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2 maggio 2017
Le ONG nel business del microcredito ai migranti
Dopo le dichiarazioni del vicepresidente della Camera ed esponente del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, sulle responsabilità delle Organizzazioni Non Governative nel traffico di migranti, sono immediatamente cominciate sui media le esegesi alternative sul documento dell’agenzia europea Frontex che aveva dato origine a quelle stesse dichiarazioni. La parola d’ordine è “minimizzare”, ricondurre il rapporto Frontex al rango di lamentela per le inevitabili agevolazioni per il traffico di migranti che l’attività “umanitaria” delle ONG involontariamente determinerebbe. In questo senso si esprime, ad esempio, il quotidiano “La Repubblica”.
Nulla di più prevedibile di questa levata di scudi dei media a favore delle ONG, se si considera che le stesse ONG, le fondazioni ed in genere il settore del cosiddetto “non profit” (ovvero della non tassazione), con il loro imperialismo “umanitario” svolgono un ruolo decisivo, e complementare al ruolo delle multinazionali, sia nella circolazione internazionale dei capitali, sia nella destabilizzazione dei Paesi attraversati da quella circolazione. L’ultima “manovrina” del governo Gentiloni riconferma tra i suoi provvedimenti persino una “immunizzazione” dall’IVA già decisa lo scorso anno a beneficio delle ONG; ciò a riprova del potere lobbistico del “non profit” ad alibi umanitario.
Nulla di più prevedibile di questa levata di scudi dei media a favore delle ONG, se si considera che le stesse ONG, le fondazioni ed in genere il settore del cosiddetto “non profit” (ovvero della non tassazione), con il loro imperialismo “umanitario” svolgono un ruolo decisivo, e complementare al ruolo delle multinazionali, sia nella circolazione internazionale dei capitali, sia nella destabilizzazione dei Paesi attraversati da quella circolazione. L’ultima “manovrina” del governo Gentiloni riconferma tra i suoi provvedimenti persino una “immunizzazione” dall’IVA già decisa lo scorso anno a beneficio delle ONG; ciò a riprova del potere lobbistico del “non profit” ad alibi umanitario.
28 aprile 2017
Un Blogger ultra-€uro all’origine della fake news sulle ONG ?
Anatomia di un meme tossico. Da dove viene e come destrutturare una narrazione infamante senza prove sui soccorsi in mare...
Nessuna prova, ma la narrazione tossica delle organizzazioni umanitarie trasformate in «taxi» dai trafficanti di esseri umani continua a farsi largo. Il bostoniano Dan Dennett, uno dei più importanti filosofi cognitivi viventi, che molto ha da dire sul meccanismo delle fake news, lo definirebbe «un meme aggressivo». Per destrutturarlo bisogna trovarne la fonte o le fonti.
BLOGGER Come ha ammesso Nicola La Torre, presidente della commissione Difesa del Senato nella prolusione all’audizione – registrata e reperibile sul sito di Palazzo Madama – del direttore dell’agenzia Frontex Fabrice Leggeri, più che inchieste giornalistiche si parte da «blogger». In effetti Leggeri stesso non ha saputo circostanziare le sue accuse alle ong se non citando indistinti «racconti di migranti durante i nostri debriefing».
Neanche scartabellando il rapporto dell’agenzia europea per la sorveglianza delle frontiere Risk Analysis 2017, pubblicato a metà febbraio, si trova alcun riferimento preciso su eventuali contatti tra le navi delle ong e i contrabbandieri in Libia.
9 aprile 2017
Non è Che Per Caso, Trump e Putin hanno Scherzato?
Non so voi ma a me comincia a sorgere il leggerissimo sospetto che si sia trattato di un macabro teatro, purtroppo con morti veri.
Vi propongo una versione alternativa dei fatti:
Vi propongo una versione alternativa dei fatti:
- A Ibdil e Hana c’è una sacca di “ribelli moderati” ovvero mercenari ed esaltati finanziati da Arabia Saudita, Quatar forse Turchia e Stati Uniti (almeno fino a poco tempo fa). Stanno perdendo sono circondati e bombardati anche dall’aviazione Siriana oltre che da quella Russa.
