22 gennaio 2010

GOMORRA: IL LIBRO CHE SPIEGA IL CAPITALISMO

di Pascual Serrano

Si è scritto molto su Gomorra, il libro di Roberto Saviano. I critici e le rassegne stampa lo hanno presentato come un lavoro di investigazione sulla Camorra Napoletana, ma leggendo i metodi di lavoro di quell' organizzazione criminale, i suoi principi, i suoi obiettivi e l’assenza di scrupoli, si scopre che
la Camorra è il riflesso fedele del neoliberalismo e della globalizzazione. Si tratta della migliore organizzazione che ha capito come funziona l’economia capitalista e quali strategie deve usare per districarsi in essa. Il risultato- racconta Saviano- è che la Camorra “ha finito per alimentare il mercato internazionale del tessile, l’enorme arcipelago dell’eleganza italiana”. Sfruttamento del lavoro con stipendi miseri, delocalizzazione di imprese di produzione verso luoghi meno controllati dallo Stato, evasione fiscale….In due parole: il paradiso neoliberale.

Nel porto di Napoli transitano 150.000 container: i capi d’abbigliamento che i bambini parigini vestiranno in un mese, i bastoncini di pesce che mangeranno a Brescia in un anno, gli orologi che vestiranno i polsi dei catalani, la seta di tutti i vestiti inglesi di una stagione. 1.600.000 tonnellate provenienti dalla Cina. Per l’agenzia della dogana italiana, in quel porto, il 60 % della merce scappa ai controlli. Tutto sotto il potere della Camorra. Le tasse, l’IVA e il carico massimo dei tir sono fonte di lucro, autentiche dogane di cemento armato per la circolazione di merce e di denaro. Tutto questo deve essere bluffato dalla Camorra. E’ il nirvana della globalizzazione, il sogno di Friedrich Hayek.


Il Sistema- termine con il quale definiscono la Camorra- soffoca il piccolo imprenditore in modo da mettere fine alla sua indipendenza e lavori per loro. Alla scuola di Chicago questo lo chiamano competizione.
La similitudine tra la Camorra criminale ed il neoliberismo non è una mia fantasia, la riconosce lo stesso Saviano, ma a questo dettaglio nè critici, nè mass media hanno prestato troppa attenzione: “La logica dell’imprenditoria criminale, il pensiero dei boss coincide con il neoliberismo più radicale. Le regole dettate, le regole imposte, sono quelle degli affari, del guadagno, la vittoria su qualsiasi concorrente. Il resto è uguale a zero. Il resto non esiste. Essere nella situazione di decidere sulla vita e la morte di tutti, di promuovere un prodotto, di monopolizzare un segmento del mercato, di invertire i settori all’avanguardia…”. Puro Milton Friedman.

Saviano mette in evidenza che il quartiere di Secondigliano, epicentro della Camorra nella città di Napoli, mantiene “i pilastri dell’economia, il filo nascosto, le tenebre dove trova energia il cuore battente del mercato”. Cioè,
il sistema produttivo neoliberale trova nella legge della Camorra l’ambiente perfetto per il suo sviluppo. Si, nel capitalismo, un sindaco vuole industrializzare una città, la può lasciare in mano alle organizzazioni criminali che sono quelle che meglio capiscono le leggi per vincere nel mercato.

I parallelismi sono impressionanti. L’autore dice che quando sono caduti i regimi comunisti nell' Europa dell’Est, i clan della Camorra sono entrati in quei paesi ed hanno negoziato con i nuovi dirigenti convertiti al mercato dei depositi di armi (hanno anche trasportato nei camion le armi che avevano il simbolo della NATO) e, più tardi, hanno portato in quei paesi varie produzioni industriali con buone condizioni
per i datori di lavoro. Precisamente, questa è la stessa cosa che ha fatto il capitalismo nei paesi ex comunisti.

Per quanto riguarda il narcotraffico, il successo dei clan di Secondigliano, racconta Saviano- si è bastato nel “liberare a livello locale completamente la cocaina permettendo che chiunque potesse diventare un narcotrafficante, consumatore e spacciatore”, “null’altro che imprenditori”, afferma Saviano. Il capo della mafia siciliana,
Totò Riina chiamava “comunisti” i giudici e tutti lo attaccavano e lo criticavano, precisamente quello che i neoliberali fanno ai loro oppositori.

Ai partiti che sono appoggiati dalla Camorra succede la stessa cosa che a quelli che sono appoggiati dal denaro e dalle aziende: si dividono i voti. Nel 1992, a Casal Di Principe, i clan hanno litigato con la DC ed hanno deciso di sostenere il Partito Liberale Italiano, e questo è passato da un 1% dei voti ad un 30%.


Saviano dice che "l'imprenditore italiano che non ha le basi del suo impero nel cemento (costruzione) non ha alcuna speranza".
Così la camorra controlla la costruzione nelle regioni in cui è impiantato. Casal di Principe è un punto di riferimento comune della camorra, non vi è il posto più logico in una città dove il capitalismo sta trionfando: figura tra i primi posti in Europa per vendite auto Mercedes. Ma ha anche il più alto tasso di omicidi in Europa. La legge della camorra, come il mercato deve essere imposto in molte occasioni da ferro e fuoco.


Saviano dice che il funzionamento della Camorra “assottiglia la barriera che si innalza tra la legge e l’imperativo economico, tra quello che la norma proibisce e quello che il beneficio (guadagno) impone”.
Mentre la Camorra violenta la legge, il neoliberismo propugna la sua assenza, il laissez faire. Tutti e due hanno lo stesso obiettivo e, anche, lo stesso mezzo.

L’ultimo capitolo di Gomorra è raccapricciante. Esso
passa in rassegna gli oltraggi ambientali di questo sindacato del crimine che gli ha permesso di arricchirsi trasformando le loro terre in veri discariche tossiche dell’Europa. Perché non hanno avuto il più piccolo scrupolo nel ricoprire di veleno i loro stessi paesi, lasciando marcire le terre che circondavano le loro stesse ville e proprietà?

La risposta la offre Saviano,
è una risposta ideale per comprendere il funzionamento del capitalismo in tutto il pianeta: “Affogare un territorio di rifiuti tossici, circondare i paesini con montagne di veleno può essere un problema solo per chi possiede un terreno a lungo termine e con responsabilità sociale. Nell’immediatezza dell’affare, invece, non c’è che un alto margine di profitto e l’assenza di qualsiasi controindicazione”. Avvelenare la terra è stato il metodo più efficace per essere competitivi, hanno capito come funziona il sistema economico: E sai quanti operai hanno potuto salvare il culo perchè io ho fatto in modo che le loro aziende non spendessero un cazzo?, dice a Saviano un giovane imprenditore, di quelli che si dedicano a disfarsi illegalmente dei rifiuti tossici delle aziende. “Molte aziende del nord erano in grado di crescere, contrattare, essere competitivi nel tessuto industriale del paese fino al punto di poterlo esportare in Europa, grazie al fatto che si sono liberate di quel peso rappresentato dal costo dei rifiuti, che i clan napoletani e casertani avevano alleggerito”, afferma l’autore.

La Camorra, il crimine organizzato, non è un eccesso aberrante del neoliberismo e della globalizzazione, è il suo epicentro, il suo nucleo duro, il suo principio più puro di funzionamento. Gomorra non è un semplice libro sul crimine, è un libro che mostra come
il capitalismo è il crimine. Si è scritto molto per spiegare il funzionamento criminale del capitalismo, ma Saviano riesce a spiegare il funzionamento puramente capitalista del crimine.

