30 dicembre 2009

«L'IMPERO E' IN CONFLITTO CON I POPOLI DEL MONDO»


di Alberto Müller Rojas
Il generale Alberto Müller Rojas cha chiarito che non parla come portavoce del Partito Socialista Unito del Venezuela o del Presidente Chávez. Lo fa come referente nazionale. Per anni ha studiato le nuove dottrine di guerra. Ha scritto un documento che ha inviato a Miraflores ed il prossimo 10 dicembre darà, come ospite d’onore, una conferenza nella Forza Aerea.
Müller afferma che il conflitto in Colombia non ha un carattere binazionale. Si tratta di una crisi tra l’impero, inteso come entità che si basa sul complesso militare industriale, che non è nordamericano ma transazionale, ed il potere costituente organizzato in tutti i paesi che si oppongono a questa forma di dominazione globale.

28 dicembre 2009

GLI USA HANNO TRASFORMATO LA GIUSTIZIA IN UN AFFARE

Di Nils Christie, Direttore dell'Istituto di Criminologia dell'Universita' di Oslo. Tra i suoi libri e saggi tradotti in Italia ricordiamo "Abolire le pene" (Gruppo Abele ed.) e "Il business penitenziario - la via occidentale al gulag" (Eleuthera ed.)
intervista di Roberto Valencia
Nils Christie ha trascorso tutta la sua vita denunciando le varie politiche carcerarie che "ormai nessuno crede servano per rieducare i prigionieri". Autore di vari libri, e' diventato insieme al Prof. Louk Hulsman e a pochi altri, un referente mondiale del movimento abolizionista.


Gli Stati Uniti sono il modello da evitare. Il paese "delle liberta'" ha allo stesso tempo la percentuale piu' alta di prigionieri giacche', secondo Christie, "la Giustizia e' diventata un business".
L'Europa dovra' adesso decidere se seguire il modello nordamericano oppure optare per sistemi nei quali la prigione non abbia cosi' tanto peso.

In poche parole, cosa e' e cosa chiede l'abolizionismo?

27 dicembre 2009

WALL STREET, LA CIA E I COLPI DI STATO

di Marcelo Perez Suarez
Granma

“La bandiera segue il dollaro, i soldati la bandiera”, ha dichiarato l’ex maggior generale statunitense, Smedley D. Butler, nel suo libro “War is a Racket”. Nasceva la filosofia con la quale l’impero statunitense interveniva con la sua marina di guerra in quasi tutto il continente. Assicurava così l’incipiente espansione delle sue transnazionali in America Latina durante la prima metà del XX secolo.

24 dicembre 2009

PRIMA DI ESSERE CONSUMATORI SIAMO ESSERI UMANI

di Tu Wenwen
Focus on the Global South/Ceprid


"Perché il Primo Ministro Wen ci tiene a dire che il lavoro si relaziona con la dignità della persona?" Mi diceva un professore universitario dalla sua poltrona.
“Questo non è un momento per parlare di dignità. Il diritto alla sopravvivenza è fondamentale. E la dignità è qualcosa che verrà naturalmente, quando sarà il momento”. Ma come si può parlare di diritto alla sopravvivenza senza dignità, mi chiedo. Stringere la cintura non è qualcosa di nuovo per i cinesi. Hanno rispondendo all' appello di consumare meno alimenti durante il “disastro naturale” del 1958-1961. I contadini, in particolare, hanno stretto la cintura in vista dell' industrializzazione socialista, per permettere il trasferimento della ricchezza verso le città attraverso ciò che è stato chiamato forbice dei prezzi. Ma, questa volta succede qualcosa di insolito. Economizzarono e risparmiarono per prestare denaro al paese più ricco del mondo, ed ottenere lavori mal pagati, stimolando i consumatori di quel paese. Grazie al fallimento finanziario, c’è un fatto che comincia a farsi chiaro nella testa di molti cinesi: La Cina è il maggiore creditore degli USA, e nonostante questo i cinesi continuano ad essere poveri.

L’esportazione, l’investimento e il consumo sono stati proclamati come i tre cavalli che portano il carro della crescita cinese. I cavalli erano già malati ed il carro consumato anche prima della crisi economica. Nonostante che le importazioni hanno fatto della Cina “la fabbrica del mondo”, si tratta di una fabbrica con
stipendi magri, a scapito dei lavoratori e dell'ambiente. L’investimento ha creato strade, ferrovie e città brillanti, così come la gigantesca bolla immobiliare. Il prezzo medio delle case in relazione al reddito in Cina era di 1 a 15 nel 2007. La cifra è arrivata 1 a 23 in Beijing (Libro di Statistiche Annuali della Cina, 2008)- La maggior parte della popolazione sono osservatori che non possono condividere la prosperità delle città. Il contributo dei consumi rispetto al PIL non ha mai superato il 40%, mentre quello di India è al 60%. Le fabbriche stanno chiudendo. I migranti si muovono da e verso i popoli. Milioni di universitari sono preoccupati per i loro posti di lavoro, anche se questa non è una novità dato che i segni di problemi economici erano evidenti negli ultimi anni. Di fronte alla crisi finanziaria, quando le ombre si chiudono sull’economia cinese orientata all’estero, la domanda interna diventa fondamentale. Molti si affrettano a segnalare con orrore che il tasso di risparmio del paese è di circa il 50% più alto del mondo.

Ma non dicono che i conti di risparmio delle famiglie rappresentano appena un 30 o 40 % del totale,
mentre il resto appartiene al governo e alle aziende di proprietà dello Stato. In altre parole, la domanda di consumo insufficiente ha la sua origine dalla caduta persistente della percentuale delle entrate nazionali disponibili in mano delle famiglie (He& Cao, 2007). La ricchezza si concentra nello Stato, non nelle persone, e lo Stato usa i suoi risparmi per reinvestirli. E’ cosi che si arriva ad un PIL di due cifre. Questo mostra inoltre che la domanda interna è stata sempre spinta dall’investimento più che dal consumo. E’ vero che i cinesi tendono al risparmio e non al consumo, ma quello che succede non si può spiegare semplicemente per la “virtù tradizionale” del popolo cinese. In un paese dove lo Stato non trasferisce i benefici della crescita e non c’è una rete di sicurezza sociale, stringere la cintura sembra essere una misura ragionevole nonostante i tassi d’interesse “di fatto” negativi.

