4 luglio 2009

HONDURAS DA ARMARE: Quello Che Non Raccontano Gli Autori Della Telenovela "Democratica"

Completando la scacchiera...

di Manuel Freytas

In nome di Chavez e del resto dei 34 dirigenti politici che (di sinistra o di destra) amministrano i governi per Washington e le transazionali in America Latina, la OEA, il “Ministero delle Colonie” (condannato come strumento “imperialista” da Cuba, Chavez e la sinistra) arriverà in Honduras per intimare il governo golpista di reintegrare Manuel Zelaya, un proprietario terriero “progressita” nel governo. Vediamo come si armano e si disarmano le parti della telenovela imperiale capitalista.

La trama finale della telenovela con il golpe bananiero si sviluppa in Honduras, una letterale ed effettiva “base terreste” dell’Impero nordamericano nel centro America, dove i golpisti condividono l’aria e il paesaggio con l’esercito statunitense, dal quali dipende l’esercito e la polizia dell' Honduras, che agiscono naturalmente (nei fatti) come un’unità operativa del Comando Sud.

Per capire la trama della telenovela caraibica, dobbiamo fare un po’ di controinformazione strategica per aggiungere ciò che manca all’argomento raccontato da Chavez e dalla sinistra “elettorale”, convertiti in una “strana coppia” di Washington e dell’UE.

C’è da segnalare che l' Honduras non è mai stato un paese democratico nè sovrano: Funzionalmente (dal punto di vista economico, politico e militare) è una colonia di Washington e una gerenza di punti centrali delle banche e transnazionali che depredano le risorse del paese.

Significa che l' Honduras non è retto da un sistema democratico definito come dibattito sociale nei piani dell’uguaglianza, ma da un “sistema democratico” inteso come una strategia di controllo e di dominio regionale che gli USA utilizzano in sostituzione del dominio militare aperto dopo la caduta della Russia e la fine delle rivoluzioni armate in America Latina.

In Honduras, come nel resto del continente latinoamericano (eccetto Cuba, per adesso) quello che esiste sono amministrazioni politiche civili (governi di “destra” e di “sinistra”) che funzionano con una struttura giuridica e politica formale del “paese democratico e sovrano”, ma in realtà hanno i loro sistemi economici-produttivi, i loro commerci esteri e i loro sistemi finanziari, egemonizzati e controllati dalle banche e corporazioni transazionali che agiscono protetti dalla pressione delle lobbie delle ambasciate USA e dell’UE.

A questo bisogna aggiungere che, in Honduras come nel resto della regione, in grado non uguale e combinato, gli eserciti, la polizia e i servizi dell’intelligence sono virtuali appendici funzionali del Comando Sud degli Stati Uniti, che hanno officine e delegazioni ufficiali in tutti gli stati militari maggiori dei paesi (oltre ad integrarli alla loro dottrina e strategia attraverso corsi formativi, di allenamento e operazioni congiunte).

Bisogna anche aggiungere che nelle 34 gerenze di enclave (governi formali) dell’America Latina, a eccezione di Cuba, il sistema economico stabilito è il sistema capitalista, con piena vigenza della proprietà privata dei mezzi di produzione, non basato nella divisione sociale ma nella legge di redditività e nella concentrazione di ricchezza in poche mani, e con il “mercato del consumo” solo disponibili per chi può pagare per i prodotti.

Nel Venezuela dove Chavez rivendica la “rivoluzione socialista” funziona completamente il sistema (livellato globalmente) della società di consumo e la struttura funzionale del sistema capitalista basato sulla proprietà privata.

Nonostante le “riforme” parziali che fa Chavez con le nazionalizzazioni e le politiche assistenziali, il Venezuela (così come Honduras e il resto dei paesi regionali) è uno stato capitalista, con proprietà privata, concentrazione della ricchezza in poche mani e “mercato del consumo “solo per chi può pagare i prodotti ( facilmente comprovabile investigando sulla struttura sociale dei ricchi e dei poveri e la crescita degli attivi degli imprenditori e delle fortune personali da quando Chavez è al potere).”