Fonte:
http://www.pascualserrano.net/libros/el-libro-que-explica-el-capitalismo

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
Vanesa

ITALIA: VIA LIBERA AGLI OGM

Scegliendo di trascurare la sovranità alimentare dell'Italia e la nostra preziosa biodiversità, il Governo ha deciso di imboccare la strada che ci vedrà colonizzati dalle multinazionali chimico-farmaceutiche-biotech detentrici dei brevetti sugli Ogm. A quanto risulta dall'articolo che pubblica "La Stampa" ("L'Italia sdogana gli Ogm", 17/01/10), è imminente il 28 gennaio il via libera formale alla bozza sugli Ogm, che prevede le linee guida per la coesistenza (tra colture tradizionali e colture Ogm) richieste dall'Unione Europea, che tuttavia non sono state elaborate dalla grande maggioranza degli Stati membri fino ad oggi. L'Unione Europea, dopo avere emanato, con la lunga preparazione di 3 direttive e 4 regolamenti, le leggi per la tracciabilità e l'etichettatura degli Ogm, era tenuta, secondo il programma stabilito, a produrre anche le regole per la coesistenza (tra coltura tradizionali e colture geneticamente modificate).

21 gennaio 2010

C'E' DAVVERO PIU' DEMOCRAZIA IN ITALIA CHE IN VENEZUELA?



di Juan Torres López

Si può avere l’idea che si vuole sul modo in cui si governa in Venezuela o in Italia ma ci sono cose che sono ben chiare.
Il presidente del paese latino americano non ha il potere politico che ha quello italiano come conseguenza della sua fortuna e del suo impero mediatico.
Hugo Chavez non si è visto coinvolto in processi, come quelli che colpiscono Berlusconi, per corruzione, menzogne, tangenti ed altri reati simili.
E, certamente, non ha mai osato proporre delle leggi per evitare di essere processato.
Mi chiedo cosa direbbero se Chavez facesse in Venezuela la decima parte di quello che Berlusconi fa in Italia.
Venti bombe atomiche sarebbero già state lanciate su Caracas. Come minimo.


Fonte:
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=99070

Traduzione di Vanesa

L'ESERCITO USA INVADE HAITI...CON UNA MISSIONE UMANITARIA

"Marines attaccati dalle Onde S"

"Proteggerà la popolazione dalle onde sismiche"

Il Nobel Obama ha mandato 10.000 elementi del suo esercito per aiutare Haiti. Il distaccamento, battezzato Esercito della Salvezza Sismica (ESS), s'inquadra nella lotta al terrorismo naturale.
Il costo iniziale dell'operazione è stimato in 100 milioni di dollari per il lavoro straordinario delle truppe e 2.500 dollari in striscette per la popolazione. I salvatori della libertà devono proteggere gli haitiani dagli effetti delle onde P e S che causano la distruzione di massa. Siccome si prevedono repliche del sisma, distaccamento resterà per 20 anni in territorio haitiano e sarà progressivamente sostituito da agenti-antisismici della Blackwater.

La posizione del Dipartimento di Stato Usa ha deplorato il fatto che Cuba si è limitato ad inviare 600 medici armati con pericolosi strumenti chirurgici e che di fronte alla scarsità di anestetici recitano ai feriti passaggi di
La fine della Storia di Francis Fukuyama, per addormentarli e guarirli senza alcuna considerazione. Essi sostengono che questo violi la libertà di pensiero critico e che hanno già inviato un reclamo formale all' OEA, che è stato sostenuto immediatamente da Micheletti Il Vitalizio.

D'altra parte
il sisma di Haiti pregiudica gravemente la sicurezza degli Stati Uniti in quanto si nota la penuria di cocaina a Wall Street, non dimenticate che Haiti è lo scalo da cui la cocaina colombiana raggiunge la Florida in piccoli aerei. Il secondo compito del SSE sarà ripristinare immediatamente il traffico aereo attraverso l'apertura di 70 piste. Si stima che questo ripristinerà la fornitura di polvere bianca che, proprio ieri, ha causato il ribasso di 1 punto nell'indice Dow Jones. Larry Snif, broker degli assessori di capitali fungibili Rich & Poor Corporation, ha detto che "ieri ha vissuto scene di panico immobiliste, il parquet è crollato, alcuni assaggiavano e sniffavano carte di valori, altri ribassavano il loro tasso metabolico cerebrale a valori Bushiani, e alcuni ordinavano operazioni e contro-operazioni in favore di imprese statali della Corea del Nord. Un caos improduttivo e non come quello giornaliero che, almeno ci lascia dei profitti".

Donald Rumsfeld ha proposto di vaccinare gli haitiani "vivi" contro l'influenza A,
"ci sono vaccini e dopo i disastri il principale pericolo sono le epidemie e il comunismo", ha detto al New York Times. Trinidad Jimenez appoggia la proposta, "così diamo fuori i milioni di vaccini che stanno per scadere".

Fonte:
http://www.kaosenlared.net/noticia/us-army-invade-haiti-mision-humanitaria

20 gennaio 2010

BENVENUTI NEL MONDO DI ORWELL


di John Pilger

In 1984, George Orwell descriveva un super Stato, Oceania, il cui linguaggio bellico trasformava le bugie che, all’essere introdotte nella Storia, diventavano realtà. “
Chi controlla il passato” diceva lo slogan del Partito, “controlla il futuro: e chi controlla il presente controlla il passato”. Barack Obama è il leader dell’attuale Oceania.

In due discorsi che concludono un decennio, il premio Nobel per la Pace afferma che la pace non è più la pace, ma
una guerra permanente che “si estende oltre l’Afghanistan ed il Pakistan” verso “regioni caotiche, Stati falliti, nemici diffusi”. A che lo qualificavano come “sicurezza mondiale” e ci chiedeva di essere ringraziato. Si è rivolto al popolo afgano, invaso e occupato dagli USA, per affermare con cinismo: Non abbiamo nessun interesse ad occupare il vostro paese”.

USA: RICOLONOZZARE HAITI A SPESE DEL MONDO

http://alertaroja.net/media/blogs/alertaroja/obama_bush_clinton_010709.jpg
di Tito Pulsinelli

Mentre da tutto il mondo arrivano aiuti alimentari, medicine, acqua potabile, vaccini, impianti di rimozione delle macerie ed ospedali da campo, gli Stati Uniti hanno inviato navi da guerra (nucleare e no) e diecimila soldati. Si sono impossessati dell'unico aeroporto funzionante, e da lì
hanno respinto tutti quelli che sono arrivati senza il simbolo della bandiera a stelle strisciate.
Senza nessuna distinzione, che si trattasse di delegazioni ufficiali di piccole nazioni o della Francia, o di sbarchi dei soccorsi inviati dalla comunità internazionale. La precedenza assoluta è il rimpatrio dei cittadini nordamericani, e tutti devono adeguarsi a questo: haitiani e stranieri.

Gli Stati Uniti hanno precisato che
"siamo stati invitati" (da chi? ONU o governo haitiano?) e che si fermeranno a lungo perchè "l'invito" sarebbe senza data di scadenza. Funzionano di già come filtro tra la tragedia degli isolani ed il resto del mondo. Non è tutto: anticipano che vogliono centralizzare lo smistamento e la distribuzione degli aiuti, ad opera del loro corpo di spedizione militare.

"Ogni dollaro raccolto dai cittadini, ogni soccorso radunato dalle ONG ed istituzioni di vario tipo" saranno amministrati da Bill Clinton e George Bush, designati da Obama come plenipotenziari imperiali. La sinistra cronaca degli avvenimenti contribuisce a chiarire le intenzioni della Casa Bianca, molto di più di quanto traspare dalle ambigue dichiarazioni ufficiali.
Centralizzare i soccorsi provenienti dagli USA o quelli del resto del mondo? La seconda.