Per questo la maggior parte dei cinesi stianno semplicemente sopravvivendo, come lavoratori che producono “Made in Cina”, come osservatori che vedono le loro case dare spazio a strade e a condomini irraggiungibili, e come creditori che sono obbligati a risparmiare a nome proprio e
pagare per conto di altri. E adesso gli si chiede di essere consumatori. Forse la formula di 4 bilioni di RBM più il tasso di crescita dell’8% più i 10 settori industriali, di mano d’opera a basso costo trasformerà i cinesi in orgogliosi consumatori? La composizione dei 4 bilioni è la seguente: 38 % infrastruttura, 25% ricostruzione post-disastro, 10% costruzione per la vita urbana (cioè case popolari e riforme delle case) 9% progetti di costruzione per gli insediamenti rurali (acqua potabile, elettricità, strade) 9% miglioramento tecnologico, 4% educazione, salute e cultura e 5% protezione dell' ambiente. Ovviamente si continua col vecchio schema: convertire tutte le città in cantieri edili. Forse la differenza è che i villaggi possono avere l'aspettativa di avere le loro opere di costruzione. Oltre al rischio di esacerbare le contraddizioni esistenti strutturali dell'economia, anche se la formula funziona per stimolare l’economia, quale utilità avrebbe un tasso di crescita dell’8% senza che si risolva adeguatamente lo squilibrio tra l’investimento ed il consumo, senza che si abbandoni il PIL come l’unico grande indicatore di sviluppo, e senza che la popolazione sia considerata come esseri umani che godono di salute e di educazione di qualità? Come si può sperare che le persone consumino senza sentirsi sicure nello spendere?

In tempi di crisi è comprensibile a mantenere i tassi di investimento elevati per attutire gli effetti e stabilizzare la società
. Ma cosa si fa dopo due anni quando si sono spesi i 4 bilioni? Incoraggiare la domanda interna non è un nuovo slogan. Era stata presentata nel decimo Orientamento Quinquennale prima nel 2005. Ma semplicemente è stata la domanda d’investimento e non la domanda delle famiglie quella che è cresciuta. Se percaso, questa crisi offre una possibilità, è che lo sviluppo con tassi di crescita elevati e gli investimenti e costi elevati, non può e non deve continuare. A lungo termine si deve scommettere sul ridare ricchezza alla gente e così si potrebbe stimolare il consumo delle famiglie.

La Cina è un paese dove la metà della popolazione rurale non può accedere a servizi sanitari e quasi il 70% delle persone non hanno la pensione
. E’ la terza economia del mondo, ma la spesa in educazione non raggiunge ancora il 4% del PIL- il livello medio dei paesi in via di sviluppo. La spesa pubblica sanitaria è intorno al 4% del PIL, senza assistenza sanitaria universale. Il sistema di sicurezza sociale (cioè, pensioni, assicurazione contro la disoccupazione, assicurazione contro gli infortuni del lavoro, ecc.) è quasi inesistente. La Cina ha sorpreso il mondo con la sua efficienza, ma è la giustizia quello che il paese dovrebbe cercare. Se la Cina ha il coraggio di dire alla sua gente che il paese è riuscito a venire fuori velocemente dalle ombre della crisi, deve avere anche il coraggio di ridistribuire la ricchezza, aumentare la spesa pubblica in salute ed educazione, sviluppare sistemi di welfare e dare facoltà al suo popolo perché siano cittadini attivi e non lavoratori, osservatori, consumatori o creditori passivi.

Quando parlavo con il professore che distingueva tra il diritto alla sopravvivenza e la dignità, tre persone mi sono venute in mente. Le ho conosciute nella zona rurale di Sicuani, nella regione sud occidentale della Cina. La prima, un uomo che era un lavoratore migrante dalla città. E’ tornato a casa sua per aiutare i suoi genitori con un’iniziativa di fattoria organica iniziata tre anni fa con la speranza di cambiare per una vita “sana, verde e armoniosa”. Non sa quanto altro tempo potranno restare lì, poichè
ci sono voci che il suo paese si trasformerà in una zona di “sviluppo”, e nessuno sa esattamente cosa significa. Il secondo, un lavoratore in una fabbrica di cemento, che fa turni diversi ogni giorno, e negli intervalli aiuta sua moglie con un banchetto di alimentari nel centro. La sua fabbrica non è solo inquinante, ma si è anche appropriata delle terre dei suoi compagni contadini per ampliarsi, che ha sollevato le proteste degli abitanti del villaggio. “Io non ho partecipato in nessuna protesta”, mi disse sorridendo. Il terzo, l’ho conosciuto in un cantiere. Quando gli ho chiesto cosa stava facendo mi rispose: “faccio crescere la domanda interna”. Guadagna 40 RMB (circa 6 $) al giorno. Più tardi ho imparato che il lavoro in questione era stato previsto nel 2007, prima del pacchetto stimolo, ma in quei giorni tutta la costruzione era vista come uno “stimolo alla domanda”, nonostante che questo sia stato il settore principale di investimento dper anni. Riconoscere il diritto alla “sopravvivenza” non deve essere la scusa per spremere fino all’ultima goccia di sudore dei lavoratori cinesi. Siamo esseri umani. Se mi dessero il privilegio di aggiungere note a piè delle risposte del Primo Ministro Wen, direi che il lavoro si relaziona con la dignità dell’essere umano,la dignità che consente alle persone di scegliere il lavoro autonomo e consumare i prodotti delle loro terre, la dignità di rifiutarsi di lavorare come mano d’opera a basso costo in una fabbrica che inquina l’aria che respiriamo, e la dignità di sapere per cosa lavoriamo. Questo dipende da quale tipo di economia la Cina stimola e a quale tipo di sviluppo sta andando il paese.

Tu Wenwen è ricercatrice di Focus on the Global South. Ha realizzato questa ricerca di campo in Cina durante gli ultimi due mesi.


Fonte:
http://www.nodo50.org/ceprid/spip.php?article561

Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da
VANESA

23 dicembre 2009

L'EREDITA' DEL 1989 NEI DUE EMISFERI


di Noam Chomsky
In These Times
A novembre c’è stato l’anniversario di due grandi avvenimenti del 1989: “il più importante anno nella storia mondiale dal 1945”, come lo storico britannico Timothy Garton Ash lo ha descritto.


Quell' anno “tutto cambiò”, scrive Garton Ash. Le riforme in Russia di Mikhail Gorbaciov e la sua “ impressionante rinuncia all’uso della violenza”, hanno condotto alla caduta del muro di Berlino il 9 novembre e alla liberazione dell’Europa dell’Est della tirannia russa.


Gli elogi sono meritati, i successi memorabili. Ma le prospettive alternative possono essere rivelatrici.


Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha dato tale prospettiva- non intenzionalmente-
quando ci ha esortato tutti ad “usare l’inestimabile dono della libertà per finire coi muri dei nostri tempi”.

Un modo per seguire i suoi buoni consigli
sarebbe quello di smantellare l’enorme muro di Berlino, che ridimensionato in scala e lunghezza di Berlino, adesso serpeggia in territorio palestinese violando la legge internazionale.

22 dicembre 2009

LA PACE CON I MISSILI

http://www.wired.com/images/article/full/2008/01/obama_mail_500px.jpg

ATTENZIONE: L’ “UOMO E LA BESTIA” GIRANO LIBERI PER IL PIANETA.

