali di lotti di terra per lo sfruttamento del petrolio, del gas e dei monocoltivazioni di biocombustibili e transgenici, salgonoono a 44 milioni di ettari, che rappresentano il 68% del territorio amazzonico. Lo stesso Alan Garcia, in un articolo intitolato Il cane dell' ortolano pubblicato nel 2007, difendeva l’espropriazione delle terre indigene: “Affinchè ci sia investimento è necessario che ci sia una proprietà sicura, ma siamo caduti nell’inganno di consegnare piccoli lotti di terreni a famiglie povere che non hanno un centesimo da investire”. Bartolomè Clavero, membro del Foro Permanente Per le Questioni Indigene dell' Onu, spiega che “per la supremazia “criolla” si sa che è solo uno spreco come gli indigeni manneggiano i propri territori e risorse”, qualcosa che trasforma quello che succede a Bagua “in un massacro annunciato e non si sa se anche cercato”.

Testimoni presidenziali hanno denunciato che la DINOES stava vietando l’assistenza a feriti e che si raccogliessero i cadaveri da parte dei loro familiari. In base ad altri racconti, i militari avrebbero sequestrato i feriti negli ospedali e introdotto cadaveri di manifestanti in sacchi neri per buttarli nel fiume Marañòn. Inoltre, non si sa dove si trova il presidente dell’Aidesep, Alberto Pinzango, lo stesso 5 giugno, aveva denunciato manovre della polizia contro di lui. Per il Governo di Garcia, Pizango sarebbe fuggito in Bolivia chiedendo asilo politico, anche se l’AIDESEP ha comunicato che si trova come clandestino a Lima.

Dopo la sparizione di Pizango, i rappresentanti indigeni hanno chiamato alla calma i loro sostenitori. Da parte sua, il Governo ha dichiarato lo Stato D’emergenza e il divieto di uscire dalle 3 del pomeriggio alle 6 del mattino a Bagua e Utcubamba. A Lima, mille persone hanno manifestato contro il Governo che ritengono responsabile del massacro, e per esigere le deroga dei decreti legislativi del TLC. La polizia di Lima ha usato dei gas lacrimogeni per soffocare quella marcia pacifica.

Fonte: http://www.diagonalperiodico.net/spip.php?article8203

Cliccando sul link della fonte, alla fine dell'articolo potere visionare una galleria di immagini del massacro, immagini sconvolgenti...

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

9 giugno 2009

GOOGLE: DIRITTI E SOMMOSSE...

Una prova su google, se cercate "Usa Riots" una nota vi indicherà : “forse stavi cercando Usa Rights”.

di Antonio Maira

Quando preparavo l’articolo del mio amico Eduardo Montes De Oca, e cercavo l’immagine adeguata, “Google” mi mostrò fin dove arriva il cinismo ed il controllo sociale. E' possibile fare un test adesso per sapere chi sono quelli che dominano le nostre vite, governano le nostre coscienze, ci criminalizzano, ci perseguitano, proclamano la libertà, la Democrazia, definiscono il Terrorismo, rompono l’Ordine Internazionale, prendono in giro i Diritti e li proclamano con la bocca piena, classificano il mondo in sudditi e ribelli……Sudditi sono i “paesi amici” dell’Impero, i complici, non di più. C’è stato un periodo nel quale il popolo veniva chiamato “servizievole”. Così- “servizievoli”- sono gli auto denominati “partiti democratici”, che hanno lanciato contro il popolo, come se fosse gentaglia, la nostra provinciale Patriot Act che denominano: Legge dei Partiti…negli Stati Uniti, già voi lo sapete: non ci sono sommosse di scioperanti, senza tetti o affamati, solo diritti soddisfatti. Nello Stato Spagnolo- anche questo sapete- non ci sono alternative al Regime della Transazione, solo terroristi e gente di quell’ “ambiente”. (segue l’analisi sulle sommosse- riots- negli Usa, di Eduardo Montes de Oca, giornalista cubano, a cui hanno rubato la parola...gliela riconsegno)

Articolo in questione:

MEGLIO PREPARARSI

di Eduardo Montes De Oca

Il fatto sembrava, quanto meno, prelevato dal realismo magico- con l’inerente esagerazione di aspetti della vita- se la fonte non avesse una irrecusabile solvenza professionale. Lo riferisce, in un articolo , il conosciuto sociologo e storico nordamericano Immanuel Wallerstein. Lo stesso Zbigniew Brzezinski, apostolo dell' ideologia anticomunista e assessore nella Sicurezza Nazionale del Presidente Carter, è preoccupato per la prospettiva che milioni e milioni di disoccupati, “gente che è diventata cosciente del fatto che la straordinaria ricchezza trasferita ad alcuni individui non ha alcun precedente negli Stati Uniti” affrontino delle difficoltà tali che , “ se la classe ricca non fa qualcosa volontariamente, ci possono essere perfino delle sommosse!”

Sommosse in Usa. Vade retro, Satana, starà dicendo Brzezinski, che forse ha tra le sue fonti un dossier nel quale l’agenzia LEAP- Europa, fornisce bollettini riservati a politici e servitori pubblici, uomini di negozi, investitori, ha areato la possibilità che nel Vecchio Continente, Stati Uniti e Giappone si crei una mobilizzazione generale che condurrà a scontri, e semiguerre civili.

L’Europa, gli Stati Uniti e il Giappone: tre empori pendolanti al ritmo di una crisi che non crede nè in ciclopi nè in titani. Ma organizziamo il testo, per motivi di leggibilità. Succede che l’Europa porta una recessione più profonda e un recupero più lungo degli Stati Uniti e del resto del mondo, secondo quanto dice l’FMI, come al solito portatore di cattive notizie. L’economia dell’UE si contrarrà quest’anno del 4%, e 0,3 % durante il 2010, se non falliscono per difetto, ancora una volta, i calcoli del “fondo”. Il calo sarebbe pari ad un 5,6 % nel caso della Germania, a 4,1% nel caso della Gran Bretagna, e al 4,4 in Italia.

Ci sono paesi, come la Spagna, con delle cifre allucinanti. Tra i mesi di gennaio e di marzo la quantità di scioperanti ha oltrepassato i 4 milioni, cifra che ha messo il tasso di disoccupazione nell’astronomico 17,3% della popolazione attiva, la più alta dal quarto trimestre del 1999, che fu del 17.99, ad un palmo di quella attuale.

Perché l’Europa? Secondo diversi analisti, la virulenza della situazione è dovuta, in parte, alla tardiva reazione delle autorità. “Quando si osserva la combinazione della politica monetaria e fiscale, chiaramente, gli Usa sono stati molto più aggressivi”, assicura l’economista David Mackie (citato da IAR notizie), per chi, a causa del timore di una maggiore inflazione e debito pubblico, i dirigenti hanno ritardato anche per ridurre i tassi d’interesse o nell’intraprendere ambiziosi piani di stimolo fiscale, a questo si somma il deteriorarsi della qualità degli attivi delle banche e "l' incentivo” corruttore dell’acuta crisi economica, fiscale e politica in Europa dell’Est.

Adesso, in mezzo a migliaia di diagnosi e prognosi, qualcosa richiama l’attenzione. “Piani di riscatto tardivi o a tempo?” Come è possibile precisarlo se, nella saggia osservazione dello specialista cubano Osvaldo Martinez, i programmi nordamericani, europei e giapponesi (l’economia nipponica deve affrontare una contrattazione del 6,2 % nel 2009), che hanno mobilizzato nell’ultimo semestre non meno di 8.000 miliardi di dollari, sono risultati nulla come freno all’ecatombe? Questo, non solo per l’insufficienza quantitativa, ma anche per il peccato originale che i progetti sono diretti agli “oligarchi finanzieri falliti”, più che ai “disoccupati, i minacciati da sfratto, la gente comune che soffre la crisi”.
Cioè: mentre il supernominato keynesianismo salvatore prescriveva l’aumento della spesa pubblica in attività che creino o conservino il lavoro, per sopperire il settore privato in caduta, stimolando la domanda congiuratrice del collasso, il grosso delle erogazioni è andata in aiuto delle istituzioni e dei personaggi protagonisti della debacle speculativa.