Obama e il Pentagono
hanno surrogato il residuale potere del governo locale di Preval, dopo una operazione militare che non è definibile correttamente in altro modo: invasione. Probabilmente la più ignobile messa a segno nella loro storia. E' un colpo di mano che punta ad estromettere l'ONU e la missione dei circa tremila caschi blu sotto il comando del Brasile.

Fuori l'ONU, fuori il Brasile, reistallarsi sul suolo di Haiti
, come hanno fatto numerose volte nel passato, almeno fino stabilizzare con una definitiva repressione i movimenti sociali "aristidiani", anti-oligarchici, e poi mettere sul trono qualche nuova versione di Duvalier-Papa doc che faccia le loro veci.
Un copione classico, per nulla orignale, solo che questa volta c'è la pretesa di imporre al mondo di sottostare a una cosa inaccettabile: che consegnino i soccorsi raccolti ai militari USA. A figuri come George Bush, e che rinuncino a qualsiasi contatto con i nativi.

Il mondo invia soccorsi di ogni genere, gli USA investono 100 milioni di dollari per finanziare l'invasione prolungata. Il Pentagono sogna di
ri-costruire un Protettorato con gli sforzi di molti Paesi e della società civile internazionale. Questa è la pretesa di Obama.

"Non si può impedirgli di sognare di essere una nuova Portorico" diceva il neocolonialismo atlantista con la penna spiumata di Lucio Caracciolo. Tranquillo, la lunga storia di invasioni ha insegnato ad Haiti che "con Francia, Stati Uniti o Spagna non si magna".

Chi "sogna Portorico" è il grigio funzionariato autoctono del protettorato, geloso della concorrenza scomoda degli "internazionali" nella gestione dei flussi economici "da catastrofe umanitaria". Loro si sono sempre intesi meglio con i colonnelli bianchi-occhi-azzurri. Hanno esperienza nell'economia della catastrofe, sanno rivendere al mercato nero -senza cambiar neppure le etichette- tutte le mercanzie generosamente affluite.

L'epigono dell'EuroNATO è molto preoccupato dalle forniture di benzina a basso costo che il Venezuela garantisce alle micro-nazioni dei Caraibi e dell'America centrale. Le definisce sprezzantemente
"gesticolazioni bolivarianiste". Ma gli USA, oltre alla truppa scelta, vorranno fornire delle modeste bombole del gas alle famiglie haitiane per frenare la deforestazione?

La costituzione di un Protettorato permanente ha un costo, riusciranno a scaricarlo sul resto del mondo?
I Caraibi difficilmente torneranno ad essere un "lago interno" dell'Unione. Non è interesse del Brasile agevolare questa manovra, nè del Mercosur, nè del BRIC che ha bisogno di rotte libere verso le concessioni ottenute nel megagiacimento "bolivarianista" della conca dell'Orinoco.
Con l'ingresso del Venezuela -che è una cerniera geopolitica tra i Caraibi, le Ande e l'Amazzonia- aumentano le frecce nell'arco del blocco emergente sudamericano. Dopo l'Honduras, la sfida si è spostata nelle Antille e -per ora- implica lo schieramento di ben diecimila soldati e una portaerei nucleare. A carico di chi?

Haiti ha bisogno dell'annullamento del suo debito estero, dell'autodeterminazione e della coperazione permanente -non emergenziale- innanzitutto regionale. Null'altro.

Fonte: http://selvasorg.blogspot.com/2010/01/usa-ricolonizzare-haiti-spese-del-mondo.html

19 gennaio 2010

PREOCCUPAZIONI USA: PRIMA LA GERMANIA E ADESSO IL GIAPPONE?

di Immanuel Wallerstein

La strategia geopolitica degli Stati Uniti dopo il 1945 si fondava su quello che sembravano pilastri solidi: controllare i suoi due nemici sconfitti durante la Seconda Guerra Mondiale, la Germania ed il Giappone. Per molto tempo, ogni paese è stato governato da un solo partito conservatore- l' Unione Democratica Cristiana (CDU) in Germania, ed il Partito Liberale Democratico (LPD) nel Giappone. Tutte e due i partiti hanno dato un impulso ad una politica di stretta alleanza con gli Stati Uniti, e di sostegno fedele alle loro posizioni geopolitiche.


Questo sostegno incondizionato
cominciò a rompersi prima in Germania. La CDU iniziò ad alternare il potere con il Partito Socialdemocratico nel 1969, ed il suo cancelliere, Willy Brandt, lanciò un’Ostpolitik, cercando qualche tipo di tregua con l’Unione Sovietica. L’indebolimento dei vincoli tedeschi con gli Stati Uniti progredì lentamente fino alla rottura significativa nel 2003 quando la Germania si alleò alla Francia e la Russia per sconfiggere la risoluzione sostenuta dagli USA nel Consiglio della Sicurezza delle Nazioni Unite e che avrebbe costituito una legittimazione all’invasione statunitense in Iraq.

Niente di simile è successo per molto tempo in Giappone, fino ad agosto 2009, quando il Partito Democratico Giapponese (DPJ), con il suo leader Yukio Hatoyama, spazzò l’LPD dalla carica con una risoluzione che includeva un ripensamento della relazione “subordinata” del Giappone agli Stati Uniti. Nel 1996, Hatoyama, pubblicò un articolo dove si descriveva il Trattato di Sicurezza Giappone-Stati Uniti come “
reliquia della Guerra Fredda” e chiamava il Giappone a “svezzarsi” della sua “eccessiva dipendenza” dagli Stati Uniti.

Da molto tempo c’era un problema di contenzioso nelle relazioni tra gli USA ed il Giappone: l’esistenza di basi militari statunitensi a Okinawa e le sue condizioni di governabilità.
Per minimizzare il dissenso, gli USA stavano trattando un nuovo accordo con il governo precedente (dell’LPD) che potesse trasferire parte dell’esercito (non tutto) dall’isola di Okinawa a Guam, e risistemare la base militare esistente in un’aerea più lontana da Okinawa. Hatoyama, però, sembrava volere che l’esercito statunitense abbandonasse completamente l’isola. Questo era il punto di vista di uno dei soci della coalizione dell’DPJ, il Partito Socialdemocratico, espresso ad alta voce.

Ci fu un ulteriore complicazione.
Proprio in quel momento, è venuto alla luce un accordo segreto tra l'America e il Giappone. Okinawa fu occupata dagli Stati Uniti dal 1945, sotto il loro totale controllo
. Gli Stati Uniti accettarono allora di “ridare” l’isola al Giappone nel 1972, ma mantenendo le loro basi. Ma c’era un problema. Gli Stati Uniti avevano armi nucleari a Okinawa. Il Giappone manteneva la politica ufficiale dei “tre principi del no al nucleare” (non possedere, non costruire e non permettere l’entrata di armamenti nucleari al Giappone). Teoricamente, questi principi governerebbero adesso la base statunitense. Ma, sembra che il presidente Nixon ed il primo ministro giapponese Eisaku Sato firmarono un accordo nel 1969 che permetteva agli USA di reintrodurre i loro armamenti nucleari a Okinawa in caso di “emergenza”. Dato che questa era una violazione diretta della politica ufficiale giapponese, è stata mantenuta segreta e lo sapevano solo poche persone in Giappone.

