"Le analogie tra l'Europa di oggi e la Germania nazista sono molto forti"

Franco Berardi, Bifo, è professore di filosofia all'Università di Bologna. Inoltre, è autore di articoli, sceneggiature per documentari e libri come l'ultimo, Fenomenología del fin (Ed. Caja Negra). Ma soprattutto, Bifo è uno dei pilastri di quegli anni 70 italiani dell'autonomia operaia, dell'insurrezione attraverso la fondazione di Radio Alice e del pensiero critico europeo contro il neoliberismo che viviamo. Berardi sbarcò a Madrid al Museo Reina Sofía per partecipare a Sovversione o barbarie. La fine del mondo come la conosciamo, un dibattito sulla Rete, emozioni, nuove mascolinità. Ha anche presentato il suo ultimo lavoro come sceneggiatore nel documentario diretto da Andrea Groppiero Comunismo Futuro, di fronte ad una platea piena e attenta per due giorni consecutivi. In una delle pause ha parlato con La Marea.

Sarebbe strano non iniziare questa intervista senza chiederle il suo punto di vista sulla situazione post-elettorale in Italia.

Hahaha. La situazione politica italiana ... Penso che sia uno scherzo! Ovviamente, ciò che sta accadendo in Italia è la chiave che serve come spiegazione generale, ma si applica anche alla situazione nel Paese. Vale a dire, la sconfitta finale del Partito Democratico è come la sconfitta della sinistra neoliberista nel mondo. È un effetto della vendetta delle stesse persone di sinistra che li hanno trattati in modo ovvio e volgare. La sinistra italiana negli ultimi dieci anni è diventata una forza di tipo neoliberale e legata anche al capitalismo finanziario e alle banche. Detto questo, tutto questo è prevedibile e se lo meritano. In questo periodo, il problema è la complessità particolare che ha il trumpismo italiano. La parola Trumpismo è imprecisa, ma la parola Trump è interessante. In inglese significa ciò che viene dimostrato: distruggere, umiliare ... Il trumpismo italiano ha facce diverse, ma c'è solo un'anima, classicamente fascista, che è rappresentata da un piccolo partito: Fratelli di Italia. Sono quelli che sostengono l'eredità del fascismo di Mussolini. La componente razzista è rappresentata dalla Lega e l'elemento classico della mafia lo incarna Berlusconi. A questo si aggiunge una forma indefinibile chiamata Movimento 5 Stelle (M5S), che è la novità interessante.

Ha votato per loro giusto?

Sì, cinque anni fa. Votai per loro perché, anche se non mi sembravano molto interessanti, ho ritenuto che, come proposta, fosse utile fermare l'offensiva neoliberale europea. È stato un errore da parte mia.

E cosa proponeva il M5S per fermare questa offensiva?

Il Movimento a 5 stelle si era qualificato contro il Fiscal Compact: non paghiamo il debito. È stato l'elemento che mi è sembrato più chiaro nel suo programma. Due giorni dopo le elezioni del 2013, Mario Draghi parlò commentando che vedeva che i giornalisti erano molto preoccupati per ciò che stava accadendo in Italia, ma non si è preoccupavano perché il sistema finanziario europeo avrebbe proceduto con il pilota automatico. E' stato fantastico! Mario Draghi mi ha dato un'autentica lezione teorica. Mi ha spiegato la relazione tra il sistema finanziario e quello politico. Questo è accaduto prima dell'esperienza greca ed è stata la prima volta che ho capito una persona che rappresenta al più alto livello il sistema finanziario e dichiara che il potere "lo abbiamo noi". Ciò che il parlamento nazionale decide non ci importa minimamente" Questo era il significato esplicito delle parole di Draghi.

Franco Berardi

Lì mi resi conto che avevo votato per un partito inutile e razzista. Questo è ciò che mi ha causato una sensazione di dissociazione da me stesso. Successivamente, la posizione del M5S venne gradualmente definita sul problema dell'immigrazione ma fu definitiva quando, alla fine dello scorso anno, Di Maio, leader politico del Movimento, dichiarò che l'immigrazione era l'effetto dei gruppi economici italiani che desideravano guadagnare soldi sullo sfruttamento dei poveri migranti che vengono in Italia perché sono invitati. Era significativo che Di Maio avesse la stessa posizione che in seguito manifestò il Ministro degli interni di Gentiloni, Marco Minniti. A questo punto, ho chiarito la mia posizione di fronte all'M5S. Non penso che nei prossimi mesi vedremo grandi novità politiche in Italia perché la situazione non può essere stabilizzata. L'unica cosa interessante che può essere all'interno di ciò che sta accadendo è che la Banca Centrale Europea, l'autorità finanziaria europea, decide qualcosa sulla situazione economica italiana.