Il “programma” imperiale
In Honduras, come nel resto dell’America Latina non c’è democrazia reale per una semplice ragione: può esserci democrazia solo quando all’individuo sociale gli si dà l’opportunità di scegliere (e discernere per conoscenza e analisi) tra due opzioni alternative reali, e la democrazia imperiale presenta solo una elezione tra variabili (partiti e politici) che rappresentano la stessa cosa.

I “candidati” che si presentano alle elezioni, non hanno un progetto strategico alternativo al sistema capitalista (se lo avessero sarebbero espulsi al primo tentativo di applicarlo) si differenziano tra di essi solo per il discorso politico elettorale.

Quindi, quando prendono il potere, esercitano solo il programma (economico, politico e militare) stabilito e formalizzato imperialmente per tutta la regione.

Ad esempio (ed esclusa totalmente Cuba e parzialmente il Venezuela) tutti i governi dell’America Latina sviluppano il seguente programma livellato ed esportato dagli Stati Uniti e dall’Europa per tutta la regione:

A) A livello politico: Governi civili eletti periodicamente da elezioni e unificati da un principio che sorge chiaramente dai documenti del Dipartimento di Stato sulle sue politiche per l’America Latina:
1) La difesa illimitata del “sistema democratico” come quadro per la regolamentazione politica e sociale.
2) Programmi di lotta contro il terrorismo e il narcotraffico e il crimine organizzato, attraverso convegni e accordi economici sottoscritti con Washington e le potenze europee. (La Venezuela di Chavez, sottoscrive totalmente questo programma).

B) A livello economico: Sistemi economici-produttivi, finanziari e commerciali retti dal “libero mercato”, l’apertura illimitata dell’ economia e la “privatizzazione” anche illimitata delle strutture dello Stato (conversione dello Stato nazionale nello Stato privato). (Con “riforme” parziali e nazionalizzazioni puntuali il Venezuela di Chavez sottoscrive in linea generale a questo programma)

C) A livello militare: Inserimento livelli operativi delle forze armate, polizia e servizi dell’intelligence regionali nella strategia della “guerra contro il terrorismo” combattere il “narcotraffico” e il crimine organizzato, d’accordo coi piani operativi e ipotesi di conflitto elaborati dal Comando del Sud (Pentagono) e la CIA (intelligence USA), strumentalizzate attraverso convegni militari ed economici con Washington. (Sebbene il Venezuela di Chavez non partecipa alle “operazioni congiunte”, il suo governo sottoscrive funzionalmente a questo programma)

A livello istituzionale e sintetizzato, questo è il programma ufficiale che votano i cittadini dell’America Latina ogni volta che esercitano il diritto “democratico” di “ eleggere liberamente” nelle urne.

Finito il discorso elettorale, come è verificabile statisticamente, i governi di “sinistra” e i governi di “destra” passano ad attuare il programma capitalista imposto su scala continentale.

Quello che nasconde la telenovela “democratica”. Quelli che impulsano la farsa della restaurazione della “democrazia” e di reintegrare Zelaya al governo come espressione di “liberazione” del “popolo dell’Honduras”, omettono il seguente dettaglio:

L' Honduras non è un paese sovrano: militarmente, è un satellite delle strategie del Pentagono in Centro America ( la sua base terrestre virtuale). Economicamente, è un enclave delle banche e delle corporazioni anglo-europei associati con la oligarchia locale. Politicamente, il suo sistema politico-istituzionale (Governo, Parlamento, Corte di Giustizia, etc) c’è solo per compiere il programma imperiale-capitalista livellato per tutta la regione, aldilà di chi occupi eventualmente la carica di Presidente.