Non in vano il nordamericano Joseph Stiglitz, Premio Nobel dell’Economia nel 2001, calcola che nel suo paese la rovina creditizia è stata guidata nei peggior dei modi e ha qualificato come rapina ai contribuenti il piano per risanare gli attivi tossici delle banche, dato che li espone troppo al rischio e, alla lunga, provocherà un' arrabbiatura colossale. Arrabbiatura ravvivata da fatti come il crescente disimpiego (8,5 % a marzo), un deficit della finanziaria che nei primi sei mesi del corrente anno fiscale sale a 956.000 milioni di dollari, il più alto registrato in questo periodo, e una povertà che colpisce a 37 milioni di esseri umani.

A questo punto, qualcuno nel pieno delle sue facoltà mentali, oserebbe anche solo giocare con l’idea che Wallerstein dovrebbe apparire nella lista degli scrittori di scienza finzione? Ad insinuare che il suo “allarmismo” risulta essere frutto di un delirio apocalittico? Più che dubitare sul concretismo di guerre civili nel seno delle nazioni del primo mondo, dovremo prepararci alla reazione delle elites al potere. Casomai. Solo casomai.
Nota della redazione di InSurGente

Data l’attitudine terroristica del ministro Rubalcaba con il popolo in generale, al quale ha tolto il diritto del voto e con la Candidatura Iniziativa Internazionalista- La Solidarietà tra i Popoli che accusa di essere contaminata di “complicità con il terrorismo”, riproduciamo il suggerimento di Rodolfo Walsh, uno dei migliori e più onorati giornalisti che c’è stato al mondo. Assassinato dalla tenebrosa Giunta Militare Argentina:

“Riproduca questa informazione. La faccia circolare dai mezzi alla sua portata: a mano, a macchina, a mimeografo , oralmente. Invii copie ai suoi amici: nove su dieci la staranno aspettando. Milioni vogliono essere informati. Il terrore si basa sull'incomunicabilità. Rompa l’isolamento. Ritorni a sentire la soddisfazione morale di un atto di libertà. Stronchi il terrore. Faccia circolare questa informazione.”

Rodolfo Walsh, Ancla (Agenzia di Notizie Clandestine),1976

Fonte: http://www.insurgente.org/modules.php?name=News&file=article&sid=16875

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

8 giugno 2009

IL DOLLARO CADE IN UN PRECIPIZIO...

I politici hanno creato una tempesta perfetta

di Paul Craig Roberts*

Le notizie economiche continuano a concentrarsi sulle banche e sulle abitazioni, mentre la minaccia contro il dollaro aumenta, come risultato di massicci deficit di bilancio federale negli anni fiscali 2009-2010.

All'inizio di quest' anno, il valore del cambio del dollaro è aumentato rispetto ad altre valute, come ad esempio l’euro, la sterlina del Regno Unito e il franco svizzero, di fronte ai quali il dollaro era continuamente in discesa. L’aumento del dollaro fece crescere il compiacimento dei responsabili politici degli Usa, anche se la salita del dollaro era dovuta alla fuga oltre-leva del debito degli strumenti finanziari, e la caduta dei mercati borsistici verso “valori” sicuri del Tesoro. Da aprile, però, il dollaro è in continua caduta man mano che gli investitori e le banche centrali estere si rendevano conto che è probabile che si monetizzino i massicci deficit della finanziaria fiscale.

Quello che succederà al dollaro sarà il principale motore di ciò che ci aspetta. Lo scenario più probabile non è certo dei migliori.

I partners commerciali degli Usa, non possiedono eccedenti commerciali così grandi da finanziare un deficit preventivato federale cresciuto a 2000 milioni di dollari a causa di guerre non necessarie, recessione, riscatti e programmi di stimoli. Inoltre, la preoccupazione per il futuro del dollaro ha portato i creditori esteri degli Stati Uniti a cercare alternative al debito degli Usa, con i quali avere le loro riserve estere.

In base ad un recente rapporto nell’edizione on line di Pravda, la banca centrale della Russia ha adesso la maggior parte delle sue riserve in euro e non in dollari. Il 18 maggio il Financial Times ha informato che la Cina e il Brasile considerano la possibilità di lasciare fuori il dollaro e di realizzare i loro scambi commerciali con le loro proprie divise. Altri rapporti dicono che la Cina ha aumentato le sue riserve d’oro di un 75% negli ultimi anni.

Il Primo Ministro cinese, Wen Jiabao, ha espresso pubblicamente la sua preoccupazione per il futuro del dollaro. Funzionarii statunitensi, arroganti, pieni d’orgoglio e i loro economisti servili ignorano gli avvertimenti cinesi, argomentando che i cinesi non hanno altra alternativa che sostenere il dollaro comprando inchiostro rosso da Washington. Altrimenti, dicono, la Cina può perdere il valore del suo grande portafoglio in dollari.

La Cina vede questo in un altro modo. Per i funzionari cinesi è ovvio che nè la Cina nè il resto del mondo hanno denaro sufficiente in eccesso per comprare 4.000 miliardi di dollari in valori del Tesoro nei prossimi anni. Per il Telegraph di Londra del 27 maggio, il presidente della Federal Reserve di Dallas, Richard Fisher, è stato ripetutamente interrogato da alti responsabili del governo cinese durante la sua recente visita chiedendo se la FED finanzierà il deficit preventivato degli Stati Uniti, stampando moneta. Per Fisher: “ Mi è stato chiesto ad ogni singolo incontro in Cina, in ogni riunione sui nostri acquisti di valori del Tesoro. Sembrava essere la preoccupazione principale di chi ha investito i suoi eccedenti soprattutto negli Usa.”

Il segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Timothy Geithner, è andato in Cina per placare gli animi. Però, prima del suo arrivo, un portavoce della Banca Centrale cinese ha trasmesso a Geithner il messaggio che gli Stati Uniti non devono pensare che la Cina continuerà a finanziare gli stravaganti preventivi di Washington. Il governatore della Banca Centrale cinese chiede di abbandonare il dollaro come moneta di riserva e che vengano utilizzati i Diritti Speciali del FMI al suo posto.

La politia dei “cannoni e burro” del presidente Lyndon Johnson durante gli anni '60 ha obbligato il presidente Richard Nixon ad eliminare la copertura aurea che il dollaro aveva come moneta mondiale di riserva, collocando le banche centrali estere allo stesso livello standard di denaro senza copertura come la stessa economia degli Usa. Durante i suoi primi 4 mesi, il governo di Obama ha superato il presidente Johnson. Invece di finire la guerra, Obama ha esteso la guerra di aggressione degli Usa, in Afghanistan e anche nel Pakistan.

La guerra, i riscatti e i piani di stimolo hanno dato un impulso di un 50% del preventivo operativo annuale del governo verso le cifre in rosso.

L’irresponsabilità finanziaria di Washington fa pressione sul dollaro e sul mercato dei buoni degli Stati Uniti. Il presidente della FED, Bernanke, ha pensato che poteva ridurre i tipi di interessi sui valori del Tesoro comprando 300.000 milioni di dollari di quei valori. Però, il risultato è stato un' acuta caduta dei prezzi dei buoni del Tesoro e un aumento dei tassi di interesse.