Ritiene che l'Italia sia in una situazione simile alla Grecia dove è intervenuta la Troika?

L'Italia non è politicamente come la Grecia: è molto più catastrofica. Economicamente, è come il paese ellenico. In Italia il 25% dell'apparato industriale è stato distrutto dal 1996 al 2008, in questo modo la situazione economica in un lungo periodo può trasformarsi in una catastrofe.

Sta parlando di un vero e proprio intervento della Banca Centrale Europea?

Non lo so, ma cosa hanno fatto nel caso greco? Ha inviato la Troika e redatto un memorandum che ha deciso cosa poteva e cosa non poteva essere fatto. Tsipras, che è una persona responsabile, ha accettato le regole decise dalla Troika, e se in Italia si forma un governo con Di Maio e Salvini, come è più probabile, e ci rendono responsabili, il processo europeo incontrerà un ostacolo insormontabile che può causare il collasso. Si continua a dire che in Spagna c'è la ripresa, ma chi si sta riprendendo è il sistema bancario mentre la società è impoverita. Questa è la tendenza dominante in Europa e penso che ci sia un punto limite che penso non possa essere superato: un governo anti-europeo in Italia.

Data questa situazione cosa pensa, "Potere al Popolo" può essere un'alternativa come un'agglutinazione delle forze della sinistra italiana e e restituire l'illusione al paese?

Potere al Popolo sembra una sfida estetica. Ho votato per Potere al Popolo e ho persino fatto una campagna frenetica per questo partito. Mi sembra che abbiano avuto molto successo perché durante la campagna si sono definiti "so' pazzo" prendendo il nome dal centro sociale napoletano in cui sono nati e che in precedenza era stato un ospedale psichiatrico. Da quello spazio sociale Je so' Pazzo hanno generato un'esperienza di sfida alla falsità del sistema politico italiano. Infatti, nel venire a conoscenza dell'1% dei voti ottenuti nelle ultime elezioni, il suo leader politico ha dichiarato: "Abbiamo vinto le elezioni!". Tuttavia, non può essere considerata un'esperienza politica. Non può essere paragonata ai Podemos apparsi nelle istituzioni dopo il 15-M e una mobilitazione di sei milioni di persone.

Tuttavia, immagino che la tua scommessa non sia una rappresentazione istituzionale.

Esattamente, sono totalmente lontano da questa possibilità. La rappresentanza istituzionale può essere interessante come nel caso spagnolo e potrebbe essere una questione interessante per il futuro, ma è la cosa meno importante per la quale dobbiamo essere interessati. L'importante è trovare un modo per comunicare con la generazione collettiva che non si cura della democrazia o della rappresentazione istituzionale. In effetti, la maggioranza vota per partiti che sono definiti essenzialmente di destra e apertamente razzisti.

Permettetemi di cambiare argomento e di chiedervi come valutate la situazione attuale nel Nord America e nel Sud dell'America Latina, dove il movimento sociale ha avuto un grande impatto sulle istituzioni di quei paesi e dove abbiamo imparato dall'Europa.

Penso che l'attenzione sia sempre caduta sul Chiapas. Lo zapatismo è l'effetto di un'epoca in cui il processo rivoluzionario nella sconfitta globale è provvisoriamente territorializzato in luoghi che possono funzionare come virus perché ci sono elementi contagiosi. Il discorso zapatista ha presentato una novità fortemente legata alla storia di una comunità e con un personaggio che non è il carattere tradizionale dell'avanguardia, è il carattere del contagio. Un esempio è come quella comunicazione del movimento zapatista ebbe effetti in Italia, specialmente all'inizio di questo secolo. Oggi, lo Zapatismo rappresenta qualcosa che non è più attuale ma può essere aggiornato. Il resto dell'esperienza latinoamericana? Sta post-modernizzando molto rapidamente e molto catastroficamente. Vedo cosa sta succedendo in Argentina e in che modo il neoliberismo arriva con una forza distruttiva che trova elementi tradizionali di fascismo, criminalità massiva, ecc., ecc. E quello che sta succedendo in Brasile sembra un vero incubo.