Primo presupposto logico: Si può prendere sul serio un presidente imperiale (comandante del maggior arsenale nucleare e della più potente forza di occupazione militare del mondo) che accetta un Premio Nobel della Pace? Secondo presupposto logico: A partire dall’accettazione e di legittimare Obama “Nobel per la Pace” Si può avere fiducia della salute mentale di presidenti, leader mondiali e autorità del sistema capitalista eretto come “civiltà unica?
Terzo presupposto logico: Se Obama, “l’Uomo e la Bestia” imperiale (metà democratico pacifista e metà imperialista genocida), riceve il massimo premio del pacifismo, quale categoria psichiatrica si può applicare alla stampa internazionale che diffonde la notizia senza nessuna analisi e alle masse planetarie che la consumano come un “fatto naturale”?
Quarto presupposto logico: A partire dall’accettazione mondiale passiva della “schizofrenia Obama” Si può inferire che il sistema capitalista ha toccato una fase (decadente) di Apocalisse mentale?


di Manuel Freytas.


Il generale Juan Domingo Peròn, tre volte presidente costituzionale dell’Argentina, soleva dire che
gli imperi, come i pesci, “marciscono dalla testa”.

I segnali sono molteplici: Elezioni “libere e democratiche” in paesi occupati militarmente, i supermilionari organizzano fondazioni per “combattere la povertà”, le corporazioni e banche capitaliste capeggiano campagne mondiali per la “solidarietà”, le superpotenze (con gli USA in testa) alzano le bandiere della “democrazia e dei diritti umani”, presidenti di “sinistra” che guidano Stati capitalisti, potenze criminali (come gli USA e Israele) che massacrano militarmente popolazioni civili in nome della “pace”, sono solo esempi di una tendenza di sdoppiamento (tra il dire e il fare) livellata ed accettata da tutto il pianeta.


E la ciliegina sulla torta: “Il presidente statunitense Barack Obama, ha accettato il Premio Nobel della Pace in una cerimonia ad Oslo, capitale della Norvegia, quando ancora riecheggiano nel mondo i tamburi della guerra in Afghanistan che solo nove giorni fa ha fatto suonare”, segnala la catena BBC.


“Ma l’atto di difendere la pace e giustificare la guerra si presenta come delicato per Obama quando diversi sondaggi d’opinione riflettono dubbi crescenti sui suoi meriti per ricevere lo stesso premio che prima hanno ricevuto persone come Nelson Mandela o la Madre Teresa di Calcutta”, sottolinea la catena.


Lo stile “soave e misurato” della BBC (una catena televisiva imperiale) omette di dire apertamente ciò che è ovvio: Il sistema capitalista e le sue istituzioni non hanno limiti per l’esercizio dell’assurdo e del doppio senso.


Se
l' ONU e la Banca Mondiale (istituzioni sotto lo storico controllo imperiale) sono i leader della “guerra contro la povertà” Perché ad Obama non può essere assegnato il Premio Nobel per la Pace?

Non a caso i grandi inventori e propulsori del modello del “doppio discorso” su scala globale sono gli USA, la prima potenza del sistema capitalista dominante, che parla come paladino mondiale della “democrazia” e dei “diritti umani”,
ma in realtà gestisce il potere imperiale con l'esercito e il più potente arsenale nucleare del pianeta, cinque flotte con capacità nucleare solcano le acque di tutto il mondo e quasi mille basi militari distribuite in tutti i punti strategici del mondo.

Sotto questo ombrello di dominio egemonico geo-politico-militare-nucleare, i capi di turno dello Stato USA edificano i loro discorsi pubblici sulla base dell’imposizione dei “regimi democratici” e la “governance in pace” monitorati da Washington, come è chiaramente
indicato nei Documenti di Stato.

Gli USA, che dopo l’11 settembre 2001 conquistarono a ferro e fuoco l’Iraq e l’Afghanistan (dove le forze occupanti hanno già assassinato centinaia di migliaia di persone, principalmente civili) imposero simultaneamente in entrambi i paesi, occupati dalle loro forze militari il “regime democratico” con
elezioni periodiche dove i conquistati votano governi controllati dagli invasori.

Sotto l’ombrello dello Stato USA, la “realtà internazionale” si costruisce sui parametri stabiliti dal “doppio discorso” capitalista, orientato a
nascondere la realtà del dominio imperiale e la depredazione planetaria realizzata dalle banche e dalle aziende del sistema capitalista transazionale.

Nazioni imperiali,
come le principali potenze europee (che hanno fondato i loro imperi in base all’occupazione militare, la sottomissione dei popoli e la schiavitù) si ergono come icone universali della “democrazia” e dei “diritti umani” ed impongono le regole della virtù “civilizzante” al resto dei paesi della periferia sottosviluppata.

Allo stesso modo, le banche e transnazionali capitaliste
(che hanno accumulato i loro attivi aziendali sulla base dello sfruttamento storico di paesi e dalla depredazione sistematica delle risorse naturali e dell' ambiente) finanziano ONG e diverse organizzazioni mondiali per “lottare contro la distruzione dell' ambiente”.

Organizzazioni internazionali del sistema capitalista, come la Banca Mondiale o l’ FMI (
ricorrentemente usate come gendarmi e supervisori del macro-furto finanziario attraverso il debito dei paesi più deboli) sono disegnate a loro volta come portattrici internazionali dell’“etica solidale” e della lotta strutturale alla povertà nel mondo.

C’è da sorprendersi del Premio Nobel a Obama?


Per nulla: Obama esegue solo quello che il suo creatore, l’Impero USA, ha imposto come norma di dominio accettata da tutto il sistema:
Parlare con la pace, agire con i missili.

In questa linea, Obama è arrivato ad Oslo per ricevere il “Nobel per la Pace”
sorvegliato da un imponente macchina militare che comprende forze militari convenzionali e unità di dispiegamento nucleare.

Pazzia, strategia o doppio senso?


Tutto insieme: Il Sistema Capitalista è una sintesi (come Obama).
Di giorno democrazia e diritti umani, di notte sterminio massivo del surplus di popolazione. In un momento le identità si confondono: Il Sistema compra la sua stessa alienazione, ed il “doppio discorso” (l’”Uomo e la Bestia”) acquistano l’identità di “normalità accettata” dalle maggioranze mondiali.

Fate attenzione: L’”Uomo e la Bestia” girano liberi per il pianeta, ma nessuno li vede.


L’umanità, programmata dallo stesso sistema, non sa più neanche chi è.


Fonte:
http://www.iarnoticias.com/2009/secciones/contrainformacion/0091_democracia_con_misiles_10dic09.html

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di VANESA

21 dicembre 2009

IL BIGLIETTO VERDE RINASCE DALLE SUE CENERI

La paura di un collasso finanziario europeo
rafforza
il dollaro e sgonfia l’euro




Questo giovedì l’euro continuava a perdere posizioni rispetto al dollaro di fronte al timore generale che alcuni paesi dell’eurozona possano cadere in un’insolvenza dei pagamenti prodotta dal deficit della caduta delle entrate. Ma l’incertezza sulla cancellazione degli impegni sul debito non è l’unico fattore che dà un impulso al dollaro: La moneta statunitense beneficia anche del timore che il riscatto statale delle banche e aziende crei una ricaduta della crisi finanziaria.