Mentre continua la monetizzazione del debito fiscale, i tassi d’interesse degli Stati Uniti continueranno a salire, peggiorando i problemi nel il settore immobiliare. Il dollaro continuerà a perdere valore, facendo in modo che sia più difficile che gli Stati Uniti finanzino il loro deficit preventivato e commerciale. L’inflazione interna mostrerà la sua brutta faccia nonostante l’alta disoccupazione.

Gli incompetenti che gestiscono la politica economica degli Usa hanno creato una tempesta perfetta.

Il piano di Obama, della FED e di Wall Street affinché gli Usa vengano fuori dai loro problemi spendendo denaro comincia a disintegrarsi. Le imprudenti spese fanno scendere il dollaro e alzare i tassi d' interessi.

Tutti i settori dell’economia degli Stati Uniti hanno dei problemi. Antiche compagnie manifatturiere si sono convertite in compagnie di mercato che cercano di vendere i loro prodotti fatti all’estero a consumatori all'interno i cui posti di lavoro sono stati inviati all’estero. Gran parte di quello che rimane della manifatturiera degli States- l’industria automotrice- è in fallimento. Ancora più declino ci sarà nel mercato immobiliare, privato e commerciali. Il dollaro continua a cadere e i tassi d’interesse aumentano. Nonostante gli intenti della FED di mantenere bassi i tassi d’interesse.

Quando il governo di Reagan aveva curato la deflazione, il risultato è stato un mercato che aumentava i buoni del Tesoro degli Stati Uniti, e questo è durato 28 anni. Questo mercato al rialzo è finito. Gli standard di vita degli statunitensi scendono. Lo standard di vita statunitense è stato distrutto dalle guerre, dall’esportazione dei posti di lavoro, dalla deregolamentazione finanziaria, dai regali di mille miliardi di dollari ai gangster finanziari che fino ad ora hanno distrutto la metà dei risparmi delle pensioni statunitensi e per la monetizzazione del debito.

Ciò che seguirà sarà la perdita del ruolo del dollaro come moneta di riserva. Allora, gli Stati Uniti, un paese dipendente dalle esportazioni, non potrà più pagarle. La scarsità peggiorerà l’inflazione dei prezzi e interromperà le consegne.
La vita della maggior parte degli statunitensi sarà veramente stressante.

Fonte: http://www.counterpunch.org/roberts06022009.html

*Paul Craig Roberts è stato Segretario del Tesoro nell'amministrazione Reagan.

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

6 giugno 2009

L'AMMINISTRAZIONE USA VUOLE FARE DEL PAKISTAN UNO STATO PRECARIO

di Rashid Zubair

L’esercito pakistano, inquadrato dagli Stati Uniti, ha tentato di schiacciare i Talebani nell’ex principato di Swat. I combattimenti, particolarmente incerti, hanno provocato l’esodo di 2 milioni di persone. Secondo Rashid Zubair, i Talebani di Swat hanno incarnato innanzi tutto una rivolta dei poveri, mentre la strategia USA li strumentalizzerebbe per provocare una guerra civile e giustificare una confisca delle armi atomiche.

Quando, oltre un anno fa, cadde il governo Musharraf, molti Pakistani sperarono di vedere l’apertura di una nuova era politica – una speranza amaramente delusa.

Una delle principali ragioni dell’impopolarità del governo Musharraf era il suo filo-americanismo e la destituzione del giudice supremo del Pakistan, Iftikhar Shaudhry.

Ma l’attuale governo non ha più rispettato il mandato popolare. Esso ha addirittura polverizzato tutti i record di docilità nei confronti degli Stati Uniti. Il governo del PPP (Pakistan Peoples Party, Partito del popolo pakistano) è arrivato ad inviare blindati ed aerei nel Nord del Pakistan contro il proprio popolo, cosa che nemmeno Musharraf quand’era al potere aveva osato fare. Il via libera agli attacchi dei droni che sono costati la vita a centinaia di Pakistani va messo sul conto del PPP. Secondo le dichiarazioni ufficiali e quelle degli Statunitensi, sarebbero stati uccisi alcuni combattenti di Al Qaïda, ma questo non è stato provato. E anche se fosse vero, si trattava di persone talmente insignificanti da non figurare sulle liste del FBI.

Secondo alcune informazioni di origine statunitense, i droni sono partiti dal territorio pakistano, fatto confermato dal ministero della Difesa pakistano, mentre quello degli Esteri lo contesta. Queste contraddizioni hanno scosso la fiducia della popolazione nel governo del PPP. Prima ancora dell’escalation di violenza del mese di maggio, circa 12.000 Pakistani, tutti civili, aveva perso la vita in attacchi pakistani o statunitensi.

E, sempre prima di tale escalation, si contavano 800.000 profughi dall’interno, per la maggior parte assistiti in maniera insufficiente. L’estensione del conflitto ha reso il dramma dei profughi un’autentica catastrofe.

Il Presidente Zardari ha ottenuto tutti i poteri speciali, tra cui il diritto di sciogliere il Parlamento a suo giudizio. Da una parte milioni di Pakistani sono vittime dell’aumento del prezzo dell’energia e dei prezzi in generale, dall’altra parte i Pakistani contano non meno di 60 ministri. Si tenta di soddisfare, a spese del popolo, tutti i partner della coalizione e i compagni di partito.

La situazione nella valle di Swat

I media occidentali avevano a lungo lasciato intendere che il governo pakistano aveva lasciato la valle di Swat ai Talebani, ma questo non è del tutto vero. Per capire bene la situazione, bisogna conoscerne la genesi.

Fino al 1969 Swat aveva goduto di un’amministrazione autonoma di giurisdizione islamica (sharia). La popolazione ne era soddisfatta perché le decisioni rese erano rapide ed eque. Dopo la sua incorporazione nel Pakistan [con la dissoluzione del Principato nel 1969, NdR] Swat non dispose più di alcun sistema giuridico funzionale.

Nel 1989 il mollah Sufi Mohammed, sostenuto da gran parte della popolazione, chiede il ripristino della sharia. Il suo movimento non è militante e sopravvive a due governi pakistani consecutivi. Sufi Mohammed viene in aiuto di due governi laici convincendo alcuni gruppi armati, anch’essi sostenitori della sharia, a non prendere le armi contro le forze di sicurezza governative. Ottiene dai militanti la liberazione di preziosi ostaggi e contribuisce a far togliere il blocco su degli assi stradali e su alcuni aeroporti. In queste due occasioni gli viene promesso in cambio il ripristino della sharia, promesse non seguite da fatti concreti.

Poi l’Afghanistan è attaccato dagli Stati Uniti e Sufi Mohammed vi si reca per combattere gli occupanti. Al suo ritorno, è imprigionato dal governo di Pervez Musharraf. È liberato nel 2008 in segno di buona volontà da parte del nuovo governo, diretto dall’ANP (Awami National Party).

Durante la cattività di Sufi Mohammed suo genero, un ex ascensorista, prende in mano la situazione. Tenta d’imporre con le armi un’amministrazione parallela nella valle di Swat, cosa che provoca mesi di conflitto con le forze di sicurezza nazionali e causa molte vittime tra la popolazione civile. Sufi Mohammed prende le distanze dalle azioni condotti da suo genero, ma non può influire sul corso degli eventi. Il governo del NAP prega allora Sufi Mohammed di ristabilire la pace a Swat in cambio della reintroduzione della sharia, che la popolazione tanto desidera, come dimostrano le manifestazioni di massa del 12 gennaio 2008.

In cambio, Sufi Mohammed promette di disarmare i militanti talebani, di ripristinare l’autorità dello Stato pakistano e di non creare né amministrazioni né giurisdizioni parallele. Dopo l’approvazione di tale accordo, la vita a Swat torna alla normalità: scuole e bazar sono aperti ed il quotidiano riprende il suo corso.