Dove si percepiscono questi elementi postmoderni?

Sono postmoderni nel senso della miscela di esperienze diverse, di diverse temporalità che vivono nello stesso territorio. Postmoderno significa molte cose, ma è anche una ri-concettualizzazione del barocco in una società iper-tecnologica e iper-globalizzata.

E perché si sta diffondendo questo pensiero in una grande maggioranza?

Il problema è che la mente critica è qualcosa del passato che la formazione contemporanea della condizione della mente collettiva e individuale è verificata in condizioni di accelerazione dell'infosfera e della mitizzazione del pensiero. Vale a dire, la capacità del pensiero critico ricordando, che critica ha la capacità di discriminazione tra il vero e il falso, ed è stata la condizione nella quale la sinistra ha sempre potuto accumulare forze attraverso questa comprensione. Ma questa capacità è svanita perché la mente contemporanea non lavora con un criterio di tipo critico e sì secondo un criterio mitologico in cui tutto può coesistere con l'opposto di tutto, dove il principio di contraddizione non si applica o funzionaa all'interno del pensiero mitologico. Quindi, come viene verificata la politica all'interno della condizione mitologica? In modo memetico. Il meme è un'unità che non è un'unità di persuasione critica ma è un'unità di contagio virale. Il meme è la via dell'educazione contemporanea. La stragrande maggioranza dei bambini che ora hanno vent'anni sono addestrati in un contesto di tecno-comunicazione che non consente la formazione del pensiero critico. Dobbiamo ragionare e immaginare politicamente in una situazione che contraddice le fondamenta stesse di quella che è stata la politica di sinistra negli ultimi cento anni e questo è il problema.

Tornando a Trump e mettendolo come esempio del divenire politico mondiale. Il presidente americano è un prodotto dei social network?

È anche un produttore e sì, ovviamente l'elezione di Donald Trump è l'effetto di formarsi e dimostrarsi del pensiero politico delle masse ed è l'esempio che non ha nulla a che fare con il pensiero critico. Trump viene presentato, come rappresentante degli interessi degli operai umiliati, sfruttati, impoveriti dal capitalismo finanziario, nello stesso tempo in cui si presenta come rappresentante del mondo finanziario più aggressivo che sia stato conosciuto. Oggi, quello che stiamo vedendo è che dopo la riforma fiscale imposta da Trump che impoverisce enormemente la maggioranza della popolazione, dei lavoratori bianchi, non diminuisce la sua forza o il suo consenso. Come si può spiegare una tale follia? Forse perché la maggior parte della società contemporanea non funziona secondo i criteri di discriminazione e scelta che appartengono al pensiero del passato. È la forma stessa della politica come la capacità della volontà collettiva, come la capacità di gestire e come capacità di governare, ciò che sta scomparendo.

Si potrebbe dire che questa incapacità di criticare è comune tra gli elettori in cui la destra o l'estrema destra stanno vincendo. Mi piacerebbe che dettagliasse di più quell'elettorato di Trump e quello di altri paesi dove c'è, come detto, una mascolinità bianca che è arrabbiata con una sinistra che non ha dato loro ciò di cui avevano bisogno.

Dalla metà degli anni '70, i lavoratori occidentali sono stati bombardati da una forma di identificazione psichica basata sul fatto che nel mondo ci sono vincitori e vinti, non sfruttati o sfruttatori. Vale a dire, siamo bianchi e noi siamo i vincitori, ma non è così. La cosa triste è che dopo questi 40 anni di neoliberismo, i lavoratori americani bianchi, britannici e il resto d'Europa hanno scoperto che il salario è la metà di quello di allora, e ora ci rendiamo conto che siamo dei perdenti. Questo è posto in un contesto antropologico a lungo termine che costituisce la perdita di potere della razza bianca sul pianeta. Se pensiamo che cosa fosse il razzismo nel diciannovesimo secolo e all'inizio del ventesimo era dei vincitori. Andavamo in paesi africani, così come in altri come l'India, riuscivamo a dominare e distruggevamo il continente o i paesi. 