Come è stato già dimostrato dalla storia e dalla realtà, il dollaro USA è il rifugio “sicuro” del capitalismo finanziario speculativo transnazionale (statale e privato) in epoca di cataclismi.


Dopo il collasso di Dubai, gli speculatori internazionali su vasta scala si sono rifugiati nei mercati europei, nel dollaro in mezzo a timori che questa condotta possa trasformarsi in una tendenza generalizzata a livello mondiale, secondo il
Wall Street Journal.

L’euro, che fino a qualche settimana fa faceva la sua una scalata spiazzando il dollaro, è sceso negli ultimi 15 giorni e potrebbe continuare a cadere con forza di fronte ad una fuga in massa degli speculatori verso l’acquisto di attivi più “sicuri” in moneta statunitense.


La situazione torna a ripetersi con il debito regionale che cresce e si propaga per tutta l’eurozona, con epicentro in Grecia, mentre crescono i timori degli speculatori ad un’insolvenza di pagamento generalizzata e ad un crollo a catena delle economie più deboli che vede in testa alla Spagna.


In generale, l’ombra di una insolvenza dei pagamenti generalizzata (a causa del deficit e delle basse entrate fiscali)
fa temere una rinascita della crisi finanziaria, e continua a favorire il sorpasso del dollaro sull’euro, nonostante che la Federal Reserve degli USA ha deciso questo martedì di mantenere i tassi d’interesse, vicino allo zero, ribadendo che rimarranno a questo livello per qualche tempo.

Il dollaro è salito giovedì ai suoi massimi livelli in tre mesi di fronte ad un paniere di monete, favorito da un tono più “ottimista” della Riserva Federale statunitense, mentre l’euro cadeva colpito da
nuove preoccupazioni sui problemi fiscali della Grecia e l’incertezza finanziaria nell’eurozona.

L'euro è sceso a Giovedi per la quarta sessione consecutiva
ieri, dopo l'adesione S & P e Fitch che hanno deciso di tagliare il rating del debito della Grecia, il paese dell'Unione europea con il più alto deficit di bilancio.

In un mercato con poco volume prima delle feste di fine anno, l’euro è affondato al suo livello minore contro il dollaro dall' inizio di settembre,
dopo aver superato la forte barriera di 1,4500 dollari e generando ordini di vendita per sospenderne le perdite ben al di sotto 1,4400.

Le preoccupazioni degli speculatori sull’insolvenza di alcuni paesi della zona euro hanno preso forza dopo che mercoledì la Grecia
ha subito il suo secondo declassamento creditizio in una settimana.

Gli esperti e le pubblicazioni specializzate considerano che
il declassamento delle economie più deboli dell’eurozona imbarazza e guida il crollo dell'euro.

“L’euro sta soffrendo come risultato dei problemi del debito vincolato ai
paesi della periferia della zona euro, che potrebbero rappresentare una gravissima tensione regionale, mentre la sterlina è sotto pressione a causa di un’economia povera” ha commentato Steve Barrow, stratega del cambio della Standard Bank. Barrow ha pronosticato che l’euro potrebbe scendere ai 1,42 o 1,41 dollari.

L’euro sarebbe sceso di due centesimi rispetto al dollaro alla chiusura di New York, mercoledì, a 1,4330 dollari, secondo i dati della Reuters, il suo livello minore da settembre.


Il dollaro forte, a sua volta, porta ad ulteriore debolezza del petrolio e materie prime sul mercato,
la cui quotazione è pesata anche mercoledì sul calo delle scorte negli USA.
“Se il dollaro si mantiene forte, il petrolio potrebbe continuare a scendere”, segnala l’agenzia Bloomberg.

L’indice del dollaro,
che misura le sue prestazioni di fronte ad altre sei valute di riferimento, è salito fino ai 77,823, la sua quotazione più alta da settembre, dando agli investitori la fiducia che il dollaro ha già rotto il trend al ribasso che ha avuto inizio nel mese di marzo.

Secondo le stime degli esperti, l’economia greca, il centro (insieme alla Spagna) del caos finanziario che minaccia la zona dell’euro e fa si che gli speculatori cerchino rifugio nel dollaro,
è sull'orlo del precipizio.

Si calcola che la scalata del dollaro di fronte all’euro continuerà ad intensificarsi
guidata da nuovi ribassi della quotazione delle agenzie di rating per la Grecia ed il Portogallo, e di fronte al timore di una caduta a catena delle economie più deboli dell’eurozona, tra le quali si trova quella spagnola.

Martedì l’agenzia
Fitch ha ribassato ancora di più il rating della Grecia ad un livello di “BBB+” per i suoi dubbi su come far fronte ai propri obblighi finanziari, essendo il primo paese dell' eurozona che si avvicina al livello di “buono spazzatura”. Allo stesso modo, il Portogallo ha recentemente subito un taglio che Standard & Poor’s annota questo paese ad un “A+”.

Standard &Poor’s
ha anche ribassato il rating della Grecia da un grado di “BBB+” a “A-”, dato che è poco probabile che le misure di austerità annunciate dal primo ministro George Papandreou , questa settimana, producano una riduzione “sostenibile” del debito pubblico.

Secondo alcuni analisti europei, la Spagna e l'Italia potrebbero essere i prossimi a sperimentare tagli
ai loro livelli di qualifica del debito dato che continuano con un outlook negativo. Mercoledì, Standard &Poor’s ha pubblicato un documento nel quale prevede un nuovo ribasso della qualifica del debito spagnolo “se non ci sono misure più aggressive per far fronte allo squilibrio fiscale”.

La Spagna è la quarta maggiore economia dell’eurozona, e
quasi una quinta parte della popolazione è senza lavoro. La sua economia sta sfiorando la deflazione e, contro ciò che succede nell’eurozona, potrebbe restringersi ancora di più.

Sebbene altri paesi della periferia dell’Europa, come l’Irlanda e la Grecia, appaiano al centro dei timori per l’insolvenza dei pagamenti, l’economia spagnola è cinque volte superiore a quella di questi paesi e, quindi, i suoi problemi sono anche molto maggiori.


Per molti esperti,
tra cui il Financial Times, la Spagna segna il centro dell’ “incertezza” e nuove cadute di rating della sua economia potrebbero innescare un collasso finanziario incatenato dei paesi che si mantengono nella “linea rossa” per affrontare l' insolvenza dei loro debiti pubblici.

Fonte:
http://www.iarnoticias.com/2009/secciones/europa/0019_dolar_arriba_euro_se_desinfla_17dic09.html

Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da
VANESA

20 dicembre 2009

LA MONETA VIRTUALE "ALBA" ENTRERA' IN VIGORE A GENNAIO


Il Sistema Unico di Compensazione Regionale dei Pagamenti, la valuta virtuale SUCRE, entra in vigore il prossimo gennaio per le transazioni commerciali nei paesi membri dell'Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA).

Nata a novembre del 2008, durante il Summit dell’ALBA realizzata a Caracas, il progetto della nuova moneta virtuale, proposta dal presidente ecuadoriano Rafael Correa, è promossa dal Venezuela, Bolivia, Ecuador e Cuba.