Quindi, la restituzione di Zelaya alla gerenza capitalista dell' Honduras non è nessun atto di restituzione del “sistema democratico” ma il cambio di una pedina (la restituzione di Zelaya) per un’altra ( il ritiro del governo usurpatore) dentro dello stesso sistema imperiale capitalista vigente.

Con Zelaya o con Micheletti, non cambia neanche una virgola in Honduras: Il programma è lo stesso, le banche e le transnazionali sono le stesse, il sistema di appropriazione privata della produttività e la ricchezza è lo stesso, la base militare degli Stati Uniti è la stessa, la povertà strutturale e la fame ( come emergente capitalista) sono le stesse.

Il sistema capitalista è un potere strutturale strategico (economico, militare e politico) che non cambia con presidenti che gridano “rivoluzione” da governi capitalisti, ma per mezzo di una strategia, organizzazione e i piani operativi di azione a tutti i livelli orientati a sostituire al sistema capitalista per un altro sistema.

Precisamente, quello che non fanno (nè cercano) Chavez e la sinistra “elettrice” che monta abitualmente gli spettacoli della “rivoluzione democratica” in America Latina.

Quindi, che la messa in scena del golpe bananiero e il “ritorno di Zelaya” unisca Chavez e alla sinistra “elettrice” con Washington e l' UE in uno stesso sacco di “difesa della democrazia” non è nessuna sorpresa.

Quello che sorprende, è che Cuba, l’unico santuario vivo della rivoluzione anticapitalista si presti alla farsa mediatica con la telenovela golpista creata per vendere “democrazia” imperiale per rivoluzione.

Manuel Freytas è giornalista, investigatore e analista, specialista in intelligence e comunicazione strategica.

Fonte: IAR Noticia

Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da VANESA

3 commenti:

  1. Si, va bene, ma non dimostra che

    1)Zelaya è connesso al sistema imperiale-capitalista, e le sue politiche non sono differenti da quelle di Micheletti

    2)Chavez è un burattino del sistema

    3)ogni sistema di libero mercato attuabile in america latina sarà per forza connesso all'imperialismo americano


    Ma che modo di fare il giornalista è? Solo perchè Freytas è contro il capitalismo/libero mercato ogni governo che adotta questo tipo di economia deve essere brutto, cattivo e amico degli americani?!

    Mah, che posizione intrasigente!

    RispondiElimina
  2. Già, c'è sempre da chiedersi a chi giova ogni singola situazione di questo genere.
    Istintivamente si rischia grosso causa l'educazione, stile brain washing, che ci hanno e ci propinano da almeno 1 secolo (l'indottrinamento delle masse).
    Per cui come considerare questa minaccia nord koreana che periodicamente si affaccia alla finestra?
    Saranno davvero così cattivi?
    Oppure con questo giochino si convincono i popoli occidentali che è bene aumentare sempre più le spese militari a discapito di quelle sociali?
    E in un momento di crisi finanziaria come l'attuale, dove ogni cent è oro colato, come avrebbero giustificato la sempre crescente spesa militare?
    Occorre una minaccia esterna il più brutto possibile, senza mai arrivare ovviamente all'esplosione nucleare (come guerra fredda docet).
    La storia si ripete e francamente è molto noiosa.

    PS
    Noiosa non perchè non ci sono guerre nucleari... ;->

    RispondiElimina
  3. Sembra che la parola d'ordine sia sempre di più "destabilizzare", per creare una confusione fittizia. Si usa una sorta di proprietà commutativa, dove, cambiando l'ordine dei fattori ( vari schieramenti governativi ), il prodotto non cambia ( solito imperialsmo ). Buona giornata.

    RispondiElimina

Avvertenze da leggere prima di intervenire sul blog Voci Dalla Strada

Non sono consentiti:
- messaggi pubblicitari
- messaggi con linguaggio offensivo
- messaggi che contengono turpiloquio
- messaggi con contenuto razzista o sessista
- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)