Inoltre, dopo aver assunto l’incarico, Hatoyama aggiunse legna al fuoco facendo un appello pubblico per la creazione della Comunità dell’Asia Orientale, abbracciando la Cina, Corea del Sud e lo stesso Giappone, ma senza includere gli USA.


La reazione iniziale degli Stati Uniti, di fronte a tutti questi eventi, fu quella di considerare la posizione di Hatoyama come la retorica di un governo “populista e senza esperienza”, e che non doveva essere preso sul serio. Ma Hatoyama, ha continuato esitante
il nuovo accordo proposto a Okinawa, il governo degli Stati Uniti sempre più sospettoso nei suoi confronti ha cominciato a preoccuparsi per le implicazioni a lungo termine di quella che sembrava una nuova svolta sulla strategia geopolitica giapponese. Alla fine di dicembre, la segretaria di Stato statunitense, Hillary Clinton, ha convocato l’ambasciatore giapponese per dire chiaro e tondo che gli Stati Uniti non avrebbero cambiato idea sui termini del nuovo accordo sulle basi militari. Il Washington Post informa che adesso gli USA sono “sconvolti” con Hatoyama, e considerano la posizione giapponese più “problematica” di quanto avessero pensato in precedenza.

E’ vero che i due giornali principali del Giappone, l’
Asahi Shimbun e lo Yomiuri Shimbun, hanno scritto editoriali e articoli d’opinione durante quest’ultimo mese con cautela su questa rottura con gli USA. Ma lo hanno fatto anche i giornali conservatori della Germania quando si allontanò dall’allineamento totale dagli USA. Tuttavia, Hatoyama è sotto pressione politica per diminuire la distanza dagli USA, e quindi esita. Ma esitare non è la stessa cosa che restaurare stretti legami con qualsiasi alleato che precedentemente non aveva bisogno di preoccuparsi della fedeltà dei suoi “solidi pilastri”.

Attualmente si pensa che il governo conservatore della Corea del Sud condivida il punto di vista statunitense verso il Giappone. Ma, lo stesso allontanamento della Corea del Sud rispetto agli USA cominciò tempo fa, ed inizialmente sotto lo stesso partito conservatore che adesso è al potere. Nel 2003, il governo sudcoreano ammisse che stava arricchendo uranio e plutonio, in segreto, da 20 anni.
Il processo è stato ben al di là di tutto ciò che l'Iran è stato accusato di fare, creare armi nucleari, in violazione dell'Accordo di Salvaguardie. Questo non è mai stato trasmesso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, International Atomic Energy Agency, ma rivela il grado di autonomia del governo della Corea del Sud per quanto riguarda la dipendenza degli Stati Uniti.

Se si unisce ciò che sta accadendo in Giappone e Corea del Sud
con la crescente riaffermazione geopolitica della Cina, sembra abbastanza probabile che nel prossimo decennio assisteremo ad un movimento importante per creare la Comunità dell’Asia Orientale proposta da Hatoyama. E mentre la Germania e la Francia si avvicinano alla Russia, ed il Giappone e la Corea del Sud si avvicinano alla Cina, gli Stati Uniti non possono più contare, in nessun modo, con i due solidi pilastri sui quali costruì la sua strategia come potenza (un tempo) egemonica del sistema–mondo.

Fonte:
http://www.jornada.unam.mx/2010/01/10/index.php?section=opinion&article=018a1mun

Tradotto per Voci Dalla Strada da
VANESA

18 gennaio 2010

NAOMI KLEIN: «LA CRISI AD HAITI OFFRE OPPURTUNITA' D'INTERVENTO AGLI USA»



Intervento di Naomi Klein lo scorso 14 gennaio, nel programma di Amy Goodman Democracy Now!, sugli avvenimenti ad Haiti e su coloro che stanno già lucrando sulla tragedia.


Come ho scritto su “Shock Economy”, si approfitta delle crisi
come pretesto per imporre politiche che non possono essere effettuate in condizioni di stabilità. Durante i periodi di crisi estreme, i popoli sono alla disperata ricerca di aiuti umanitari di ogni genere, qualsiasi forma di finanziamento, e non in una posizione favorevole per negoziare i termini di tale assistenza.

E voglio fare una digressione momentanea per leggervi uno straordinario documento, che ho appena pubblicato sul mio
sito Web. Il titolo dice “Haiti: fermarli prima che impongano lo “shock” un’altra volta”. L’informazione è stata pubblicata poche ore fa sul Web di Heritage Foundation (una fondazione “think tank” dell’èlite della classe dominante statunitense che formula le politiche e le ideologie implementate dai governi di turno).

“Nel mezzo della sofferenza, la crisi di Haiti offre delle opportunità agli USA. Oltre a dare aiuto umanitario immediato, la risposta degli USA di fronte al tragico terremoto offre l’opportunità di ristrutturare il governo e l’economia di Haiti, disfunzionali da tempo, oltre a migliorare l’immagine degli USA in quella regione”. E il documento continua.


Non so se le cose stanno migliorando, dato che
l’Heritage Foundation ha risposto dopo 13 giorni all’uragano Katrina con 32 proposte neoliberali per aiutare i colpiti di quel disastro. Pubblichiamo questo documento, anche sul nostro web. Le loro proposte per le vittime di New Orleans hanno portato alla chiusura delle case popolari, trasformando la costa del Golfo del Messico in una zona franca ed eliminando le leggi che hanno obbligato gli imprenditori a pagare un salario minimo ai loro dipendenti. Allora hanno impiegato 13 giorni nel formulare quella raccomandazione nel caso di Katrina, ma non hanno aspettato neanche 24 ore per Haiti.

Dico che
“non so se le cose stanno migliorando” perché hanno tolto quel documento dal loro sito due ore fa. Allora, forse qualcuno li ha informati che non andava bene che ci fosse. Ed hanno messo un documento molto più ragionevole. Questo disastro, come ha detto Amy, da una parte è naturale, un terremoto, ma dall’altra parte è una creazione e sta peggiorando la povertà degli haitiani che si aggrava e della quale i nostri governi sono complici. I disastri naturali sono peggiori nei paesi come Haiti, per esempio, a causa dell’erosione del suolo, che si produce quando la povertà obbliga i settori emarginati a costruire le loro case in condizioni precarie. Come risultato, le case crollano facilmente. Tutti questi fenomeni sono collegati. Ma in nessun momento possiamo permettere che questa tragedia, in parte naturale e in parte artificiale, venga usata per indebitare ancora di più Haiti nè per promuovere politiche che favoriscano le nostre corporazioni. E questa non è una teoria di cospiratori. Lo hanno fatto una volta dopo l'altra.

Fonte:
http://i3.democracynow.org/2010/1/14/naomi_klein_issues_haiti_disaster_capitalism

Tradotto per Voci Dalla Strada da
VANESA

L'FMI ANNUNCIA COME "AIUTO" UN NUOVO PRESTITO PER HAITI

Il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss Kahn, ha appena annunciato la sua ferma decisione di “muovere aiuti” per Haiti “molto velocemente”, con il rilascio di 100 milioni di dollari. Strauss Kahn ha detto che l’obiettivo è di “accompagnare Haiti nel difficile compito” ed ha espresso la sua “profonda simpatia verso le vittime”. Quello che il direttore generale ha dimenticato di dire è che i 100 milioni di euro non sono un aiuto. "In piccolo" c’è anche scritto che la somma sarà sbloccata sotto forma di “facilitazione estesa di credito”. Cioè gli haitiani dovranno restituirla, anche se sono sotto le macerie. E con gli interessi

Da due secoli, è un’abitudine di quella che si chiama comunità finanziaria internazionale. Autentico aiuto e autentica annullazione del debito estero di Haiti sono irrimediabilmente i compiti in sospeso del Nord con questo paese dalla sua nascita, nel 1804

Approfittando di uno degli episodi di restaurazione monarchica che la Francia ha sofferto nella prima metà del XIX secolo, gli ex coloni bianchi hanno imposto la loro vendetta. Il Re Carlo X ha inviato un emissario alla non riconosciuta repubblica nera nel 1825 con un chiaro messaggio: o Haiti accettava il debito per “indennizzare i coloni lesi” o la Francia avrebbe imposto un blocco navale, seguito da un’invasione.