Secondo quanto annunciato, la prima operazione attraverso l’utilizzo del SUCRE si realizzerà a gennaio prossimo, quando un’azienda cubano-venezuelana esporterà all’isola riso per una cifra non ancora stabilita.

Il coordinatore e rappresentante della Banca Centrale di Cuba, Benigno Regueira, ha spiegato che la nuova divisa, non ha un disegno fisico predeterminato, ma ha una struttura “molto ben definita informaticamente e tecnicamente, da attuare come una comune unità di conto”.

Questo significa che in un primo momento si attuerà solo come mezzo di pagamento tra le banche centrali dei paesi membri del Sistema Sucre, ancora non può essere una riserva di valore o mezzo di pagamento.

Questa moneta è valutata sulla base di un paniere di valute locali di ogni paese membro e anche di un paniere di valute”, dice Regueiro.

Secondo l’esperto, sarà usata dalla Camera Centrale di Compensazione, Banche Centrali e il Fondo di Riserve e Convergenza Commerciale, cercando di rimanere il più stabile possibile "per generare il più alto livello di fiducia".

Ha osservato che all’inizio il SUCRE avrà un valore simile al dollaro, anche se la volontà espressa dai paesi membri sarebbe quello di “allontanarsi progressivamente dalla moneta statunitense, riuscendo a realizzare le operazioni commerciali senza doverlo usare”.

Approfondisce dicendo che che per un lungo periodo di tempo, “nessuno vedrà fisicamente il SUCRE” che esiste solo per scopi commerciali, come successe con l’ ECU nell’UE.

Spiega che non sostituirà la moneta locale nazionale, dato che “ogni stato continuerà con la sua moneta locale, ognuna con un tipo di cambio di fronte al SUCRE e, a sua volta, di fronte al dollaro”.

“Qualsiasi moneta di conto è qualcosa che un gruppo di paesi accordano per sviluppare il commercio con lo scopo di scambiare beni e servizi”, ha detto l' esperto chiarendo che si tratta di un’operazione amministrativa che parte da una selezione di prodotti, in base a quello che le nazioni decidono tra di loro”.

Regueira ha spiegato che il Consiglio Monetario Nazionale è il massimo organo del sistema, con un comitato esecutivo in cui i paesi membri sono rappresentati, con un solo voto ciascuno, e in cui le decisioni sono prese a maggioranza o all'unanimità.

I pari diritti sono garantiti dalla possibilità che ciascun membro ha un voto, indipendentemente dal volume di scambi che può avere", ha sottolineato.

L'esperto ha osservato che un altro elemento è la Camera di Compensazione dei pagamenti, per la quale tutte le operazioni in SUCRE ordinate dalle Banche Centrali, passeranno.

“Cioè attraverso essa si realizzeranno tutti i pagamenti a partire dal Consiglio Monetario, tenendo conto del volume degli scambi di ogni paese, effettuare una distribuzione della moneta ed assegnare ad ognun un' importo specifico, ”, ha puntualizzato il funzionario bancario cubano.

Fonte:
http://www.argenpress.info/2009/12/la-moneda-virtual-de-alba-entrara-en.html

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
VANESA

19 dicembre 2009

LA CIA UTILIZZA L'USAID COME FACCIATA

di Eva Golinger

Un alto funzionario dell’Agenzia Internazionale di Sviluppo degli Stati Uniti (United States Agency for International Development-USAID) questo lunedì ha confermato che la CIA usa il nome dell’USAID per dare fondi e appalti a terzi che promuovono le loro operazioni. Secondo il funzionario, un veterano dell’agenzia che
detiene la carica di responsabile regionale, la CIA sta dando appalti sotto il nome dell’USAID senza che questa ne sia coinvolta. Tre mesi fa, sono stati scoperti due agenti della CIA che affermavano di essere dipendenti dell’USAID in un paese africano in cui l'agenzia dello sviluppo sostiene investimenti miliardari. Gli agenti sono stati rimossi dal paese.

Giorni fa, secondo un reportage del
New York Times, un funzionario del Development Alternatives, Inc (DAI), un’azienda contrattista dell’USAID, il Dipartimento di Stato ed il Pentagono, è stato arrestato a Cuba, mentre distribuiva materiale di comunicazioni a settori della controrivoluzione.

La relazione tra l’USAID, un’agenzia del Dipartimento di Stato e la CIA non è nuova. Nel 1974, il Congresso statunitense aveva chiuso una divisione dell’USAID che era stata usata dalla CIA per allenare, finanziare, armare più di un milione di poliziotti in America Latina, Asia e Medio Oriente. L’Ufficio della Sicurezza Pubblica (Office of Public Safety “OPS”)
è stato istituito nel 1957 dal Presidente Eisenhower con la missione di allenare e formare forze di polizia in altri paesi. Documenti declassificati della CIA confermano che i fondi della OPS sono stati inclusi nei milioni dati annualmente all’USAID, ma le sue operazioni sono state coordinate dall’agenzia clandestina.

Durante la guerra in Vietnam, l’USAID è stata responsabile della distribuzione di “materiale di sostegno” insieme alla CIA nell’operazione Fenice, che è stata responsabile dell’assassinio di milioni di vietnamiti. Ad Haiti, l' USAID è stata accusata di
finanziare organizzazioni coinvolte nel colpo di Stato contro il Presidente Jean Bertrand Aristide nel 2004. Da giugno 2002, l’USAID mantiene un Ufficio per le Iniziative verso una Transizione (OTI) nel Venezuela, attraverso la quale ha canalizzato milioni di dollari all’opposizione contro il Presidente Hugo Chavez. Più di due mila pagine parzialmente declassificate dell’USAI sulle sue attività in Venezuela dimostrano un modello di finanziamento e supporto strategico volto esclusivamente settori dell'opposizione, con programmi che cercano di “rafforzare” i suoi partiti politici, disegnare le loro campagne politiche e aiutarli a consolidare un movimento contro il governo venezuelano.

In Bolivia, l’USAID è stata espulsa quest’anno dagli abitanti di due comuni,
Chapare e El Alto, con l’accusa di interventismo. A settembre, il presidente Evo Morales, ha annunciato la cessazione di un accordo formale con l’USAID a causa di fondi miliardari deviati verso gruppi separatisti che cercavano di destabilizzare il paese.

Nel 2005, l’ USAID è stata espulsa anche dall’Eritrea e accusata di essere un’agenzia “neocoloniale”. Etiopia, Russa e Bielorussia, ordinarono l’uscita dell’USAID e dei suoi contrattisti
nel corso degli ultimi cinque anni.

Un documento dell’Ufficio di Contabilità Generale degli USA (
General Accounting Office-GAO) del 2006 ha rilevato che ci sono stati problemi con la gestione delle sovvenzioni” del Programma Cuba dell’USAID. Milioni di dollari destinati per “promuovere la democrazia” a Cuba sono finiti in mano di organizzazioni a Miami, senza contabilità nè controllo.

