tag:blogger.com,1999:blog-5875560296867672703.post1300775756265793264..comments2024-03-18T14:44:32.226+01:00Comments on VOCI DALLA STRADA: IL ROMANZO DI UN DELITTO DI VERITA’ (2/4)Alba Kanhttp://www.blogger.com/profile/15848946429742006760noreply@blogger.comBlogger1125tag:blogger.com,1999:blog-5875560296867672703.post-43179644242575618522011-11-03T21:02:09.058+01:002011-11-03T21:02:09.058+01:00Petrolio era un grande progetto d’opera, previsto ...Petrolio era un grande progetto d’opera, previsto in duemila pagine, di cui ci restano 522 cartelle; mettiamoci altri due o tre anni di lavoro, che uscisse nel 1978, dopo la tragedia patita da Aldo Moro. Lo apriamo, leggiamo: “La bomba è fatta scoppiare: un centinaio di persone muoiono, i loro cadaveri restano sparsi e ammucchiati in un mare di sangue, che inonda, tra brandelli di carne, banchine e binari. (...) La bomba viene messa alla stazione di Bologna. La strage viene descritta come una ‘Visione’”. Da pagina 542 a pagina 546, edizione Einaudi 1992, saltiamo all’indietro, alle pagine 117-18, dove si parla della guerra del petrolio tra Cefis (Fanfani, fisicamente) e Monti (Andreotti, fisicamente). Pubblico, privato, potere, economia politica delle stragi. E Cefis, Eugenio Cefis, viene ribattezzato nella finzione romanzesca Aldo Troya, che “sta per essere fatto presidente dell’Eni: e ciò implica la soppressione del suo predecessore (caso Mattei, cronologicamente spostato in avanti)”. <br /><br />Cosa sarebbe successo nell’Italia (e nel mondo, date le immancabili traduzioni all’estero) del 1978, alla lettura di queste pagine? E perché, ancora, tanta sordità storica? Quelle prove e quegli indizi che, nel famoso articolo poi ripreso negli Scritti corsari (1975), Pasolini dice di non possedere, li sta raccogliendo nel romanzo: Io so. Da quel 14 novembre 1974, quando esce Il romanzo delle stragi (che il Corriere pubblica col titolo Che cos’è questo golpe?), una settimana dopo l’incriminazione dei vertici del Sismi, il servizio segreto militare, per il fallito golpe Borghese dell’8 dicembre 1970, Pasolini viene lasciato solo come un cane, in attesa che si chiudano i conti col suo dire. <br /><br />Come in un’orazione di Cicerone o nel teatro di Shakespeare, ecco l’anafora di denuncia del sapere poetico-politico che inchioda i responsabili, gli esecutori materiali, i vertici dei potenti, del Palazzo e del Cane a sei zampe, i fascisti e i neofascisti, che hanno prodotto e gestito le varie fasi di azione e di depistaggio delle stragi in Italia, da Milano a Brescia a Bologna, dal 1969 al 1974, con la complicità dei servizi segreti italiani e stranieri e della mafia. Il testimone-giornalista si affianca all’intellettuale-detective e allo scrittore-romanziere; la sintesi tra il testimone e il romanziere è operata dall’intellettuale, che riflette sul “blocco politico economico” dello stragismo, e che agisce come un investigatore dei delitti collettivi, attestando la continuità del reato di strage: il delitto Mattei, le due fasi stragiste, anticomunista e antifascista, da addossare agli opposti estremismi, prima agli anarchici e poi ai fascisti, per disfarsene dopo averli usati. Pasolini sta continuando da solo la controinchiesta collettiva sulla “Strage di Stato” (edita da Samonà e Savelli, 1970-71).Anonymousnoreply@blogger.com