Gli haitiani hanno dovuto capitolare, e così hanno caricato con un debito di 150 milioni di franchi d'oro dell’epoca dovuti alla Francia.
Un importo che, proiettato in cifre attuali, corrisponderebbe a circa 23.000 milioni di dollari di debito di colpo ad un paese come la Bosnia- Herzegovina appena usciti dalla guerra.

Milizia fascista


Una volta che gli ex schiavi haitiani ruppero il primo sogno di libertà, la Francia, stanca, passò il timone agli USA. L’occupazione di Haiti da parte dei marines (1915-1934) non solo è servita a Washington per trasferirsi, nel cammino verso la repubblica nera, di soldati che venivano da famiglie del Sud, capaci di sopprime la ribellione contadina dei Los Cacos. E’ anche servito per formare una milizia ausiliare haitiana fascista.

Gli USA si ritirarono da Haiti nel 1934, ma lasciarono le milizie, battezzate Esercito regolare, e continuò ad amministrare l’economia e le dogane fino al 1945, per farsi pagare. Questo pagamento ha avuto la forma di tassa sul caffè d’esportazione che si ripercuoteva sui contadini.

Quell’esercito haitiano è servito per sostenere decennio dopo decennio dittature come quelle dei Duvalier, che hanno sviato circa 900 milioni di dollari su conti correnti cifraati svizzeri e monegaschi, denaro che nessuno ha ridato agli haitiani.

Attualmente, le rimesse degli emigranti haitiani, sono, di gran lunga, la fonte principale di entrate del paese, seguito dal tessile e dal caffè. Ma non riescono ad equilibrare la bilancia dei pagamenti che il paese ha.

Conseguenza: 1.885 milioni di euro lordi di debito estero nel 2008. Nonostante gli annunci della “comunità finanziaria internazionale” lo scorso luglio, solo una piccola parte del debito è stata annullata. Una buona parte è stata “qualificata cancellabile”, ma non annullata. Gli haitiani devono solo di interessi circa 430 milioni di euro.

Cosciente di questo, Christine Lagarde, la ministra francese d’Economia ha detto ieri che ha contattato il resto dei membri del Club Parigi per annullare il debito di Haiti.

Fonte: http://www.cubadebate.cu/noticias/2010/01/16/el-fmi-anuncia-como-ayuda-nuevo-prestamo/

Tradotto per Voci Dalla Strada da
Vanesa

17 gennaio 2010

L' AGENTE SEGRETO DELLA RIVOLUZIONE...


di Eliseo Bayo

Obama è stato il candidato dell’ala sinistra della CIA e con lui i pupilli della Trilaterale hanno recuperato il potere


Barack Obama è stato il candidato della comunità dell’Intelligence. Più precisamente, rappresenta l’ala sinistra della CIA, che non è sorprendente,
a meno che non si abbia un’idea molto semplicistica della Centrale. Il mondo è mosso da forze rivoluzionarie, ma a quanto pare non si nota la loro forza gravitazionale.

Lo scenario è cambiato radicalmente. Se ne sono andati i
neocons dalla Casa Bianca. Portano ancora la colpa per quasi tutto il male che è successo nel mondo, e certamente si sbagliavano. Quasi nessuno ormai si ricorda che il mondo era un posto appetibile per vivere e sperare di vivere meglio. La sicurezza collettiva, il mondo della stabilità mutante, il paradiso dei piccoli borghesi che vivono delle briciole dei grandi speculatori, è andato letteralmente all'inferno.

I
neocons non sono stati sostituiti da una classe politica onesta e pulita, disposta a cambiare i paradigmi, perché non vi è nulla di simile. Sono tornati i vecchi mostri agenti della rivoluzione: tipi come Brzezinski, Soros, gli immortali, disposti a cambiare la faccia visibile dell’imperialismo.

Il potere a Washington è passato dai
neocons alla Trilaterale. Tornano i pupilli di un' organizzazione nata per raggiungere un’utopia contro natura: che le redini del mondo, sono ancora nelle stesse mani di coloro che le hanno avute per secoli, fino a quando sono state tolte dai ribelli del grande sogno americano.

La Trilaterale è entrata nella Casa Bianca con Carter, appoggiato dai suoi padroni David Rockefeller, Zbigniew Brzezinski e Paul Vocker.
Quell' Amministrazione ha causato non meno di cinque milioni di morti, senza contare quelli che sono stati condannati nel World Report 2000 con l'inizio dello spopolamento dell'Africa.

Brzeziinski ha manipolato le cose in un modo tale che i russi invadessero l’Afghanistan, ha provocato la guerra Iraq-Iran, mentre Volcker ha aumentato l’interesse del denaro fino al 22%,
il che ha significato la distruzione delle infrastrutture industriali americani (e per estensione, spagnole).

Obama è stato reclutato da Brzenznski quando studiava all’Università della Columbia. Lì entrò in contatto con la Trilaterale ed il Club del Bilderberg,
di cui uno dei mentori è il neoliberista Joseph Nye, il principale appoggio ideologico di Obama e ha anche introdotto la Ford Foundation (l'istituzione più conservatrice negli Stati Uniti, che serve l'oligarchia finanziaria), il Council on Foreign Relations e la Scuola di Chicago (con il professor Austin Goolsby, di estrema destra economica ).

La fondazione Gamaliel

La madre di Obama, Stanley Ann Dunham, di facciata pro comunista ma relazionata con i servizi dell’Intelligence, è stata al servizio della Ford Foundation e alla Banca Mondiale. Suo figlio lavorò per la Fondazione Gamaliel, insieme al militante palestinese e suo amico Rashid Khalidi, portavoce di Arafat. Probabilmente è lì che Obama si è interessato per il programma di portare la sanità pubblica a tutte le persone ed ha imparato
a gestire il lavoro sociale.

Nella stessa fondazione c’era Bill Ayres, attivista rivoluzionario negli anni '60 e protettore di Obama. Colui che si è seduto sulle ginocchia di Jeremiah Wright per 20 anni, l’attivista della teologia della liberazione nera.


La complessa personalità di Obama disegna la figura di un presidente della prima potenza in guerra permanente, dato che
la pace non è possibile fino a quando l’impero non imponga la sua Pax Mundial. Il suo pensiero politico si basa sulle origini degli USA, sorti da una guerra per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. La strategia globale sarà di ottenere l’egemonia degli USA come garante dei suoi principi.

Brzezinski ed i suoi, da tempo hanno stigmatizzato la Russia e la Cina come i nemici principali, volendo usare i radicali contro i nemici degli USA.
Anche prima dell ’11 settembre, il servizio dell’Intelligence nordamericana sosteneva Al Qaeda ed ai Talebani per lanciare gli Uiguri musulmani contro il Governo cinese, ed ai Talebani contro gli alleati russi dell’Asia centrale.