Gli USA di fronte ai Talebani: due pesi e due misure

La NATO e gli USA mostrano quale ritrosia, ma il capo dell’ANP, Asfan Yar Wali, difende l’accordo ed il governo del distretto sottolinea che esso è perfettamente legale. Il capo del governo distrettuale, Hoti, minaccia di dimettersi se Islamabad vi si opporrà. L’ex Primo ministro Nawas Sharif ed il ministro dell’Interno sotto Musharraf mettono in guardia contro le disastrose conseguenze che avrebbe il mancato rispetto degli accordi conclusi. Il portavoce dell’esercito pakistano dichiara che la situazione a Swat si sta evolvendo in maniera positiva.

Molti Pakistani non capiscono i « due pesi, due misure » degli Stati Uniti con i Talebani. Quando essi negoziano direttamente con loro, è legale, ma se il governo pakistano fa altrettanto, è quasi un tradimento.

Hamid Mir, stimato giornalista pakistano e collaboratore di Geo, la più popolare delle catene private, ha scritto il 23 febbraio 2008 sul giornale Jang : « Le città della famiglia principesca di Swat soni vuote ed abbandonate, ma Musrat Begum, una vedova appartenente a quella famiglia, vive con il suo servitore in un angolo del palazzo. Accoglie donne senza tetto e in stato di necessità. Viene chiamata « la madre di Swat ». La sharia non le fa paura. La mia conversazione con lei mi ha lasciato l’impressione che sia favorevole ai Talebani. Lo stesso vale per Ghulam Faroog, l’editore del giornale regionale Shamal. Gli ho chiesto perché la popolazione di Swat sia in maggioranza favorevole ai Talebani ed ostile all’esercito pakistano. I Talebani provengono dallo strato oppresso della popolazione, come loro stessi. I ricchi sono ostili ai Talebani, perché questi fanno parte della plebaglia. La scintilla che ha acceso la ribellione contro i ricchi, che sono chiamati khawanin (i nobili), risale agli anni 70. Per timore di disordini l’amministrazione di allora unì Swat al Pakistan. Questa conversazione mi ha ricordato il romanzo, uscito nel 2003 scritto da Ahmed Bashir su Swat. A pagina 763 vi si può leggere : « I poveri di Swat sono pronti a combattere fino alla morte. Quando comincerà la loro lotta, compariranno delle organizzazioni. »

Ahmed Bashir ignorava che quest’organizzazione si sarebbe chiamata « I Talebani ». Ho avuto l’occasione di vedere con i miei occhi diversi teatri di combattimento. Anche se fornito di artiglieria pesante, di blindati e di aerei da battaglia, l’esercito pakistano non ha potuto venire a capo dei Talebani. La sola spiegazione è che i poveri del paese spalleggiano i Talebani. Gli abitanti di Swat ne avevano abbastanza di ingiustizie che duravano da anni, la politica di aggressione degli Stati Uniti ha gettato benzina sul fuoco. La miscela esplosiva di collera contro l’ingiustizia e di odio contro gli Stati Uniti ha dato vita ad un movimento di resistenza estremista.»

Agenti stranieri camuffati da Talebani

Quanto precede fornisce una possibile risposta alla domanda dei media USA : « Come è accaduto che 12.000 soldati pakistani non hanno potuto venire a capo di 3.000 insorti? » Un’altra può essere trovata nelle dichiarazioni del maggiore Athar Abbas, portavoce dell’esercito pakistano : « Dietro i disordini nella valle di Swat e nelle vicine zone tribali si trovano dei servizi segreti stranieri che armano e finanziano gli estremisti. Secondo il giornale Jang, le forze di sicurezza pakistane hanno arrestato nelle zone tribali 200 agenti stranieri camuffati da Talebani. Molti Pakistani si chiedono perché nella zona di frontiera pakistano-afghana si trovino 29 consulenti di paesi vicini. Questo spiegherebbe anche il gran numero di atti di crudeltà imputati ai Talebani. Non è escluso che numerose atrocità commesse contro le forze di sicurezza siano finalizzate a vendicare dei parenti, vittime dell’assalto contro la Moschea Rossa o degli attacchi pakistano-americani. »

La maggioranza dei Pakistani non considera la presunta « guerra contro il terrorismo » come la sua guerra, ma come una guerra statunitense per procura. Finché il governo pakistano sarà agli ordini degli USA, non ci sarà pace. Gli Statunitensi vogliono destabilizzare il Pakistan. Il Pakistan deve essere considerato uno Stato precario, al fine di poter requisire il suo arsenale nucleare. L’esercito USA dispone già di un’unità speciale per questo compito.

Swat ha conosciuto un breve periodo di pace. In passato sono stati spesso conclusi con i Talebani, in zone diverse, degli accordi di pace poi vanificati da « incidenti ». Ora, laggiù si è di nuovo scatenata la guerra. La si imputa ai Talebani, ma questo è quanto si dice nelle cerchie governative, non esiste libertà d’informazione.

Ammettendo che i Talebani siano i colpevoli, le vittime delle operazioni militari restano dei membri della popolazione. L’introduzione della sharia era stata chiesta dalla popolazione, ma essa desiderava che essa fosse un fatto del governo e non dei Talebani. Il governo non voleva autorizzare i Talebani a stabilire un’amministrazione parallela, ma la semplice forza delle armi non basta ad impedirlo. Per questo ci vorrebbe una strategia multilaterale ed un consenso nazionale e, sfortunatamente, il governo Zardari non dispone né dell’una né dell’altro.

I media hanno annunciato che « i Talebani erano alle porte di Islamabad » o che « nelle mani dei Talebani potrebbero cadere delle armi nucleari ». Si tratta solo di buone battute.

Bisogna sapere che i Talebani controllano solo il 3,4 % del Pakistan. La popolazione totale delle zone tribali non rappresenta che il 2 % della popolazione pakistana e non tutti sono Talebani. I 2,5 milioni di persone che popolano le zone tribali – e non sono tutti Talebani – non possono controllare 157 milioni di Pakistani. I Pakistani non accetteranno mai un Islam come lo vogliono i Talebani. Quanto alle bombe atomiche, esse non sono dei petardi di Capodanno da poter tenere in tasca. 80 ogive nucléari necessitano di 70.000 uomini trai quali alcune migliaia di scienziati.

Lo spaventoso Talebano non è che un pretesto. Gli Stati Uniti mirano a ben altro. Ne è una prova il fatto che negli ultimi mesi del suo governo il generale Musharraf si lamentasse perché l’ISI (I servizio segreto pakistano, ndt.) informava gli USA dei diversi luoghi in cui si trovava Baitullah Mehsud, il capo dei Talebani, ma essi non intraprendevano nessuna azione contro di lui.

Il ministro dell’Interno pakistano ha detto che gli estremisti erano finanziati ed armati dall’Afghanistan. Ma la domanda è : chi arma e finanzia I Talebani in Afghanistan ?

Non si può essere sicuri di quello che gli USA tramano nell’ombra. Ma una cosa è certa : è sempre la popolazione a pagare il conto. La forza armata non risolverà mai i problemi di questa regione.

Fonte: http://www.voltairenet.org/article160400.html


5 giugno 2009

ZERO RISCHI?