Per il giornalista Jean-Guy Allard, uno dei casi più espliciti del lavoro sporco dell’USAID è stato in Uruguay, “
Dan Anthony Mitrione, istruttore statunitense in tecniche di tortura, apparso in Uruguay con credenziali dell'USAID alla fine degli anni '70, per addestrare la polizia in un programma segreto di distruzione della sinistra in America Latina.".

L’Agenzia dello Sviluppo degli Stati Uniti è stata creata ufficialmente nel 1961 come un’entità dedita all’aiuto umanitario nel mondo. Nel 2009, l’USAID è stata formalmente incorporata all’Iniziativa Interagenzia di Controinsurrezione degli Stati Uniti, insieme al Dipartimento di Stato e al Pentagono. Nel 2007, è stato pubblicato il documento: “La controinsurrezione per i politici del governo degli USA: un lavoro in progresso”, che mostrava l’USAID come fondamentale per assicurare il successo delle operazioni di
controinsurrezione. “L’USAID può aiutare con gli sforzi di controinsurrezione del governo degli USA…L’ USAID ha uffici in 100 paesi in via di sviluppo, lavora accanto ad organizzazioni private, gruppi indigeni, associazioni professionali, organizzazioni di fede ed altre agenzie governative….L’USAID ha buoni rapporti, attraverso convegni e contratti, con più di 3.500 aziende e 300 organizzazioni private degli USA…”

La Controinsurrezione è un' operazione militare contro gruppi considerati “ribelli” o insorti. Movimenti di sinistra che sono stati considerati dagli USA come “insorti dagli anni 50”.
Tattiche di controinsurrezione includono l’uso di un conflitto armato per fomentare la sovversione, operazioni psicologiche e sabotaggio economico per riuscire a neutralizzare l’avversario.

Se prima la CIA aveva usato l’USAID come facciata, senza che i lavoratori lo sapessero, oggi c’è il pieno riconoscimento che
l’USAID si incorpora alle iniziative di controinsurrezione contro movimenti e stati considerati “avversari” per Washington. Questa innovazione la trasforma il suo mandato originale di dare aiuto umanitario al mondo e diventa ufficialmente un organismo di guerra.

Fonte:
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=16564

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
VANESA

18 dicembre 2009

NUOVE LIMITAZIONI ALLA SOVRANITA' EUROPEA

di Jean-Claude Paye

Ancora una volta l'UE cede alle richieste di Washington senza contropartita: gli Stati Uniti avranno legalmente accesso alle informazioni bancarie degli Europei, quando il trattato di Lisbona entretà in vigore e il Parlamento europeo avrà approvato il nuovo accordo. Inoltre, anche prima della votazione parlamentare, tali disposizioni sono in atto. Jean-Claude Jean-Claude Paye analizza questa nuova concessione.


Negli ultimi anni, l'Unione europea e gli Stati Uniti hanno firmato un pacchetto di accordi sulla consegna dei dati personali: dati PNR dei passeggeri aerei
[1], dati finanziari, nel quadro del caso Swift [2]. Un trasferimento generale è in preparazione. Si tratta di rimettere, in modo permanente alle autorità degli Stati Uniti, una serie di informazioni private, come ad esempio il numero di carte di credito, dettagli di conti bancari, investimenti, connessioni internet, la razza, opinioni politiche, morale, la religione [3].

17 dicembre 2009

AGGRESSIONE A BERLUSCONI: NESSUNO HA PARLATO DELLE GUARDIE

Golpe in Italia: "Vanno di moda"

Da The Indipendent Gran Bretagna. Speciale per Pagina/12

Le critiche dei mass media locali avrebbero dovuto concentrarsi sulla mancanza effettiva della scorta di Berlusconi. Ma no. Si sono orientati all’aggressore, se era un’attivista o faceva parte di un’organizzazione. Da subito è stato chiaro, dopo l’attacco di domenica a Silvio Berlusconi, che il suo aggressore, un disegnatore grafico chiamato Massimo Tartaglia, non era un politico attivista ma un uomo con seri problemi mentali. In un “paese normale”, per usare una frase amata dai giornalisti italiani, questo avrebbe messo fine all’argomento. L’attenzione si sarebbe spostata sul fatto che decine di bodyguard di Berlusconi sono stati incapaci di proteggerlo. Le critiche si sarebbero concentrate su questo dettaglio dell'incompetenza nella sicurezza, la mancanza di efficacia della scorta e avrebbero chiesto che i servizi della sicurezza fossero riorganizzati.

Ma l’Italia continua ad essere l’Italia, quelle questioni di vita o di morte sono state velocemente lasciate da parte. Al loro posto, i giornalisti hanno insistito nel trattare il fatto come un fatto politico- un nefasto augurio per il futuro- Sabato, si era detto, che era il 40° anniversario del massacro di Piazza Fontana a Milano, dove 17 persone erano morte per l’esplosione di una bomba, segnando l’inizio degli “anni di piombo” italiani, quando gli attentati terroristici erano moneta comune. Forse l’Italia è anche oggi in un momento funesto, hanno detto gli opinionisti. Se i politici hanno reagito irresponsabilmente, potrebbero provocare un'ulteriore spirale discendente.

La reazione non ci ha detto nulla su questo attacco in particolare, ma molto sul pesante clima politico in Italia. Quindici anni dopo l'entrata in politica di Berlusconi, domina il discorso politico della nazione in un modo che non ha eguali nel resto del mondo sviluppato. Ha distrutto i comunisti come forza politica e ha lasciato il centro-sinistra impotente, nonostante il fatto che i risultati del suo governo per rilanciare la fortuna d'Italia sono stati infelici. C’è una sensazione di ostilità e di stagnamento nel paese; mai lo si è visto così in basso o così demotivato e nessuno sembra avere un'idea di come sbloccare la situazione.

Berlusconi è arrivato al potere promettendo un secondo miracolo economico.
Le speranze in un simile evento sono evaporate molto tempo fa, ma i suoi favoreggiatori si attaccano ancora a lui come ad un talismano, timorosi che qualsiasi passo verso l’ignoto porterebbe qualcosa di peggio. Nel frattempo, quelli che lo incolpano di non risollevare le sorti del paese spazzano via le loro frustrazioni in una specie di maltrattamento senza senso che consiste nel fischiarlo durante il suo discorso a Milano, prima di essere attaccato. L’Italia ha visto anche un’epidemia minore di film di secondo ordine con trame che si centrano sulle fantasie di assassinare Berlusconi.

I politici italiani di tutti i partiti hanno condannato l’attacco ed hanno augurato al primo ministro un veloce recupero. Privatamente, però, staranno maledicendo il momento di pazzia di Tartaglia. In una lettera diretta a Berlusconi ieri Tartaglia si è scusato esprimendo il suo malessere per avere commesso un “atto superficiale, codardo e irriflessivo”. Tartaglia aveva colpito al primo ministro con una riproduzione del Duomo di Milano causandogli ferite al viso per le quali è stato ricoverato. Il Cavaliere rimarrà nell’ospedale milanese di San Raffaele almeno fino ad oggi, secondo la prognosi del suo medico personale, che considera le ferite del paziente più delicate di quanto non si fossero considerate inizialmente. Berlusconi, che non è arrivato a perdere coscienza, ha sofferto una frattura al naso, due denti rotti e ferite interne ed esterne alle labbra oltre ad aver perso mezzo litro di sangue (ne succhierà dell’altro...NDT), cosa che lo ha debilitato, secondo il medico.