L’obiettivo della presenza in Afghanistan non è quella di sradicare Al Qaeda, nè i talebani
, con i quali non tarderanno ad intendersi, ma essere in una situazione dalla quale poter colpire la Russia e la Cina. La Cina ha l’economia più forte al mondo, disciplina sociale, abbondante mano d’opera e classe media in aumento. La Russia possiede le maggiori riserve mondiale di gas e di petrolio. Le due superpotenze convergono nell’Organizzazione per la Cooperazione Shan-ghai, creata nel 2001 (con Kazakstan, Kirguistan, Taykistan e Uzbekistan).

Il vecchio Grande Gioco

L’essenza del nuovo imperialismo è di riprodurre il vecchio Grande Gioco di usare una piccola potenza per attaccare l’obiettivo e
fare in modo che i vicini litighino tra di loro in modo che l’alleato vinca. Si distrugge il Pakistan, con la scusa di bombardare Al Qaeda. Curiosamente nè Bush, nè McCain, nè Clinton, sono stati d’accordo nel bombardare il Pakistan. Obama, sì. Perché? Perché il Pakistan è un alleato tradizionale della Cina. Questa dipende dell’Africa per l' approvviggionamento di materie prime e di petrolio, specialmente dal Sudan che gli fornisce l’8% del suo fabbisogno di greggio. Bisogna cacciare la Cina dall’Africa e isolarla, perché se la si priva di rifornimento di energia deve andarlo a cercare nella Siberia Orientale, dove c’è abbondanza di materie prime e poca popolazione.

Il problema è che Pechino e Mosca conoscono il gioco, e allo stesso tempo
tutta la struttura finanziaria anglo-statunitense è in profonda crisi. Obama domina lo scenario ideologico che porterebbe ad una rivoluzione senza precedenti, ma non ha alleati in grado di comprendere e il mondo è stato vinto dal caos irrazionale e distruttivo. La speranza è una chimera, e nessun rivoluzionario coerente la offre. Il nuovo mondo, precisamente per essere tale, sorge quando il vecchio è sparito completamente senza poter immaginare come sarà quello che verrà.

Fonte:
http://www.publico.es/internacional/282422/encubierto/agente/revolucion

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
VANESA

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16 gennaio 2010

LA POLIZIA INCARCERA 1300 IMMIGRATI DOPO LA PROTESTA A ROSARNO



Di Marianne Arens e Stefan Steinberg


La polizia italiana e i carabinieri hanno arrestato circa 1.300 lavoratori africani nella cittadina calabrese di Rosarno durante il fine settimana caricandoli in autobus e in treno alla volta di centri di detenzione. Gli immigrati avevano lanciato proteste a Rosarno giovedì e venerdì della scorsa settimana in seguito a sparatorie il giorno precedente da parte di uomini armati ignoti le cui vittime erano alcuni immigrati.


I violenti scontri e gli arresti di massa sono indicativi di crescenti tensioni sociali in Italia e in Europa creati dalla crisi economica, dalla disoccupazione e dagli attacchi da parte dei governi europei al tenore di vita della classe lavoratrice. L'élite europea spera di deviare la frustrazione sociale contro i lavoratori immigrati, e allo stesso tempo di manipolare eventi come quelli a Rosarno per creare uno stato di polizia contro tutta la classe lavoratrice, immigrati e nativi.


Il ministro degli Interni Roberto Maroni non ha perso tempo nel descrivere gli eventi di Rosarno come il risultato di "troppa tolleranza". In realtà, lungi dall'essere una conseguenza della "tolleranza" dello stato italiano, tra i più brutali in Europa con gli immigrati, la protesta dei lavoratori immigrati a Rosarno fermentava da mesi, risultato di condizioni di lavoro e di vita disumane e dell'abuso sfrenato della ‘Ndrangheta.


È stata molto probabilmente la violenza della ‘Nndrangheta contro i lavoratori a provocare le proteste. Il giorno prima, alcuni immigrati erano stati feriti da uomini armati sconosciuti. Tra i feriti c'era un uomo del Togo.


Come risposta, centinaia di lavoratori al grido di "non siamo animali!" hanno lasciato le loro abitazioni rudimentali e hanno marciato nel centro della città di Rosarno, dove hanno divelto recinzioni, rivoltato bidoni dell'immondizia e rotto finestrini di auto.


Circa 1.500 lavoratori sono impiegati per la raccolta delle arance a Rosarno, un piccolo paese in Calabria, di circa 16.000 abitanti. Il lavoro più duro è a carico dei clandestini sottopagati, soprattutto africani. Gli africani lavorano in un circuito nel sud Italia, raccogliendo pomodori in Campania in primavera, uva in Sicilia in estate, olive in Puglia all'inizio dell'autunno, e infine arance in Calabria nel tardo autunno. Stando a fonti attendibili guadagnano non più di 2€ o 3€ l'ora.


Quando hanno lavoro, gli immigrati africani sono sotto pressione intensa e dormono in tende e costruzioni di cartone. Circa 200 lavoratori africani di Rosarno vivevano in una fabbrica abbandonata, senza riscaldamento, bagno, o acqua corrente.


Secondo Flavio Di Giacomo, portavoce dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Italia, i disordini rivelano che "molte realtà economiche italiane si basano sullo sfruttamento del basso costo della manodopera straniera, che vive in condizioni disumane, senza diritti", e in condizioni di "semi-schiavitù."


I salari degli immigrati raggiungono un massimo 23€ al giorno, da cui si deve detrarre fino a 5€ di "pizzo" alla' Ndrangheta. I colpi d'arma da fuoco della scorsa settimana si pensa siano stati sparati dalla criminalità organizzata che ha cercato di punire i lavoratori che si rifiutavano di pagare il pizzo.


Un lavoratore sudanese, Abdul Rashid Muhammad Mahmoud Iddris, ha detto alla CNN che giovedì una BMW si è fermata fuori della fabbrica abbandonata che serviva come alloggio per molti immigrati. Un uomo è poi uscito dalla macchina e ha sparato ferendo il ventiseienne Ayiva Saibou. La polizia locale ha detto che gli immigrati non hanno potuto aiutare l'uomo ferito.


Nel giro di poche ore, circa 2.000 immigrati marciavano nel centro di Rosarno, prima di essere respinti dalla polizia. Hanno tentato di ripetere la marcia il giorno successivo.


Lo stato italiano ha risposto senza pietà alle proteste degli immigrati. Centinaia di poliziotti e carabinieri sono stati immediatamente mobilitati contro i lavoratori immigrati. Unità di polizia paramilitare hanno sparato gas lacrimogeni contro la folla e hanno colpito con manganelli i lavoratori che protestavano.


La polizia e carabinieri sono restati in disparte quando gruppi di estrema destra hanno attaccato i lavoratori immigrati. Armati di bastoni, pietre e persino di fucili da caccia, questi estremisti hanno condotto una battaglia contro i lavoratori immigrati che è durata per tutta la giornata di venerdì. Hanno usato camion e trattori per dare la caccia ai lavoratori stranieri, ovunque si trovassero.


Gli immigrati si sono difesi con una barricata costituita da due macchine incendiate e un mucchio di pneumatici prima di ritirarsi nella fabbrica, che serviva come loro abitazione principale. Alla fine, unità di polizia armate fino ai denti hanno circondato gli immigrati di fronte alla vecchia fabbrica. Alcuni immigrati sono riusciti a fuggire mentre gli altri venivano deportati dalla città durante la notte.


La polizia ha organizzato autobus e treni per il trasporto di più di 1.000 immigrati nei centri di detenzione di Crotone, Bari e Brindisi, prima di radere al suolo i loro accampamenti di fortuna, alla periferia di Rosarno.