Fonte:
Stefano Montanari


Certo molti ricorderanno le tranquillizzanti parole del Prof. Umberto Veronesi intervistato da Fazio a “Che tempo che fa” circa l’innocuità degli inceneritori, quando con assoluta sicurezza affermò: “zero rischio…”
Tuttavia certamente un numero minore di cittadini ha potuto ascoltare le parole dell’illustre oncologo quando intervistato su you tube (video sopra) affermava: “non sono un esperto di inceneritori” e che, quanto all’assenza di danni, si rimetteva ai suoi esperti affermando : “i miei esperti mi hanno giurato”.
Spiace davvero dover contraddire il Prof. Veronesi, ma proprio per la serietà in passato dimostrata e per la gratitudine che gli dobbiamo per gli indiscutibili miglioramenti nella chirurgia del carcinoma mammario, sentiamo il dovere di consigliargli di scegliere meglio i suoi esperti.
Siamo infatti venuti a conoscenza di lavori che recano anche la sua firma, quali ad esempio: “Il recupero di energia da rifiuti: la pratica, le implicazioni ambientali e l’impatto sanitario - Veronesi U, Giugliano M. Grasso M e Foà V” in cui, con grande stupore, abbiamo dovuto constatare che sono stati letteralmente stravolti risultati di lavori scientifici ed epidemiologici in modo da assolvere gli impianti di incenerimento, con buona pace dell’ onestà intellettuale e del rigore scientifico.

Qualche esempio chiarirà meglio
La questione: nel capitolo “L’ impatto sanitario” di Vito Foà, a pag 54-55 vengono presi in esame quattro studi: quello di Franchini M. e altri, pubblicato sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità nel 2004; quello di P. Elliot, del 1996, quello di Hu S.W. e al. e infine lo studio denominato Enhance Health.
Di tutti viene fatto un utilizzo inappropriato, in particolare:

1. lo studio di M. Franchini viene mutilato e ne sono totalmente ignorate le considerazioni sulla relazione fra inceneritori e cancro, in particolare che: “associazioni statisticamente significative sono riportate da due terzi degli studi che hanno preso in considerazione il cancro ( mortalità, incidenza o prevalenza).

2. lo studio di P. Elliott viene capovolto nel suo significato, aggiungendo una negazione alla frase in cui si afferma che il rischio per diversi tipi di cancro diminuisce via via che ci si allontana dalla fonte emissiva. Vito Foà a proposito di esso scrive infatti: “La conclusione degli Autori è che non è stata trovata alcuna evidenza di diversità d’incidenza e mortalità per cancro nei 7.5 chilometri di raggio studiati ed in particolare nessun declino con la distanza dall’inceneritore per tutti i tumori: stomaco, colon-retto e polmone oltre che per linfoma di Hodgkin e sarcomi dei tessuti molli.” . Peccato che nell’ originale sia scritto: “Observed-expected ratios were tested for decline in risk with distance up to 7.5 km. ... Over the two stages of the study was a statistically significant (P<0.05) style="font-weight: bold; color: rgb(102, 0, 0);">I rapporti osservati-attesi furono verificati in base al declino del rischio con la distanza fino a 7.5 km. … Dopo i due stadi dello studio c’era un declino statisticamente significativo (p<0,05)>

3. dello studio di Hu S.W. si riporta solo una frase “rassicurante ““Alcuni anni prima, nel 2001, Hu e Shy avevano condotto una revisione degli studi epidemiologici pubblicati fino ad allora. Questi Autori avevano considerato tutti i possibili effetti che potevano essere o che sono collegati alla presenza di un inceneritore di rifiuti sia municipali che industriali, arrivando alla conclusione che gli studi epidemiologici esaminati erano stati concordi nel descrivere più elevati livelli corporei di metalli pesanti, ma nessun aumento di sintomi respiratori o di declino della funzione polmonare. Le analisi effettuate avevano fornito risultati inconsistenti per rischio di cancro e di effetti sulla riproduzione” e si omette viceversa l’affermazione che attesta l’esistenza di rischio: “Several studies showed significant associations between waste incineration and lower male-to-female ratio, twinning, lung cancer, laryngeal cancer, ischemic heart disease, urinary mutagens and promutagens, or blood levels of certain organic compounds and heavy metals” ovvero: “Diversi studi hanno evidenziato associazioni significative tra inceneritori ed alterato rapporto maschi / femmine alla nascita, cancro al polmone, cancro alla laringe, malattie ischemiche cardiache, mutageni e pro-mutageni nelle urine, o livelli elevati nel sangue di alcuni composti organici e metalli pesanti”

4. dello studio di Coriano Foà scrive:” “Gli estensori e gli esecutori del progetto avevano ovviamente condotto una ampia analisi della letteratura già allora esistente e sono arrivati anche loro alla conclusione: non esistono prove concrete di un legame fra l’esposizione alle emissioni di inceneritori ed un aumento di tumori. Dove sono stati osservati effetti apparentemente rilevanti questi effetti erano spesso legati ad inceneritori siti vicino ad altre fonti di emissione potenzialmente pericolose”. Peccato che ciò che viene riportato come “conclusione” è viceversa una frase tratta dall’introduzione allo studio e, nel riportare i risultati, Foà omette di evidenziare i gravi danni per la salute femminile ed il rischio di sarcomi in entrambi i sessi, messo ampiamente in risalto dagli estensori nella “discussione” dello studio. Desta sgomento scoprire che questi lavori “scientifici” sono quelli su cui varie Amministrazioni Pubbliche (Provincia di Grosseto e Firenze, Regione Sicilia ad es.) fondano le proprie scelte irriducibilmente “inceneritoriste”, senza alcuna attenzione verso le tante alternative immediatamente percorribili per la gestione dei rifiuti e con una drammatica sottostima per le ricadute sulla salute pubblica. Ma ancora più sgomento desta constatare che anche coloro che sono vincolati dal giuramento di Ippocrate e dall’art. 30 del Codice Deontologico possono, ci auguriamo solo per distrazione, incorrere in gravi omissioni, che non fanno onore né a loro né alla categoria dei Medici cui tutti noi apparteniamo. Ad evitare futuri “scivoloni” ricordo a cosa ci vincola l’art. 30, relativo al conflitto di interesse: “Il medico deve evitare ogni condizione nella quale il giudizio professionale riguardante l’ interesse primario, quale è la salute dei cittadini, possa essere indebitamente influenzato da un interesse secondario. Il conflitto di interesse riguarda aspetti economici e non, e si può manifestare nella ricerca scientifica, nella formazione e nell’aggiornamento professionale, [….]e nei rapporti individuali e di gruppo con industrie, enti, organizzazioni e istituzioni, nonché con la Pubblica Amministrazione.” Ci sono altri conflitti, non citati nel Codice Deontologico, che riguardano quelli con la propria coscienza: fortunatamente questi, al pari dei precedenti, non ci appartengono ed almeno questa consolazione nessuno potrà togliercela: di certo nessuno potrà mai dirci: “se i medici sapevano, perché hanno taciuto?”

Dott.ssa Patrizia Gentilini Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute
3 giugno 2009

BIBLIOGRAFIA

Veronesi U., Giugliano M., Grosso M e Foà V. (2007) “ Il recupero di energia da rifiuti: la pratica, le implicazioni ambientali e l’ impatto sanitario” Quaderni di Ingegneria Ambientale, Vol. 45 CIPA Editore Milano

Franchini M. , Rial M, Buratti E., Bianchi F., “Health effect of exposure to waste incinerator emissions: a review of epidemiological studies” Ann. Ist. Sup. Sanità 2004; 40 , 105- 115

Elliot P., Shaddick G, Kleinschmidt I., “Cancer incidence near municipal solid waste incinerators in Great Britain” British J of Cancer 1996; 73, 702-710

Hu S.W. , Shy C.M., “ Health effects of waste incineration: a review of epidemiological studies” J. Air and Waste Manag. Assoc. 2001; 51 1100-1109

Enhance Heath Report finale – febbraio 2004-marzo 2007. sistema di sorveglianza ambientale e sanitaria in aree urbane in prossimità di impianti di incenerimento e complessi industriali; n 2 E 0041 programma INTERREG IIIC zona Est Comune di Forlì


4 giugno 2009

FINANZIERI E POLITICI CANAGLIA



I Caraibi sono scossi dalle conseguenze della recessione mondiale. A Guadalupe la popolazione e’ esplosa contro il governo di Sarkozy. Con un reddito per capita che corrisponde alla meta’ di quello francese e un tasso di disoccupazione quattro volte piu’ alto che in Francia, l’isola fatica a sopravvivere. Le politiche propagandistiche di Sarkozy non fanno piu’ breccia, la gente vuole un lavoro e una speranza per il futuro. Molti vedono negli scontri di Guadalupe un pericoloso segno premonitore. Il malcontento nei caraibi francesi sarebbe solo l’anteprima di cio’ che presto avverra’ anche in Francia. Man mano che la recessione fa breccia nella corteccia del benessere europeo, le sofferenze del terzo mondo diventeranno di casa nel primo.