Ora è un razzismo di una razza bianca che è terrorizzata da una situazione in cui i lavoratori bianchi sono i perdenti. A questo punto, la nuova forma di identificazione di Trump è la rappresentazione degli umiliati. Ti dice che non sei un lavoratore, come dicono i democratici e i sindacati, che sei un guerriero bianco.

L'apparizione del nuovo razzismo bianco non è l'effetto di un potere reale, è il prodotto di un'umiliazione. La storia rischia di mostrare che la razza bianca è dominante, ma non dal punto di vista economico (vediamo quello che sta accadendo tra Cina e Stati Uniti), né da quello sessuale, poiché anche la perdita di questo dominio mondiale è una crisi nell'identità della mascolinità bianca. Inoltre, l'uomo bianco è il più vecchio del pianeta, quindi la paura degli africani o degli arabi rappresenta la paura dei giovani. Il risultato è l'insieme di forme di interiorizzazione di un'impotenza che genera una reazione che si manifesta attraverso un ritorno al razzismo con un volto diverso.

Quale può essere la chiave per generare un pensiero critico e invertire la situazione?

In primo luogo, bisogna sottolineare che la percezione che siamo sfruttati è andata perduta. E sì, ci sarebbe un modo che sarebbe basato sul riscatto dell'internazionalismo anche se ora sta scomparendo dalla scena mondiale contemporanea, che era la premessa di un'unità tra gli sfruttati del mondo. C'è anche un'altra chiave che si basa sul ruolo del lavoro cognitivo. Anche se i lavoratori cognitivi possono anche essere razzisti e fanno parte della massa degli impoveriti e umiliati, e la loro capacità produttiva può riaprire il gioco politico perché hanno la capacità di sabotare, smantellare e riprogrammare la macchina contro l'impotenza del resto dei lavoratori sfruttati.

Un'altra uscita, in questo caso economico, potrebbe essere il reddito di base?

La questione del reddito di base è stata affrontata in molti paesi per risolvere la situazione economica delle persone finché non trovano un lavoro. Il rapporto di stipendio e sopravvivenza umana ha funzionato nell'ultima era industriale, durante la modernità. Ma oggi non funziona perché non abbiamo più bisogno di tanto lavoro, il che non significa meno attività. Abbiamo bisogno di meno lavoro dipendente e di un lavoro più libero. La desalinizzazione della condizione umana è la condizione per liberare le potenzialità stesse delle tecnologie.

A Kassel, uno dei luoghi dell'ultima edizione di Documenta 14, irrompe con Auschwitz sulla spiaggia in cui mette a confronto il dramma dell'immigrazione attuale con quello che è successo con gli ebrei durante il nazismo. Credo che tu sia l'unico pensatore europeo di fama che afferma qualcosa di così clamoroso.

Le analogie tra ciò che sta accadendo oggi in Europa e ciò che è accaduto in Germania nel secolo scorso sono molto forti. Prima di tutto c'è un'analogia nelle dinamiche sociali, il nazismo è nato dall'impoverimento della popolazione tedesca degli anni '20 poiché oggi la destra europea nasce dallo stesso fenomeno. Come incanalare l'energia aggressiva degli europei impoveriti? Hitler si presentò dicendo che erano guerrieri bianchi contro i loro nemici ebrei perché, secondo lui, erano la causa del loro impoverimento dal momento che dominavano le banche, ecc. La stessa dinamica oggi? Sì, è la dinamica che viene seguita, in effetti Viktor Orban fa lo stesso discorso in Ungheria dove, inoltre, ci sono pochissimi immigrati. Per l'estrema destra, la causa dell'impoverimento non è per il capitalismo, ma per gli immigrati che portano via il nostro lavoro: è il fantasma, assolutamente familiare, al dramma degli ebrei del secolo scorso.