- L’attacco coi gas è una orrenda messa in scena da parte dei ribelli stessi che per certo hanno gas letale nelle loro mani, ma non gas nervino. Ci ammazzano circa 80 civili tra cui 30 bambini e danno la colpa al regime mettendo i corpi proprio dove le armi convenzionali di Assad e dei Russi hanno colpito. Sul luogo le “solite” infallibili ONG e fonti “imparzali” danno per certo l’attacco col gas nervino. La versione comincia oggi, Sabato 8 Aprile, a non stare più in piedi, intanto i soccorritori si sono fatti fotografare in abiti inadatti per un micidiale gas nervino e poi una testata al gas nervino è di almeno 500kg, avrebbe ammazzato migliaia di persone, non la chiamano arma di distruzione di massa per scherzo
- Israele, Turchia e l’Unione Europea, quasi tutte condannano e invocano l’intervento militare.
23 marzo 2017
La U€ favotrisce Monsanto: Vergognoso rapporto sul Glifosato
Seguendo quanto già fatto dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), anche l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) ha respinto l’evidenza scientifica che mostrava che il controverso diserbante chiamato glifosato potrebbe essere cancerogeno.
Le valutazioni dell’Agenzia, pubblicate mercoledì, potrebbero spianare la strada a un rinnovo di 15 anni dell’autorizzazione concessa dalla UE all’uso di uno dei diserbanti più diffusi al mondo, che l’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva classificato come “probabile” causa di cancro.
Per arrivare alla sua conclusione, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche ha rifiutato lampanti prove scientifiche raccolte in laboratorio sugli animali, ha ignorato gli avvertimenti lanciati da oltre 90 ricercatori indipendenti, e si è basata su studi non pubblicati commissionati dagli stessi produttori di glifosato — così ammonisce Greenpeace.
Il direttore dell’unità europea di Greenpeace per la politica alimentare, Franziska Achterberg, ha detto: “L’Agenzia si è spinta molto in là nel momento in cui ha rifiutato tutte le prove che il glifosato potrebbe causare il cancro: le ha nascoste come la polvere sotto il tappeto.
Le valutazioni dell’Agenzia, pubblicate mercoledì, potrebbero spianare la strada a un rinnovo di 15 anni dell’autorizzazione concessa dalla UE all’uso di uno dei diserbanti più diffusi al mondo, che l’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva classificato come “probabile” causa di cancro.
Per arrivare alla sua conclusione, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche ha rifiutato lampanti prove scientifiche raccolte in laboratorio sugli animali, ha ignorato gli avvertimenti lanciati da oltre 90 ricercatori indipendenti, e si è basata su studi non pubblicati commissionati dagli stessi produttori di glifosato — così ammonisce Greenpeace.
Il direttore dell’unità europea di Greenpeace per la politica alimentare, Franziska Achterberg, ha detto: “L’Agenzia si è spinta molto in là nel momento in cui ha rifiutato tutte le prove che il glifosato potrebbe causare il cancro: le ha nascoste come la polvere sotto il tappeto.
16 gennaio 2017
Tunisia: 6 anni dopo una quasi-rivoluzione, un interregno che non finisce mai
6 anni non sono nulla quando si hanno 90 anni. Ma quando se ne hanno tra i 20 e i 30, è molto. Sei anni fa, il popolo tunisino ha visto sfuggire un dittatore di basso rilievo che l'ambasciata degli Stati Uniti ha fatto evacuare per un esilio dorato, all'ombra delle torri di perforazione saudite. Quella che i media europei si sono affrettati a battezzare stupidamente "Rivoluzione dei gelsomini" (espressione che mai sarebbe venuta in mente ai tunisini) rapidamente ha emanato odore di putrefazione. I politicanti hanno abilmente ripreso le redini e hanno architettato una via d'uscita nel più puro spirito del Gattopardo: "Cambieremo tutto affinché nulla cambi".
Il risultato è schiacciante: la Tunisia è governata da una coalizione di furfanti che come maiali hanno condiviso le briciole di torta stantia lasciando cadere molto poco nelle mani della gente comune. I carnefici e le loro vittime di ieri hanno realizzato un compromesso storico, distribuendosi cariche e prebende. Le speranze che si erano risvegliate nei giorni di dicembre 2010-gennaio 2011 - "Pane, libertà, dignità nazionale" - si sono dimostrate folli. Si sono insediate la delusione, la depressione, e la disperazione. Ogni giorno un tunisino si suicida. Altre migliaia hanno preso la via del glorioso suicidio, tra la Libia e la Siria. I più ragionevoli e meglio attrezzati organizzano un'emigrazione legale per studio o per "affari", quelli astuti vanno alla mangiatoia dei sussidi: ci sono così tante persone ricche che vogliono il meglio per noi! Fondazioni tedesche, svedesi, svizzere, statunitensi, giapponesi, del Qatar, austriache, e così via: oggi, almeno 50.000 tunisini/e ricevono uno stipendio da una fondazione, ONG o OMG (un'organizzazione molto governativa) straniera. Per qualche milione di euro, "esse" sono venute a pacificare gran parte dell'ala giovanile che aveva fatto - o seguito su facebook - questa famosa quasi-rivoluzione. Il potere è dove ci sono le casseforti e non nei ministeri o per strada.