Anche ad Antigua, nei caraibi britannici, e’ in atto una rivoluzione. La notizia che Sir Allan Stanford a capo di un impero che da’ lavoro a piu’ della meta’ della popolazione – e’ ricercato dall’FBI e dalla Security and Exchange Commission (SEC), l’organo preposto al controllo dell’attivita’ finanziaria negli Stati Uniti, ha gettato molti nel panico. Per giorni e giorni, all’alba i risparmiatori si sono messi in coda davanti alle sue banche, ma pochi sono riusciti a ritirare i propri soldi. La SEC ha sigillato i battenti di tutte le sue societa’. Cosi’ la meta’ della popolazione di quest’isola non sa se alla fine del mese percepira’ uno stipendio.

Cos’hanno in comune il presidente francese e Sir Allan Stanford, uno spregiudicato miliardario texano? Sono tutte e due vittime della recessione. Se il mondo non fosse piombato nel caos economico odierno e avesse continuato a vivere l’illusione della ricchezza perpetua, nulla e nessuno avrebbero intaccato la loro popolarita’. Nell’era della cuccagna pochi avrebbero prestato attenzione alle promesse di Sarkozy e ancora meno si sarebbero accorti che il presidente non le onorava. Nell’era della cuccagna l’economia di Guadalupe avrebbe continuato a beneficiare del turismo e non si sarebbe neppure accorta delle differenze di reddito con la madrepatria. Eppure queste esistevano. Ed anche Sir Allan Stanford, il cui impero poggiava su una piramide di bugie e false promesse, avrebbe continuato a imbastire le sue frodi senza che gli investigatori della SEC si decidessero a investigare le sue societa’.

Onorati dai potenti della globalizzazione Sarkozy e Stanford erano invidiati da molti. Il miliardario texano si serviva dei volti celebri per dare lustro e credibilita’ alla propria attivita’ fraudolenta. Membri della famiglia reale britannica, grandi campioni sportivi e cantanti pop come Bono comparivano nel materiale propagandistico della societa’ da lui diretta. Eppure un’analisi dell’impero di Stanford sull’internet avrebbe messo a nudo le frodi e fatto suonare tutti campanelli dall’allarme. L’ha fatto un giornalista investigativo venezuelano, Alex Dalmaty, alcuni mesi fa. Dalmaty ha poi messo i risultati della sua ricerca in rete che i bloggers hanno pubblicizzato. Da quel momento Sir Allan Stanford ha avuto i giorni contanti. Sembra paradossale ma e’ stato l’internet a convincere la SEC a fare il suo mestiere!

L’unico aspetto positivo della recessione e’ che come la marea che si ritira espone il lerciume depositato sulla sabbia. Finanzieri e politici canaglia hanno i giorni contati, e questo e’ bene per tutti, per i paesi industrializzati e per quelli in via di sviluppo. La crisi di Guadalupe avra’ ripercussioni su tutti i caraibi francesi perche’ nasconde un malessere universale nel mondo francese. Anche quella di Antigua non rimarra’ circoscritta. L’FBI sta investigando la possibilita’ che l’impero di Stanford avesse legami con i narcotrafficanti messicani. Da almeno dieci anni il cartello della droga di questo paese e’ balzato alla ribalta, diventando un nodo fondamentale di smistamento della droga dall’America Latina al Nord America. Anche il Venezuela e’ coinvolto in questa rete di finanza canaglia attraverso depositi bancari nei forzieri della banche di Stanford.

Forse la recessione riuscira’ a moralizzare la finanza e la politica ed a farci comprendere cosa significa vivere da poveri, ai margini del mondo industrializzato, e se cio’ fosse vero allevierebbe parte delle sofferenze che ci aspettano.

Fonte:Loretta Napoleoni

3 giugno 2009

QUO VADIS E L'ECOMOSTRO CON IL MICHOCHIP

Nella foto gli ecomostri Silvio Berlusconi e don Luigi Verzè

di Alba Kan

Ieri l'avv. Giampaolo Sardos Albertini, presidente della società Quo Vadis, ha presentato al comune di Lavagno in provincia di Verona, il progetto del centro sanitario privato voluto da Don Luigi Verzè, presidente dell'ospedale S. Raffaele di Milano. A due anni di distanza dalla posa della prima pietra, alla presenza del presidente del consiglio Berlusconi, la società è proprietaria di 360.000 mq sul colle di S. Giacomo.

Legambiente ha definito la collina di Lavagno l'"unico polmone verde" della zona.
Don Verzè chiese a suo tempo che il parco collinare, attualmente coltivato a vigneto da alcuni mezzadri, abbia una variazione d'uso per la costruzione di edifici pubblici. L'edificazione riguarderebbe 220 mila metri quadrati, cioè i due terzi del terreno. Il 19 dicembre 02 la giunta di Lavagno dice di sì ed approva un'apposita variante al piano regolatore, che è pure approvata dalla Regione. In un primo momento sembrava che la struttura sanitaria riguardasse soltanto laboratori e cose del genere. Successivamente la donazione San Raffaele, cioè don Verzè, costituisce la società Quo Vadis alla quale conferisce il terreno. Alla presidenza della nuova società don Verzè insedia l'avv. Gian Paolo Sardos Albertini.

Il prete veronese è a capo di un impero. L'ospedale San Raffaele non c'è soltanto a Milano, ma anche in India, Brasile, Tibet, Polonia, Algeria, Malta, Cuba, Medio Oriente. Il suo centro di ricerca, il Dibit, ha 300 scienziati. Il reverendo imperatore ammette d'avere 380 milioni di debiti con le banche, una somma da capogiro. Probabilmente, anche l'operazione San Giacomo sarà finanziata dalle banche. Don Verzè accusò Rosi Bindi d'averlo costretto a vendere il suo San Raffaele di Roma per poche lire. In una lettera pubblicata il 3/8/02 la Bindi smentisce il prete veronese, che ne esce moralmente distrutto(?).
Al contrario don Verzè, ha preferito favorire gli affari della sanità privata del Lazio vendendo il San Raffaele di Mostacciano alla famiglia Angelucci anziché al ministero della Sanità che cercava una nuova sede per l'Istituto Tumori Regina Elena. Un affare che don Verzè ha trattato dopo che era fallito il tentativo di ottenere una convenzione con l'Università La Sapienza di Roma e la Regione Lazio. Sperava di accollare al sistema pubblico le perdite del suo ospedale ricavato, con abusi edilizi, da un albergo alla periferia sud della capitale... Forse aveva ragione Papa Montini quando consigliava a don Verzè di fare solo il prete e non l'imprenditore sanitario?