L'idea di dichiarare pubblicamente questa analogia è stata fatta attraverso l'intervento di Auschwitz on the beach (Auschwitz sulla spiaggia). Molti mi hanno chiesto come posso paragonare ciò che è accaduto con gli ebrei a quello che sta accadendo nel Mediterraneo se il numero di quelli si contato in milioni? È chiaro che il problema per alcuni sono le cifre ... In questo caso, le cifre ufficiali (non possiamo verificare quelle reali) parlano di diverse decine di migliaia di persone morte nel Mediterraneo, di 700.000 persone nei campi di concentramento in Libia, di 3 milioni di persone che si trovano nei campi di concentramento turchi. D'altra parte, c'è un numero incalcolabile che vive nei campi di concentramento nelle isole greche come Lesbo o in posti italiani come Lampedusa.

Tutto questo è solo l'inizio di un processo di tensione e sterminio perché non è qualcosa che sta finendo oggi: stiamo parlando di qualcosa che cresce ogni anno e non siamo in grado di sapere quando può finire. A questo dovrebbero essere aggiunti i quasi 10 milioni di persone che vengono dal Mali, dalla Nigeria, ecc. e che le truppe francesi stanno già trattenendo con l'aiuto dell'Italia, che ha promesso di inviare truppe. È un fenomeno enorme che può accadere con le stesse proporzioni dello sterminio dei nazisti e si tratta di gestire questo problema non solo storico ma anche economico e sociale. È chiaro che l'effetto del cambiamento politico di destra che si sta verificando in gran parte dell'Europa non servirà a correggere il problema, ma piuttosto l'opposto.

E per questa sofferenza, tu proponi una terapia ...

Uso molto la parola terapia ma mi rendo conto che può portare a equivoci perché nella traduzione medica significa qualcosa di molto parziale, nel recupero dell'ordine fisiologico. Nel mio caso, la parola terapia la nomino per riferirmi al carattere della sofferenza in cui è mostrata la mutazione cognitiva e affettiva che si sta verificando, specialmente nella generazione, che come ho detto, ha imparato più parole da una macchina che da sua madre. Questa definizione sintetizza il problema che è una sorta di dispatia, cioè un'incapacità della percezione empatica del corpo dell'altro e che si traduce in un'epidemia di solitudine e isolamento psichico che produce sofferenza. Da un lato, ci sono alcune patologie che sono legate all'accelerazione dell'informazione e della competitività e che portano ad essere impermeabili nelle rivolte e nelle tensioni. Dall'altra parte, porta alla depressione.

Ecco perché il suo "partner ideale" sarebbe quello formato da una persona ingegnere e un altra poeta.

Sì, perché il lavoratore cognitivo trova nell'ingegnere la sua manifestazione più concreta e più produttiva mentre rappresenta la perdita dell'empatia. Lo abbino al poeta perché in questo modo puoi immaginare la solidarietà tra i lavoratori cognitivi e la capacità di empatia del lavoro tecnico dell'ingegnere.

Tornando in Italia e precisamente alla Bologna del 1977, quali emozioni la assalgono?

Mi suscita pensieri, non emozioni. Mi suscita un doppio momento nella vita personale di molte persone. Il 77 non è solo il momento della creatività e della gioia, è anche l'inizio della crisi della modernità. È un anno molto complesso perché ha due facce: una molto colorata e molto allegra; e un altra disperata e buia. È l'anno in cui i Sex Pistols cantano Nessun futuro. È l'anno del Non ci sono alternative della Thatcher. Mi suscita solo il ricordo di un'esplosione insurrezionale.

Tornerebbe a Radio Alice?

È stata un'esperienza molto euforica, ma oggi non c'è spazio per essa. Nel 1975, se tu avevi un ricevitore radio, si sintonizzava solo su Rai1 e Rai2, proprio come in televisione. L'effetto che ha prodotto è stata la sensazione di un'oasi nel deserto, ora il contrario. C'è un'accumulazione straordinaria e forte, panicante e deprimente. Oggi c'è il rumore bianco e non vorrei aggiungere una voce a un milione di rumori bianchi. Penso che la comunicazione più ricca sia il silenzio. Penso che l'inizio della terapia in una società di rumore bianco sarebbe il silenzio.

C'è una certa disperazione, Franco ...

Non c'è da preoccuparsi troppo. La disperazione è una condizione di pensiero quando il pensiero capisce che non c'è possibilità, ma non è in contraddizione con la felicità. La felicità è una condizione del cuore e del corpo.

Lola Matamala - La Marea

Traduzione per TLAXCALA di Alba Canelli