Fonte:
http://www.pagina12.com.ar/diario/elmundo/4-137000-2009-12-15.html

Tradotto e segnalato per Voci Dalla strada da
VANESA

LA VERA GRANDE OPERA...

...IL 70% DEI COMUNI ITALIANI E' A RISCHIO IDROGEOLOGICO

di Italo Romano


La politica sin dai tempi della polis ha il compito di occuparsi della cosa pubblica. In Italia, oggi, i nostri politici vengono meno ai loro imphegni. Invischiati tra maliaffari e corruzioni varie e dediti, spesso, al lucro personale. C’è da dire però che in una Repubblica, è dovere di ogni cittadino interessarsi alle questioni politiche e partecipare attivamente alla res pubblica. Anche i cittadini, per la maggior parte dei casi, sono tendenzialmente menefreghisti e negli anni, hanno preso l’ignobile abitudine di delegare, di scaricare le responsabilità, affidando i loro diritti a gente senza scrupoli.

Sabato 19 Dicembre 2009 verrà posta la prima pietra del Ponte sullo Stretto di Messina che darà il via ai cantieri delle opere di contorno. Ma, qualche giorno fa Legambiente ha pubblicato un rapporto sulla fragilità del suolo italiano dal titolo “
Ecosistema rischio 2009“. I dati che ne emergono sono quanto mai preoccupanti e totalmente contrari alle politiche delle grandi opere, dei vari governi succedutisi, degli ultimo 10-15 anni.

Il territorio italiano è a rischio sbriciolamente nel 70% dei comuni. Ma in Calabria e in Umbria le situazione è ancora peggiore, perchè i comuni a rischio sono il 100%. Tutte le popolazioni dei 409 comuni calabresi e dei 92 comuni umbri vivono in zone di assoluta emergenza idrogeologica. Delle vere e proprie zone rosse, bombe ad orologeria, che ad ogni pioggia potrebbero causare tragedie tipo quella vissuta nel messinese poche settimane fa.

Nello specifico nel 79% dei comuni sono presenti abitazione in aree golenali (ovvero le terre comprese tra la riva di un fiume e il suo argine), in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana. Addirittura nel 28% dei casi sono presenti in tali aree interi quartieri e granzi porzioni di cittadine. Praticamente i 7/10 del territorio sono soggetti a frane, alluvioni, allagamenti, smottamenti e catastrofi naturali già conosciute alla popolazione tutta, che ad ogni scroscio di pioggia vede riempirsi i telegiornali di servizi che decrivono tragedie evitabili.

I dati sono sconcertanti e vanno a cozzare nettamente con la politica delle infrastrutture del governo Berlusconi. Fiore all’occhiello dei nostri politici è il vanto di grandi opere quali la Linea ferroviaria ad alta velocità (TAV), il passante di Mestre, il Mose e dulcis in fundo il Ponte sullo Stretto di Messina. Mentre il punto fondamentali per salvaguardare il territorio, e quindi la popolazione, sarebbe di stilare un piano di prevenzione che mette in sicurezza le aree in questione. Per fare questo occorrono tanti soldini che lo Stato si rifiuta di impiegare in queste “opere minori” mentre sborsa miliardi di euro per costruire un Ponte inutile, in una zona dove terremoti, frane e alluvioni sono spesso coincidenti con tragedie di portata mondiale. Perchè?

Semplicemente perchè le opere faraoniche rimpinguano le tasche di politici, massoni, mafiosi e lobby internazionali. Mentre i piccoli e mirati interventi di cui il territorio italiano ha bisogno farebbero il bene di tutti. Ma come abbiamo potuto intendere, questi non sono tempi per tutti, siamo in piena lotta, qui, vige la legge della giungla, i forti sopravvivono i deboli soccombono. Tanto poi gli stessi che negano la ristrutturazione del territorio, poi, a catastrofe avvenuta, si fiondano sul luogo della tragedia, grondanti di lacrime e dolore, un bel singhiozzo per le telecamere, una bella sfuriata ai microfoni e la faccia è salva.

Prevenire significa coinvolgere e coordinare cittadini, istituzioni, governo, parlamento. Ma qui la politica pretende una società divisa in eterna lotta per le futilità più assurde. Organizzare una lotta alla prevenzione significherebbe cambiare totalmente mentalità, invertire la rotta e, di certo, non è quello che i nostri potenti vogliono. Perchè rovinarsi la festa.

In più si fomenta l’abusivismo di condono in condono. Anzichè punire chi costruisce senza nessun criterio e senza rispetto verso la natura e la collettività, lo si premia, alla faccia di tutti i coglioni che rispettano leggi, anche e sopratutto quelle non scritte. In questo scenario apocalittico ci si aspetta che la gente si dia una mossa, ma i telegiornali di regime non parlano del rapporto di Legambiente. Lo scenario mediatico è occupato dai vari Corona, dai vari Stasi e Amanda Knox, da chi uscirà questa settimana dalla casa del Grande Fratello, dalle ricette della Parodi jr e dai deliri adrenalinici e sconclusionati dei nostri uomini politici. Che l’Italia sta letteralmente sprofondando sotto l’inettitudine di tutti non frega niente a nessuno. La festa continua, the show must go on!

La vera grande opere di interesse collettivo è la messa in sicurezza dell’Italia, tutto il resto buonisticamente è secondario, realisticamente sono baggianate.


Fonte:
http://www.oltrelacoltre.com/

16 dicembre 2009

LA TRAPPOLA: AFGHANISTAN 1979-2009

L'obiettivo è che gli Stati Uniti possano contare su una base militare da cui attaccare la Russia e la Cina

di Tiberio Graziani


Il presidente Obama ha appena scelto la scalata militare in Afghanistan, dove la NATO affronta l’insurrezione dei pashtunes, che la propaganda sta associando con l’oscurantismo religioso. Scommettendo per la scalata militare, Washington si mette in un nuovo
pantano. L’analista italiano, Tiberio Graziani osserva in questo articolo la trappola afgana, montata dagli Stati Uniti nel 1979 contro i sovietici, si chiude oggi sulle truppe del Pentagono.

Ribelli afgani sui resti di un elicottero sovietico. A quell’epoca, i muyahidenes erano considerati, da Washington, come “combattenti per la libertà”, oggi, distruggono gli elicotteri della NATO e sono qualificati come “terroristi talebani”.

1979, l’anno della destabilizzazione.


Tra i diversi avvenimenti della politica internazionale del 1979, ce ne sono due particolarmente importanti per aver contribuito all’alterazione del quadro geopolitico globale, basato allora sulla contrapposizione tra gli USA e l' URSS. Ci riferiamo alla rivoluzione islamica dell’Iran e l’avventura sovietica in Afghanistan.