Il risultato è schiacciante: la Tunisia è governata da una coalizione di furfanti che come maiali hanno condiviso le briciole di torta stantia lasciando cadere molto poco nelle mani della gente comune. I carnefici e le loro vittime di ieri hanno realizzato un compromesso storico, distribuendosi cariche e prebende. Le speranze che si erano risvegliate nei giorni di dicembre 2010-gennaio 2011 - "Pane, libertà, dignità nazionale" - si sono dimostrate folli. Si sono insediate la delusione, la depressione, e la disperazione. Ogni giorno un tunisino si suicida. Altre migliaia hanno preso la via del glorioso suicidio, tra la Libia e la Siria. I più ragionevoli e meglio attrezzati organizzano un'emigrazione legale per studio o per "affari", quelli astuti vanno alla mangiatoia dei sussidi: ci sono così tante persone ricche che vogliono il meglio per noi! Fondazioni tedesche, svedesi, svizzere, statunitensi, giapponesi, del Qatar, austriache, e così via: oggi, almeno 50.000 tunisini/e ricevono uno stipendio da una fondazione, ONG o OMG (un'organizzazione molto governativa) straniera. Per qualche milione di euro, "esse" sono venute a pacificare gran parte dell'ala giovanile che aveva fatto - o seguito su facebook - questa famosa quasi-rivoluzione. Il potere è dove ci sono le casseforti e non nei ministeri o per strada.
5 ottobre 2016
Avaaz esce allo scoperto contro la Siria
”E’ ora di dire basta …assieme possiamo convincere Obama, Renzi e tutti i leader internazionali che è ora di rispondere al terrore di Assad e di Putin …che i cittadini di tutto il mondo pretendano una “no fly zone”, una zona dove non possano più volare i bombardieri, per proteggere i civili … stare senza far niente è la cosa peggiore…firma per chiedere subito una “no-fly zone…se ci fossero i nostri figli sotto le bombe cosa vorremmo che facesse il mondo ?”
Avaaz, una delle tante ong dello speculatore finanziario George Soros, esce prontamente allo scoperto proprio quando i jihadisti e con essi gli Stati Uniti sono in gran difficoltà. Una no-fly zone per chi difende l’indipendenza dello stato. Una no-fly zone per permettere ai bombardieri statunitensi ed inglesi di colpire l’esercito siriano e favorire la reazione belluina dei jihadisti. Aleppo est dove i terroristi asserragliati resistono, facendosi forte della popolazione usata come scudo umano, grazie ai massici aiuti in armamenti e vettovaglie che arrivano dagli “amici della Siria”, cioè da coloro che con violenza, terrore e menzogne assediano da più di cinque anni uno stato sovrano.
Avaaz, una delle tante ong dello speculatore finanziario George Soros, esce prontamente allo scoperto proprio quando i jihadisti e con essi gli Stati Uniti sono in gran difficoltà. Una no-fly zone per chi difende l’indipendenza dello stato. Una no-fly zone per permettere ai bombardieri statunitensi ed inglesi di colpire l’esercito siriano e favorire la reazione belluina dei jihadisti. Aleppo est dove i terroristi asserragliati resistono, facendosi forte della popolazione usata come scudo umano, grazie ai massici aiuti in armamenti e vettovaglie che arrivano dagli “amici della Siria”, cioè da coloro che con violenza, terrore e menzogne assediano da più di cinque anni uno stato sovrano.
30 marzo 2016
La narrazione che ha ucciso il popolo siriano
Secondo la Commissione Internazionale Indipendente delle Nazioni Unite, incaricata di indagare sulla Siria, il bilancio delle vittime fra le forze governative siriane era di 2.569 entro marzo 2012, il primo anno del conflitto. A quel tempo, le Nazioni Unite stimano a 5.000 il totale delle vittime di violenza politica in Siria.
Queste cifre danno un quadro completamente diverso degli eventi in Siria. Decisamente non era il conflitto dipinto nei nostri titoli -se non altro, la ‘parità’ di morti da entrambe le parti suggerisce che il governo usò una forza ‘proporzionale’ nel contrastare la violenza.