Il 16 ottobre 04, in una affollata assemblea di personaggi politici a Lavagno, don Verzè ha esposto il suo piano per distruggere il parco verde di San Giacomo (400.000 metri quadrati) per far sorgere un ospedale. I lavori costeranno 12.739.000 euro e nella cassa della società Quo Vadis non c'è un centesimo. Soluzione? “Non è il denaro a fare le idee, ma le idee a fare denaro.” Don Verzè ha già 380 milioni di debiti con le banche. Non ci sono problemi. Sua Sanità fa capire che il suo socio di maggioranza è Dio. Presidente della società Quo Vadis è l'avvocato veronese Sardos Albertini. Don Verzè ammonisce a non opporsi alla volontà di Dio e dei santi: “Questo ospedale è una proiezione di don Calabria, state bene attenti perché opporsi ai santi è estremamente pericoloso. Prendete coscienza di questa mia dichiarazione.” Don Verzè faceva parte della congregazione di don Calabria. Se ne allontanò alla fine degli anni cinquanta per realizzare il suo progetto di un ospedale a Milano (il San Raffaele). Nel suo intervento a Lavagno il prete manager ha affermato: “Io sono il figlio prediletto di don Calabria, così mi ha chiamato mille volte.”

Gli amministratori di Lavagno, timorati di Dio, non si sono opposti ed hanno modificato il piano regolatore trasformando l'area da zona E1, vincolata a parco collinare, in area servizi, aprendo di fatto le porta al progettato ospedale. L'area è già inquinata dal traffico della statale, dell'autostrada, della complanare, con difficoltà nei centri abitati di Vago e di S. Martino. Niente paura. Rincariamo la dose. Il progetto prevede la costruzione di 3,5 chilometri di nuove strade. Sua Sanità decide dei valori ambientali e urbanistici e gli enti locali si adeguano. I cittadini votano, don Verzè decide. Cioè Dio.
La quinta commissione consigliare è competente per la sanità nel Veneto. I suoi componenti non sono stati invitati all'assemblea di Lavagno per la presentazione del piano della società Quo Vadis diretto a distruggere il parco collinare per costruirvi l'ospedale di don Verzè. 

Costui ha avvertito: dove arriva il San Raffaele arriva una città. Il consigliere regionale Nadir Welponer, non invitato a quel convegno, ha contestato a Sua Sanità il diritto di realizzare un centro con funzioni ospedaliere perché non previsto dalla programmazione ospedaliera, in base alla quale si stanno chiudendo numerosi ospedali pubblici. “Quello che sconcerta, ha detto Welponer , è che si pensi di realizzare un ospedale senza coinvolgere la Regione, titolare della sanità veneta.” Don Verzè aveva affermato: “Quando il Quo Vadis sarà concluso, sarà la Regione a chiederci di convenzionarsi con noi.”
Adesso "Don Verzè ha trovato i soldi per costruire la struttura sanitaria", annuncia Sardos Albertini. "Superfici, destinazioni e volumi degli edifici non sono cambiati rispetto al primo piano. Mentre è stata modificata l'architettura del complesso che adesso si inserisce nel monte di S. Giacomo più in armonia con l'ambiente circostante, senza più le torri inizialmente previste che si elevavano fuori terra".

Ma ci si chiede: cementificare 220.000 mq su una piccola collina è in armonia con l'ambiente?
Possono bastare le raccomndazioni degli enti pubblici interessati al progetto, che avevano raccomandato alla Quo Vadis di non superare i 25 m sopra il livello della campagna, "seguendo il pendio del monte"?
Don Verzè ha recentemente recuperato i contributi per rendere più scorrevole la viabilità attorno al colle di S. Giacomo. "I 12 milioni messi a disposizione dalla società autostradale nel proprio piano fiannziario per rifare la circolazione attorno a S. Giacomo non possono essere utilizzati per le vicende legate al rinnovo della concessione autostradale che coinvolge anche la comunità europea", spiega Sardos Albertini, così quei 12 milioni verranno da Veneto Strade (8 milioni) e il resto (4 milioni) dalla stessa autostrada che può gestire più facilmente una cifra meno impegnativa".
Il progetto si riferisce alla realizzazione di nuova strada, parallela all'autostrada MI-VE, che congiungerà l'ngresso della tangenziale sud a Vago alla rotonda da ricavare in via S. Giacomo di Sopra, tra la cima di S. Giacomo e il rondò delle Quattro strade.
L'altra rotatoria sarà costruita nella parte di S. Giacomo rivolta verso Casette di S. Martino B. A.
"Quo Vadis, Veneto Strade, Autostrada, Comuni di Lavagno e di S. Martino B.A. hanno già dato parere favorevole alla nuova forma di sostegno economico...(quando c'è da cementificare tutti ci guadagnano!)  "L'accordo sarà ratificato dopo le elezioni", dice Sardos Albertini.
Quo Vadis sorgerà in un'area che corrisponde a metà della superficie occupata attualmente dal S. Raffaele di Milano.

Il centro sanitario di Lavagno sarà privato, "dotato di un portale telematico, definito "ospedale virtuale", accessibile 24 h su 24 via satellite cui si collegheranno i pazienti i quali avranno la cartella clinica sul loro stato di salute sempre aggiornata", tutto questo per creare un ecomostro che dispensa microchip R-Fid, infatti i volontari che si sottoporranno ai test indosseranno un bracciale, una maglietta, un microchip, che registreranno ovunque si spostino, pressione venosa, arteriosa, equilibrio metabolico e temperatura corporea, in fondo bisogna cominciare così se vogliono impiantare un microchip a tutta la popolazione allo scopo di controllarla!

Fonti:
1) http://www.larena.it/
2) http://spazioinwind.libero.it/

2 giugno 2009

EUROPA: LA MACCHINA ANTIDEMOCRATICA

di Raf Jespers

L’Unione Europea che pretende di essere uno spazio «di libertà, sicurezza e diritti», un paradiso democratico per circa 500 milioni di cittadini, è piuttosto vista da questi stessi cittadini come un organo burocratico lontano, da qualche parte «a Bruxelles» dove tutte le decisioni sono prese senza essere concordate. Inoltre, l’Europa è impegnata a introdurre con discrezione pericolose agenzie di Stato nei settori della polizia e della giustizia.

Organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo, giuristi e avvocati mettono in guardia sulle pratiche dell’Unione Europea che potrebbero mettere in pericolo i diritti e le libertà dei cittadini, oltre che minare lo stato di diritto. Queste pericolose evoluzioni antidemocratiche sono appena conosciute e ancor meno sono oggetto di dibattito. A torto.
Come ristabilire maggior democrazia?

Il Trattato di Lisbona imposto a 500 milioni di cittadini europei…

La Costituzione Europea non è passata perché il 54,8% della popolazione in Francia e il 61,6% nei Paesi Bassi hanno votato contro al referendum. Due anni più tardi, questa Costituzione è stata oggetto di una revisione come Trattato di Lisbona. Un nome diverso ma quasi lo stesso contenuto. Solo gli irlandesi hanno potuto pronunciarsi in un referendum, gli altri 26 paesi membri dell’Unione non hanno assunto il rischio di consultare i loro cittadini. Il Trattato è stato respinto dal 53,4% degli irlandesi. Ma l’Unione Europea non si rassegna entro il prossimo autunno farà mandare giù agli irlandesi un nuovo referendum e saranno obbligati a votare sì.

…stop al Trattato di Lisbona

Il Trattato di Lisbona è in realtà una sorta di Costituzione che stabilisce una politica neoliberale, antisociale, antidemocratica e belligerante. Pone le basi per una politica europea che, nel corso dei prossimi venti anni, influenzerà considerevolmente la vita di tutti i cittadini europei. Ciascun europeo dovrebbe avere il diritto di esprimere la propria opinione con un referendum. È necessario porre termine al processo di ratifica. Il ricatto esercitato verso il popolo irlandese deve finire.