La presa del potere da parte dell’ayatollah
Khomeini, come si sa, ha eliminato uno dei pilastri fondamentali sul quale si sostentava l’architettura geopolitica occidentale guidata dagli USA.

L’Iran di Reza Pahlavi costituiva nelle relazioni di forza tra gli USA e l' URSS un pezzo importante, la cui sparizione indusse il Pentagono e Washington ad una profonda riconsiderazione del ruolo geostrategico americano. Un Iran autonomo e fuori dal controllo introduceva nella scacchiera geopolitica regionale una variabile che potenzialmente metteva in crisi tutto il sistema bipolare.


Inoltre, il nuovo Iran, come potenza regionale antistatunitense e antisraeliana, possedeva le caratteristiche (in modo particolare, l’estensione e la centralità geopolitica e l' omogeneità polita- religiosa) per competere per l’egemonia di almeno una parte dell’aerea meridionale, in aperto contrasto con gli interessi simili di Ankara e Tel Aviv, i due fedeli alleati di Washington e di Islamabad.


Per queste considerazioni
, gli strateghi di Washington, coerenti alla loro bicentenaria “geopolitica del caos”, in poco tempo hanno indotto, l’Iraq di Saddam Hussein a scatenare una guerra contro l’Iran. Lo squilibrio di tutta la zona permetteva a Washington e all’Occidente di guadagnare tempo per progettare una strategia di lunga durata e, tranquillamente, consumare l’orso sovietico.

Come ha evidenziato
dodici anni fa Zbigniew Brzezinski [1] consigliere della sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, durante un’intervista concessa al settimanale francese Le Nouvel Observateur (15-21 gennaio 1998, pag 76), la CIA era entrata in Afghanistan con lo scopo di destabilizzare il governo di Kabul, già a luglio del 1979, cinque mesi prima dell’intervento sovietico.

La prima direttiva con la quale Carter autorizzava l’azione segreta per aiutare segretamente gli oppositori del governo filosovietico risale, infatti, al 3 luglio. Quello stesso giorno lo stratega statunitense di origine polacca, scrisse una nota al presidente Carter nella quale spiegava che la sua azione avrebbe portato Mosca ad intervenire militarmente. Ciò che puntualmente avvenne alla fine di dicembre di quello stesso anno. Sempre Brzezinski, durante la stessa intervista, ricorda che, quando i sovietici entrarono in Afghanistan, scrisse a Carter un’altra nota nella quale espresse la sua opinione sul fatto che gli USA finalmente avevano l’opportunità di dare all’Unione Sovietica la loro guerra del Vietnam. Il conflitto, insostenibile per Mosca, avrebbe condotto, secondo Brzezinski, al collasso dell’impero sovietico.


Il lungo impegno militare
sovietico a favore del governo comunista di Kabul, di fatto, ha contribuito ulteriormente a debilitare l' URSS, già in avanzato stato di crisi interna, sia nella parte politica-burocratica che in quella socio- economica.

Come sappiamo oggi, il ritiro dell’esercito da parte di Mosca dal teatro afgano lasciò tutta la zona in una situazione di estrema fragilità politica, economica e, soprattutto, geostrategica. In pratica, neanche dieci anni dopo la rivoluzione di Teheran,
tutta la regione era stata completamente destabilizzata a beneficio esclusivo del sistema occidentale. Il contemporaneo inarrestabile declino dell' Unione Sovietica, accelerato dall’avventura afgana e, successivamente, lo smembramento della Federazione Iugoslava (una specie di Stato tappo tra i blocchi occidentali e sovietici) degli anni '90 aprivano le porte all’espansione USA, l' hyperpuissance, come definito dal ministro francese Hubert Védrine, nello spazio eurasiatico.
Dopo il sistema bipolare, si apriva una nuova fase geopolitica: quella del “momento unipolare”.

Il nuovo sistema unipolare, però, avrebbe avuto vita breve, e sarebbe finito –all’alba del XXI secolo- con la riaffermazione della Russia come attore globale e con il sorgere contemporaneo delle potenze asiatiche, Cina ed India.


I cicli geopolitici dell’Afghanistan


L’Afghanistan per le sue proprie caratteristiche,
relative principalmente alla sua posizione nello spazio sovietico (confini con le repubbliche, in quell’epoca sovietiche, del Turkmenistan, Uzbekistan e Tayikistan), alle caratteristiche fisiche, e, inoltre, alla mancanza di omogeneità etnica, culturale e confessionale, rappresentava, agli occhi di Washington, una porzione fondamentale del chiamato “arco di crisi”, cioè, la striscia di territorio che si estende dai confini meridionali dell' URSS fino all’Oceano Indiano. L’elezione come trappola per l' URSS cadde sull’Afghanistan, quindi, per evidenti motivi geopolitici e geostrategici.

Dal punto di vista dell’analisi geopolitica, infatti, l’Afghanistan costituisce un chiaro esempio di un’aerea critica, dove le tensioni tra le grandi potenze si scaricano da tempi memorabili.


L’area nella quale si trova attualmente la Repubblica Islamica dell’Afghanistan, dove il potere politico sempre si è strutturato sulla dominazione delle tribù pashtunes sulle altre etnie (tayikos, hazaras, uzbecos, turcomani, baluchi) si forma precisamente nella frontiera dei tre grandi dispositivi geopolitici: l’impero mongolo, il
Khanato uzbeko e l'impero persiano. Le dispute tra le tre identità geopolitiche limitrofe determineranno la loro storia futura.

Nel XVIII e XIX secolo, quando l’apparato statale si sarebbe consolidato come regno afgano, l’area sarebbe stata oggetto delle contese tra le due grandi entità geopoliche: l’Impero Russo e la Gran Bretagna. Nell’ambito del così detto “Grande Gioco”, la Russia, potenza di terra, nel suo impeto verso i mari caldi (Oceano Indiano), l’India e la Cina, si scontrano con una potenza marittima britannica che, a sua volta, cerca di chiudere e di penetrare la massa eurasiatica in Oriente verso la Birmania, la Cina, il Tibet e la conca del Yangtse, girando sull’India, ed in Occidente in direzione degli attuali Pakistan, Afghanistan e Iran, verso il Caucaso, il Mar Nero, la Mesopotamia e il Golfo Persico.


Nel sistema bipolare della fine del ventesimo secolo, come sopra descritto, l'Afghanistan sarà un campo in cui vengono misurate di nuovo una potenza del mare, gli Stati Uniti, e da terra, l'URSS
.


Oggi, dopo l’invasione statunitense del 2001, che presuntuosamente Brzezinski definiva come la trappola afgana per i sovietici è diventata la palude e l’incubo degli Stati Uniti.


[1]
«La monstruosa estrategia para destruir Rusia», di Arthur Lepic, Red Voltaire, 12.12.2004.

Fonte:
http://www.voltairenet.org/article163239.html

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
Vanesa

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