Queste cifre danno un quadro completamente diverso degli eventi in Siria. Decisamente non era il conflitto dipinto nei nostri titoli -se non altro, la ‘parità’ di morti da entrambe le parti suggerisce che il governo usò una forza ‘proporzionale’ nel contrastare la violenza.
9 febbraio 2016
Tunisia: “Abbiamo perso le nostre illusioni, i nostri sogni sono realistiˮ
Rym Ben Fraj, 31 anni, è tunisina, blogger, traduttrice, editrice, diplomata precaria, membro della rete di traduttori Tlaxcala. Lavora come giornalista freelance. La ringrazio per aver risposto alle nostre domande.
Milena Rampoldi: Quali sono i problemi principali della nuova generazione in Tunisia?
Rym Ben Fraj: La marginalizzazione economica, sociale e dunque politica e culturale.
La gioventù che ha fatto la rivoluzione non ha alcuna rappresentanza in parlamento o al governo. Ci sono almeno 250.000 diplomati disoccupati.
In certe regioni la disoccupazione raggiunge l’80% dei giovani.
La sola alternativa possibile – l’immigrazione clandestina – viene resa impossibile dal muro elettronico di Frontex nel Mediterraneo.
I giovani che si rifiutano di farsi reclutare dallo Stato Islamico non hanno più altro obiettivo che la rivolta.
Ma anche se organizzano una rivolta, lo stato non è in grado di soddisfare le loro rivendicazioni: una delle condizioni poste dalla Banca mondiale per i crediti concessi alla Tunisia consiste nel blocco delle nuove assunzioni nel settore pubblico.
Milena Rampoldi: Quali sono i problemi principali della nuova generazione in Tunisia?
Rym Ben Fraj: La marginalizzazione economica, sociale e dunque politica e culturale.
La gioventù che ha fatto la rivoluzione non ha alcuna rappresentanza in parlamento o al governo. Ci sono almeno 250.000 diplomati disoccupati.
In certe regioni la disoccupazione raggiunge l’80% dei giovani.
La sola alternativa possibile – l’immigrazione clandestina – viene resa impossibile dal muro elettronico di Frontex nel Mediterraneo.
I giovani che si rifiutano di farsi reclutare dallo Stato Islamico non hanno più altro obiettivo che la rivolta.
Ma anche se organizzano una rivolta, lo stato non è in grado di soddisfare le loro rivendicazioni: una delle condizioni poste dalla Banca mondiale per i crediti concessi alla Tunisia consiste nel blocco delle nuove assunzioni nel settore pubblico.
12 novembre 2015
"Prima vennero per i centesimi..." nella guerra al contante
Avanza su tutti i fronti la guerra al denaro contante. Una regione che ha riempito le testate giornalistiche con la sua guerra contro il denaro liquido è la Scandinavia. La Svezia è stata il primo paese a convincere i suoi cittadini – vere e proprie cavie – a partecipare volontariamente ad un esperimento economico alquanto distopico: tassi di interesse negativi in una società senza più valuta materiale. Come riporta il Credit Suisse: “Dovunque vai e qualsiasi cosa tu voglia acquistare, trovi dappertutto cartelli con scritto “Vi hanterar ej kontanter” (“Non accettiamo contanti”).
Che si tratti di vin brulé al mercatino di Natale o di una birra al bar, anche il più piccolo degli acquisti avviene in modo elettronico. Anche i venditori di giornali e riviste ambulanti Faktum e Situation Stockholm ora si sono dotati di posse per carte di credito.
Stessa situazione la troviamo anche in Danimarca, dove quasi il 40% delle transazioni avviene con MobilePay, un’applicazione della Danske Bank che consente di effettuare qualsiasi pagamento tramite smartphone. Con un numero sempre crescente di gestori che non accettano più il denaro contante, una società senza più contante “non è più un’illusione, ma una visione che si può realizzare in un termine temporale piuttosto ragionevole”, sostiene Michael Busk-Jepsen, direttore esecutivo dell’Associazione Bancaria Danese.
Che si tratti di vin brulé al mercatino di Natale o di una birra al bar, anche il più piccolo degli acquisti avviene in modo elettronico. Anche i venditori di giornali e riviste ambulanti Faktum e Situation Stockholm ora si sono dotati di posse per carte di credito.