Un Parlamento Europeo (PE) con potere limitato…

Dal 70% all’80% delle leggi adottate in Belgio e negli altri Stati membri sono decise dall’Unione Europea. Il potere dei parlamenti nazionali è di conseguenza notevolmente minato. Ma anche il potere del Parlamento Europeo è limitato. Infatti non può prendere nessuna iniziativa sui progetti di legge, solo la Commissione Europea può farlo. Le proposte di legge sono alle volte dettate alla Commissione dai lobbisti di Bruxelles (circa 20.000). Un Parlamento che non è autorizzato a proporre leggi non è un Parlamento democratico. Inoltre, il PE non può emanare una legge se non viene approvata anche dal Consiglio dei Ministri, questo processo è chiamato «procedura di codecisione». Il Consiglio che ha potere esecutivo assume in questo modo potere legislativo.
La separazione dei poteri?
Dimenticatela. In un insieme di materie (fiscalità, affari esteri…), il Parlamento Eeuropeo non dispone di nessuna competenza.

… il potere legislativo unicamente al Parlamento europeo

Se è vero che il Trattato di Lisbona assegna maggiori competenze al PE e ai parlamenti nazionali, non apporta alcuna modifica ai meccanismi antidemocratici di base che reggono il processo decisionale. Se il Trattato verrà votato, l’Europa non sarà quindi più democratica. Perché sia veramente democratica, sarebbe necessario che il Parlamento europeo esercitasse autonomamente il potere legislativo in Europa (e che non lo condivida con il Consiglio), che sia competente in tutte le materie europee e che possa presentare proposte di legge. Questo perché il Parlamento Europeo è, in fin dei conti, l’unica istituzione dell’Unione Europea a essere direttamente eletta dai cittadini.

La Corte di Giustizia Europea, il cane da guardia di un’Europa neoliberale…

Nel 2007, la Corte di Giustizia Europea, per quanto riguarda i processi Laval e Viking (*), ha decretato che il diritto allo sciopero e il diritto alla parità di salario per i lavoratori stranieri sottostanno alle quattro libertà di mercato: libera circolazione di beni, di capitali, di persone e di servizi. La Corte Europea appoggia quindi la concorrenza sfrenata e gli attacchi dell’UE contro i diritti dei lavoratori.

…stop agli attacchi contro i diritti sociali e sindacali

I diritti sociali (diritto al lavoro, diritto a un salario decente) e i diritti sindacali (diritto allo sciopero, diritto alla libertà di espressione) devono essere prioritari rispetto alle libertà di mercato. Nessun tribunale, anche europeo, non può non cambiare questi principi. Le conquiste sociali devono essere rispettate all’interno degli Stati membri dell’UE ed estese anche ai lavoratori stranieri.

L’Europa prepara uno Stato-poliziotto autoritario …

In nome della lotta contro il terrorismo e il radicalismo, la UE ha introdotto nel corso degli ultimi anni delle leggi penali molto pericolose. Così, chiunque «si oppone a una decisione delle autorità» o «vuole cambiare la struttura della società» può essere etichettato come terrorista. Le opinioni radicali sono passibili di pena. Con la direttiva «sulla conservazione dei dati», la UE intende mettere il traffico di Internet e le e-mail di tutti i cittadini sotto il controllo dei servizi di polizia e sicurezza. Con Europol, Eurojust, Cepol (centro di formazione della polizia), i capi della Task Force della polizia, la Gendarmeria europea, Frontex (controllo delle frontiere) e le decine di banche dati (SIS, VIS, Eurodac), la UE sta realizzando un apparato di polizia e di repressione totalmente incontrollato per il quale ciascun cittadino diviene sospetto e deve essere controllato.

…rispetto dei diritti e delle libertà dei cittadini

È necessario porre fine allo stato di emergenza dichiarato dopo l’11 settembre. Certo, bisogna proteggere le persone dal terrorismo, ma questo non deve diventare un pretesto per minare i loro diritti e le loro libertà. Lo Stato può limitare le libertà solo dei cittadini che commettono delitti o sui quali pesano seri sospetti. Niente giustifica un controllo di tutti i cittadini senza distinzione. In uno Stato democratico sono i cittadini che controllano lo Stato e non il contrario. Sono indispensabili misure urgenti che garantiscano un maggiore controllo democratico sui servizi di polizia e di sicurezza europei, un controllo che potrebbe essere esercitato dai membri eletti del Parlamento europeo, per esempio.

Fonte: http://www.ptb.be/hebdomadaire/article/elections-europeennes-3-leurope-cette-machine-antidemocratique.html

Traduzione del Centro di Cultura e Documentazione Popolare per www.resistenze.org

1 giugno 2009

LA GUERRA AL TERRORISMO E AI DIRITTI UMANI PUO' CONTINUARE...

di Ferdinando Calda

Sotto l’amministrazione del guerrafondaio Bush eravamo abituati alle periodiche rivelazioni della stampa su testimonianze e documenti, sfuggiti alla censura presidenziale, che raccontavano i crimini dei soldati Usa in Iraq e Afghanistan. Una volta eletto, il nuovo inquilino della Casa Bianca, il democratico Barack Obama, aveva promesso un’inversione di tendenza, ma dopo pochi mesi assistiamo all’ennesimo dejavù.

Questa volta è il Daily Telegraph a rivelare il contenuto di alcune foto che raccontano soprusi e abusi sessuali ai danni dei detenuti di Abu Graib. Nelle immagini si vedrebbero, tra le altre cose, un soldato americano che stupra una prigioniera, un interprete che violenta un ragazzo, violenze sessuali praticate con oggetti vari, fra cui un manganello, del filo elettrico e un tubo fosforescente. E ancora, una donna a cui vengono strappati i vestiti perché mostri il seno. Foto che Obama aveva vietato di pubblicare, facendo marcia indietro su una sua precedente decisione.

Ad aprile scorso, infatti, un’associazione per i diritti umani, l’American Civil Liberties Union, vinse una causa nella quale si chiedeva la pubblicazione di documenti e foto riguardanti gli abusi sui detenuti nelle carceri segrete della Cia. In quell’occasione, Obama annunciò con enfasi che avrebbe acconsentito alla richiesta del tribunale e fece pubblicare alcuni memorandum che descrivevano i duri metodi di interrogatorio attuati dagli agenti della Cia. In realtà si trattava di informazioni già note alla stampa (come l’utilizzo del famigerato waterboarding o il ricorso alla privazione del sonno) e, ad ogni modo, Obama si affrettò a garantire l’immunità a tutti gli agenti della Cia implicati nelle torture. Tuttavia il presidente presentò la sua decisione come il segno tangibile di un cambiamento rispetto all’amministrazione Bush.

Ben presto, però, Obama ha ceduto alle pressioni dei vertici militari e ha vietato la pubblicazione di foto che, a suo dire, avrebbero messo in pericolo la sicurezza delle truppe statunitensi.
“Queste foto – racconta al Daily Telegraph l’ex generale Antonio Taguba, ritiratosi dall’esercito statunitense nel 2007 – mostrano torture, abusi, stupri ed ogni tipo di atti indecenti”. Nel difendere la decisione di Obama di vietarne la pubblicazione, il militare, che nel 2004 condusse un’inchiesta su quanto accaduto nel carcere di Abu Graib, afferma che “la sola descrizione del contenuto delle foto è abbastanza orribile, credetemi”. Le foto riguardano fatti commessi ad Abu Graib, ma anche in altre sei carceri della Cia. Strutture che Obama ha già deciso che continueranno a servire per “detenere le persone a breve termine”.
La guerra al terrorismo (e ai diritti umani) può continuare.

Fonte: Rinascita.info
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