Sabato scorso una folla razzista ha continuato a sfogare la sua rabbia contro gli ultimi lavoratori stranieri a Rosarno. Un ventinovenne del Burkina Faso è stato ferito a entrambe le gambe e al braccio da colpi di fucile. Una macchina con tre lavoratori immigrati è stata fermata dai teppisti armati di spranghe di ferro. Uno dei tre in macchina è stato brutalmente picchiato, gli altri due sono riusciti a fuggire.


Il numero ufficiale dei feriti ammonta a 67, di cui 31 immigrati, 17 italiani e 19 poliziotti. Otto africani rimangono ancora in ospedale con gravi ferite.


Figure di spicco dello Stato italiano si sono espresse con dichiarazioni xenofobe nei confronti dei lavoratori africani. Il Ministro degli Interni Maroni ha detto che tutti i lavoratori africani di Rosarno che erano senza documenti in regola saranno espulsi. Il ministro Roberto Calderoli della Lega Nord ha reso noto il programma razzista del governo italiano e ha dichiarato che con la disoccupazione al 18 per cento nel sud d'Italia, "il lavoro deve andare agli italiani ... non agli immigrati illegali ".


"Prima l´ordine con le politiche di contrasto alla clandestinità, poi tutto il resto" ha esortato, Maurizio Gasparri, l'ex neo-fascista e attuale capo del gruppo parlamentare del Popolo della Libertà al Senato. I lavoratori stranieri clandestini avrebbero dovuto essere deportati con maggiore efficacia, il senatore ha insistito.


Gasparri ha taciuto sulle organizzazioni di tipo mafioso rivelate in questo ultimo incidente, o il modo in cui la 'Ndrangheta organizza la raccolta di frutta e realizza enormi profitti approfittando dello stato illegale degli immigrati. Nel primo giorno dei tumulti Maroni, della Lega Nord, era per caso in un meeting a Reggio Calabria in merito alla questione della criminalità organizzata. Solo pochi giorni prima la 'Ndrangheta aveva effettuato un attacco dinamitardo contro il tribunale regionale della città. Nel maggio 2009 la Commissione Anti-mafia aveva disposto un'indagine sul ruolo della mafia nelle imprese agricole della regione. L'inchiesta ha portato all'arresto di tre uomini d'affari locali e due collaboratori bulgari.


È del tutto probabile che elementi criminali locali hanno incitato alla violenza contro gli immigrati, al fine di distogliere l'attenzione dalle proprie attività. Come nel caso del 2008, quando le bande criminali della camorra hanno distolto dall'attenzione del loro ruolo nello scandalo dei rifiuti della città incoraggiando pogrom razzisti a Napoli.


Queste bande sono in grado di incitare alla violenza e scatenare pogrom consapevoli che le loro attività sono accolte dal governo Berlusconi come una cortina fumogena per la intensa crisi sociale del paese nel suo complesso. Il governo, a sua volta, rimane al potere a causa del completo abbandono di qualsiasi lotta da parte dell'opposizione e dei sindacati per la difesa dei diritti dei lavoratori.


Sabato il Segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani, ha rifiutato di difedere i lavoratori immigrati e ha condannato "la violenza, a prescindere da dove proviene".


Su una popolazione di 60 milioni, l'Italia ha circa quattro o cinque milioni di immigrati legali, e forse altrettanti o più senza documenti. Ha una popolazione che invecchia e uno dei più bassi tassi di natalità al mondo.


Berlusconi ha introdotto alcune delle leggi più draconiane in materia di immigrazione in Europa, comprese le vaste misure da parte della polizia e della guardia costiera per prevenire che gli immigrati raggiungano le coste italiane. Ci sono tutte le indicazioni che il governo utilizzerà gli eventi di Rosarno per inasprire le leggi ancora di più.


L'Italia non è da sola. In tutta Europa la classe dominante sta dando il benvenuto a forze politiche di estrema destra, mettendo in atto nuove restrizioni sui diritti democratici e rinforzando i poteri di polizia dello stato, tutto in veste di controllo dell'immigrazione e di lotta contro il "terrorismo". Tali misure in realtà servono come preludio ad un attacco molto più ampio alla posizione sociale e ai diritti democratici della classe lavoratrice nel suo complesso.


Fonte:
http://www.wsws.org/articles/2010/jan2010/ital-j12.shtml

IL LAGO CIAD RISCHIA LA SCOMPARSA

Di Paul Virgo

Cinquanta anni fa, il lago Ciad era più vasto dello stato di Israele. Oggi, ha una superficie dieci volte più piccola, e si prevede possa scomparire del tutto entro 20 anni.


Il cambiamento climatico e il sovrasfruttamento hanno messo in pericolo l’esistenza stessa di uno dei più imponenti laghi africani, e con esso la vita di 30 milioni di persone che dipendono dalle sue acque.


Secondo gli esperti, sta per profilarsi una crisi senza precedenti, che aggraverà il problema della fame in una regione che già soffre di una grave insicurezza alimentare, creando una seria minaccia per la pace e la stabilità.

15 gennaio 2010

CHI SALVERA' HAITI?


MENTRE LE RETI SOCIALI SI MOBILIZZANO, LE POTENZE E LE LORO ISTITUZIONI “STUDIANO” GLI AIUTI.

di Manuel Freytas


La tragedia di Haiti ha rivelato, ancora una volta, l’esasperante burocrazia e la lentezza (oltre alla scarsità di piani strategici per affrontare le contingenze catastrofiche mondiali) delle potenze e delle sue istituzioni per inviare aiuto ad Haiti, un paese povero e devastato, la cui ricostruzione e aiuto alle vittime supera qualsiasi stima numerica nella storia delle catastrofi naturali per un solo paese. Agli antipodi, e mentre l' ONU, la Banca Mondiale e le altre istituzioni di aiuto internazionale si soffermano su “valutazioni” e complesse ingegnerie di “stime del danno” (mentre Haiti è senza acqua, senza luce, senza servizi d’emergenza e con morti e vivi seppelliti sotto le macerie), le reti sociali emergono come un attore principale della tragedia attraverso un sistema di mobilitazione e di ricerca di aiuto solidale in tempo reale sul Web.


Attraverso le reti sociali, specialmente Twitter e Facebook, internauti di tutto il mondo solidarizzano, informano e promuovono campagne d’aiuto per i milioni di haitiani che hanno perso i loro cari e le loro case,
la maggior parte dei quali ora si aggira per le strade senza l'assistenza del governo.

Gli abitanti di Haiti che contano su un accesso ad internet, dall’altra parte, ricorrono alle reti sociali per informare ogni secondo, in tempo reale, sui dettagli della tragedia, con foto, video e testimonianze impressionanti.


Su Twitter, rete di microblog, si ripetono all’infinito i messaggi
e collegamenti a persone chiedendo aiuto di ogni tipo (alimenti, cibo, abiti, medicine, ecc) per le vittime, tra cui il cantante Wicleaf Jean, di origine haitiano, che ha chiesto ai suoi fan di collaborare con gli haitiani e di diffondere i link delle pagine che raccolgono fondi tramite internet.

Anche residenti negli USA e in Europa
parenti che risiedono o di passaggio a Puerto Principe, hanno usato Twitter e Facebook per ottenere qualche tipo d’informazione o contatto per conoscere lo stato o il luogo dove si trovano i loro parenti.

Sulla stessa linea, gruppi come EarthQuake Haiti e Help Haiti Donate Now, su Facebook, contano su un totale di 40.000 iscritti di tutto il mondo che si sono uniti per donare denaro e per inviare messaggi d’incoraggiamento al popolo haitiano.