Stessa situazione la troviamo anche in Danimarca, dove quasi il 40% delle transazioni avviene con MobilePay, un’applicazione della Danske Bank che consente di effettuare qualsiasi pagamento tramite smartphone. Con un numero sempre crescente di gestori che non accettano più il denaro contante, una società senza più contante “non è più un’illusione, ma una visione che si può realizzare in un termine temporale piuttosto ragionevole”, sostiene Michael Busk-Jepsen, direttore esecutivo dell’Associazione Bancaria Danese.
2 settembre 2015
31 organizzazioni internazionali condannano un ondata di demolizioni di case palestinesi da parte degli Israeliani
Ondata di demolizioni in Cisgiordania. La scorsa settimana, l’esercito israeliano ha distrutto almeno 63 case e strutture finanziate con fondi internazionali, lasciando 132 persone, di cui 82 bambini, senza tetto. La notizia e la condanna arriva da organizzazioni umanitarie, che hanno reso noto questo bilancio.
È questo il bilancio dell’ultima ondata di demolizioni del governo israeliano, la peggiore degli ultimi tre anni, che la scorsa settimana ha investito dieci comunità palestinesi dell’Area C della Cisgiordania. Tra gli edifici demoliti, anche 12 strutture finanziate e costruite per necessità umanitarie, tra cui un pannello solare, una latrina portatile, alcuni recinti per animali e delle tende finanziate dall’Unione Europea. La denuncia arriva da 31 organizzazioni umanitarie internazionali che, alla luce dei dati forniti dall’agenzia Ocha delle Nazioni Unite, chiedono ai leader mondiali di adottare misure urgenti per fermare le demolizioni in corso e dichiarare il governo di Israele responsabile per la distruzione indiscriminata di proprietà palestinesi e dei progetti finanziati da aiuti internazionali nel territorio occupato della Cisgiordania.
È questo il bilancio dell’ultima ondata di demolizioni del governo israeliano, la peggiore degli ultimi tre anni, che la scorsa settimana ha investito dieci comunità palestinesi dell’Area C della Cisgiordania. Tra gli edifici demoliti, anche 12 strutture finanziate e costruite per necessità umanitarie, tra cui un pannello solare, una latrina portatile, alcuni recinti per animali e delle tende finanziate dall’Unione Europea. La denuncia arriva da 31 organizzazioni umanitarie internazionali che, alla luce dei dati forniti dall’agenzia Ocha delle Nazioni Unite, chiedono ai leader mondiali di adottare misure urgenti per fermare le demolizioni in corso e dichiarare il governo di Israele responsabile per la distruzione indiscriminata di proprietà palestinesi e dei progetti finanziati da aiuti internazionali nel territorio occupato della Cisgiordania.
3 febbraio 2015
Haiti: A 5 anni dal terremoto la ricostruzione fraudolenta sotto occupazione militare
Nel
2014, quasi cinque anni dopo il devastante terremoto, numerose proteste di massa si sono svolte contro l'occupazione delle Nazioni Unite (MINUSTAH), per la partenza del presidente haitiano Michel Martelly e il primo ministro Laurent Lamothe. Quest'ultimo infine si è dimesso nel dicembre 2014. Questi eventi non hanno avuto nessuna menzione dai media mainstream. Perché?
Quando le proteste anti-governative si verificano in un paese che non è guidato da un alleato degli Stati Uniti, vi è un'ampia copertura. Gli attuali leader di Haiti sono "adatti" per i leader occidentali, in
particolare per gli Stati Uniti, perché in realtà, sono loro che scelgono i
leader del paese, non il popolo di Haiti.
Di Julie Lévesque
Mondialisation
Di Julie Lévesque
Mondialisation
Il 12 gennaio, c'è stato 5° anniversario del devastante terremoto, ma le principali questioni e problemi strutturali non sono, né saranno affrontati o, nella migliore delle ipotesi, saranno presentati in un modo che sostiene la nozione fuorviante del fardello dell'uomo bianco. "Haiti ha bisogno di aiuto". "E' davvero il caso? E di che tipo di aiuto stiamo parlando?
"Gli aiuti internazionali" sono solo uno strumento capitalistico imperiale
progettato per mantenere il Sud prigioniero delle disastrose politiche
neoliberiste del Nord, che ostacolano un vero sviluppo e per impedire la
sovranità economica e politica del Sud.
Dove finiscono i soldi degli aiuti? Nelle stesse tasche di coloro che pretendono di donare. Haiti è probabilmente il miglior esempio della vera truffa degli aiuti internazionali.
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