Senza fretta: Le vittime possono aspettare


Nel frattempo, agli antipodi, i leader mondiali, le potenze e le sue istituzioni, si soffermano sulla demagogica “solidarietà discorsiva” o in confuse burocrazie che ritardano l’effettivo aiuto che gli oltre tre milioni di haitiani colpiti richiedono per la loro immediata sopravvivenza.


A questo si aggiunge l’assenza di piani strategici per affrontare la catastrofe, la mancanza d’informazione e la confusione,
che impediscono un coordinamento internazionale effettivo per il salvataggio e l’aiuto umanitario nel teatro della tragedia.

Fino ad ora, la catastrofe haitiana ha solo motivato riunioni burocratiche dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza per “analizzare” la situazione haitiana, senza che le potenze si mettano d’accordo per organizzare in modo congiunto l’aiuto materiale e di risorse umanitarie di cui Haiti ha bisogno,
diventato un cimitero di maceri.

L’ONU, fino ad ora, è stato solo il centro di una “catena” di conferenze stampa da parte del suo segretario generale, Ban Ki-Moon, e dei responsabili dei dipartimenti vincolati all’assistenza e all’aiuto in caso di disastri, che ancora non hanno stabilito un piano di azione concreta in soccorso alle vittime.

"Tutti gli incontri con i giornalisti sono stati caratterizzati da un' inesorabile mancanza di informazioni concrete circa la reale portata del disastro", ha detto Prensa Latina.


Demagogia della catastrofe


In mezzo all’immensa tragedia non è neanche mancato lo show demagogico dei leader mondiali “solidarizzati” con il paese devastato.


Il segretario generale dell’ONU, Papa Benedetto XVI, il presidente USA, il brasiliano Luis Inacio Lula da Silva ed il francese Sarkozy (tra gli altri) mercoledì
hanno espresso la loro solidarietà con il popolo haitiano, commossi dalla tragedia, ma senza che mostrassero dei piani concreti per andare in loro aiuto.

“Faccio appello alla generosità di tutti, affinchè a questi fratelli e sorelle che vivono momenti di bisogno e di dolore non manchi la nostra concreta solidarietà”, ha detto il Papa finendo la sua udienza settimanale al Vaticano.


“I miei pensieri e preghiere sono per coloro che sono stati colpiti da questo terremoto. Abbiamo supervisionato la situazione e siamo pronti per aiutare il popolo di Haiti”, ha detto Barack Obama, il presidente della prima potenza mondiale.

Il presidente del Brasile, Lula, si è dichiarato “molto preoccupato” ed il presidente francese Sarkozy ha espresso la sua “profonda emozione” e la sua solidarietà con gli haitiani.


Il presidente sudafricano, Jacob Zuma, ha trasmesso anche la “sua simpatia e le sue condoglianze” agli haitiani “colpiti dal sisma”, in un comunicato della presidenza.

Il Canada è “profondamente preoccupato” e disposto ad agire dopo il potente terremoto di magnitudo 7 che ha scosso Haiti, ha detto martedì il capo della diplomazia canadese.


Dimenticati dall’obbligo delle potenze e delle sue banche di
fornire aiuti internazionali, l’ex presidente statunitense e inviato speciale dell’ONU per l’Haiti, Bill Clinton, ha fatto un appello alle donazioni private di “anche uno o due dollari”, per alleviare la situazione d’emergenza in cui vivono più di tre milioni di haitiani.

“Molta gente qui e nel mondo vuole aiutare la popolazione haitiana. Abbiamo bisogno di acqua, cibo, rifugi e primi soccorsi, quello più urgente che puoi fare è inviare denaro, anche uno o due dollari”, ha detto Clinton, che è intervenuta insieme al segretario Ban nella tribuna dell’Assemblea Generale dell’ONU.


Le banche “studiano” la situazione


Le banche internazionali di “sviluppo sociale” si perdono anche in imprecisioni e in generalità al momento di determinare e attuare l’aiuto.


Senza coordinare un' azione congiunta immediata di fronte all’emergenza
, le potenti banche mondiali di sviluppo hanno chiesto una “risposta internazionale urgente” (come se fossero internauti delle reti sociali) per aiutare a ricostruire Haiti ed hanno annunciato che indirizzeranno i fondi dei progetti esistenti per sforzi di recupero e di ricostruzione.

La Banca Mondiale ha detto che avrebbe dato 100 milioni di dollari (una cifra assurda considerando la magnitudine multimilionaria dei danni e dei bisogni) in assistenza per Haiti, segnalando che “studia” di creare un fondo speciale per i donatori per coordinare le consegne degli aiuti.


La direttrice della banca per l’area caraibica, Yvonne Tsikata, ha detto che
l'istituto avrebbe inviato in breve tempo una squadra ad Haiti con altre agenzie dell’ONU per aiutare il Governo a “valutare la grandezza del danno” causato dal terremoto che ha causato migliaia di morti e ha colpito un quarto della popolazione haitiana.

Tsikata detto che la banca vorrebbe "iniziare la valutazione dei bisogni più presto possibile", anche se il governo non è pienamente operativo.


"Questo è un evento sconvolgente ed è fondamentale che la comunità internazionale a sostenga il popolo haitiano, in questo momento critico"
, ha detto da parte sua il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick.

La Banca Interamericana dello Sviluppo (BID) che si trova in America Latina e Caraibi, ha detto che invierà “opportunamente”
circa 90 milioni di euro in fondi non ancora erogati a favore di Haiti e si prevede di approvare fino a $ 128 milioni di dollari in nuovi sussidi per il paese durante quest’anno.

“Ci piacerebbe andare lì quanto prima possibile”
, ha segnalato.

L’ agenzia sorella della Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, ha detto che è anche pronto per dare aiuto ad Haiti “
il più presto possibile”.

Chi salverà Haiti?


Nel frattempo, Haiti è un cimitero gigantesco: Centinaia di migliaia di cadaveri e tre milioni di persone colpite.

"La capitale è morte. Una parte di Haiti è distruzione", segnala
Haiti Press Network, una pubblicazione internet haitiana. Sia Haiti Press Network che la pagina digitale di Radio Metropole descrivono il panorama a Puerto Principe come desolato e dantesco, con “cadaveri abbandonati sul cemento”.

Non ci sono servizi d’emergenza, non c’è cibo, non c’è telefono, non c’è acqua, non c’è nulla, hanno descritto i testimoni. secondo l’ONU e la Croce Rossa, da 3 a 3,5 milioni di persone, più di un terzo della popolazione totale, sono stati colpiti in un modo o in un altro dal terremoto.


Haiti è devastato e collassato: l’infrastruttura della sua capitale è distrutta e la sua popolazione
è in preda al panico. Se non vado errato: Siamo di fronte al primo caso testimone di un Apocalisse in un paese totalmente povero e con la maggior quantità di “popolazione che avanza” per il sistema capitalistico.

Sicuramente Haiti dimostrerà quanto già sappiamo ( e comprovato dalla storia): Il sistema capitalista, USA e le potenze, limitano risorse economiche per usarli nelle “popolazioni che avanzano” che non generano reddito commerciale alle sue banche e transazioni.


Haiti è povero in massa (più dell’80% della sua popolazione è poverissima): La sua ricostruzione (cioè l' aiuto ai milioni che hanno perso tutto) implica miliardi di dollari che non risultano “redditizi”,
non generano rendimenti per le potenze e aziende capitaliste.

Chi salverà Haiti?: Siamo di fronte al primo modulo sperimentale su come reagirà il sistema di fronte alle Apocalissi che verranno.


Fonte:
http://www.iarnoticias.com/2010/secciones/contrainformacion/0002_quien_salva_a_haiti_14en10.html

Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da
Vanesa

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